Gli ultimi giorni di Luigi XIV
Riguado il 20 Agosto
1715, il Duca di Saint-Simon, che
frequentava in quel periodo la Corte di Versailles, riportava nelle sue
MEMORIE che la sua sposa, ritornata quel giorno lì dalle acque di
Forges, si trovava nella strada del Re:
“Il Re, entrando dopo cena nel suo Gabinetto del Consiglio, la vide.
Fece fermare la sua sedia a rotelle, le testimoniò molta bontà sul suo
viaggio e sul suo ritorno, poi continuò a farsi spingere da Blouin
nell’altro Gabinetto delle Parrucche. Questa fu l’ultima donna di Corte
a cui egli abbia parlato […]. Madame de Saint-Simon mi disse la sera che
non avrebbe riconosciuto il Re se l’avesse incontrato altrove che presso
la sua dimora. Lei non era che partita da Marly per Forges che il 6
luglio”. Nel momento stesso in cui il Re non lasciò più la sua
stanza, gli accessi alla stessa si modificarono completamente.
Versailles in subbuglio A partire dal momento in cui il Re non lasciò più la
sua camera, l’anticamera Occhio di Bue, l’area mitologica della Camera
reale, al sud, era stata requisita dai medici e dai domestici. Il Duca
di Saint-Simon ha lasciato una descrizione della “meccanica
dell’appartamento del Re durante la sua ultima malattia”:
“Tutta la Corte si teneva tutto il giorno
nella Galleria degli Specchi. Nessuno si avvicinava nell’anticamera
Occhio di Bue, la più vicina alla Camera di Sua Maestà, tranne i
consueti valletti
e la farmacia, che vi facevano riscaldare ciò
che era necessario. Vi si passava solo e velocemente, da una porta ad
un’altra.” Mentre la parte delle anticamere, a sud della camera del Re, era riservata al servizio domestico più stretto, tutta la Curia è, sistemato a Nord, e i Gabinetti servirono fin da quel momento d’anticamera: “Le entrate (di ufficiali e cortigiani) passavano nei Gabinetti (Gabinetto del Consiglio e Gabinetto delle Parrucche) attraverso la porta di specchi che si affaccia alla Galleria adiacente, che stava sempre chiusa e che non si apriva se non vi si grattava, e si richiudeva subito. I Ministri ed i segretari di Stato vi entravano anche e tutti si mantenevano nel Gabinetto che univa la Galleria. Né i Principi di Sangue né le Principesse, figlie del Re, entravano più avanti, a meno che il Re non le chiamava, cosa poco frequente. Il Maresciallo di Villeroy, il Cancelliere
Voysin, i due figli adulterini (il Duca del Maine e il Conte di Tolosa),
Monsieur il Duca D’Orleans, il padre Tellier, il curato della parrocchia
(Huchon), il primo chirurgo del Re Georges Mareschal, il primo medico
Fagon e i primi valletti da camera, quando non erano nella Camera,
stavano nel Gabinetto del Consiglio, che si trova fra la Camera del Re e
questo piccolo Gabinetto (quello delle Parrucche), dove c’erano i
Principi e le Principesse di Sangue, le entrate ed i Ministri”. Il 21 Agosto
1715 al mattino, i medici entrarono nella
Camera del Re e gli presero il polso ognuno a proprio turno, iniziando
da quello più vecchio. Si accontentarono di prescrivere un lassativo al
loro Reale paziente. La sera, Luigi XIV si concede il piacere di un momento
musicale, sempre nella sua Camera. Il 22 Agosto
1715, dei nuovi medici venuti da Parigi
giunsero al suo capezzale: gli prescrissero del latte d’asina,
considerato come un fortificante, così come della china, un
antipiretico. Il 24
Agosto 1715, alle 21.00, il Re cenò nella sua Camera con un piccolo coperto alla presenza di qualche
cortigiano. Saint-Simon era lì e raccontò: “ Io osservavo che non poteva
più inghiottire se non del liquido e che aveva dispiacere ad esser
guardato in quelle condizioni. Egli non potè terminare e disse ai
cortigiani che li pregava di passare, ossia di uscire”. Secondo il Marchese di Dangeau, che teneva una cronaca quotidiana della Corte, il Re era in quel momento in preda a dei grandi dolori: “Si temeva che la cancrena non fosse nella sua gamba”. Questa diagnosi emanata dal primo chirurgo Mareschal, che era insospettito da qualche giorno da una nefandezza al piede. Dovuta ad una ostruzione dei vasi sanguigni causata da dei coaguli, questa terribile malattia comprometteva le possibilità di sopravvivere del Re.
Identificata tardi questa spiegò come Luigi XIV avesse
domandato di confessarsi al padre Tellier, il suo confessore gesuita. A partire dal 25
Agosto 1715, gli ultimi momenti della
vita del Re furono ancora più precisamente conosciuti grazie alla
“MEMORIA SU CIO’ CHE E? SUCCESSO NELLA
CAMERA DEL Re DURANTE LA MALATTIA”, redatto dal Marchese
di Dangeau, fedele cortigiano ed amico di Luigi XIV. Così, verso le sette di sera,
Luigi XIV si risvegliò "con un polso molto cattivo ed una assenza di
spirito che spaventò i medici e che fece decidere di dargli
immediatamente il
viatico, l’eucarestia per chi sta per lasciare la vita terrena, per
prepararlo a passare alla vita eterna". Il viatico e l’estrema unzione sono allora eseguiti dal
Cardinale de Rohan, Grand cappellano di Francia. Saint-Simon ha
rafforzato l’impressione, sentita da Dangeau, di una cerimonia compiuta
con fretta ed un po’ improvvisata. Al contrario i fratelli Anthoine
hanno descritto l’accaduto come un corteo imponente, una cerimonia
degna, e un momento commovente.
Autori di un prezioso
“Giornale
storico o recita fedele di ciò che è successo nei più importanti momenti
della malattia e della morte di Luigi XIV”,
questi due fratelli sono uno un ragazzo della camera e l’altro il tutore
dei piccoli cani del Re, tutti e due porta-archibugio del Re. La loro
testimonianza in realtà venne a completare quella di Dangeau, più
affidabile, ma talvolta meno precisa e meno dettagliata. Immediatamente dopo aver ricevuto
gli ultimi sacramenti, Luigi XIV si fece portare su una piccola tavola e
scrisse “con la sua propria mano quattro o cinque righe sulla quarta
pagina di un codicillo che il Re aveva fatto e di cui le tre prime
pagine erano già riempite” (Dangeau).
Oggi conservato al Palazzo di Soubise, questo documento
così recita: “Io nomino per precettore del Delfino il signor
de Fleurry, antico vescovo di Frégeous, e per confessore il padre
Tellier. Questo 23 Agosto 1715. Luigi. Luigi.” Queste parole sono state scritte con calligrafia incerta ed approssimativa e l’errore di data (era il 25) fa comprendere come il Re era affaticato dalla malattia. Luigi XIV domandò in seguito di vedere il Duca d’Orleans.
Secondo Dangeau sempre, “gli parlò per parecchio tempo e gli parlò con molta stima e amicizia, e assicurandolo che non avrebbe trovato niente nel suo testamento di cui avrebbe potuto dispiacersi, raccomandandogli la persona del Delfino e l’interesse dello Stato. Dopo questa conversazione, la notizia si sparse per tutta la Corte che il Re l’aveva nominato Reggente”.
Elle sue MEMORIES, Saint-Simon ritornò su questo colloquio: "Il Re gli testimoniò molta stima, amicizia e fiducia: ma, ciò che è terribile, con il corpo di Cristo ancora sulle labbra ancora, gli assicurò che non avrebbe trovato nulla nel testamento di cui essere scontento, poi gli raccomandò lo Stato e la persona del futuro Re. Tra la sua comunione, l’estrema unzione, e questa conversazione, non passò che mezz’ora: il Re non poteva aver dimenticato le strane disposizioni a cui si era dedicato con tanta pena e che testé appena ritoccato recentemente nel mezzo del suo codicillo, che metteva il coltello alla gola a Monsieur il Duca d’Orleans, poichè egli consegnava la sua sorte nelle mani del Duca del Maine. Questo pettegolezzo, il primo che il Re avesse mai avuto con Monsieur il Duca d’Orleans, si diffuse istantaneamente: tutti sapevano che era stato nominato Reggente".
Ma in che consiste dunque questo codicillo di cui fa menzione il memorialista, redatto il 25 Agosto 1715? Questo documento viene a completare il testamento del Re del 1714, che ha previsto un consiglio di reggenza, del quale il Duca d’Orleans ne sarebbe stato il capo e dunque il Duca del Maine avrebbe ricoperto solo il ruolo di uno dei membri, incaricato di sorvegliare la sicurezza e l'educazione del futuro Re, che era ancora minorenne. Tuttavia, e Saint-Simon si dimentica di ricordarlo, il ruolo del Duca del Maine era già stato dimezzato da un primo codicillo che viene datato il 13 aprile 1715, che nomina il maresciallo de Villeroy tutore del futuro Re minorenne. Ora quanto al secondo codicillo non riguarda semplicemente il Duca del Maine e non lede il Duca d’Orleans, contrariamente a quello che lascia intendere Saint-Simon. Egli ha scritto le sue Memorie tardi a partire dagli anni 1740: con tutto il suo odio verso il Duca del Maine, il memorialista ha esagerato il ruolo che egli riteneva pregiudizievole verso il suo amico, il Duca d’Orleans. L’accusa di Saint-Simon è grave e lascia capire che il Re, avendo appena mentito a suo nipote dopo aver fatto la comunione, si era reso colpevole di un sacrilegio e aveva compromesso la sua salvezza. In più formulata tardi, dopo la morte del Re e la presa del potere Duca d’Orleans - che si fece proclamare reggente del regno a costo di una modifica del testamento del Re - il giudizio di Saint-Simon non tiene conto del contesto di successione degli eventi del 1714-1715. Nominando in Agosto 1714 il Duca d’Orleans come capo del consiglio di Reggenza, Luigi XIV ha di fatto rifiutato di tener conto delle eventuali pretese del suo proprio nipote, il solo ad essere sopravvissuto e designato succedergli un giorno. |