(detto anche Albertis o de Albertis)

Compositore, clavicembalista e cantante italiano.

(Venezia, verso il 1710 o 1717 – Roma o Formia, circa 1740)

   

Jean Bidon propone alcuni esempi albertini

Sonata N. 3 da Opera I

Sonata N. 1 da Opera I

Sonata N. 2 da Opera I

Sonata N. 4 da Opera I

Sonata N. 5 da Opera I

Sonata N. 6 da Opera I

Sonata N. 7 da Opera I

Sonata N. 8 da Opera I

Sonata in si bemolle 

Appartenente alla nobiltà, apponeva la specificazione “dilettante”, locuzione con la quale si rendeva noto che la sua attività musicale era fatta per diletto, e non per trarre quei guadagni necessari a vivere, in quanto appartenente alla nobiltà, e quindi ad una classe agiata.

Quindi, "dilettante" nell'epoca settecentesca non sotto-indendeva affatto la condizione di "poco esperto", si pensi ad esempio ai fratelli Alessandro Marcello e Benedetto Marcello.

Fu allievo di Antonio Lotti e di A. Biffi, rispettivamente insegnante di composizione e di canto, operò in Spagna, con la carica di “paggio d’onore” dell’ambasciatore della Repubblica Veneta.

Nel 1737, anno in cui Farinelli maturò la decisione di visitare, per poi sostanzialmente rimanervi, la Spagna, Alberti decise di trasferirsi a Roma al seguito del noto Marchese Ruspoli.

Molto incerta è la data della sua dipartita, ma per certo deve esser stata successivamente al 1739.

Accusato di banalità come compositore, proprio in relazione al suo frequentissimo impiego del basso ad accordi spezzati (Basso Albertini), nella nostra epoca è stato oggetto di un tentativo di rivalutazione.

F. Torrefranca ne intravvede la rilevanza non nella creazione della moderna sonata “drammatica”, pensata su carattere contrastante di 2 temi, ma nel suo contributo alla formazione dello stile mozartiano. 

In questa prospettiva, rilevanza pare proprio avere il ruolo del suo caratteristico basso, a cui, anzi, bisognerebbe riconoscere una funzione importante in quanto responsabile di quella “involuzione del ritmo” tipica dello stile galante (inizi 1760 circa).

Si deve però ben sottolineare comunque che Alberti, sebbene impieghi un uso intensivo del basso che ha preso il suo nome, non ne fu l’inventore, e che non lo usò in modo esclusivo, tanto che si potrebbe arrivare a dire che forse non ha neppure un posto predominante nella sua opera.

Alberti infatti si ricorda anche perchè è stato il primo ad utilizzare il cosiddetto “Allegro cantabile” (“singendes Allegro”) che si configura con l’introduzione di figure melodiche a tempo mosso, la cui base è da ricercarsi nelle influenze e suggestioni derivanti dal campo operistico e comunque dalla musica vocale.

Alberti inoltre inaugura il ciclo di sonate in 2 tempi 8 (Allegro in 4/4 0 2/4 e Allegro in 3/8 o ¾ o 12/8), che sarà poi prediletto dai cembalisti italiani; si pensi ad esempio a 

Pier Domenico Paradisi

 

  

Mattia Vento

Molto spesso il secondo movimento è una danza nella sostanza, ma non sempre nella titolazione.

Nelle sonate di Alberti si trovano anche antichi esempi di tripartizione, sia in tempi veloci, sia in tempi moderati, anche se non si può arrivare comunque a dire che vi sia una autentica capacità di sviluppo delle idee esposte.  La composizione ruota attorno ad uno stile legato ed oscilla fra il mantenimento di tecniche barocche e il ricercare un nuovo linguaggio musicale.

L’adozione di un linguaggio nuovo in simbiosi con l’estrema facilità di esecuzione sono state le cause del successo raggiunto nel ‘700 delle sonate di Alberti in Inghilterra, imponendosi sui più ricchi e complicati pezzi di Handel.

A testimonianza della fortuna di Alberti vi sono le numerose copie che si fecero delle 8 sonate di Alberti, stampate da Walsh colla titolazione di Opera I (1748).

Endimione, serenata (libretto Metastasio, Venezia, 1737);

Galatea, azione teatrale (Id., ivi, 1737 o 1738);

Olimpiade (Id.,  Roma, 1739; forse già rappresentata a Madrid, 1737).

Il corpus delle composizioni per clavicembalo ammonta a 38 movimenti di sonata (14 sonate a 2 movimenti e 10 movimenti singoli, secondo Wormann), oltre i vari brani conservati in varie biblioteche europee.

Risulta comunque che varie sonate furono pubblicate nel XVIII° secolo: 

Un primo gruppo in una raccolta uscita sotto il nome di Alberti, VIII Sonate per cembalo (Londra, 1748; pubblicate ad Amsterdam a nome di Giuseppe Jozzi, allievo di Alberti nel 1761), altre in antologie varie:

A collection of lessons for the harpsichord, compos’d by Sig.r Jozzi, St. Martini of Milan (1 voll., 1761-1764)

The Harpsichord Miscellaneus Book second composed by Alberti, D. Pasquali and Tardini (ivi, 1763)

XX Sonate per cembalo composte da vari autori…. Opera prima e opera seconda (Parigi, 1770) raccolte da G. B. Vernier.

Manoscritte sono inoltre alcune arie.

A cura di

Il Principe del Cembalo - Rodelinda da Versailles

Arsace da Versailles - Faustina da Versailles

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