"Voi non andrete a Saint-Cloud!"

Riguardo il progetto di lasciare Parigi, fu la Regina ad organizzare il tutto, poiché fu proprio Maria Antonietta a dimostrare nei momenti di pericolo la fermezza di una sovrana. La Regina divenne uomo di Stato, mentre il Re non si risolveva sul da farsi. Ogni comunicazione con l'estero era tessuta da lei. Tuttavia per decidersi a partire, lasciando Parigi, era l'assenso del Re che avrebbe reso concreto il progetto con i mille dettagli mutevoli organizzativi, che variavano al mutare del presentarsi degli eventi....

Ci fu un evento che fece decidere al Re di lasciare Parigi, sebbene non di uscire dalla Francia: il tremendo giorno del 18 Aprile 1791. 

Il Palazzo delle Tuileries - incisione XIX° secolo

Le Tuileries erano viste dal popolo come un luogo che conteneva i tiranni, un luogo da guardare con sospetto perchè da un momento all'altro potevano uscire i fulmini destinare ad incenerire Parigi, a distruggere la rivoluzione, ad annientare la patria ed i patrioti... La famiglia Reale, dall'abbandono della splendida Reggia di Versailles, è praticamente prigioniera dentro il Palazzo delle Tuileries... mille soprusi, mille affronti, mille insolenze... ma è in aprile che la famiglia Reale si rende conto di quanto essa è prigioniera a Parigi. Ma veniamo ai fatti.

In aprile, il Re si era ammalato: si dice che la malattia fosse generata non sol per il fatto che il Re era sottoposto a vedere in modo impotente i mali che attraversava la Francia, ma anche per il fatto che egli non poteva più fare quell'esercizio (la caccia) che gli apportava beneficio. Tutti si stringono attorno alla malattia del Re, solidali col sovrano, tanto che nel momento della guarigione, l'Assemblea stessa decreta un TE DEUM per convalescenza e guarigione di Sua Maestà. 

I medici consigliarono a questo punto per la guarigione di partire per il Palazzo di Saint-Cloud. Questa decisione dei medici incontra anche la riluttanza del Re, contraddittorio nel comportamento, di ricevere sotto la Pasqua i sacramenti dal Clero che avesse prestato giuramento alla Costituzione civile del clero, che il Re stesso era stato costretto a ratificare. Il Re, tutti lo sapevano, è religiosissimo, e quindi si comprende i tormenti della sua coscienza. 

I preparativi del viaggio vengono fatti pubblicamente: si noti che oggi, Saint-Cloud è a Parigi stessa, quindi la lontananza dalle Tuileries, che erano praticamente attaccate al Louvre, è minima. Parigi pareva non interessarsene, ma qualcuno va a sobillare la folla: il Re non vuole fare gli esercizi religiosi con il clero riformato, ma con quelli che non hanno prestato fede alla costituzione civile del clero, ossia vuole i cosiddetti preti refrattari, nemici della nazione, che sono stati già più volte puniti a colpi di bastone sul deretano. Si diffonde la notizia che il Vescovo di Clermont ha detto al Re che nessuna giustificazione può ratificare l'assenso alla Costituzione civile del Clero, poichè ciò è contrario al dovere di ogni buon cristiano, poichè il fatto è reprensibile agli occhi di Dio. Questo portò a diffondersi l'idea che da Saint-Cloud la partenza del Re per l'estero è più facile, tanto più che nei boschi, questo è certo come la luce del sole, stanno nascosti in attesa 30.000 cavalieri. Quindi tirando le somme, è bene che il Re non vada a Saint-Cloud!

Fontana a Saint-Cloud (cascata dovuta a Monsieur, fratello di Luigi XIV)

Nella mattina del 18 aprile 1791 un'immensa folla circonda la Reggia. Nel cortile delle Tuileries sono già pronte le carrozze e la Famiglia Reale, con Madame Elisabeth, sorella del Re, e Madame de Tourzel prendono posto dentro le carrozze. Le carrozze però non si muovono. Ma, le Guardie Nazionali cosa fanno? non era forse il loro compito vegliare sulla famiglia Reale? ebbene ci si rende conto che il loro compito non è tanto vegliare su Re e famiglia per proteggerlo, ma vegliarlo a vista in modo che non possa fuggire.. come se fosse un prigioniero. Le guardie nazionali sì è vero obbediscono al Generale La Fayette, ma anche al popolo. Sia chiaro: La Fayette non ha nulla in contrario al fatto che il suo Re vada a Saint-Cloud a cacciare il cervo e a respirare aria buona! il fatto è che il popolo vuole tenere sotto occhio il Re e si pregusta il fatto che egli possa prendere i sacramenti da un prete costituzionale. E le guardie nazionali preferiscono appoggiare il popolo. Cento mani si aggrappano alle redini, e migliaia di voci urlano: "Non vogliamo che il Re parta!"

I cocchieri rischiano di esser sgozzati; la Regina vuole parlare ma viene insultata e qualcuno osa gridare al Re "Grosso maiale, ti paghiamo venticinque milioni: fai un po' quello che vogliamo noi, è il meno che ti si possa chiedere!".

La fayette non riesce a quietare la folla: "Stai zitto! hai fatto scappare le due zie del Re, ma non riuscirai a fare altrettanto con Luigi!"

La scena comincia a farsi selvaggia: il direttore della casa del Re, Gougenot, nel frattempo cerca di avvicinarsi alla carrozza del Re per ricevere nuovi ordini. In un attimo viene afferrato da mille mani, brutalmente malmenato: poi con gli abiti a brandelli, viene condotto in un angolo del cortile, dove la masnada di ossessi, asserendo che fosse un aristocratico, una spia alla quale il Re ha dato delle disposizioni controrivoluzionarie, vuole impiccarlo. 

La Regina allora, in un impeto di generosità, si sporge con tutto il busto fuori del finestrino gridando che era al loro servizio, e che bisognava lasciarlo, avendo il diritto di parlare del Re!

L'intervento di alcuni soldati della Guardia Nazionale riescono a trarre dalla folla il signor Gougenot e farlo riparare malconcio dentro le Tuileries. Ed è la volta del giovane Duca de Duras, primo gentiluomo della camera del Re, e del signor de Montdragon, il maggiordomo, ad esser malmenati.

Duca de Duras

Questa scena disgustosa dura per almeno 2 ore, e La Fayette allora non riuscendo arringando la folla a quietare gli animi, chiedere al Re di aprire la strada con la forza. Ma Luigi XVI rifiuta: egli non vuole che sia sparso sangue, nemmeno una goccia, e rientra al palazzo.

Luigi XVI reagisce andando solo a lamentarsi in seno all'Assemblea, che si limita a prendere atto delle dichiarazioni del Sovrano, applaudendolo, ma senza far nulla per porre rimedio alla situazione.

La Fayette invece prende al balzo il fatto e fa un gran gesto: si dimette da capo delle Guardie Nazionali. Il popolo si impressiona a vederlo girare per le strade in abito comune, come un cittadino qualunque... allora le guardie colpevoli di non esser intervenute in sede del 18 aprile 1791, gli si inginocchiano davanti implorando il suo perdono. 

E così in capo a tre giorni, la folla della capitale ha la immensa gioia di vedere il generale nella sua uniforme a cavalo. Ma questi fatti hanno consolidato la volontà del Re: si deve partire, così si affrettano i preparativi, e da Montmédy - pensava - egli potrà dettare le sue condizioni a questo popolo di Parigi che non riesce a riconoscere la sua affettuosa paternità!

 

Continua.......

A cura di

Arsace da Versailles e Faustina da Versailles

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