Dotato per gli studi, ma pigro, incostante, amante un po’ troppo dei piaceri della tavola, egli ricevette grazie a Dubois una approfondita formazione in parecchie discipine: religione, storia, matematica, geometria, trigonometria, poesia, mitologia, latino, spagnolo, italiano, tedesco, senza dimenticare il maneggio delle armi.

Relativamente al fisico, egli presentava un viso sottile, piacevole, con un bell’ovale, di colore bianco ed i capelli color corvo.

Presentato a Versailles per la prima volta nel maggio 1685, egli ricevette il titolo di “Petit-fils de France”.

 

Nell’ordine di successione al trono, egli era dopo i “Fils de France”, Il Grande Delfino, i suoi tre figli, i Duchi di Borgogna, d’Anjou e di Berry, e Monsieur, il suo proprio padre.

Il 18 Febbraio 1692, Luigi XIV, volendo riunire la sua famiglia legittima ai bastardi leggittimati, lo sposò con Françoise Marie  de Bourbon, seconda madamigella di Blois, una delle figlie che il Re Sole ebbe con Madame de Montespan.

Philippe aveva 17 anni e mezzo, Françoise Marie 15. 

Mademoiselle Seconde de Blois, moglie del Reggente

Filippo intrattenne dei legami con delle donne occasionali, commedianti o figlie d’Opera, poi intrattenne una relazione di 10 anni con una damigella d’onore di sua madre, Mademoiselle de Séry, che divenne Contessa d’Argenton e da cui ebbe 2 figli.

Philippe ebbe degli incontestabili doni artistici, amava il teatro, interpretava dei brani di Moliére, presenziava nelle mascherate e nei balletti.

Mademoiselle de Séry, che divenne Contessa d’Argenton

Con il suo intendente di musica, Marc Antoine Charpentier, scrisse l’opera PHILOMELE.

Gli si debbono perè ascrivere altre opere, LA FUITE D’ARMIDE, e PENTHEE.

Egli apprese l’arte del disegno da Antoine Coypel e la miniatura da Antoine Arlaud, decorò parecchie sale del Palais-Royal, dipinse un soffitto a Meudon ed ornò il boudoir di sua moglie al Castello de Bagnolet con quadri che avevano come tema sull’amore di Dafne e Cloe…

Un’altra passione l’animava, ma non ortodossa: la chimica.

Nel suo laboratorio al Palais-Royal, compose delle pietre sintetiche e dei profumi in collaborazione con lo scienziato olandese Guillaume Homberg, e lavorò alla realizzazione di diverse leghe con il fisico tedesco Tschirnhausen.

Questo superdotato curioso di tutto si interessava anche d’alchimia, ricercando la pietra filosofale, capace di trasformare il rame in oro.

Luigi XIV lo chiamava ridendo “il dottore della famiglia”.

Ma i bigotti, in special modo Madame de Maintenon, lo consideravano un sacrilego.

Le cose si aggravarono quando si seppe dedito all’occultismo, andando con qualche compagno di dissolutezze ad invocare il diavolo nelle cave di Vanves e di Vaugirard.

A partire da questo momento, egli fu tenuto a distanza dal Re.

 

Alla morte del fratello del Re, Monsieur, nel giugno del 1701, egli divenne il nuovo Duca di Orléans, il secondo Duca d’Orléans.

A partire dal 1702, essendo un Principe di Sangue, avrebbe dovuto giocare un ruolo di primo piano nella Guerra di Successione di Spagna, proprio perché si era distinto nella precedente, quella della Lega d’Asburgo.

Ma Luigi XIV, che diffidava oramai di lui, non lo coinvolse se non nel 1706, dopo le terribili sconfitte di Blennheim e di Ramillies. Il Re lo piazzò alla testa delle armate in Italia, confidando invece segretamente tutto il comando al Maresciallo di Marsin.

Chiaroveggente, Filippo volle portarsi ad un incontro con il Principe Eugenio di Savoia, che veniva attraversando la pianura del Po a liberare Torino assediata dai francesi.

Marsin glielo impedì, prendendo dalla sua borsa l’ordine del Re che l’obbligava all’obbedienza. Questo impedimento fu un errore e la battaglia si trasformò in un incubo. L’armata reale si disperse e Marsin fu ucciso. Il Re, che ammirava come tutta la Corte l’eroismo nel combattimento di suo nipote, si dispiacque della sua decisione.

Il Reggente, Philippe, II Duc d'Orléans 

Così, nel 1707 e 1708, gli confidò i pieni poteri in Spagna.

Filippo sottomise il Regno di Valencia e di Tolosa.

Dappertutto egli dava prova del suo talento, della sua energia, della sua autorità.

L’incenso del successo gli diede alla testa?

Fatto sta che egli fu richiamato in Francia alla richiesta di suo cugino Filippo V, geloso e inquieto.

Castello di Bagnolet

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