"Nei dissertazioni e nelle scelte, ci sono due specie di persone fra i vostri grandi medici: ascoltandoli parlare, sono i più abili del mondo; vedeteli all'opera, e sono i più ignoranti del mondo". 

Bisogna credere a Moliére quando, attraverso la bocca di Beraldo nel Malato Immaginario, attacca così direttamente i medici coevi? 

La medicina francese del XVII secolo appariva in effetti ben impotente davanti alla peste o ad il vaiolo, due grandi piaghe dell'epoca. Le donne morivano di parto spesso e su 1000 nuovi nati, la metà solamente riusciva ad arrivare all'età adulta.

In questo secolo che si dice Il Grande, la medicina sembra non esser toccata dalla rivoluzione scientifica che è in corso. L'insegnamento dispensato nelle 24 facoltà del Regno resta quasi unicamente basato sul sapere degli antichi: Aristotele, Ippocrate e soprattutto Galieno. 

I corsi  di anatomia sono rari, eccettto alla facoltà di Montpellier che pratica già la dissezione. 

La teoria dei 4 umori (sangue, flegma, bile gialla e bile nera) basta ancora e sempre a spiegare tutti i disfunzionamenti. Se una malattia sopravveniva era il segno di un disequilibrio tra gli umori. Bisognava allora "evacuare" l'umore responsabile. 

Per giungere alla guarigione, la terapia variava poco: purghe e salassi. Si salassava anche i tisici!

Ma bisogna far attenzione a non cadere nella caricatura, perchè a partire dal XVIII secolo dei progressi reali vedono la luce, spesso incoraggiati dal Re in persona. Da un lato delle  istituzioni inizialmente: per l'Editto di Marly, nel 1707, Luigi XIV riforma gli stui di medicina, mirando a uniformare i corsi da un lato all'altro del Regno.

In un secolo segnato da guerre incessanti, il potere Regale crea il corpo di chirurgia militare e gli ufficiali di salute, che si rivelerà un terrreno di sperimenttazione essenziale. 

E' dal lato della chirurgia d'altronde, sebbene considerata una medicina subalterna, che si incontrano i progressi più consistenti. "Come aneddoto, si cita sempre l'operazione della fistula anale di Luigi XIV", racconta il prof. Anotine Ermakoff, che prepara una tesi sulla storia della medicina all'Università di Parigi 7-Diderot. 

Questa operazione delicata, realizzata con grande successo dal medico Charles-François Félix, fece grande scalpore a Corte. Il primo chirurgo del Re diventò così un personaggio di primo piano allo stesso livello di Georges Mareschal o François de Lapeyronnie

La scalata in importanza della disciplina, finora appunto tenuta in secondo piano, sarà riconosciuta nel 1731 attraverso la fondazione sotto Luigi XV,  dell'Accademia Reale di Chirurgia. Si contano tra i grandi passi avanti della chirurgia gli interventi ai calcoli o quelli della catarrata.

 

Montpellier surclassa Parigi

Dal lato terapeutico, i progressi sono piuttosto poco consistenti. Si può citare innanzitutto la scoperta del chinino da parte dei Gesuiti in America latina, che permette di guarire le febbri dette intermittenti, altrimenti detta paludismo. Ciò non impedisce di esser screditata dalla conservatrice facoltà di Parigi. 

Una istituzione che Luigi XIV e i suoi successori non esiteranno a disconoscere, scegliendo volentieri come medici personali dei diplomati della facoltà di Montpellier, giudicata più progressista.

Il Re interverrà ugualmente nel violento dibattito che ha opposto per dei decenni la facoltà di Parigi ai partigiani delle teorie dell’inglese William Harvey sulla circolazione del sangue. Andando contro agli insegnamenti degli antichi, William Harvey dimostra nel 1628 che il cuore è una pompa: spiega che il sangue entra nel cuore attraverso la vena cava per riuscirne attraverso l’arteria principale. 

Luigi XIV finirà per prendere atto della cosa sposando la tesi di Harvey, ordinando, nel 1673, l’insegnamento delle sue tesi al Giardino del Re, l’antico Giardino delle piante e del  Museo di storia naturale.

Al di là del ruolo di iniziatore o di modello, il potere Reale, soprattutto nel XVIII secolo, inizia a mettere a posto ciò che si può chiamare gli albori di una politica di salute pubblica. Le condizioni sono allora riunite: “Come l’influenza della religione si allenta, si può alla fine interessarsi ai corpi. Appare peraltro l’idea che lo sviluppo delle scienze  è una specie di gloria per la Nazione. Infine, i Re considerarono ormai la popolazione come una ricchezza del Paese” come afferma Catriona Seth.

Le guerre hanno necessità di una grande quantità di soldati, ed i Re, a partire dal XVIII secolo, hanno percepito il vantaggio che rappresenta una sana popolazione a livello geopolitico. Peraltro, le teorie mercantilistiche si sviluppano, mettendo avanti l’importanza della coltivazione del suolo, e questo esigeva un gran numero di braccia.

Madame du Coudray, rinomata ostetrica, e a destra strumenti per la diffusione delle tecniche di parto

Il potere Reale desidera dunque dei sudditi numerosi ed in buona salute, e quindi prendono misure in tal senso: per lottare contro la forte mortalità delle madri e dei neonati, Luigi XV chiede a Madame du Coudray, una ostetrica rinomata, di sviluppare la formazione delle sue consorelle nel paese.

Inoltre Luigi XV fa anche distribuire nelle campagne delle scatole di medicinali per i poveri, una specie di kits di sopravvivenza, concepiti per rispondere alle affezioni più comuni.

Nel 1776 è creata, sotto la guida del medico parigino Felix Vicq d’Azyr, la Società Reale di Medicina: dei corrispondenti in ogni provincia sono incaricati di far risalire a Parigi le informazioni sulle epidemie e le epizoozie. 

L'Angelo anatomico di Jacques Gautier d'Agoty - 1746

L’idea che una medicina debba fondarsi sulla osservazione alla fine riesce ad imporsi, aprendo la via alla medicina moderna. Ma sarà necessario attendere il XIX° secolo con il progresso dell’igiene, per la scoperta dell’anestesia, dell’antisepsi, e dell’asepsi affinchè i pazienti potessero beneficiare realmente dei suoi progressi.

 

A cura di

Arsace e Faustina da Versailles

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