Handel risveglia il Leone che è in lui

Romain Rolland racconta il 1735 al 1738 Handeliano

1735: la mala sorte si accaniva contro Handel. Rozze manifestazioni nazionalistiche, che costrinsero la compagnia di ballerini francesi, capeggiati dalla prima donna Maria Sallé, già protagonista in Tersicore (9 novembre 1734) nelle opere di Handel in Ariodante (8 gennaio 1735) ed in Alcina (16 aprile 1635), così come nel pasticcio Oreste, fu costretta ad abbandonare Londra: La Sallé, che tornò a Parigi, riapparve all'Accademia di Musica dall'agosto 1735, nelle Indie Galanti di Rameau. 

Queste partenze portarono Handel a dover abbandonare l'opera-balletto. Da questo momento, "se egli continuò a lottare per il teatro, fu spinto solo dall'orgogliosa volontà di non vedersi vinto. All'inizio della sua avventura teatrale, c'era un appannaggio di 10.000 sterline: ma essi ora erano stati inghiottiti, anzi, si presentava un deficit di altri 10.000. Gli amici di Handel non capivano l'ostinazione ad insistere con il teatro, che non aveva fatto altro che rovinarlo". Ma  - come ci dice Hawkins, Handel "era un uomo intrepido, e per nulla schiavo del guadagno; e si lanciò ancora più innanzi alla lotta, anzichè inchinarsi a coloro che egli considerava infinitamente inferiori a lui". Ma non poteva vincere, Londra si stava nazionalizzando musicalmente. "Ma almeno voleva fiaccare le reni ai suoi avversari: e li uccise, ma poco mancò che non uccidesse se stesso".

Handel non mollò: "scrisse melodrammi, la cui serie si accrebbe fino al 1741, mostrando lavoro, dopo lavoro, una tendenza più accentuata verso l'opera-comique e lo stile di romanza, caro alla seconda metà del settecento. Ma ben si intuisce che, per lui, dopo il 1735, il vero dramma musicale era l'oratorio. Vi tornò vittoriosamente con Alexander's Feast, composta sull'Ode a Santa Cecilia di Dryden e data la prima volta al Covent Garden, il 19 Febbraio 1736. Chi crederebbe che questa opera, gagliarda e sana, fra tutte fu scritta in 20 giorni, quasi per gioco, fra tante ristrettezze, sull'orlo della rovina e di una grave malattia, in cui la ragione di Handel rischiò di naufragare?

Da vari anni, il male covava in lui: le fatiche e gli affanni eccessivi avevan indebolito la salute di ferro.  Aveva provato a farsi dei bagni a Tunbridge, nell'estate del 1735, e probabilmente anche nel 1736, ma senza ottenere un chiaro beneficio. Non poteva riposarsi: il teatro era alla vigilia del fallimento, ed egli faceva sforzi sovrumani per sorreggerlo. Fra il gennaio 1736 e l'aprile del 1737, diresse due stagioni d'opera, due di oratorio, scrisse un oratorio, un salmo e quattro melodrammi. Il 12 o 13 Aprile 1737, la macchina scricchiolò. Fu colpito da paralisi. Il lato destro era inerte; la mano si negava all'utilizzo, l'intelligenza stessa era colpita. Lui assente, il teatro chiuse i battenti e fallì. questo accadde il 1° giugno 1737, ma anche l'Opera of Nobility chiuse ugualmente i battenti l'11 giugno. Per tutta l'estate Handel rimase in uno stato di depressione; rifiutava di curarsi: lo credettero perduto. Alla fine alcuni amici riuscirono ad inviarlo a fine agosto 1737 presso i bagni di Aquisgrana. La cura ebbe effetto prodigioso. In pochi giorni guarì. Nell'ottobre 1737 già tornava a Londra, e subito il gigante risorto riprendeva la lotta, scriveva, in tre mesi, due melodrammi ed il magnifico Salmo Funebre (Funeral Anthem) per la morte della Regina.

Tristi giorni furono quelli. I creditori lo braccavano: era minacciato pure di prigionia; per fortuna un moto di simpatia si delineò a favore dell'artista perseguitato dalla sorte, ed un concerto a suo beneficio, che accettò venisse eseguito a malincuore (Handel diceva che siffatti concerti erano come chiedere l'elemosina), ebbe alla fine di marzo 1738, un successo inaspettato: riuscì a liberarsi dei debiti più assillanti. Il mese dopo, gli fu eretta una statua testimonianza pubblica di ammirazione: tale tributo fu posto nei giardini di Vauxhall Garden: era un bel giardino nei pressi del Tamigi, convegno del pubblico di Londra. Ogni sera, esclusa la domenica, dalla fine di aprile agli inizi di agosto, vi si eseguivano i concerti d'orchestra, di canto e di organo. L'impresario dei divertimenti, Tyers, fece porre in una nicchia della grande grotta una statua di Handel, in marmo bianco, dello scultore Roubillac, lo stesso che più tardi avrebbe eretto il monumento ad Handel a Westminster Abbey.

Nella primavera del 1738, Handel ritrovò con le forze rinascenti la fiducia nell'avvenire: l'orizzonte si illuminava: era sorretto da fedeli simpatie, rinasceva alla vita. Presto tutti se ne sarebbero accorti."

A cura di

Arsace da Versailles