Gli Atti di Atto Nessuno aveva dimenticato il castrato Atto Melani dopo l'esecuzione splendida nel ruolo protagonista di ORFEO di Luigi Rossi , tanto che la sua stessa arte vocale aveva influenzato la composizione dello stesso Musicista. Ma Atto Melani era caduto in disgrazia agli occhi del Re Luigi XIV°. Cosa era accaduto? Atto non era solamente uno degli elementi del Gabinetto del Re, ma era stato anche incaricato di assolvere diverse missioni diplomatiche per il Cardinale Mazzarino fina dal 1653. Quando la morte colse l'Imperatore della Germania, Mazzarino aveva dato ad Atto l'incarico di convincere l'Elettrice di Baviera di spingere suo marito ad ergersi come imperatore, poichè questo giovava agli interessi della Francia. Il Cardinale aveva scelto proprio il castrato rispetto i suoi ministri per questo incarico, poichè voleva far leva sul fatto che l'Elettrice adorava Atto Melani, ed inoltre i frequenti viaggi del castrato a Monaco non avrebbero destato sospetti, proprio per il fatto che era un cantante e quindi le motivazioni di tali spostamenti potevano essere chiaramente intese come artistiche, sia per il fatto che la sua professione era una ottima copertura: difficilmente si poteva pensare che un cantante si potesse occupare di politica. E' proprio per questo che il Re lo nominò Gentiluomo di Camera, una prestigiosa ricompensa e rara, che può ben accumunare Atto Melani al ruolo che Farinelli giocherà in Spagna. La carica inole aveva anche un altro significato, era un modo con cui il Re ricompensava Atto per la sua intermediazione amorosa e focosa con la nipote del Cardinale Mazzarino, la bella Maria Mancini. Tutto però si frantumò nel momento in cui il Re scoprì che il suo devoto confidente, a cui aveva molte volte lasciato passare gli eccessi e le stravaganze, lo aveva tradito rendendo note al Cardinale delle sue informazioni personali, se non anche comunicandole note all'estero. Ma a queste mancanze se ne univa un'altra che portò alla disgrazia il musico cantore: il suo legame stretto con il Sovrintendente delle Finanze Nicolas Fouquet. Atto, nel periodo in cui era in trasferta per Roma, cadde nell'errore nell'indirizzare una copia della corrispondenza del Re a Nicholas. Poco dopo esser stato messo in guardia dal Cardinale Mazzarino, prima della sua morte, sulla strana gestione delle finanze da parte di Fouquet e della sua smodata generosità, Luigi XIV° (qui a sinistra) venne a scoprire la presenza di sue lettere a Vaux-le-Vicomte. Anche questo contribuì alla disgrazia del Ministro Fouquet, che, partorita sia dalla gelosia che dalla repressione delle irregolarità politiche e finanziarie, trascinò allo stesso tempo sia il castrato Atto Melani, che fu allontanato dalla Francia, sia dello scenografo Torelli, che anche lui era molto legato al Sovrintendente. Nel giro di poche settimane molti fatti si mescolarono: il tradimento di Atto, la morte di Mazzarino e l'arresto di Nicholas Fouquet a Nantes. Nessun tramite riuscì a difendere la causa di Atto, anche se Monsieur de Lionne impedì al Re di mandarlo in disgrazia. Atto apprese a Roma che era "indesiderato" alla Corte di Francia, in aggiunta del fatto che non gli era stato affidato alcun ruolo in HERCULE AMOUREUX di Cavalli. Tutto accadeva in un momento in cui in Francia negli ambienti musicali ed aristocratici di Parigi non si poteva più tollerare la immanente presenza dei castrati italiani, etichettati con disprezzo "eunuchi". Atto non tralasciò questo affronto e non smise di gridare all'ingiustizia. Con una teatralità che gli era innata, egli finse di essere al margine di un baratro in una celebre epistola al ministro Hugues de Lionne: "Voi mi dite che il male è senza rimedio e che il Re è sempre irritato con me. E' l'inizio della mia morte che voi mi avete tracciato scrivendomi ciò... la mia anima non è così forte per resistere ad un dolore così grande.... Sappiate chenon c'è una sola animache lo sappia qui dalal mia bocca e che a forza di dissimulare, io i sono distrutto il cuore e l'anima. Io piango di giorno e di notte, come quando si è perduta la propria amata, ma presto io mi ritirerò in un luogo di campagna dove io non vedrò più nessuno. Io parto domani per questo posto, e voi sarete sempre con me. Se il buon Dio non fa in modo che io dimentichi il Re, il male sarà incurabile e io ben presto morirò". Atto era molto più umiliato che disperato: la famiglia Melani era ben propensa per loro vera seconda natura, ad occuparsi di diplomazia e spionaggio, e quindi Atto aveva di che rifarsi una seconda vita. Durante il suo esilio, si mise al servizio del Cardinale Rospigliosi e si industriò molto per contribuire alla sua elezione alla Cattedra di San Pietro: Rospigliosi divenne infatti Papa Clemente IX nel 1667. Rospigliosi e Melani erano perfettamente in sintonia, tanto che lo stesso Papa stese dei libretti d'Opera, fra cui si può ricordare il SANT'ALESSIO, musicata da Stefano Landi, e BALDASSARRA, che si incentrava sul soggetto della vita pia di una attrice del teatro spagnolo: questa opera, musicata da Abbatini, era stata messa in scena 7 volte sotto il suo pontificato con le macchine del Bernini. Nel 1668, a 42 anni, si ebbe una delle ultime apparizioni di Atto in scena: cantò presso la famiglia Rospigliosi. La sua vita continuò ma tralasciando il canto e dedicandosi alla vita politica e diplomatica. Jean de la Fontaine ben dopo 15 anni dalla caduta in disgrazia di Atto Melani, si ricordava bene del prodigio canoro del castrato (qui sotto non tradotto per lasciare la sonorità francese ai versi): Niert, qui, pour charmer le plus juste del Rois, Inventas le bel art de conduire la voix Et dont le gôut sublime à la grande justesse Ajouta l'agrément et la délicatesse: Toi qui sais mieux qu'aucune les succès que jadis, Les pièces de musique eurent dedans Paris Que dis-tu de l'ardeur dont la Cour échauffée Frondait en ce temps-là les grands concerts d'Orphée Les lons passages d'Atto et de Leonora, Et du déchaînement qu'on a pour l'opéra?Nel 1679 però fece ritorno in Francia, proprio perchè i suoi legami con i Papi giustificarono la necessità di un suo ritorno a Corte. Il perdono del Re Sole si fece dunque attendere per un arco di tempo pari a 15 anni circa, ma poi Luigi XIV° lo utilizzò come agente segreto per ben 35 anni nei rapporti verso Roma: molte delle nomine e dei titoli francesi presso la Santa Sede sono opera di Atto. Melani gioì in particolar modo per le missioni che coinvolsero anche il cardinale de Bouillon, (a sinistra in un dipinto di Hyacinthe Rigaud) di cui esiste una lettera nella quale Atto gioisce per il Cardinale e gli comunica tutta la felicità della Corte. Atto fu ambasciatore anche del Granduca di Toscana, e fu proprio a lui che comunicò nel 1687 la morte di Lully e la disgrazia della Setta di Roma....ecco un estratto della lettera... "Gli esiliati sono tutti discepoli del famoso Baptiste, e sembra che dopo la sua morte, la sua setta non possa mantenere il prestigio e la potenza di cui essa poteva godere prima, grazie agli appoggi di cui si giovava a Corte". Anche Atto fu naturalizzato francese ed ottenne come ricompensa dei suoi servizi l'Abbazia di Normandia, tant'è che Atto prese a firmarsi nei documenti come "L'Abate Melani". Soddisfatto di esser stato parte integrante di manovre sulla scacchiera franco italiana a favore di Luigi XIV° Mélani (francesizzato il cognome) morì a Parigi nel 1714, all'età di 88 anni.
A cura di Arsace da Versailles Notizie e fatti tratti da LA MAISON DES ITALIENS del prof. Patrick Barbier
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