Versailles ha sempre sostenuto l'Innovazione Scientifica

Béatrix Saule

Catherine Arminjon

E' Direttrice generale del Castello di Versailles. Ha scritto VERSAILLES TRIOMPHANT, UNE JOURNEE DE LOUIS XIV (Flammarion, 1996)

E' conservatrice generale onoraria del Patrimonio al Ministero della Cultura. E' l'autrice di due Dizionari sugli oggetti domestici e sulle tecniche del metallo.

Da Luigi XIV a Luigi XVI, a Versailles i Re hanno sostenuto l'attività scientifica, creando delle istituzioni allo scopo come l'Accademia delle Scienze, facendo venire degli studiosi a Corte, o assistendo a numerosi esperimenti pubblici.

Il ruolo di Versailles nell'irraggiamento delle belle-arti e della letteratura francese è stato spesso descritto. Ma il suo agire in favore della scienza è molto poco ricordato. Per quali ragioni?

Béatrix Saule: Il ruolo di Versailles, in materia di scienze è spesso stato sottostimato o ignorato perchè la maggior parte delle scoperte scinetifiche e tecniche, che furono iniziate nell'epoca dei Re, sono state sviluppate dopo la Rivoluzione. La loro origine resta dunque poco visibile. D'altronde, l'immagine di Versailles come luogo di arti, di divertimenti e di piaceri non ha favorito ulteriormente questa presa di coscienza. Lontana da questa immagine superficiale, Versailles ha un triplo ruolo. E' il luogo di potere, il quadro di una società di Corte, ed infine residenza Reale presentando una gran diversità di luoghi (appartamenti principeschi, dépendances, spazia agricoli, foreste). Su questi tre piani, si può constatare l'importanza accordata alla scienza. Riguardo Versailles come luogo di potere, si può menzionare per esempio, l'iniziativa significativa presa dal Re fin dal 1666. Su consiglio di Colbert, infatti, il Re crea l'Accademia delle Scienze. Questa idea di un contratto stipulato fra il Re e gli studiosi è innovatrice. Oramai, si offre agli studiosi la possibilità di condurre le loro ricerche come dipendenti retribuiti dal Sovrano.

Catherine Arminjon: I salari che essi ricevevano mostrano l'interesse molto vivo del Re: essi arrivavano in media a 1.400 livree sotto Colbert, e 1.000 sotto Louvois. Cassini tocca la somma eccezionale di 9.000 livree. Nello stesso periodo gli ufficiali del Re ricevevano come paga dai 300 alle 600 livree.

Quali sono le prime discipline scientifiche che sono state scelte?

Catherine Arminjon: Le discipline presentate al momento della creazione dell'Accademia delle Scienze sono la Geometria, l'Astronomia, la Meccanica, l'Anatomia, la Chimica, la Botanica. Nel 1785 due discipline supplementari sono aggiunte: Storia naturale e minerale, e Fisica Generale. E' nel 1699 che l'Accademia si organizza definitivamente: conterà così 70 membri. Dieci grandi Signori della Corte sono membri onorari. Tra loro sono scelti il presidente ed il vice-presidente dell'Accademia. I membri ordinari sono proposti dagli accademici, e nominati dal ministro della tutela, ossia il sovrintendente delle Costruzioni del Re inizialmente, in seguito il compito toccherà ai segretari della Maison del Re.

Béatrix Saule: Bisogna sottolineare che l'Accademia delle Scienze non aveva l'obiettivo di fornire ai membri una ricompensa prestigiosa, che consacrava una certa notorietà. E' un centro di ricerche attivo. Si omanda agli accademici, oltre alle loro ricerche, di effetuare delle perizie: è per esempio a loro che ci si riferisce per prendere le misure geodesiche nei dintorni di Versailles. Esse permetteranno di sapere se l'acqua era abbastanza profonda per poter alimentare i getti d'acqua delle fontane. Ma ben altri esempi potrebbero esser citati. 

Luigi XIV ha seguito fin dall'inizio i lavori della Accademia delle Scienze? Si interessava egli stesso alla scienza in linea generale?

Béatrix Saule: Luigi XIV ha visitato solo una volta l'Accademia delle scienza, nel 1681. Per contro, il Gran Delfino vi si recava molto più frequentemente. Per ciò che concerne la formazione di Luigi XIV, essa è emblematicamente quella dei sovrani della sua epoca. Essa non è basata sulle scienze. I saperi privilegiati erano la Religione e la Storia. Ma due discipline scientifiche non sono mai state dimenticate nella educazione di un Principe.: la Geografia e la Geometria. 

La Geografia era indispensabile perchè essa apriva la visione sulla conoscenza del mondo e del proprio Regno. Essa permetteva inoltre di leggere le cartine e i piani strategici militari. Dietro il suo apprendimento si delinea l'idea che il Principe deve esser uno stratega. Relativamente invece alla Geometria, essa fa parte della formazione tradizionale dei Principi, per la competenza che lei dà nell'arte delle fortificazioni. La Geometria, ma non anche l'aritmetica o l'algebra: queste due discipline sono considerate come degradanti poichè esse sono appannaggio dei mercanti. Non le si insegnano quindi a dei Principi.

Catherine Arminjon: Se Luigi XIV non sembra aver manifestato un interesse personale molto sviluppato verso le scienze, non è la stessa cosa per i suoi successori. Luigi XV era appassionato di Astronomia. Non mancava di osservare ogni evento celeste importante, spesso in presenza di La Condamine, di Maupertuis, o del Duca di Chaulnes, presidente dell'Accademia delle Scienze. Quanto a Luigi XVI, l'espressione di Re fabbro, che si utilizza talvolta sulla sua persona, è caricaturale. Egli amava certo fabbricare dei meccanismi, ma aveva anche un laboratorio di fisica, un laboratorio di chimica, una galleria di geografia, una galleria di artiglieria che visitava regolarmente.

Non è dunque dovuto al caso se le Scienze sono più presenti a Versailles sotto il Regno di Luigi XV e Luigi XVI....

Béatrix Saule: Ciò riflette sia il gusto dell'epoca sia gli interessi personali dei Sovrani. La presenza degli studiosi diviene molto più consistente a partire dal 1750. Si trovano oramai a Versailles dei luoghi specificatamente dedicati alla Scienza. Tre piani di laboratori scientifici si sviluppano molto presto dall'appartamento del Re. Ma non è tutto. E' a Versailles che Duhamel Du Monceau studia gli alberi e l'agricoltura. 

Al Trianon, Bernard de Jussieu si industria nella sua classificazione botanica. 

In Zoologia, Buffon, grande amico di Madame de Pompadour, viene spesso a Corte. 

Se Versailles mostra una vocazione scientifica sempre più accentuata, ciò dipende anche da un cambiamento dell'insegnamento dei Principi. Sotto Luigi XIV, si faceva appello a dei professionisti dell'insegnamento, i Gesuiti. Ma Luigi XV decide di ricorrere ai servizi di specialisti di una determinata materia, accademici o ingegnieri. Essi finirono per acquisire progressivamnte il titolo di "maestri di Scienza".

Catherine Arminjon: Nel 1718, Delille diviene il primo maestro in Geografia. Nel 1758, Nollet ottiene la carica di Maestro di Fisica e di Storia Naturale, dopo aver esercitato la materia fin dal 1743-1745, ma senza averne il titolo. Nollet è una delle grandi figure della presenza delle scienze a Versailles. Questo inventore aveva creato e fatto fabbricare  numerosi strumenti per contribuire alla istruzione dei Principi. Era uno specialista rinomato in materia di fisica, meccanica e elettricità. I suoi talenti di teorico e di sperimentatore erano apprezzati unanimamente.

Gli scienziati erano ugualmente presenti a Versailles come i Cortigiani....

Béatrix Saule: La Corte attira gli scienziati perchè è lì che si assemblano i capitali pubblici e i capitali privati. Quando si è messo a punto un brevetto e lo si vuol poter presentare, la Corte offre molte opportunità per far avanzare i propri affari e farsi notare. Molti studiosi frequentano dunque Versailles anche per questo scopo. L'immagine dello studioso solitario e lontano dalle cose mondane non corrisponde dunque più a quello che si può osservare nella Versailles del XVIII° secolo.

Tutti questi scienziati presenti a Versailles arrivavano a sperimetare davanti al Re?

Béatrix Saule: Sì, sicuramente, molto frequentemente. Per uno scienziato, il privilegio di effettuare una sperimentazione in presenza del Re è una gratifica simile a quella dell'attuale Premio Nobel. Certi esperimenti sono rimasti impressi a coloro che vi hanno assistito. E' il caso, noto, degli esperimenti aereostatici dei fratelli Montgolfier o ancora delle dimostrazioni delle proprietà dell'elettricità nella Galleria degli Specchi negli anni successivi al 1750.

Catherine Arminjon: Il principio di questa esperienza immaginata dall'abate Nollet era semplice. Si produceva dell'elettricità statica con un cilindro di vetro sfregato contro uno elemento in cuoio. In seguito, si faceva propagare la corrente domandando a dei volontari di servire come conduttori. L'esperimento è stato condotto più volte, arrivando a conteggiare fino 140 persone, che si tenevano per mano, nella Galleria degli Specchi, senza che i vestiti si toccassero per non interrompere il circuito. Questo evento ha avuto un'enorme risonanza.

In linea generale, si può dire che Versailles ha favorito l'innovazione scientifica?

Béatrix Saule: Versailles fu il motore dell'innovazione scientifica fin dalla sua creazione: in materia di agrimensura e di livellamento, numerosi avanzamenti tecnici sono stati fatti durante la costruzione della Reggia stessa.

In seguito, lungo tutto il XVII° e XVIII° secolo, lo spazio dato alla scienza fu via via più importante. Ma ciò non era molto visibile. La pratica dei Re e dei Principi era confinata in dei laboratori privati che non si aprivano mai al pubblico. Si poteva passare una vita intera a Corte ed ignorarne l'esistenza. In seguito l'educazione scientifica dei Principi non usciva al di fuori di un piccolo cerchio. Pochi memorialisti dunque lo hanno ricordato. Essi hanno descritto il centro di ricerca del Trianon o le esperienze più spettacolari, ma la politica globale che li sosteneva.

Malgrado le loro differenze, Luigi XIV, Luigi XV e Luigi XVI condividevano una convinzione comune: l'idea che le scienze sono indispensabili alla potenza economica e militare del Regno.

A cura di

Arsace da Versailles

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