Un Manoscritto di Tre Sonate per il clavicembalo di Leoni
Il manoscritto è stato inviato all'Atelier d'études dal proprietario attuale, Mr Ausseil, che ha rivelato che apparteneva prima ad un organista di Narbonne, il signor Ferlus. Datato della seconda metà del XVIII secolo, si pone il problema della precisa identità del compositore delle sonate in essa contenute, dovuto al fatto che sono attivi diversi musicisti con il nome Leoni in Europa in questo periodo. Di formato oblungo (22x30 centimetri) il volume si compone di 14 fogli non numerati. Il Foglio 14 si presenta sia in un verso che nell'altro completamente bianco. Nulla è scritto sul retro. Ogni foglio è regolato e comprende cinque sistemi di due doghe ciascuno. La copertina superiore, il cui angolo in alto a destra è tagliato, reca l'iscrizione:
Trois Sonates pour le clavecin La Collesse, La Mayeurre, la Perret 2éme par Mr. Leoni N° 6 Si legge sul foglio n. 1: Mr Perret de la Menue 6, rue Ste Hélène _______________________________ Trois Sonates Pour le Clavecin composées par Mr. Leoni
Il nome e l'indirizzo in alto di questo foglio non sono scritti con la stessa mano del titolo in basso; queste due mani differenti poi anche da quella della copertina superiore. Il nome di Leoni è seguito da una iniziale, senza dubbio quella del copista, che riappare nel foglio n. 3 e 4 senza il nome di Leoni, cosa che lascia supporreche solo il titolo del foglio n. 1 è della mano principale. Dal foglio 1 al foglio 14, le tre sonate sono così ripartite
Andante (pagina 1 e 2) Allegro (pagina 2 e 4)
Andante (pagina 4 e 5) Allegro / Fuga (pagina 5 e 6) Allegro (pagina 6 e 7)
Allegro non molto (pagina 7 e 8) Allegro non molto - Grave (pagina 9) Sinfonia: Allegro molto (pagina 9 e 11) Andante Grazioso (pagina 11 e 12) Allegro Assai (pagina 12 - 13)
Nel manoscritto, due mani sono evidentemente presenti. La mano principale si caratterizza per la presenza, seguendo le indicazioni di movimento, dia due punti di cui quello superiore più lungo, come un punto esclamativo. A volte una breve linea orizzontale segue una parola o la sigla. La scrittura musicale è relativamente piccola e stretta, dritta e abbastanza verticale senza sempre rispettare la simultaneità ritmica delle voci. L'utilizzo dei segni di ripresa di ogni lato della doppia barra finale di certi movimenti (foglio 2, 4, 11, 12, 14) è da notare. La mano secondaria, che è più marcata, ha apportato correzioni e aggiunte. Le correzioni musicali riguardano alterazioni, cambi di note, aggiunte di mordente che completano le indicazioni di tr4illo o aumento iniziali. Le aggiunte seguenti ai titoli ed indicazioni di movimento provengono da questa seconda mano: Fuga nel foglio 5, Allegro nel foglio 6 e Grazioso nel foglio 11. L'indicazione di Fuga del foglio n. 5, aggiunta a quella di Allegro, non corrisponde strettamente al brano, che è trattato come un rondeau. Quella di Allegro del foglio 6 è imprecisa, il movimento infatti corrisponde ad un Andante grazioso.
Il manoscritto rivela degli elementi che confermano la traccia di Lione come luogo di composizione. La copertina superiore riporta in effetti 3 nomi - Collesse, Mayeurre, Perret - che rappresentano i titoli delle tre sonate. Tali nomi, almeno per due di essi, erano di 2 musicisti di Lione. La famiglia Collesse è conosciuta da parecchi membri in vista di Lione nel campo musicale: Joseph, costruttore di clavicembali, cantante all'Opera di Lione ed ai concerti fin dal 1739, ed organista fino al 1775; Collesse il primogenito, costruttore e insegnante di clavicembalo; Collesse il giovane, organista alla Charité; Jacques, costruttore di clavicembali e musicista. Il Collesse a cui si riferisce il manoscritto appartiene senza dubbio a questa famiglia. Relativamente al nome di Perret, è scritto nel foglio n. 1 sotto forma più completa di M. Perret de la Menue, che abitava in via Sainte-Hélène al numero 6. Questo ultimo fu certamente possessore del manoscritto originario, forse anche il suo stesso commissionante. Peré oPerret è anche il nome di un cantante del quale si trova traccia della sua presenza a Lione fin dal 1768 e nel biennio 1772/1773. La traccia lionese porta a pensare che i Leoni che abbiano potuto frequentare questa città possano essere i compositori del manoscritto. Ebbene tre sono le possibilità:
Fu maestro di mandolino del Duca di Chartres, autore di un Méthode de mandoline (1768), anno in cui a Lione si consumò una violenta rivolta a Lione, detta "dei bambini dissanguati". Egli pare sia passato per Lione o almeno vi era conosciuto poichè un annuncio relativo ad un professore di mandolino, dal nome Dubrec figlio, apparve nel 1771 ne Les Petites Affiches de Lyon, precisa che quest'ultimo era allievo del signor Leoni, maestro - appunto - di mandolino del Duca di Chartres. Leoni eseguiva le sue proprie composizioni ai Concerts Spirituels a Parigi, nel 1760 ed al suo ritorno da Londra nel 1766. La sua presenza a Parigi, e la dedica che ha fatto il Barone de Bagge delle sue "Six Sonats de mandoline et basse, arrangées au mieux pour le violon" però ci porta ad evocare un altro Leoni, soprannominato Gabriele, agente verso il 1763 del direttore d'opera londinese Felice Giardini.
Il violoncellista Graziani, passato dal servizio di M. de la Poupliniére a quello del Barone de Bagge, ha scritto il suo incontro a Parigi con Gabriele Leone. Benchè nulla permetta di conoscere quale fosse la natura dei legami tra Pietro e Gabriele Leone, il testo di Graziani merita di esser citato per le informazioni che porta sul tema dei due grandi mecenati dell'arte musicale del 18° secolo in Francia: "Appena fui giunto a Parigi, io venni richiesto da Mr de la Popliniére per esser primo violoncellista della Sua Musica, dove io rimasi sino alla sua morte nel 1762 con degli stipendi molto onesti e molto al di sopra di quello che aveva mai dato ai musicisti di questo strumento. In seguito fui legato al Barone de Bacq (de Bagge), che mi diede gli stessi stipendi con la sua parola d'onore per configurarli come rendite vitalizie. In questo periodo di tempo, io conobbi Mr. Leone, che ha dimorato per qualche anno a Parigi, da dove partì poi per Londra. Poiché ero stato strettamente legato a lui a Parigi, mantenni la sua corrispondenza tanto più volentieri, poiché ero felice di sapere se la reputazione che Londra ha acquisito in tutte le parti d'Europa per aver arricchito persone di gran talento, fosse vera o falsa. Il signor Leone non ha fatto altro che raccontarmi nelle sue lettere delle grandi risorse e dei vantaggi superiori che si possono trovare lì, dicendomi che il mio soggiorno a Parigi non poteva che essermi svantaggioso, e che ogni momento che mi separava da Londra, erano momenti persi per me".
Il secondo Leoni in rapporto con la città di Lione aveva per nome ugualmente Pietro. Egli fece apparire due serie di Sonate a tre per 2 violini e basso cifrato, di cui una è dedicata a J.B. Flachat, Signore di Saint-Bonnet, preposto dei mercati della città di Lione. Lo stile italianeggiante di queste sonate è vicino a quello delle tre sonate del manoscritto in oggetto di analisi, cosa che rafforza l'ipotesi che questo Pietro Leoni ne sia l'autore.
E' Charles Burney che fornisce l'attribuzione più probabile. Del suo passaggio a Lione alla fine del mese di Giugno 1770, Burney riporta che "Il Primo violino di questa città è un vecchio veneziano, il signor Carminati, che fu uno dei primi allievi di Tartini; il migliore clavicembalista è il Signor Leoni, ma questi due italiani che risiedono a Lione da così tanto tempo che hanno perso il gusto del loro paese natale".
Secondo Léon Vallas, un Leoni risiedeva effettivamente a Lione dove insegnava "il clavicembalo ed il gusto italiano fin dal 1760" e non sarebbe altro che "Pietro Mario Leone (o Leoni)", il cui secondo matrimonio fu celebrato a Saint-Nizier il 21 Agosto 1782. La traccia di questo Leoni non riappare in seguito a Lione che nel 1786, durante la presentazione di invenzioni all'Accademia delle persone straniere, tra i quali Leoni, "celebre musicista di rientro in questa città che ebbe modo di abitare per molto tempo", presentò il 1 Febbraio un nuovo strumento "come un clavicembalo o un piano-forte", a nome di un costruttore "piemontese" di nome Gian Domenico Carretti. Bisogna dunque supporre che Leoni lasciò Lione tra il 1782 e il 1786, ma non si sa nè per quale motivo, nè per quale destinazione sebbene possa esser stata probabilmente l'Italia.
La biografia del clavicembalista Leoni è dunque molto poco dettagliata, ma nulla esclude che i tre Leoni citati siano di fatto la stessa persona: che il clavicembalista sia anche l'autore delle sonate a tre per violino, o il mandolinista - cosa che viene rafforzata dal nome in più oltre che dal cognome. Il manoscritto è l'unica fonte di sonate per cembalo che riporti questo nome come compositore. Lo studio approfondito delle tracce che si sono segnalate ci pemette di stabilire i legami fra i diversi Leoni. Bisognerebbe ugualmente esplorare le parentele possibili con altri musicisti con lo stesso nome, che non sembrano aver avuto dei rapporti con Lione: per esempio il tenore Michael Leoni, morto nel 1797, la cui carriera si svolge in Inghilterra, e Benedetto Leoni (del quale Mr. Kelly ha eseguito una Lesson), che fa apparire degli studi per il clavicembalo a Londra verso il 1768. Testo tratto da analisi di H. Audéon Per il Ciclo Mani sulla Tastiera del Cembalo, anche qui presentiamo le riprese delle effettive esecuzioni dei brani musicali su strumenti reali, precisazione non superflua per ricordare che attualmente l'impiego del virtuale e tecnologico è fattibilissimo ricorrendo a musica effettuata con suoni campionati (totalmente asettici, avulsi da qualunque rumore specifico dello strumento reale), software correttori e altri programmi velocizzatori per spettacolarizzare un virtuosismo nel reale inesistente. E' fondamentale apprezzare chi effettivamente suona (bene ovviamente): lodiamo l'esecutore o l'informatico? l'uomo o il computer nel fare arte? la qualità o la quantità? le mani si devono vedere SEMPRE! Infatti ecco l'insistere sulla una perfetta corrispondenza fra i brani audio e quelli video nel sito esposti per Orlando Bass....ciò che ascoltate e vedete qui è ciò che vi potete ben aspettare dal vivo, e spessissimo - anche si aggiunga - in prima lettura. E questo giustifica i doni pure e le lodi della professoressa Jacoboni e del placet del Principe del Cembalo, nonchè del riconoscimento che, anche Tagliavini assieme alla giuria del 2015, è stato dato nel 2015 col premio al concorso europeo di clavicembalo.
On line il 18 Ottobre 2020 Torna all'indice di Orlando Bass
A cura di Lo staff di Handelforever
|