Appunti sulla relazione del prof. Patrick Barbier

 

La Francia è ritenuto un luogo molto resistente al fenomeno della castrazione.

A testimonianza di questa avversione vi sono tre esempi coevi:

1) Il primo marito della famosa favorita finale del Re Sole, Madame de Maintenon, affermava come i castrati venivano in Francia per prendere il posto di lavoro ai francesi.-

2) Perrain, il maestro antecedente a Lully andava affermando che i castrati offendevano il senso del buongusto e non potevano esprimere le convenzioni drammatiche, proprio perchè fuori della "normalità"

3) Presenza in pieno periodo di splendore canoro dei castrati di un Pamphlet, un trattato violentissimo contro i castrati: si tratta di un trattato del 1707: si arriva a teorizzare che la figura del castrato non poteva che arrivare a compromettere l'equilibrio della società, poichè inibiva la sua evoluzione ed il suo proseguimento: l'erotismo dei castrati non aveva come fine quello della generazione dei figli: anche l'economia del paese ne avrebbe risentito di questa mancata filiazione.

Invece bisogna leggere approfonditamente tesi di rifiuto, dal momento che invece fu presente una buona integrazione dei castrati: La Francia non ha mai importato l'opera italiana , se non con l'eccezione del cardinale Mazzarino: egli nel 1645 fece giungere in solo francese truppe di cantanti, artisti, decoratori, scenografi dall'Italia per far vedere ai francesi quanto erano esperti gli italiani nel mondo teatrale: fra i nomi più insigni di evirati cantori si citino Atto Melani e Marcantonio Pasqualini (del quale esiste un bel dipinto dove è raffigurato mentre viene incoronato da Apollo (qui sotto).

L'impatto iniziale dei castrati sui francesi è la sensazione di "minaccia", sebbene apprezzassero la voce: ma i francesi a contatto con le truppe di Mazzarino apprezzarono moltissimo fu la decorazione di Torelli. Fino alla morte del cardinale, v'è in Francia una influenza degli italiani, ma si registrano elevati sprechi collegati a Mazzarino: nel 1662 fu rappresentata l'ultima opera italiana ERCOLE AMANTE di Cavalli.

Giunto Luigi XIV° al potere, in sostanza tutti gli italiani ebbero il benservito, e furono rinviati in patria: il progetto di una nazione, identificata nella persona del Re, non poteva non risparmiare anche l'ambito artistico Musicale: Luigi XIV° voleva un'opera che fosse francese, e quindi nazionale, ossia con caratteristiche specifiche "francesi". Quindi basta con l'egemonia nel teatro degli italiani, anche per motivazioni politiche, oltre che economiche. Ma si deve anche dire che questa cacciata deve esser letta non come un disprezzo del Re Sole verso gli eunuchi italiani: il Re non ammetteva assolutamente che la castrazione si perpetrasse in Francia, ma  accoglieva i castrati, purchè venissero da fuori: non poteva ammettere un castrato francese. Si tennero nel corso della storia dei Concerti privati a Versailles, a destra della Corte di marmo: qui i castrati si esibivano davanti alla famiglia reale (nell'appartamento di Luigi XV°): si pensi a Caffarelli, Farinelli e al castrato Potenza.

Presso le Tuilleries, nei Concerti Spirituali i castrati potevano esibirsi frequentemente. Sotto il Re Sole quindi i castrati c'erano in Francia, ma erano relegati ad interpretare un ruolo marginale, facendo una piccola parte dei programmi che venivano proposti al pubblico: i castrati non furono MAI una tradizione o una moda: e quando anche il pubblico andava ad ascoltarli, aveva sempre prima un timore, una apprensione di ascoltarli, poi però veniva anche conquistato, ed allora scattavano le lodi.

La Cappella Reale di Versailles, non quella odierna che vediamo, ma la quarta, cioè quella non definitiva, vide, dal momento del trasferimento definitivo della Corte nel 1682 al Palazzo di Versailles, esibizioni di castrati come parte integrante del coro.

Certo i ragazzi cantavano nella Cappella, ma il Re si era reso conto che mancava qualcosa, che mancava la potenza vocale: fu così che il Re Sole decise di inviare Paolo Lorenzani in Italia per ingaggiare dei cantanti castrati per la Cappella Reale. La Musica di Couperin e di Delalande è fatta quindi e scritta anche per castrati: nelle loro partiture sono scritti i nomi e cognomi dei castrati italiani. La Cappella definitiva di Versailles, quella che anche oggi possiamo ammirare, è fatta per il Re, per gli occhi del Re, che si sistemava per assistere alle funzioni al primo piano: oggi, se guardiamo dal piano terra la Cappella, sì è bella, ma non riusciamo a percepire perchè è stata costruita così. Dove c'è l'organo si ponevano i cantanti in centro(mentre a destra e a sinistra i cortigiani): il direttore dava le spalle all'organo per vedere il Re: mica si poteva dare le spalle al Re!

Nel 1773: la disposizione dei cantanti prevedeva sia i falsettisti che i castrati - ed il prof Barbier ha fatto vedere una piantina con nomi e cognomi, con al centro il maestro che guardava il Re e i musicisti davanti. Fra i Castrati identificati c'è il Paccini, un castrato soprano, che al Louvre è dipinto da Watteau, cantante di Delalande.

 

"Tre ritratti di musicisti" di  Jean-Antoine Watteau

Al centro Andrea Paccini

 

Nel corso della monarchia assoluta i castrati riuscirono ad integrarsi in Francia, perchè erano amati da Re: quando essi invecchiavano e non erano più all'altezza dell'incarico, si andava in Italia per ingaggiarne altri. Un segno della considerazione che ottennero i castrati in Francia è il livello degli stipendi e gli onori che ricevevano rispetto i cantanti francesi: gli stipendi erano equivalenti a quelli dei cantanti francesi, ma spesso si è registrata una evoluzione: Paccini è riuscito a più che raddoppiare lo stipendio in 10 anni di servizio: questa era una cosa unica, un cosa che non si faceva per nessuno: la cifra di 6.000 lire che ottenne era enorme ed una cosa inaudita.

Favalli riuscì a comprarsi una magnifica proprietà in Toscana.

Un trattamento priviligiato era riserbato per i musici: i castrati avevano il privilegio di poter cacciare nelle terre del Re: questo scatenava delle gelosie naturalmente.

Altro onore: esisteva in Francia la tradizione di presentare al Re i nuovi cantanti: tale tradizione si mantenne sino al 1774, poi essa si mantenne solo per i castrati e non per i francesi. Ci sono dei documenti dei fratelli Besch, che cantavano nella Cappella Reale, che attestano la gelosia di tutti questi riguardi verso gli italiani, visto che affermarono che "... a volte piacciono di più gli onori che il denaro...": chi non riceve gli onori veniva vista come una umiliazione.

 

La Maison des Italiens

 

 

Era una residenza, detta anche "La piccola Versailles", edificata a 2 chilometri circa da Versailles nel 1686 ed occupata - con opportuni ampliamenti a destra e sinistra del corpo centrale - sino al 1748: per circa 60 anni questa casa fu la dimora di castrati italiani. 

Questa costruzione è ancor oggi in piedi, e stanno preparandosi per aprirla al pubblico: seguono alcune visuali di foto scattate fine Agosto 2006.

 

Facciata visuale verso sinistra

 

Facciata visuale verso destra, dove anche una entrata al giardino

 

Altra visuale verso destra, dove anche una entrata al giardino

 

Questa casa fu eretta da un amico coetaneo del Re Sole, molto brutto, gobbo, basso alto circa un metro e mezzo, ma con una voce sublime. Si disse che l'unica cosa da salvare di questo uomo, di nome Bandiera (e che visse 102 anni!!!), era la voce: così si fece praticare la castrazione clandestinamente in Francia allo scopo di  conservare la voce: quando il Re Sole seppe, andò su tutte le furie: non si doveva castrare un francese e per di più in suolo francese. 

 

De la Barr fu colui che finanziò la costruzione della Maison per amicizia verso i castrati, e visto che non ebbe prole, decise di lasciare ogni sua sostanza a loro dopo la sua morte, come in effetti avvenne.

 

Il Re, i duchi e tutta la Corte di Versailles frequentava la Maison des Italiens ad ascoltare i concerti che vi si tenevano: ecco un altro segno dell'accettazione dei castrati in Francia.

Un altro aspetto di integrazione dei castrati può dedursi dalla loro frequente partecipazione come padrini dei bimbi francesi. Alcuni dei castrati chiesero addirittura la naturalizzazione francese: sono così definiti i "castrati nell'ombra" perchè hanno sempre cantato nella cappella, ma mai nell'opera, e quindi per il fatto che non ottenevano le glorie dei loro colleghi nei teatri europei, possono definirsi nell'ombra. Essi diedero fedeltà al Re e alla Francia.

I 4 castrati eccellenti in Francia furono additati il Bandiera, il Paccini, il Fornara e il Favalli: per essi i fratelli francesi Besch espressero grandi elogi.

La Maison des Italiens è fornita anche di un piccolo giardino aperto al pubblico, come spazio per passare un paio d'ore di relax, leggendo magari un libro, oppure per far giocare i pargoli...

 

Entrata verso i giardini, a destra della Facciata principale de La Maison des Italiens

 

La Maison des Italiens, vista dal cancello dei giardini

 

La Maison des Italiens, vista dal cancello dei giardini

 

Qui sotto qualche foto anche dell'Interno della Maison des Italialiens

 

Interni piano terra

Altre visuali di interno al piano terra, qui sotto:

Altre foto

Il Retro della Maison des Italiens, parte rivolta verso il giardino (foto sotto)

Facciata verso il giardino, altra visuale

Ancora visuale dal giardino - Lato della costruzione, sempre dal Giardino

Sulla Maison des Italiens esiste indubbiamente il libro di Patrick Barbier intitolato "La Maison des Italiens - Les Castrats" - Edito da Grasset - 1998.

Poi Uscirà in Dicembre 2006 la Rivista annuale VERSALIA, con numero 10, rivista annuale degli AMICI DI VERSAILLES, http://www.amisdeversailles.com/ , dove si parlerà di questo edificio: sicuramente non viene visitato dai turisti, che indubbiamente vengono attratti - e molto giustamente mi sento di aggiungere - dalla Splendida Reggia di Versailles.

Dove si trova questa " Maison des Italiens" ?

 Qui 

Indicata con una freccia Rossa nella planimetria della Città di Versailles, raggiungibile a piedi sia dalla stazione dei treni RER Versailles Rive Gauche, sia da quella di Versailles Rive Droit.

Nel 1950 è stata riacquistata dalla Municipalità di Versailles, dopo che era stata venduta nel 1745 dall'ultimo castrato che lì vi risiedeva. Essa oggi è ancora in piedi, resistendo alle guerre ed alle rivoluzioni, ed è situata nella città di Versailles, nel quartiere Montreuil, in via Champ-Lagarde, al numero 15. Essa fa parte del Museo du Compagnonage, e la visita da parte del pubblico non è offerta tutti i giorni, ma esistono delle date precise:

 Il 7 settembre 2006 per esempio ne è stata organizzata una che si è tenuta dalle 14.00, ed il prezzo è di 11 Euro, Prenotazione obbligatoria. Il referente del Museo è Messieur Saffré: 01 - 30970729, naturalmente col prefisso francese.

A cura di

Arsace da Versailles

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