Sono duecento anni passati da quel 10 maggio 1774.... 

a quel tempo il castello di Versailles si prestava come decoro, per la seconda volta nella sua storia, alla morte di un Re. 

Circa sessanta anni dopo il decesso del Re Luigi XIV, il suo bisnipote, il Re Luigi XV giungeva al suo turno per rende il suo ultimo respiro. 

A sessantasette anni, questo monarca, che aveva preso il soprannome di ben amato, fu il solo nella storia di Francia ad essere nato e morto a Versailles.

A sessanta quattro anni, Luigi XV sa che é dopo il suo avo, il Re Sole, il sovrano di Francia ad aver vissuto di più.

La morte arrivava, e lui aveva già visto la morte molto vicina per ben due volte nella sua vita.

Ma a differenza del Re Sole, Luigi XV comprese ben presto di esser spacciato, dal momento che quando vide i sintomi sulla pelle e intese il nome della sua malattia era perfettamente lucido, quindi visse la sua agonia fra le più atroci disperazioni.

La prima visita della morte a Luigi XV risale all`Agosto del 1744 mentre la guerra di successione d'Austria imperversava, il Re Fu preso da forti febbri, quando si trovava a Metz. Mentre i medici che lo circondavano presagivano il peggio, il monarca di 34 anni si era miracolosamente ristabilito.

La seconda visita avvenne nel Gennaio 1757, quando egli era riuscito a scappare all'attentato commesso da Robert François Damiens.

E' a Versailles che bisogna ammalarsi!

Il 27 aprile1774, il Duca Emmanuel de Cro˙, maresciallo di campo, qui a sinistra, scrisse nel suo giornale: Da otto giorni il Re aveva spesso un viso molto brutto e delle macchie.

Il mercoledì 27 aprile riscrive confermando le sue paure.

Luigi XV che soggiornava al Petit Trianon, si svegliò con forti dolori nella gamba.

Ha una forte emicrania mentre dei lunghi brividi scuotono il suo corpo.

Durante il pasto che divide con suo nipote il delfino e futuro Luigi XVI, e la sua favorita, la Contessa Jeanne du Barry, il Re trova le portate disgustose. Non sente gusto per nulla ed anche una vaga voglia di vomitare. Il pomeriggio non rinunciò tuttavia alla partita di caccia al cervo che era prevista.

Sebbene di robusta costituzione, Luigi XV non trovò la forza di andare spingersi oltre: restò nella sua carrozza come colpito da un gran freddo.

Il tempo é umido. Non mancò di confidare al Duca di Cro˙.

Era chiara la situazione: il Re era malato.

Ma la principale ossessione del Re era di morire brutalmente, senza aver avuto il tempo di confessarsi.

Qualche giorno prima, la Contessa du Barry sorprese il suo amante in ginocchio ed in preghiera come s'egli sentisse la sua fine prossima.

Molto rapidamente Germain Pichault de la Martiniére, primo chirurgo del Re (qui sopra), diagnosticò una febbre seria. Luigi XV prese atto della diagnosi del suo chirurgo, ma per paura della morte non volle lasciare il Trianon, malgrado che a La Martiniére andava tutta la fiducia del Re. Il medico allora fu costretto a dargli un monito duro, fermo e chiaro al Re

“Sire, é a Versailles che bisogna essere ammalati!”

Contro l'opinione del medico della Contessa du Barry, che affermava che la malattia del Re non era che passeggera, il chirurgo del Re organizzò il trasporto del Re dal Trianon a Versailles.

Secondo l'etichetta, tranne che in caso di guerra, era al palazzo che un monarca aveva il dovere di morire.

In camicia da notte, sotto il suo mantello, Luigi XV che batteva i denti, venne spronato da La Martiniére di montare nella sua carrozza.

Qualche minuto fu sufficiente per effettuare il tragitto tra il Petit Trianon e la Reggia.

Per l'ultima volta della sua vita, Luigi XV attraversò il parco di Versailles.

Arrivato a destinazione, il Re con aria immiserita, avvolto nel suo mantello dovette pazientare qualche minuto negli appartamenti di sua figlia, Madame Adelaide, il tempo che il suo letto fosse preparato. Piazzato davanti al coltro Reale, un letto di campo venne piazzato ai piedi del giaciglio regale (qui sotto la Camera da letto di Luigi XV a Versailles), ció doveva permettere di cambiare più comodamente le lenzuola sudate del Re.

Louis Guillaume Le  Monnier, primo medico del Re, (qui sotto) discusse subito con La Martiniére per individuare la cura da somministrare,al loro paziente.

I due uomini decisero di applicare delle sanguisughe sulle tempie del malato e di somministrargli dell'oppio.

Luigi XV passò una notte durante la quale agitazioni e torpori si succedevano. Le sanguisughe lo spossarono, mentre l'oppio lo stordiva.

Il giorno dopo i medici si risolsero a procedere ad un salasso, il solo rimedio che conoscevano.

Nessun effetto.

Considerarono di effettuarne un secondo, poi un terzo se necessario.

Cio' non senza inquietare molto il Re, poiché egli sapeva che il protocollo esigeva che dopo un terzo salasso, egli avrebbe ricevuto gli ultimi sacramenti.

Per evitare di arrivare ad una tale esagerazione, i medici si limitarono ad ordinare una seconda salassata che fu più lunga della prima.

Notando la gravità crescente della malattia, La Martiniére e Le Monnier inviarono due dei loro confratelli per assisterli al capezzale del Re: Théophile de Bordeu, il medico della Contessa du Barry, e Anne-Charles Lorry, che esercitava medicina a Parigi, dove aveva acquisito una alta reputazione.

Se Luigi XV riprese conoscenza sembrò molto immiserito, collocato nel suo letto di campo.

Tuttavia la sua vita é retta dal etichetta al punto che ordinò che il suo atto di coricarsi fosse circondato dalla cerimoniale abituale.

1 - L'inizio della Fine

2 - Il Re ha il Vaiolo

3 - Il Clero al Capezzale del Sovrano

4 - La Candela viene spenta

5 - Gli ossequi discreti

6 - Una successione delicata

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