L'anticamera della medicina veterinaria Nel XVIII° secolo, l'arte della ippiatria risplende nel cuore della Piccola Scuderia di Versailles. Ma questa medicina antica del cavallo si cancellerà molto presto davanti alla scienza veterinaria. Nel XVII secolo, Versailles segna la consacrazione della ippiatria. Questa medicina del cavallo, che deriva dall'antichità e non molto evoluta da quel periodo, conosce uno sviluppo nel cuore della Piccola Scuderia di Versailles, sede all'epoca, della scuola francese di equitazione. Ma, contemporaneamente, l'emersione della scienza veterinaria, che si interessa non solo al cavallo, ma di tutte le specie animali, prefigura nello stesso tempo la fine di questa pratica ancestrale. L'edificazione dei due edifici, la Grande Scuderia al nord e la Piccola Scuderia al sud, è il risultato della mano di J. Hardouin-Mansart. Tali costruzioni risalgono al 1679 ed al 1682. In particolare la Piccola Scuderia è finita in 1681. Una parte dell'edificio, detta oggi "il Maréchalerie", costruito dietro la Piccola Scuderia di 1683 a 1685, viene a completare l'insieme. Entrambe le Scuderie sono costruite su un piano identico a ferro di cavallo. La scuola di architettura di Versailles occupa dal 1969 una parte delle Piccole scuderie del Re, dividendo gli spazi coi laboratori di ristrutturazione dei musei di Francia e del Castello di Versailles. Tornando dopo questo breve cenno alla piccola Scuderia all'argomento in oggetto, si deve dire che tutto inizia con il cambiamento dello stato del cavallo, legato allo sviluppo della vita di Corte. Utilizzato fino allora per il trasporto o per la guerra, l'interesse per il cavallo diventa poco a poco, per la Nobiltà, un mezzo per distrarsi e per distinguersi, lontano dai campi di battaglia. Appaiono così sotto Luigi XIV i primi scudieri, che insegnano l'arte del maneggio nel cuore della famosa Scuola di Versailles, localizzata nella Piccola Scuderia. Questo edificio, ripara ugualmente le carrozze ed i cavalli d'attacco, o le cavalcature ordinarie - contrariamente alle Grand Ecourie, che ospita le cavalcature risevate al Re ed ai Principi. Fin dagli inizi si nota con preoccupazione che i cavalli, addestrati per lunghi anni, via via morivano di malattia. I maniscalchi, che si curano della bestie, cominciano così ad acquistare sempre più importanza. E l'ippiatria (dal greco Hippos, cavallo, e iatros, medicina), teorizzata fin dall'Antichità da autori quali Pelagonio o Vegezio, conosce un ritorno di interesse senza precedenti. "degli uomini come Etienne Guillame Lafosse, poi Philippe Etienne Lafosse, suo figlio, entrambi maniscalchi-ferrai a Versailles, la fanno progredire in modo straordinario."
Philippe Etienne Lafosse, principe della ippiatria, studia la marescialleria e l'anatomia umana. Egli dissezionava in parallelo numerosi cadaveri di cavalli e si familiarizza così con gli organi interni degli stessi. Nel 1767, escluso dalla scuola di Bourgelat, cercò di rivaleggiare con queste istituzioni creando un anfiteatro dove egli insegnava gratuitamente l'anatomia e le patologie del cavallo. Pubblicò anche parecchie opere, di cui, una in particolare, svelava gli errori commessi da Bourgelat nei suoi scritti. Ferrato di una sapere scientifico senza faglia, il principe degli ippiatri ebbe modo di acquisire una rinomanza internazionale.
Gli studiosi della ippiatria, per niente acculturati, che trasmettevano il loro sapere unicamente attraverso l'appredistato, sono caratterizzati dall'empirismo. Se essi avevano come cardine l'ortopedia e la castrazione, essi ripetono anche, di generazione in generazione, degli errori grossolani che vanno dalla atrocità dello "smaltimento della sbornia" (quando un cavallo zoppicava, ubriacato, essi gli staccavano il sotto dello zoccolo, che inchiodavano poi alla loro porta per testimoniare la loro bravura) alla sciocchezza dell' "usignolo" (per aiutare i cavalli bolsi a respirare, essi bucavano un "usignolo", un foro tra l'ano e l'inizio della coda nella speranza di facilitare la respirazione).
In reazione a tali pratiche, dei Nobili letterati sviluppano progressivamente la medicina veterinaria. Introducono l'osservazione, la sperimentazione, la teoria. Impongono in sostanza una vera scienza come contraltare dell'arte della ippiatria. Lo scudiero Jacques de Solleysel apre la strada, fin dal 1664, con l'apparizione di un primo trattato in francese intitolato "Le Parfait Maréchal", dove egli applica al cavallo la teoria degli umori.
Inizia così un conflitto più intenso fra l'ippiatria, che splendeva a Versailles, e la medicina veterinaria, ancora in erba, uno scontro che va finisce con chiudesi con lo scacco della prima in beneficio della seconda.
Claude Bourgelat, originario di una famiglia di notai, è avvocato a Grenoble, prima di ottenere il brevetto di scudiero all'Accademia di Equitazione di Lione. Nel 1750, Claude Bourgelat, originario di Lione, scudiero in voga ed uomo ben introdotto nelle vie del potere, annuncia nei "Les Elements d'hippiatrique": "Coloro che si indirizzano a coltivare l'ippiatria non arriveranno mai ad un livello sufficiente di istruzione, dal momento che non si apriranno scuole per istruirli, nè si costruiranno degli istituti". Egli scrive parecchi trattati, che gli garantiscono una grande reputazione, così come anche degli articoli per L'Encyclopédie di Diderot e d'Alambert. Ambizioso e beneficiante anche di eccellenti relazioni con l'alta società, egli convince il Re di aprire le scuole veterinarie di Lione e d'Alfort, che amministra fino alla morte nel 1779. Capace di progetti innovatori, egli è non meno conosciuto per aver plagiato le ricerche dei suoi subordinati. Si comprende il bisogno del potere Reale di avere dei veterinari in Francia per curare i cavalli, bovini e volatili. Grazie all'appoggio decisivo del suo amico Henry-Léonard Bertin, controllore delle finanze di Luigi XV, Claude Bourgelat ottiene dal Re l'apertura della prima scuola verinaria mondiale a Lione nel 1762. Tre anni più tardi, un'altra si insedia ad Alfort, dove l'anatomista Honoré Fragonard (1732 - 1799) si costruisce una buona famea con le sue scorticate e con la sua dissezione di un cavaliere sulla sua cavalcatura.
Meno dotato di Lafosse in materia di medicina equina, Bourgelat seppe mostrarsi più pragmatico e visionario. Con l'avvallo del Potere Reale, l'insegnamento veterinario finì per soppiantare l'ippiatria. A cura di Arsace da Versailles |