L'Atys di J.B. Lully Nel pieno periodo dell'affare dei Veleni, l'opera nuova che va in scena uscente dalla mente del compositore di Corte Lully è l'Atys, opera ripresa nuovamente nel Maggio 2011, dopo decadi, dal Maestro William Christie. L'opera fu chiamata "L'opera del Re" e Luigi XIV, che aveva preso una parte attiva alla sua preparazione, ne canticchiava volentieri le arie. Il suo trionfo fu eclatante nella sua messa in scena dalla sua creazione al teatro del Palazzo Reale, poi ad ogni ripresa. Ammirabilmente strutturato, Atys è anche la prima opera a centrare la sua trama sull'amore e la prima tragedia francese a far morire il suo eroe in scena. Introducendo la poesia del sentimento nel teatro delle convenzioni, le sofferenze della ninfa Sangaride e del pastore Atys ci toccano come lo smarrimento della giovinezza messa a confronto con un mondo di intransigenza e di sacrificio. Prologo Il Tempo e le Ore celebrano Luigi XIV. Flora preannuncia la primavera allo scopo di fargli la sua corte prima della sua partenza per la guerra. Melpomene, musa della tragedia, la allontana: lei vuole approfittare dell'inverno e della Corte riunita per evocare i ricordi degli amori di Cybèle e Atys. Iris le riconcilia: che la Natura e l'Arte si riuniscano per festeggiare "il più grande degli eroi". Atto I Atys riunisce il popolo frigio per celebrare la Dea Cybèle. Idas compara il suo zelo reliioso alla insensibiità del suo cuore. Dopo aver proclamato la sua risoluzione di non amare mai, Atys confessa di aver fallito. I due sono interrotti da Sangaride e Doris. Sangaride deve ben presto sposare il Re Célénus, ma confida a Doris che invece ama Atys. Ora, quest'ultimo giunge svelandogli i suoi sentimenti: poichè egli morirà dopo le nozze, che lei almeno sappia che l'ama. La reciprocità dei loro sentimenti li sconvolge, ma l'arrivo della Dea li interrompe e Cybèle annuncia che è in procinto di designare il suo gran Sacerdote. Atto II Il Re Célénus confida ad Atys il suo timore di non esser amato da Sangaride. Atys deve rassicurare il suo rivale. Célénus si rallegra per il suo amico. Ma Cybèle rivela il suo motivo segreto alla sua confidente Melissa: lei ama Atys di un amore troppo umano. Il popolo ed i zefiri si riuniscono per celebrare la scelta di Cybèle. Atto III Doris e Idas annunciano ad Atys che Sangaride progetta di rifiutare il matrimonio e domandare la protezione a Cybèle. Combattuto fra speranza e senso di colpa, Atys si addormenta. Le Divinità del Sonno e i Sogni inviati da Cybèle gli fanno apprendere l'amore della Dea nei suoi confronti, e gli suggeriscono di sottomettersi. Atys si sveglia e trova Cybèle al suo capezzale. Sangaride giunge poi a supplicare la Dea, se Atys però riesce ad impedire di svelare la reciprocità dei sentimenti che provano, non riesce ad impedire che la Dea riveli il suo amore per Atys. Sangaride è spiazzata e Cybèle allora inizia a dubitare di Atys. Atto IV Persuasa che Atys ama Cybèle, Sangaride accetta la sua unione con Célénus, che se ne rallegra poco dopo con Atys. Passato un momento di lite, dove si rinfacciano la loro infedeltà, i due amanti decidono di ricorrere al potere di cui è investito Atys in favore del loro amore. Il fiume Sangar ordina una grande festa per celebrare suo genero. Atys tenta allora un colpo di scena: annuncia infatti che Cybèle impedisce il matrimonio per fare di Sangaride una sacerdotessa del suo rito. Poi rapisce Sangaride. Atto V Cybèle svela tutto a Célénus e convoca i giovani amanti. Ognuno domanda la grazia per l'altro. Ma la Dea, gelosa, ordina ad Alecton, divinità Infernale, di stregare Atys. Egli allora scambia Sangaride per un orribile mostro e la uccide. Riprendendo la ragione, si rivolta contro le Divinità troppo inumane. Mentre Cybèle è presa dal rimorso, giunge Atys morente: si è lui stesso colpito. Affinchè la natura protegga il ricordo di questo amore, Cybèle lo trasforma in pino, albero sacro "i cui rami sono sempre verdi".
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