Ritratto di Bononcini attribuito a Bartholomew
Dandridge, 1730
ca.
(Royal College of Music)
La vita
di Giovanni
Bononcini
Nato
dieci anni dopo Alessandro
Scarlatti e quindici prima di Haendel, fu, nei primi trent’anni
del XVIII secolo, quello tra i tre con il più vasto seguito di
pubblico.
Uno dei motivi dell’ampia diffusione delle sue composizioni è dovuta
al fatto che lavorò in molti tra i più importanti centri culturali
europei del tempo.
Rimasto orfano di padre ad otto anni, studiò a Bologna con G.P. Colonna
fino all’età di quindici e in questo periodò pubblicò tre
collezioni strumentali e fu ammesso all’Accademia Filarmonica. Nei due
anni successivi pubblicò altre tre collezioni strumentali; fu assunto,
dal Gennaio del 1687 al Maggio del 1688, presso S. Petronio, come
musicista capace di suonare qualsiasi strumento ad arco; compose due
oratori quaresimali e prese il posto di G.F. Tosi (nella seconda metà
del 1687) come maestro di cappella a S. Giovanni in Monte.
Per questa chiesa egli scrisse quattro messe a doppio coro che furono
stampate come op.7 nel 1688. Rinunciò al suo incarico nel 1689, forse
per andare a Milano, dove nel Dicembre dello stesso anno gli fu
commissionato da Francesco II, Duca di Modena, un oratorio. Per
l’esecuzione dell’oratorio, durante la quaresima del 1690, tornò
alla sua città natale e successivamente si recò a Bologna ove soggiornò
per un anno, durante il quale pubblicò dei duetti vocali e suonò
nell’orchestra del legato papale Benedetto
Pamphili.
Dal 1692 fu a Roma, al sevizio di Filippo Colonna, della moglie Lorenza
e del fratello di lei, Luigi della Cerda. Qui conobbe il librettista Silvio
Stampiglia, il quale era al servizio dei Colonna dagli anni ’80,
che collaborò con lui dal 1692 al 1696. Frutto di questa collaborazione
furono sei serenate, un oratorio e cinque opere. L’ultima di queste, Il
trionfo di Camilla, fu prodotto a Napoli dopo che Luigi divenne
vicerè di Spagna in quella città. Il suo grandissimo successo durante
il carnevale del 1696-97 non si affievolì nelle successive produzioni
(sempre con modifiche di anonimi editori) a Roma, Mantova, Piacenza,
Venezia e Messina, nel 1698; Firenze, Ferrara e Verona, nel 1699; Genova
e probabilmente Siena, nel 1700; Livorno e Torino nel 1701; Lucca e
Milano nel 1702; Udine, col titolo di La fede in cimento, nel
1704; Rovigo nel 1706; Padova nel 1707; Bologna, col titolo Amore per
amore, nel 1709.
Bononcini può essere quindi considerato, senza ombra di dubbio, un
fulgido esempio del gusto musicale italiano tra ‘600 e ‘700.
Pochi mesi dopo la morte del suo patrono romano, Lorenzo Colonna,
nell’Agosto del 1697, Bononcini fu accolto a servizio da Leopoldo I, a
Vienna.
Qui arrivò a ricevere uno strabiliante salario di 5000 fiorini
all’anno, dal 1698 al 1712. L’erede di Leopoldo, Joseph, contribuì
al raggiungimento di tale cifra con 2000 fiorini, questo perché
Bononcini era ovviamente il suo favorito. Ne è riprova il fatto che sei
delle sue dieci composizioni drammatiche, eseguite a Vienna durante il
regno di Leopoldo I, furono dedicate all’erede o alla sua consorte.
Dato che a Vienna, nel 1702, causa la guerra di successione spagnola,
gli eventi musicali erano pochi, Bononcini condusse un gruppo di
musicisti a Berlino, presso la corte di Sofia Carlotta, dove egli
divenne il fulcro attorno al quale ruotava l’intera vita musicale
della regina e dove compose due ‘petites bagatelles’ : Cefalo
e Polifemo.
Agli inizi del 1703 ritornò a Vienna ma ripartì presto alla volta
dell’Italia, causa l’anno di lutto (maggio 1705-giugno 1706) per la
morte di Leopoldo.
Nel 1706 a Venezia, fu prodotta una sua opera in concomitanza col
periodo del Carnevale.
Da quel fatidico 1706, Bononcini conobbe fama e successo in tutta
Europa.
Raguenet, nel 1705 dichiarò che a Parigi erano diffuse più di 200 sue
cantate e pure intere opere e che veniva considerato ‘modèle pour la
gracieux’.
A Londra, dal 1706 al 1709, La Camilla, fu messa in scena 64
volte!
Si tentò addirittura di attirarlo a Londra, inserendo sue arie in otto
pasticci prodotti tra il 1707 ed il 1711. Egli era inoltre considerato
‘indisputably the first’ tra i violoncellisti.
Gasparini,
nel 1708 concluse un suo trattato con un profondo elogio alle cantate di
Bononcini, e, assieme a Benedetto
Marcello elesse addirittura a cantata standard che ogni cantante
avrebbe dovuto eseguire ad un’audizione, la sua Impara a non dar
fede.
Durante il regno di Joseph (1705-1711), Bononcini compose sette opere e
cinque brevi lavori “drammatici” ed il successo fu tale che Joseph
ingaggiò pure il fratello Antonio ed il librettista Stampiglia.
Essi furono i favoriti di Joseph, ma non altrettanto di Carlo VI, suo
successore.
Bononcini infatti entrò ben presto al servizio di Johann Wenzel, Conte
del Galles, ambasciatore di Charles a Roma. Nel 1714 scrive una serenata
e nel 1715 un’opera in collaborazione con Paolo
Rolli e rimane direttore musicale della famiglia del conte fino alla
morte di questi nel 1719.
Nell’estate dello stesso anno, the Earl of Burlington, al suo secondo
viaggio in Italia, riuscì a scritturare Bononcini come uno dei
compositori della Royal Academy of Music.
Bononcini partì per Londra nell’ottobre del 1720 e le prime sue due
stagioni ebbero un incredibilmente successo: cinque dei suoi lavori
(compreso il Muzio
Scevola atto II) furono eseguiti ben 82 volte su un totale di
120 esecuzioni date dalla Royal Academy of Music.
Gran successo ebbero pure le sue Cantate e duetti ed i suoi Divertimenti
da camera.
Alla fine di questo biennio, fu contattato dal Decano di Westminster,
Francis Atterbury, per comporre l’anthem per il funerale di
Marlbourough, e pure dalla Duchessa di Buckingham, per sistemare i cori
a chiusura degli atti dell’ultima “fatica” del marito: Marcus
Brutus.
La Duchessa era conosciuta come Giacobita ed Atterbury fu imprigionato
nell’agosto del 1722 per attività giacobite e tradimento. A causa
della sua cattolicità e dal fatto che aveva lavorato per dei Giacobiti,
Bononcini vedrà spegnersi rapidamente il successo così velocemente
raggiunto a Londra.
Infatti, nonostante la stagione 1721-22, fosse stata più che proficua
per la Royal Academy of Music, i direttori apparentemente non lo
re-ingaggiarono per la stagione successiva.
La sua Erminia, datata marzo 1723, sembra fosse stata scritta
principalmente per una produzione parigina con cantanti londinesi che
doveva essere messa in scena nel giugno dello stesso anno ma che alla
fine fu cancellata. Bononcini fu comunque a Parigi con Anastasia
Robinson nell’estate di quell’anno.
Fu reingaggiato dalla Royal Academy of Music per la stagione 1723-34 ma
ormai il clima non era più lo stesso e così decise di lasciare Londra
per la Francia, al servizio della consorte del reggente.
Lui, la Cuzzoni
ed altri cantanti londinesi, passarono l’estate del 1724 in Francia.
Qui, per la celebre cantante compose due pezzi. Con tutta probabilità
il Veni Jesu sponse chare ed il Laudate pueri in Fa, che
furono eseguiti nella cappella di Fontainebleau il 10 settembre.
Bononcini tornò quindi nuovamente in Inghilterra. A fargli cambiare
idea fu l’offerta, risalente al 14 maggio 1724, di 500 sterline
all’anno, per tutta la vita, fatta da Henrietta, Duchessa di
Malborough. In cambio egli suonò in esclusiva per lei fino al 1731, con
la sola eccezione dell’ Astianatte che divenne infaustamente
famoso per la rissa che scoppiò tra i sostenitori della Cuzzoni e
quelli della Bordoni.
Bononcini fu pure un attivo sostenitore dell’ Academy of Ancient Music
fin dal 1726 e fu tra il 1727 e 1728 che il suo amico Maurice
Greene presentò un madrigale manoscritto privo di firma dal titolo In
una siepe ombrosa, durante la riunione del gruppo, e Bononcini
sostenne essere farina del suo sacco, finché nel 1731, Bernard Gates
diresse un esecuzione dello stesso pezzo, firmato Antonio
Lotti Duetti, terzetti e madrigali (Venezia 1705).
Il fatto scatenò i direttori dell’Accademia che fecero più rumore
del dovuto, (dato che a quel tempo, i prestiti musicali erano prassi
diffusa), al fine di screditare Bononcini e Greene.
Nell’estate del 1731 Bononcini era già in Francia, anche se
apparentemente rimase al servizio della Duchessa di Malborough fino al
novembre dello stesso anno; in questo periodo scrisse una suite
in onore del compleanno della figlia di lei. Tornò pure nel 32 quando
pubblicò XII sonates per la duchessa antagonista, la madre di
Henrietta, Sarah.
La sua avventura londinese si concluse con una serenata, il 24 giugno
del 1732.
Bononcini, oramai sessantaduenne, arrivato a Parigi, scrisse dei pezzi
vocali per i Concert Spirituel del 7 e febbraio e 2 aprile 1733, pubblicò
pure un Laudater pueri.
Durante la seconda metà del 1735 eseguì sue musiche alla corte di
Lisbona.
A metà del 1736 tornò a Vienna e preparò due opere ed un oratorio da
eseguirsi nel ’37. L’imperatrice Maria Teresa, nel 1741, gli
commissionò un Te Deum, e gli garantì pure una piccola pensione
che aumentò a partire dall’ottobre del 1742 tanto da permettergli di
vivere i suoi ultimi cinque anni in modo sufficientemente confortevole.
Non vi sono fonti che ci dicano se la moglie, Margherita
Balletti (la cui presenza è rilevata a Londra dal 1736 al
38) fosse con lui nel suo ultimo anno di vita, a Vienna; vi sono
comunque notizie riguardo la figlia ventiduenne che morì il 10 maggio
del 1743.
Le
Opere
Tra
i 15 ed i 21 anni, Giovanni Bononcini, pubblicò i suoi primi otto
lavori musicali.
I primi sei contengono 12 pezzi strumentali, ognuno costituito da
quattro movimenti con alla fine, gli ultimi tre, in forma binaria.
Tuttavia i lavori strumentali sono solo una piccolissima parte della sua
produzione musicale e solo altri due lavori appariranno a Londra nel
1722 e nel 1732.
La sua “op. 7”, contiene cinque movimenti, messe a doppio coro in
stile declamatorio. Anche la musica religiosa tuttavia riveste una
minima parte delle sue composizioni: l’Anthem del 1722 per il
funerale di Malborough, scritto interamente in tempo lento ed in chiavi
per due-quattro fiati, e il Laudate pueri scritto con una
struttura di ritornello, armonicamente ben bilanciata, con
strumentazione ottimamente variata.
L’op.8 contiene duetti vocali talmente popolari da richiederne la
ristampa e che successivamente verranno discussi da Le Cerf de la Vièville
nel 1705 e da Riccati nel 1787. Questi duetti, risalenti al 1691, sono
la i migliori esempi della facilità di Bononcini nell’ars
contrappuntistica prima della composizione dell’Ezechia (1737)
e del Te Deum (1741).
A quel tempo, i gusti dell’audience, erano orientati maggiormente
verso le solo cantatas ed i lavori drammatici di Giovanni, mentre
l’artificio del contrappunto era poco apprezzato.
Il suoi primi lavori drammatici, scritti a Bologna nel 1687 e a Roma nel
1692, contengono brevi arie, principalmente in forma di da capo
semplicemente accompagnate da basso continuo.
Alcune arie del Xerse (1694) di Bononcini saranno riviste ed
utilizzate da Haendel nel suo Serse del 1738 (vedi Powers,1962) pur
risultando sempre più corte rispetto all’usuale abitudine di Haendel.
Le arie della Camilla (1696)
invece, grazie alla loro loro peculiarità, saranno prese d’esempio e
contribuiranno al nascere del più tardo stile galante di Vinci,
Leo,
Pergolesi
ed altri compositori dell’epoca.
Il grandissimo successo della Camilla fu tale da portare parecchi
compositori ad adottare alcuni aspetti dello stile galante.
Chrysander e Dent rigettarono l’assunzione di tali aspetti da parte di
Haendel e Alessandro Scarlatti, citando virtualmente Bononcini come
capro espiatorio.
Essi lo sottostimarono, poiché Bononcini fu senza dubbio uno dei
partecipanti a tale cambiamento di stile attorno al 1700, anche se
sicuramente non il leader.
Il suo ampio successo dimostra che le sue arie piene di grazia erano
perfettamente inserite nel contesto drammatico.
Nel 1724, il librettista Rolli ne lodò la disposizione dei testi e
l’indescrivibile capacità nell’esprimere le passioni umane e Burney
disse di lui: “era universalmente riconosciuto come il migliore del
suo tempo ed un vero genio del linguaggio italiano”.
Tale eccelsa bravura nell’esprimere musicalmente gli
“affetti” del testo, fu lodata, dal
Bononcini stesso, nel 1725, nei confronti di Benedetto Marcello.
Poiché la capacità di percepire l’aderenza perfetta di testo ed
affetti tipica dei componimenti di Giovanni era difficile da parte di
non italiani, essa passò pressoché inosservata sia a Vienna che a
Londra, le città ove compose la maggior parte delle sue composizioni
drammatiche, dal 1699 al 1737.
In questo periodo le sue arie divennero più lunghe e con un
accompagnamento più ricco, tuttavia le sue proporzioni
“haendeliane” non furono spesso supportate dalla stessa sostanza
musicale o da spinte interne al dramma, tali da poter giustificare tale
lunghezza come nei lavori di Haendel.
Quando le opere di entrambi i compositori furono eseguite a Londra tra
il 1720 ed il 1727, gli scrittori del tempo sottolinearono il vigore, le
emozioni eroiche e la rabbia quasi tirannica presenti nei lavori
haendeliani, contrapponendogli la tenerezza nel rendere le emozioni
sospirate ed i modi pastorali del Bononcini.
Purtroppo non sono giunte a noi testimonianze di altri compositori nei
suoi riguardi. Le uniche fonti londinesi di coevi non rendono giustizia.
Esse infatti etichettano Bononcini come gentlemen di gran semplicità, e
ne lodano la bravura nell’addormentare le platee.
A partire dagli anni 1720 infatti, il suo stile
di “semplicità barocca” fu surclassato dai due stili che le sue più
famose ed acclamate opere avevano contribuito a far nascere: quello
“galante” in Italia e quello Complesso di Haendel, a Londra.
A
cura di Rodelinda
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