La fine della Regina Maria Antonietta Il 16 Ottobre 1793, la Regina muore sul Patibolo.
Tratto dalla serie LA RIVOLUZIONE FRANCESE Alcuni fatti devono essere riportati per il fatto di essere curiosi, capaci di illustrare, come testimonianze storiche, il clima di quei giorni di violenza inanudita, dove la ragione, che tanto veniva professata ed idolatrata, era in tutt'altro luogo, fuggendo quei luoghi d'orrore .... Pieno di Sangue Durante l’esecuzione della Regina Maria Antonietta viene riportato il
curioso caso Maingot. Quest’uomo venne scoperto,
tutto coperto di sangue, mentre usciva dal di sotto del patibolo dopo
l'esecuzione. Venne arrestato da coloro che lo videro in prima fila. Si chiamava
Maingot ed esercitava la professione di
rigattiere. Il
fatto che portasse all'occhiello un garofano diede molto da pensare. “Conoscete
Rougeville, ex cavaliere di San Luigi?”. Maingot nega. Allora venne
perquisito e si trovarono addosso 2 immagini sacre, un chiaro “segno
di riconoscimento dei nemici della Repubblica”. Egli
portava dei curiosi tatuaggi; aveva un cordoncino azzurro al collo con
all'estremità una croce pendente; sul petto c’erano le lettere G. B.,
sul braccio destro invece le lettere J. H. S. e il suo braccio sinistro
aveva inciso un crocifisso. C'era
di che essere mandato alla ghigliottina nelle 24 ore! Maingot
quindi si presentò ben 2 volte davanti al Tribunale - una volta per il sangue
ed per il garofano, ed un'altra per i tatuaggi e le immagini sacre - e fu
prosciolto! Gli
furono persino restituiti i suoi indumenti macchiati di sangue! Era
riuscito a provare che “le stimmate impresse sulla sua pelle” datavano dal
1787, epoca in cui era soldato “al reggimento di Neustrie”, e che le
immagini le aveva trovate per terra. Quanto al sangue, sostenne “d'essere stato spinto dalla folla” e di aver “camminato nel sangue con l’intenzione di farne scomparire ogni traccia”. La Cospirazione dei Parrucchieri Come
si concluse la triste congiura dei parrucchieri, i cui particolari si trovano
nell'inserto W. 311 degli Archivi Nazionali? Subito
il giorno dopo quello dell'esecuzione, il 17 Ottobre 1793, i capi della
cospirazione, in numero di 29 - i volontari furono lasciati in pace -
sono arrestati
e mandati alla Conciergerie. Fouquier-Tinville,
il 17 gennaio 1794, fa salire al tribunale i 29 “colpevoli
di aver ordito una cospirazione intesa a rapire la Capeto per sottrarla alla
vendetta nazionale”. Sfilano 54 testimoni: cappellai, tintori,
lavandai, tessitori, carbonai e parrucchieri! Terrorizzati, cercarono la
salvezza riversando tutto addosso al merlettaia, ai coniugi Lemille, a Basset e
al piccolo lustrascarpe. Dopo
3 giorni di dibattito, Basset e Lemille, come pure la moglie del Lemille e
quella del Fournier, promotori della cospirazione, furono condannati a morte.
Altri 13 congiurati vengono incarcerati “fino alla
pace”. Il
piccolo lustrascarpe, “data la sua età”,
ottiene 20 anni di prigione. Mentre si annunciò il verdetto, la povera merlettaia cieca abbracciò baciando il figlioletto. “I singhizzi la soffocano”, riporta un testimonio. Nella carretta, lungo il percorso, si ode che ripete piangendo: “Pobré pitit... Pobré pitit!” (ossia, povero il mio piccino!). I parrucchieri morirono con coraggio e dignità. La merlettaia invece si
dibatté con una tale energia, che la lama non riuscì a staccarle la testa
pienamente. Solo
2 giorni dopo, su quella stessa piazza dove fu ghigliottinata sua madre, il
piccolo lustrascarpe di appena 14 anni viene posto sul patibolo: legato ad un
palo in modo che tutti possano leggere il suo nome, la sua età, la sua
professione ed il testo della sentenza. Questo fu, nel Nevoso dell'anno II della
rivoluzione, la fine degli ultimi difensori della Regina di Francia. Vicina
a due odiosi Nel registro d'immatricolazione della Conciergerie (W. 15.534 II),
è curioso come la sorte giochi cattivi accostamenti: se si sfoglia l'inventario,
redatto dopo il decesso della vedova Capeto (camicie di tela fine, mantellina di
raso di San Marco, due paia calze nere, una cuffia di lino, una cintura di
crespo, ecc.), si capisce come questi “stracci”
furono dati, come usava, alla Salpêtrière, per essere distribuiti ai detenuti.
Ma è grottesco appunto come, nello
stesso registro d'immatricolazione, a poche pagine da quelle che si occupano della
Regina, si trovano le “eredità” delle due
persone ch'ella ha maggiormente detestato durante la sua vita. Dopo “il
piumino di cigno, e la scatoletta di pomata in ferro bianco” che
conclude l'inventano di Maria Antonietta, è sufficiente girare 2 pagine del
registro... che, dopo il Baylly, che non ha lasciato che un orologio d'oro e una
chiave, si trova la successione di Filippo-Egalité. E’ un vero
guardaroba da dandy, il più lussuoso tutti i condannati! E' incredibile la
caterva di brache, marsine, di cravatte, di vesti da camera che aveva a suo nome.
Ci sono perfino posate d'argento, ed un “nécessaire” da campagna ed una
“vacca” da carrozza. Ma non finisce qui: proseguendo altre 2 pagine, in data 19 Frimaio, si può leggere l'inventario della Contessa du Barry. Nella cella, abbandonata per il patibolo, è stata rinvenuta solo una cassetta di legno bianco contenente due teiere e due tazze: e basta! Il Becchino Joly Quando
interrò il corpo di Maria Antonietta il becchino Joly? Per
quanto tempo il cadavere rimase steso sull'erba? Non
si sa di preciso... Soltanto il 1° novembre l'affossatore presentò il suo
conto: La
vedova Capeto per la cassa
5 lire
s. Per
la fossa e gli affossatori
15 lire e 35. Per ottenere un rimborso, l'autorità aspettò ben 4 anni circa.
Solamente nell’anno V, il commissario Dardoize mise in vendita all'incanto gli
oggetti sequestrati al Tempio e mostrati in Tribunale. Non rimaneva più che un
“necessaire” di marocchino verde, che arrivò a 5 franchi e 75 e 3 piccoli
ritratti in astucci di zigrino, che fruttarono 4 franchi e 40... Il resto si era
volatilizzato…. Rubato? chissà da chi…... “Fatto
ciò, visto che non esiste più niente da dire, fare o rendere, abbiamo fissato
l'ammontare dei detti oggetti alla somma di 10 franchi e 15 centesimi”.
(Archivi della Senna). Ecco
l’incasso de “i beni raccolti e confiscati a
profitto della Repubblica”. Un Atto mai compilato Per
finire, si riporta l'atto di decesso della Regina: “Atto di decesso di Maria Antonietta Lorena d'Austria,
del 25 del mese ultimo, dell’età di 38 anni, vedova di Luigi Capeto. Su
dichiarazione fatta alla Comune da ________________ dell’età di __________
anni, di professione ____________ domiciliato a ____________ . Detto
dichiarante ha detto essere ________________ Il
___________________” Da ciò si evince come nessuno ebbe l’ardire di recarsi presso
l'Hôtel-de-Ville per dichiarare la morte della figlia dell'Imperatrice Maria
Teresa d'Austria, vedova del Re di Francia. A cura di Arsace da Versailles |