Galleria degli Specchi

Il soffitto dell'Apoteosi

Le Roi gouverne par lui-même (1661)

Questo soggetto è rappresentato nella stessa tela che al lato di base opposto raffigura Les Fastes des puissances voicines de la France

Questo quadro rappresenta la chiave di lettura principale di tutta l'opera, secondo Claude Nivelon; infatti è da qui che inizia tutta la storia del Re Sole, colla sua presa di potere. E' una proclamazione dell'Autorità assoluta del Monarca sul suo Regno: il Re infatti sceglie di non nominare nessun altro Primo Ministro dopo la morte di Mazzarino. Charles Le Brun lo progettò per primo, quando il disegno iniziale che metteva in scena Ercole, fu rifiutato. Sull'ingiunzione del Re, il pittore rinunciò alla metafora: mise in scena Luigi XIV in persona, senza per questo rinunciare alla ricchezza della composizione, mischiando allegorie e dei mitologici. 

In questo telo il Re è rappresentato con un costume antico (sopra a destra un particolare del dipinto), seduto sul bordo di un letto d'oro. Il Re poi si appoggia sul timone di una nave, simbolo del governo.

Le Tre Grazie

Le Tre Grazie, che simboleggiano i doni che il Cielo gli ha accordato, sono in un lato e dietro, intente a incoronare la persona del Re con ghirlande di fiori. Il viso del Re si riflette nello scudo di Minerva. Le Grazie sono le dee della Bellezza. Sono tre sorelle raffigurate come tre giovani donne nude abbracciate, una di schiena e le altre due di faccia. Questa rappresentazione permette certamente di mettere in valore il loro fascino, ma ha anche un significato: esse rappresentano un'allegoria dei Benefici. Charles Le Brun, nel dipinto, ha seguito il modello di Rubens, animando le Grazie e differenziandole nei loro atteggiamenti: la prima Grazia è di faccia, la  seconda di schiena e la terza di profilo. Quella dipinta di fronte guarda un Amore che porta un cesto di fiori; gli mostra del dito Luigi XIV° come il nessuno a cui occorre che si attacca. La terza Grazia, dipinta di profilo, tende al di sotto una corona di fiori il Re. 

Le Tre Grazie sono dipinte appena dietro il Re per testimoniare le bellezze, tante, sia fisiche che morali, che il cielo ha accordato generosamente a Luigi XIV. Il Giornale Mercurio galante dicembre 1684: "le tre Grazie che l'incoronano rappresentano le virtù che si vedono brillare in tutta la sua persona". Il Restauro del dipinto (2004-2007) ha mostrato molte difficoltà nel riportare la luce alle due grazie di schiena, che sono rimaste in ombra....

Charles Le Brun ha così associato abilmente il simbolo della Prudenza, lo specchio, alla dea tutelare di questa virtù, Minerva, che rappresenta solitamente la Saggezza Reale. 

Minerva

Minerva è l'allegoria della Saggezza perché nata tutto armata della testa di Giove, tagliata di un colpo di ascia per Vulcano. Simboleggia la saggezza del Re Sole. Il volto del Re si riflette nello scudo di Minerva: è una abile evocazione della Prudenza, simboleggiata dallo specchio, perché la persona prudente si scruta per conoscersi bene secondo il precetto adottato da Socrate "Conosciti te stesso". Minerva porta con un casco decorato con una civetta, l'animale sacro dedicatole ad Atene, e con la testa di Medusa, presente di Perseo, che orna abitualmente il suo scudo. La posizione di Minerva è attaccata al Re Sole: questo vuol dire che la Saggezza ispira al Re la decisione di lasciare il riposo e la pace per assumere i carichi del governo ed acquistare la gloria.

La Dea indica al Re La Gloria, ( qui a sinistra) che si è seduta su una nuvola e che tende verso il sovrano la "Corona dell'Immortalità": un cerchio di oro sormontato di stelle. La Gloria porta una corona di oro e tiene un scettro. La sua tunica e la sua cappa sono bianche con una cintura di oro, e la sua testa è cinta da un alone dorato. Tende ad estremità di braccio una corona sormontata di otto stelle guardando Luigi XIV° a cui è destinata. Le stelle significano che si tratta della gloria immortale, quella di Ariane, metamorfosata in una costellazione formata di otto stelle.

La Gloria è indicata anche da Marte, il dio della Guerra, inteso qui come un Valore Reale: con questo si intende dire che la gloria è ottenuta dal Re se non tramite la sua saggezza (simboleggiata da Minerva), e il suo coraggio (figurato per Marte)".

Marte, fra la Vittoria e la Gloria, seduto su una nube che guarda il Re Sole

Il dio Marte, come Minerva, mostra al sovrano La Gloria che si prepara ad incoronarlo. Mentre la figura di Minerva significa la Saggezza, o la Prudenza, Marte, sta a significare il Valore del sovrano. Il dio della Guerra è vestito di una cappa di colore rosso, di un'armatura, e porta un casco sormontato da un dragone, simbolo della Collera nelle Iconologie di Jean Baudoin. è posto alla Vittoria. 

Un disegno preparatorio di Le Brun, conservato al museo del Louvre, al numero di catalogazione 29065, mostra che in un primo progetto è Ercole, e non Marte, che doveva indicare a Luigi XIV l'allegoria della Gloria: Ercole è il simbolo della Virtù eroica alla quale Le Brun ha preferito alla fine il Valore.

A lato di Marte, si trova la Vittoria: è una bella giovane donna in mezzo ad una nuvola, alata, coronata di alloro che porta una lancia, appoggiati su un trofeo costituito di un'armatura; parecchi stendardi sono posti dietro lei; il suo sguardo è diretto verso il re. La figura riprende la tipologie delle Vittorie antiche, tali quella conservata alla villa Doria Pamphili, a cui che si è ispirato Nicolas Poussin per il Trionfo a Davide conservato al museo del Prado

La Fama è dipinta dietro la Gloria, fra i nembi. Ha due grandi ali da cui si alza nell'aria, un abito sottile, e due trombe alla mano di cui suona abitualmente, sembrando seduta sulle nuvole. 

La Fama, alla sinistra della Gloria

Tutti dettagli chiari per far vedere che la Fama non rimane mai sempre in un luogo ed è solita pubblicare indifferentemente dovunque la menzogna e la verità dove passa. Qui la Fama si riferisce di certo alle grandi azioni di Luigi XIV: come la Gloria e la Vittoria, ha lo sguardo reclinato, diretto verso il Re.

 Cerere, a sinistra della Fama

Cerere ha per solo attributo una corona di spighe di grano. È localizzata nelle nubi vicino alla Fama. Secondo il Mercurio galante del dicembre 1684, Cerere, con Bacco, deve fornire dei viveri per l'esercito reale.

Intorno del trono, in primo piano, degli Amori raffigurano i Geni dei divertimenti: essi, scrivono, suonano musica, giocano a carte, a dama, si divertono con le maschere teatrali; questi Geni simboleggiano i piaceri ai quali si dedicavano il Re quando decise di prendere in mano le redini dello stato. Nell'antichità, i Geni personificavano l'essere spirituale di ogni individuo, ma anche dei luoghi o delle persone caratterizzate da un esempio di morale, come il popolo romano per esempio: erano dei principi di vita, presiedevano alle nozze e sui sepolcri simboleggiavano la parte immortale dell'uomo. Possono personificare le qualità astratte più diverse. Charles Le Brun utilizzando questi Geni, dipinge in modo vivo i piaceri a cui Luigi XIV si dedicava prima che decidesse di assumere da sé i gravami del governo alla morte di Mazarino, nel 1661. La loro posizione bassa, ai piedi del Re, esprime che essi rappresentano una qualità inferiore alla quale il Re rinuncia. Sono in opposizione con la figura della Gloria, al di sotto il Re: il Re libero dai suoi Piaceri, ricerca la Gloria. La prima iscrizione francese del Gennaio 1685, scritta da François Charpentier e tratta dal giornale Mercure de France, che accompagnava questa composizione centrale, faceva corpo con la pittura (attualmente vi è quella del XVIII° secolo): "Luigi il Grande, nel fiore della gioventù, prende in mano il timone dello stato, e rinunciando al riposo ed ai piaceri, si concede interamente all'amore della vera gloria."

Il matrimonio del Re con Maria Teresa, che ha ristabilito la pace nel Regno, è rievocato dal Dio Imeneo che porta una fiaccola accesa e tenendo un corno di abbondanza: il Dio è posto al di sopra del Re. 

L'Imeneo è il dio del Matrimonio (figlio di Venere o di Calliope): Era un ragazzo di una grande bellezza, dai tratti delicati e femminili. È rappresentato dietro l'allegoria della Francia, a sinistra di Luigi XIV; cadendo una corona di fiori sui suoi lunghi capelli biondi, guarda il re . 

La piacevole donna seduta ai piedi del Re, a destra, simboleggia la Tranquillità.

La Tranquillità

Per il Mercurio galante (dicembre 1684), la giovane donna, seduta ai piedi del Re, che tiene una granata, è incoronata di fiori e ha un medaglione intorno al collo, sarebbe la Tranquillità. Solleva gli occhi verso il Re ed appoggia il suo viso sul dorso della sua mano in un gesto di malinconia. Nel 1684, Francesco Charpentier precisa a proposito di questa allegoria che la granata è "il segno dell'unione dei popoli sotto il potere sovrano. Ciò che designa la profonda pace di cui la Francia godeva in questo tempo, tanto dentro del Regno che fuori"

La Francia è rappresentata nell'ombra, più bassi del re. Colette Beaune ha mostrato che a partire dal XVI° secolo, l'allegoria della Francia non è rappresentata più ad uguaglianza col sovrano, ma che gli è sottomessa, in una posizione nettamente inferiore. Qui, è rappresentata seduta, appoggiandosi su un scudo ornato di tre fiori di giglio di oro. Nella penombra, quindi a sinistra del dipinto, La Francia abbigliata col suo mantello con fiordalisi, tiene in mano un ramo d'ulivo, simbolo della pace, ed è appoggiata su un fascio, rappresentazione della giustizia che regna nel regno, dopo aver battuto la Discordia e la Ribellione, che si trovano sotto i suoi piedi.

Allegoria della Francia

La Discordia in basso a sinistra del quadro

Disegno Discordia - a destra del quadro definitiva

La Discordia ha per attributo principale una torcia che significa i fuochi che accende; il serpente che tiene nella mano è piuttosto un attributo dell'invidia. Il colore verde che Charles Le Brun dà alla Discordia è associata anche correntemente all'invidia. Charles Le Brun rappresenta la Discordia di schiena e rovesciata sotto lo scudo dell'allegoria della Francia. Di questa disfatta risulta la Tranquillità e l'unità del Regno, allegoria che è dipinta ai piedi del Re.La Discordia non era presente nei primi progetti di Le Brun per il quadro centrale della volta della Galleria degli Specchi: altri vizi erano posti nel basso della composizione, particolarmente l'ignoranza (personaggio con gli orecchi di asino), la Malversazione finanziaria, l'Invidia e la Rivolta: basta vedere i disegni e gli schizzi dipinti conservati presso la Reggia di Versailles (catalogati col numero MV 7909 e MV 8975). E' ragionevole pensare che la Discordia che si può ammirare nella stesura definitiva del quadro sia la fusione dell'Invidia, avendone conservato alcuni attributi come il colore verdastro ed il serpente nel pugno, e della Rivolta, figurata nel disegno e lo schizzo preparatorio per un personaggio rovesciato che brandisce un pugnale. La Discordia trattiene nell'avambraccio il capotto della Senna, e questo può fare riferimento all'episodio della Fronda che aveva agitato Parigi e la Francia tra 1648 e 1653.

Immediatamente a lato della Discordia, sempre a sinistra del quadro ed ai piedi del Re, è posizionata la raffigurazione della Senna.

Charles Le Brun ha rappresentato la Senna ai piedi dell'allegoria della Francia. Il fiume è raffigurato da una giovane donna nella posizione mezzo-allungata come gli dei dio-fiumi antichi, coronata di spighe di grano e di uva: La Senna si appoggia su un corno di abbondanza, di dove escono dell'acqua e dei frutti, e su una nave in miniatura. L'estremità del suo capotto è tratta dall'allegoria dalla Discordia, ciò che costituisce forse un'allusione all'episodio della Fronda periodi di tensioni belli che finiti: ora Parigi dedica oramai la sua attenzione e la sua ammirazione a Luigi XIV. 

Nel modello, conservato alla Reggia di Versailles al numero di catalogazione MV 8975, Charles Le Brun ha abbozzato al posto della Senna un'allegoria della Ribellione sotto la figura di un uomo rovesciato armato di un pugnale con un fascio spezzato che simboleggia la Disunione. La Senna è presente nello schizzo, ma è dipinta vicino al Re e non della Francia.

Sopra il Re, sono dipinti Plutone, che tiene incatenato cerbero, Vulcano, Ercole, Nettuno, Diana, col suo diadema a mezzaluna, Venere accompagnata dalla Fama

 

Nettuno

Nettuno è riconoscibile al suo tridente. Rimette il mento contro la schiena della sua mano in un atteggiamento malinconico, o annoiato: forse è infastidito delle agitazioni che le battaglie navali hanno causato nel suo impero marino?

Ercole

Ercole si è seduto nei nugoli, vicino a Nettuno. Porta la pelle del Leone di Nemea e si appoggi sulla sua mazza. 

Sembra che guardi Vulcano che deve forgiare le armi per gli eserciti reali. 

Venere

Anche qui il giornale Mercurio galante del Dicembre 1684, riporta: La "stella di Venere" precede il carro di Apollo, che viene ad illuminare le grandi azioni reali. La dea Venere è rappresentata qui sotto forma di la "stella del Pastore", ossia l'astro che precede l'apparizione del sole dunque.

Plutone

Plutone è posto di schiena, fra le nubi, nella parte sinistra della composizione. Tiene la sua forca e Cerbero al guinzaglio; porta la corona di sovrano degli Inferni; ai suoi piedi è posto un vaso contenente delle catene preparate coi metalli che celano il mondo sotterraneo. Il Giornale Mercurio galante del dicembre 1684, recita: "le ricchezze di Plutone vanno a finanziare le conquiste reali. Plutone è girato verso Vulcano, le due divinità si rispondono in simmetria, perché questo ultimo lavora i metalli che provengono dal regno sotterraneo di Plutone".

Vulcano

Il dio fabbro è posto vicino a Plutone, a sinistra della composizione. Porta un martello che gli serve per forgiare le armi per le truppe reali. È posto vicino a Plutone, perché questo gli fornisce i metalli di cui ha bisogno.

Diana

Diana è sistemata fra le nubi, dietro Nettuno, a mezzo nascosta per la falce di Saturno. 

Essendo la dea della Luna, secondo il Mercurio galante del dicembre 1684, "sembra per guidare il re nelle ombre della notte."

Saturno

Saturno, con falce e clessidra, è il Tempo: solleva il grande lenzuolo dorato del baldacchino del trono reale, per indicare che il Tempo è sul punto di svelare le grandi azioni del Re. Il Mercurio galante del dicembre 1684: "Il Tempo solleva un'estremità del padiglione sotto cui c'è il Re, per far conoscere le virtù eroiche di questo principe a cui fa vedere per la sabbia della clessidra, che è venuta l'ora di intraprendere le grandi azioni che ha meditato, e di approfittare di questi momenti che fa scorrere in suo favore."

Mercurio nelle sue vesti rosse fa da legame con l'altra parte del dipinto (si veda sopra l'intero dipinto che congiunge nella volta i due lati opposti della Galleria degli Specchi): egli solca l'aria per andare a far conoscere il Principe a tutta la terra. 

In effetti Mercurio è al centro del dipinto che h due versi, quello appena descritto, e quello che viene intitolato, come su detto, Les Fastes des puissances voicines de la France: è Mercurio che ha il compito di annunciare la grandezza di Luigi XIV alle altre Potenze Europee.

A cura di

Arsace da Versailles