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L'impresa capitanata da Nicola Porpora, era costituita da un
cast stellare: le signore Segatti, Bertolli, Cuzzoni, alle quali si erano
aggiunto Farinelli, Senesino e Montagnana.
Handel dal canto suo contava su: Strada, Mrs. Young, Maria Negri, Carestini,
Mr. Beard, Mr. Waltz, e dell'allora treble William Savage (nato nel 1720, aveva
all'epoca
della esecuzione di Alcina 15 anni).
La fazione dei Porporisti, inaugurò il 29 Ottobre la serie di
rappresentazione all'Haymarket con l'opera ARTASERSE, di Johann Adolf
Hasse
e Riccardo Broschi, che durante la permanenza di Farinelli a Londra
fu
rappresentata ben 40 volte.
Tuttavia poiché la fazione dei porporisti, doveva combattere a tutto
spiano
contro Handel, si pensò bene di attaccarlo anche sul piano degli oratori,
affidando a Porpora la composizione di un oratorio: DAVID E BERSABEA.
Interessante la dedica in prosieguo al titolo:
Oratorio di Paolo Rolli, composto da Nicola Porpora, *per la nobiltà
Britannica*.
Interlocutori: David, Bersabea, Abigail, Uria, Jaob, Nathan, coro di
soldati, popolo, domestici.
E' dedicato con il seguente sonetto laudativo, non più ristampato,
all'Eccellenza di Maria Von Herbert Contessa di Pembroke e dama d'onore
di
S.M.B., alla quale il Rolli dedicò pure un sonetto "Nacque solo per far
numero al mondo"...
La poesia di Paolo Rolli in questo Oratorio, che offre una situazione
drammatica originale, rappresentandoci David che dalle alte logge del
suo
palazzo ammira Bersabea nel bagno, ha pregi stilistici non comuni,
sconosciuti alla maggior parte dei libretti d'allora. Tuttavia non ebbe
successo: le tre sole esecuzioni di questo oratorio
dimostrarono al Porpora qual temerarietà fosse il volersi cimentare, in
simile arena, con l'autore di ESTHER, che continuò ad eseguire i
suoi
oratori per quasi 2 mesi.
Mrs. Pendarves scrisse in una lettera
sua sorella, Ann Granville, datata 28 marzo 1734:
" Andai [all'opera] con Lady
Chesterfield nel suo palco... C'era Arbace, un'opera di Vinci [un
pasticcio di Handel su musica di Vinci] abbastanza bella, ma non
comparabile alle composizioni di Handel... andai all'oratorio [Davide e
Bersabea] a Lincoln's Inn, composto da Porpora... alcuni cori e
recitativi sono molto fini e toccanti, ma dicono che non equivale agli oratori
di Mr. Handel Esther o Deborah. "
La stagione teatrale si protrasse fino a giugno prima con l'ARTASERSE,
poi con ISSIPILE
di Metastasio, riscritto da Angelo Cori e musicata dal Sandoni, il cui
cast presentava:
Toante: Montagnana
Issipile: Cuzzoni
Giasone: Farinelli
Learco: Senesino
Eurinome: Bertolli
Rodope: Segatti
poi
con
IFIGENIA IN AULIDE di Porpora, coi seguenti
cantanti:
Ifigenia: Cuzzoni
Clitennestra: Bertolli
Achille: Farinelli
Agamennone: Senesino
Ulisse: Segatti
Calcante: Montagnana
e con ENEA NEL LAZIO sempre di Porpora.
Nel diario del Conte di Egmont, in data 6 maggio 1734 si legge:
"Di sera andai all'opera chiamata
Iphegenia, composto da Porpora ed ho pensato che la città non fa
giustizia nel condannarlo".
Dal che si evince che non erano tutte
rose e fiori anche per la compagnia rivale di Handel. Prova ne sia che
ad un certo punto pensarono bene di riproporre addirittura un'opera di
Handel: il 10 Dicembre 1734 nel teatro dell'Opera della Nobiltà andò in
scena
OTTONE, HWV 15, con Farinelli nella parte di
Adelberto.
Dopo alcune rappresentazioni di OTTONE, il 1° Gennaio del 1735, alla
presenza della Corte, Porpora mise in scena POLIFEMO, su libretto di Paolo
Rolli,
e tanto per ricordare un'aria tratta da quell'opera pensate a "Alto
Giove",
l'aria che Stefano Dionisi nel film "Farinelli" canta al momento
dell'Eclisse solare in presenza della Corte Spagnola.
Il cast era:
Polifemo: Montagnana
Aci: Farinelli
Galatea: Cuzzoni
Ulisse: Senesino
Calipso: Bertolli
Nerea: Segatti
Il dramma era spettacolare. Aci e Galatea danno
al
Rolli, autore del libretto, occasione di fare del virtuosismo arcadico.
Ci furono
ben
12 rappresentazioni, ma una di esse fu inficiata da una rissa tra dei
lacchè
e alcune guardie, rissa che costò la vita ad un servo del marchese
di Tweeddale.
Il 28 ottobre 1735 il teatro all'Haymarket riaprì con
un revival di POLIFEMO,
seguito a
ruota dal metastasiano ADRIANO IN SIRIA, ridotto da Angelo Cori e
musicato da F.M. Veracini, con il seguente cast:
Adriano: Senesino
Farnaspe: Farinelli
Elmirena: Cuzzoni
Sabina: Bertolli
Idalma: Santini
Osroa: Montagnana
Il dramma fu dedicato, come d'uso al tempo, alla contessa di Sunderland, una delle dame da cui Angelo Cori, testè giunto
dall'Inghilterra, fu "di beneficenze ricolmo ed onorato di
patrocinio".
Esiste un epigramma in cui Rolli fa riferimento al
Cori:
" Reverendo Padre C...
E' finita la cuccagna.
Cessan l'Opera i signori
Vi si perde e non si guadagna.
Torneranno i giorni tuoi
Al di pria mendico stato,
Perchè più guastar non puoi
Vecchi Drammi a buon mercato."
Il 25 gennaio 1736 la stagione proseguì col MITRIDATE di Porpora, che ebbe poca fortuna, e ORFEO
su libretto di Paolo
Rolli e con arie di vari autori, il cui allestimento era davvero
complicato
e pericolante verso il ridicolo.
Nella Scena V dell'Atto I che portava sulla scena una Campagna con
una fonte
e un sedile verde una didascalia avverte "Mentre Orfeo canta, alberi,
ruscelli fiere e volatili vengono ad ascoltarlo".
Nell'atto III in cui si vede la reggia di Pluto con i campi elisi in
lontananza Orfeo espone a Plutone la sua richiesta
"Delle Nozze nel dì, nel fior degli anni
Serpe letal diede Euridice a morte,
E me privò più che dell'alma. O Nume
Che tutto puoi nel basso Mondo, ah rendi,
Pietoso a tal fiera agonia d'amore,
Con la vita al mio Ben l'alma al mio core.
Plutone è irremovibile, allora Orfeo Canta, ed al suo
cantare "Vengonsi
Plutone e Proserpina divenir compiacenti, le anime degli elisi
approssimarsi
a sentirlo, e quella d'Euridice avanzarsi più delle altre".
Per la intonazione Arcadica tale melodramma ha molti pregi poetici,
specialmente laddove si sente la zampogna di Eulibio: come nelle
strofe
seguenti, elaborate dalla morbidezza metastasiana e tipiche a far
sciogliere
in zucchero le dame londinesi, quelle stesse che si compiacevano di
portare
scritto sul ventaglio qualche verso della canzonetta rolliana:
"Il mistero in Amor, se lo credete,
Ninfe belle, è follia.
E' follia se nascondete,
Ninfe belle, il vostro affetto:
A svelarlo, se 'l tacete,
Un pallor viene improvviso,
Un rossor basta, un sorriso:
Parla un guardo ed un sospir
Ninfe vaghe, quel che piace
Quanto invan s'asconde o tace!
Presto o tardi vien a i guardi
Quel che il labbro non può dir."
Il 13 aprile inolte fu rappresentata l'opera ONORIO di ignoto
compositore,
poi ci furono riprese di ORFEO.
Ma intanto ecco che in occasione delle nozze di Federico con la
principessa
Augusta di Saxe-Gotha, celebrate il 27 aprile nella cappella Reale a
St.
James's tutti i teatri di Londra gareggiavano in zelo per festeggiare
il
fausto evento. Porpora, che poteva disporre dell'impareggiabile
Farinelli,
allestì il 4 maggio una sua serenata, simile al PARNASSO IN FESTA di
Handel,
intitolata FESTA D'IMENEO.
Tale serenata è dedicata ai reali con
"Popolosa del par su i lidi e l'onde
Già la Britannia t'accolse Augusta Diva,
Alto echeggiando acclamazion festiva
Dell'ampia Londra ambe le ricche sponde;
Ma con umili Tu luci gioconde
Miri a qual Fato umano merto arriva:
E si a bella umiltà sai che ascriva
Qualunque or te vanto regal circonde:
Modesta già nel tuo natio splendore,
Al rimirar che di regnanti Eroi
L'inclito Germe onor che ti rende e amore,
Restane in tanta gloria umil, se vuoi:
Ma scorgi. oh Te Felice! il suo gran cuore
Scorgilo, e allor non superbir, se puoi.
In segno di vera gioia
L'umilissimo e fedelissimo servo
Paolo Rolli.
La poesia di Rolli, consiste in 3 parti in cui Nettuno, Venere,
Apollo,
Bellona, Imeneo, Pallade inneggiano gli sposi.
La prima si apre col coro:
Regal Tamigi altero
Al suon tonante di Bronzo guerriero
Al grido festante
Di turbe gioconde
Fa tue sponde rimbombar.
La seconda:
Dove nobil se le avranno
E Potenza e Libertà
Aurei giorni porteranno
Sempre ugual tranquillità.
Alti ingegni porgeranno
A i gran fatti eternità
L'Arti 'l pregio accresceranno
Al Velore e alla Beltà.
E la terza finisce con:
Sempre il vanto in guerra e in pace
Sede in te, Britannia, avrà,
Fido Amore, Marte audace,
Bel Valore e gran Beltà.
Dopo la quarta rappresentazione di FESTA D'IMENEO, si ritornò alle
opere di
repertorio ADRIANO, ARTASERSE e ORFEO, chiudendo così la stagione il 22
giugno.
Ma intanto Handel, dopo la partenza del Carestini e il conseguente
annuncio
dell'arrivo del Gizziello, preparava la sua contromossa...
Il 9 giugno 1736 la stagione d'opera chiuse i battenti, ma Handel ne
riaprì
ben presto un'altra sempre al Covent Garden esattamente il 6 novembre
con
L'ALCINA, cui seguirono a ruota ATALANTA, PORO, ARMINIO, PARTENOPE,
GIUSTINO
E BERENICE, che fu l'ultima opera che egli compose per una compagnia di
cantanti tutti scritturati da Lui.
Tuttavia la compagnia rivale non restò affatto ferma: il 23 novembre
1736
Hasse contrattaccò con l'opera SIROE, che tuttavia si dovette rinforzare
con
IL GIOCATORE, un interludio comico: è una *parodia* degli intermezzi
musicali di SERPILLA e BACOCCO, rappresentati con immenso successo al
Teatro
dell'Accademia reale di musica a Parigi: è una farsa in 3 atti molto
brevi
con solo 2 personaggi: Bacocco è un giocatore impenitente, a tal punto
che
Serpilla, sua consorte si rivolge alla giustizia per ottenere il
divorzio:
ma in luogo del giudice siede Bacocco con finta barba e toga, che con
l'aiuto di un notaio suo amico è potuto penetrare nelle aule del
tribunale.
Serpilla narra le proprie disavventure coniugali al finto giudice, che
le fa
proposte amorose, verso le quali ella è accondiscendente: segue
l'agnizione
di Bacocco: il secondo atto si conclude con un duetto in cui la moglie
con
le mani in croce chiede mercé al marito inesorabile di volerla cacciare
di
casa.
Nel 3 atto Serpilla "da pellegrina" va elemosinando e sopraggiunge poi
Bacocco ben predisposto a riappacificarsi: il duetto finale, per lo meno
il
testo fa ricordare il duetto ne LA SERVA PADRONA di Pergolesi ("Tappe,
Tuppe
il cor mi fa").
Gli sforzi nella battaglia successivi della fazione dei Porporisti si
concretizzarono in una nuova opera MEROPE, che si dovette rinforzare non
solo con IL GIOCATORE, ma pure da una nuova buffonata PURSIGNACCO E
GRILLETTA: Pursignacco, promesso sposo di una ricca signorina, avendo
saputo
che costei si è innamorata "d'un sermollin galante" ne sposa la serva
Grilletta, di cui diventa l'umile servitore: abbondano le stupidaggini
del
tipo:
Pursignacco: "Grillettina, il grilletto degli occhi tuoi
Che empie di grilli d'amore,
Ha sgrillettato, e fa grillarmi il core,
Se il cor così grillando si vivifica."
Grilletta: " Deh non dica di più, che mi mortifica".
Pare comunque che vi sia stato anche un altro intermezzo di origine
moleriana intitolato VANESIO E LARINDA.
Dopo 13 rappresentazioni sempre con intermezzo, del DEMETRIO di Pescetti
e
quattro di TITO, opera nuova, la compagnia in difficoltà della fazione
porporista con un avviso altisonante annunziava una novità di Paolo
rolli
che portava il titolo di SABRINA (della quale non si fa menzione nè al
compositore nè ai cantanti che l'hanno interpretata): pare che essa fu
rappresentata in prova a casa di Mr. Heidegger: nei giornali si diceva
che
la signora Marchesini, giunta recentemente dall'Italia, vi si era
rivelata
una eccellente artista e si diceva addirittura che il principe e la
principessa di Wales sarebbero molto probabilmente intervenuti alla
prima
rappresentazione di questo nuovo melodramma che si rappresentò nel
teatro
dell'Haymarket.
Esso si fonda sul COMUS di Milton, se non che l'avvenimento da questo
immaginato senza amore fra 2 nobili fratelli, una sorella e un malvagio
semideo, si fa qui accadere a 2 cavalieri, Brunalto e Crindoro, ed a 2
dame Grandalma e Belcore, il fratello dell'una delle quali è amante e
sposo dell'altra, e il cui fratello è in procinto di sposare la sorella
del primo.
Comaspe l'empio e temuto figli odi Bacco e Circe, in veste di pastore
induce Grandalma e Belcore a seguirlo, approfittando dell'assenza di
Bruanldo e Crindoro allontanatisi in cerca di frutta per le 2 donne:
"per voi
Frutta correm degne di labbra tanto
In delizia e in beltà simili a loro.
Frutta più belle
Poma più rare
Non son di quelle
Vezzose e care
Che in volto e in petto
Amor formò.
Belcore corre in traccia del suo Crindoro e Comaspe si svela a grandalma:
Scusa se per tuo ben finsi,o Grandalma
Altrimenti seguir forse temevi
Mia scorta. Io son Comaspe
Gran Semideo, che ovunque voglio ho regno.
Merto minor, di tua bellezza è indegno.
Invisibil gran tempo
E' che t'ammiro e n'ardo.
Mentre la donzella spaurita si schermisce, si cangia la scena in gran
salone pieno d'armati in fondo e di scudieri e donzelle innanzi.
Alla finele inique trame del reo Comaspe sono disfatte da Sabrina, la
naiade vezzosa che regna nella foresta presso le sorgenti di un fiume.
Vane furono le speranze riposte in quest'opera dalla compagnia del
teatro di
Haymarket, per cui era giunta l'ora fatale. Dopo la terza rappresentazione si dovette ricorrere al solito intermezzo
che fu
ossigeno a un corpo moribondo:
*11 giugno 1737 il Farinelli cantava alle sedie*
ed il 14 si chiudeva il teatro per indisposizione del grande cantante.
il David scrive: "ce fu la fin: la lutte cessa per l'epuisement des
combattants".
In quest'anno (1737) infatti Farinelli abbandona l'Inghilterra, come
già,
odorato il vento infido, aveva fatto il Senesino nel 1736.
A cura
di Arsace |
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