Dettingen

Te Deum 

 

 
 

Per celebrare la vittoria che le armate alleate anglo-austriache avevano riportato sui francesi il 27 giugno 1743 a Dettingen, Handel, che già dal 1723 era il compositore di corte, scrisse un Te Deum e un Anthem.

 

La composizione era già terminata in Luglio/Agosto dello stesso anno, e dopo aver avuto almeno 3 esecuzioni pubbliche, furono eseguite il 27 novembre 1743 a Saint-James Palace in presenza del Re Giorgio II. Probabilmente si era progettata una esecuzione ufficiale per celebrare la vittoria alla Cattedrale di St. Paul. Tuttavia questa cerimonia non ebbe luogo, ma il DETTINGEN TE DEUM fu spesso eseguito negli anni successivi.

Bisogna dire che Handel aveva assorbito lo stile cerimoniale inglese perfettamente: l' UTRECHT TE DEUM (eseguito a St. Paul il 7 luglio 1713, e che era subito dopo entrato nel repertorio di quella cattedrale), aveva raggiunto un enorme successo ed apprezzamento da parte degli inglesi, tanto che la composizione che spesso si eseguiva per certe occasioni cerimoniali, ossia il Te Deum di Henry Purcell del 1694, e che quindi era divenuta una tradizione, fu affiancata da quella di Handel relativa a Utrecht.

E così ci fu un'alternanza di questi due Te Deum, quello di Purcell e quello di Handel del 1713. Poi però col 1743, il Te Deum di Dettingen sostituì definitivamente queste due versioni di Imponente Musica Cerimoniale. Il pubblico inglese infatti riconobbe in questo stile e in questa musica l'incarnazione dei propri sentimenti e delle proprie convinzioni.

Comunque sia questi tre Te Deum non cessarono mai di essere eseguiti nel Giorno di Santa Cecilia o nell'ambito del Festival Service of the sons of the Clergy. Un TE DEUM non è solo una opera solenne religiosa o anche liturgica, ma anche un'opera ufficiale destinata ad accompagnare una cerimonia.

Burney aveva definito il Dettingen Te Deum e l'annesso Anthem "The King Shall Rejoice" nello stile "grande stile reboante" di Handel (cioè grande stile cerimoniale): essi furono accolti con entusiasmo ed ammirazione sin dalla prima esecuzione: è una composizione che rappresenta lo splendore Marziale che subito colpì il pubblico inglese. Le fanfare di trombe, strumenti per i quali la maggior parte delle composizioni sono in Re Maggiore, impregnano la tematica dell'intera composizione, dando un carattere pomposo e di ampio vigore. Handel, si è rivelato senza uguali nel  trovare il tono richiesto per occasioni simili e i suoi Coronation Anthems, i suoi Te Deum d'Utrecht e di Dettingen non sono mai stati soppressi dalla esecuzione a tutt'oggi!

La costruzione e il modo di concepire il testo del TE DEUM di Purcell ha direttamente influenzato il Te Deum d'Utrecht così come quello di Dettingen. Per quest'ultimo Handel si è fatto influenzare anche da un TE DEUM italiano apparso a Milano verso il 1700 attribuito al monaco francescano Francesco Antonio Urio. Non si è ancora riuscito a capire come Handel abbia avuto l'occasione di conoscere questa opera, sebbene la ricerca musicologica consacrata ad Handel abbia potuto costruire la tesi  - nel frattempo  abbandonata - che il Te Deum di Urio fosse una opera del giovane Handel stesso. Grazie alla sua struttura tenue e la sua virtuosità presieduta dai violini, il TE DEUM italiano si distingue dalle composizioni inglesi forgiati su questo inno, ma esso ha indubbiamnete influenzato l'invenzione tematica di Handel in questo Te Deum. Il Testo del Te DEUM si suddivide in versetti separati, e conformemente a questa partizione, le messe in musica più antiche erano suddivise in brevi brani. Nel 18-simo secolo, si riunisce sempre di più questi versetti in un agglomerato più importante. Così facendo, si vedranno dei passaggi dagli accenti più gravi a quelli più dolci che verranno poi rimpiazzati con un tono di allegria dominante. Nel Dettingen Te Deum Handel ha previsto l'alternanza di parti vocali contenute e di splendidi cori solenni con trombe.

Il Preludio del coro iniziale "We praiseThee, o God" dà già l'idea della grandezza dell'opera che è più lunga per 2 volte del Te Deum di Utrecht e 4 volte rispetto il Te Deum di Purcell. E' il movimento più brillante con l'inserimento delle trombe e dei roboanti timpani iniziali ...apoteosi.... Le fanfare delle trombe sono ispirate da Urio: questo movimenti di Handel costituisce uno dei più brillanti esempi di condotta di tre trombe che offre la musica dell'Epoca Barocca: 2 sono in registro acuto mentre una è nel registro più grave.

La scrittura corale ha un carattere di acclamazione, di appello del coro, vigorosamente espressivo, e che interviene frequentemente; E' una configurazione anche imperativamente voluta; invece le parti vocali intercalate nei blocchi corali presentano delle varietà, ma il centro dell'opera rimane il coro: in sostanza i riflettori sono puntati volutamente da Handel sulle parti corali.

Il 3° movimento "To Thee all angels cry aloud" comincia piano e lentamente, tempo simile a quello utilizzato per il suo Te Deum di Purcell,  così da permettere l'introduzione nel coro seguente con assoli di trombe iniziali "To Thee Cherubim", molto sviluppato ed è un richiamo *anche* all'Alleluja del Messiah. Benchè le fanfare di trombe ricordino Urio, solo Handel poteva scrivere un tale coro, interamente confezionato per l'acclamazione e presentante numerosi punti comuni con l'Alleluja del famoso MESSIAH. Come molti compositori prima di lui, Handel si era sforzato, ricorrendo a lunghi melismi e frequenti ripetizioni di esprimere in musica l'eternità, di cui parecchie volte si fa riferimento nel testo. Il motivo puntato "continually do cry" non si presenta meno di 24 volteconsecutive, dando proprio l'impressione di non finire mai.....Ma si deve aggiungere che la maestria di Handel si deve notare nel fondere queste dizioni nelle fanfare di trombe che finisce per condurre nella tripla invocazione "Holy" e per conludere in un ultimo apogeo.

Ci sono anche dei movimenti più corti seguenti, di cui 2 soli per basso, per il quale Handel aveva una predilezione come timbro vocale. I 2 pezzi in questione sono "Thou art The King of Glory" e "When Thou tookest upon Thee"; il primo pezzo era stato scritto per il basso profondo Bernard Gates, ed è un'aria con tromba accompagnata da organo, che poi scoppia in un intervento abbastanza violento del coro: la seconda invece era stata prevista per un basso che aveva un registro meno grave, cioè John Abbot, (ci si riferisce al pezzo "When Thou tookest upon Thee"): è un arioso per archi e organo di quest'ultimo basso, a cui segue un brusco cambiamento di tonalità e con dissonanza acuta nel successivo un coro "When Thou hadst overcome the sharpness of death": il brano inizia con un commento corale quasi sottovoce e unisono, scevro di strumenti brillanti, che quasi si allinea con l'atmosfera suscitata dal pezzo precedente....ma questa calma è spazzata via ben presto... "Thou didst open the kingdom of heaven".... ed ecco trombe e timpani con tempeste di note e cori ad intreccio con crescita pure di intensità strumentale ...altra apoteosi...essendo un artista Barocco, Handel non poteva rinunciare a menzionare la morte servendosi dei mezzi della retorica musicale.

Altro cambiamento di ritmo: atmosfera quasi bucolica, di pace e serenità... un coro sorge unisono e pacato "Thou sittest at the right hand of God", con qualche discreto oboe che spunta dagli archi ....questo pezzo poi si conclude, sorprendendo, con un unisono del solo coro (costituito dal trio di voci maschili, proprio come in Purcell) in sordina, privo di strumentazione (come fece Urio in questa parte del testo) con "We Believe that Thou shalt come to be our Judge"... La pusillanimità dell'uomo dinnanzi al Giudizio si traduce qui ancor meglio e con più forza rispetto ai modelli precedenti. L'inizio di una breve fanfara - in Adagio - di trombe sole, apre la strada al coro unisono e in sordina "We there fore pray Thee", che poi si rafforza in "Make them to be number'd" - sempre all'unisono iniziale - con archi pacati in sordina, per poi trasformarsi da ensemble in coro con frasi che si intrecciano. Fanfare di trombe ispirate da Urio, aprono l'ultimo grande movimento, che costituisce una rappresentazione di lode eterna, che come nel terzo movimento del Te Deum, non tendono mai alla fine.....

"Day by Day we magnify Thee", inizia in modo pacato, ma squisitamente in stile barocco inglese: e dopo la prima dizione del coro all'unisono entrano in modo prepotente i timpani, il coro alza ulteriormente la voce, i violini arpeggiano, e insistendo in modo pervicace su "Day by Day"...

Cambio atmosfera, risiamo su un andamento più contenuto è una fuga: "And we worship Thy Name without end", anche se qui si è in presenza di coro e non di ensemble, che già dopo un minuto di musica ritorna ridondante (qualificazione altamente positiva, se non è Barocco questo!) di trombe e timpani che rullano da soli la fine del brano, facendo ancora notare l'influenza di Urio.

Ed ecco un altro pezzo semiconclusivo, un espressivo recitativo accompagnato lo si potrebbe definire, "Vouchsafe, O Lord", con Basso che canta, archi in sordina che intonano note evocanti una disperata desolazione...quella del peccato....e si implora il Signore affichè lo scacci.

"O Lord, in Thee Have I Trusted": è il movimento finale ed Handel rinuncia alla fuga finale corale che di solito figura tradizionalmente ed invece innalza una preghiera molto attinente alle parole del testo: le trombe rispettose e discrete iniziali, accompagnano il controtenore che introduce queste parole...un organo solo per continuo, ma poi si giunge ad una prima esplosione, non troppo in allegro, ma in tono solenne per giungere alla conclusione dell'eplosione finale nelle parole "let me never be confounded".

A cura di

    Arsace da Versailles

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