Prova
del Signor Lotti alla precedente lettera
Questo 29 Marzo 1731. Venezia
Ricevo, Mons. la Lettera che mi avete fatto l'onore di scrivermi, del 16. Febbraio N. S. e vi ringrazio della bontà che avete per me. Io mi rallegro dell'illustre Accademia istituita a Londra di cui siete Membro, e non posso mancare di sottolineare la mia riconoscenza per i riguardi che un Corpo tanto celebre vuole bene avere per la mia persona. La vostra Nazione che lavora ogni giorno all'avanzamento delle Belle Arti, porterà l'armonia al suo più alto grado di perfezione, e spero che, per le sue cure, la Musica ragionata farà attraverso le vostre mani dei progressi, di cui mi sembra che ora ne ha più bisogno che mai. Così, debole come sono, io posso contribuire ad un progetto così degno di lode, io lo farò con tutto il mio cuore, e mi farò sempre onore in ciò, come in tutto, di dipendere dai vostri comandi.
Toccando il motivo della vostra Lettera, vi confesso la verità, Mons., che sono stato estremamente sorpreso di vedermi imputato debitore del mio proprio bene, e dopo venti sei anni che il mio libro è tra le mani del pubblico, di trovarmi nella necessità di giustificare che mi appartenga.
Se ciò fu rappresentato da un qualsiasi altro, io ne sarei chiamato alla pubblica notorietà, e io mi sarei trincerato nel Silenzio; ma la stima che devo alla vostra persona, e all'illustre Corpo che voi rappresentate, mi impegna a soddisfare la vostra domanda.
I Duetti, Terzetti e Madrigali sono stati composti da me poco prima della stampa: ci sono dei Professori e Dilettanti di musica che hanno visto l’avanzamento del Madrigale in questione con i loro propri occhi, ne hanno cantato e ascoltato le ripetizioni sul canovaccio, prima di metterlo in bella copia. I Versi, IN UNA SIEPE OMBROSA, sono stati fatti expressamente e dati a me da Mons. l'abate Periati che cera allora a Venezia, e che è attualmente a Vienna, nell’incarico di Poeta di S. M. I. Charles VI. Ecco l'opportunità di fare stampare il suddetto Madrigale.
Il fu Mons. Marc-Ant. Ziani essendo Vice-Maestro attuale di Cappella di S. M. l'imperatore Leopoldo, mi inviò, di tema in tema, alcune sue composizioni, pregandomi sempre di inviargliene delle mie. Io gli inviai il Madrigale a 5, IN UNA SIEPE OMBROSA, e ebbe la bontà di farlo eseguire alla presenza dell'Imp. Leopoldo.
M. Ziani, con la sua educazione, se ne felicitò attraverso uno scambio epistolare, e giudicherete Mons. se questo Madrigale era allora negli Archivi di Vienna. L'Imp. Leopoldo gli ordinò, con la sua clemenza naturale, di palesarmi la sua soddisfazione, e di scrivermi di inviare a lui altre mie mie Composizioni sullo stesso stile. Finii dunque i pezzi contenuti nella stampa, e quando io fui sul punto di dedicargli il lavoro, per disgrazia Sua Maestà morì.
Dopo la sua Morte, Mons. Ziani con Mons. il Conte de Per, presentando a S. M. I.Giuseppe I la mia disgrazia, Sua Maj. Accetto di ricevere nella sua protezione il Libro dei Duetti, Terzetti, e c. come è segnato nella Prefazione, e con la sua liberalità mi onorò del suo gradimento con una Collana di oro che mi fu inviata da parte della Maestà.
Ecco il riassunto della storia che voi mi avete comandato, e in cambio della mia obbedienza, io, vi prego di stare attento che per giocare un cattivo tiro a M. Buononcini, non gli si abbia falsamente attribuito la Lettera scritta all'Accademia in suo Nome, perché è incredibile che, sapiente come egli è, abbia voluto, con leggerezza, adottare per suoi i miei difetti.
Spero che ci sia qualche malinteso, o qualche svista, e aspettando io sto tranquillo, avendo appreso da Mons. Legrenzi, mio Maestro, che gli studiosi in Musica, come la Vostra illustre Accademia, conoscono, come nella pittura, le mani degli operai, al Disegno, alla Tinta, agli Accordi, e giudicano gli Autori per i loro lavori, e no i Lavori per i loro Autori.
Ciò detto, io dovrò, Mons., essere più circospetto nell’inviarvi le mie produzioni; ma come la generosità della vostra Nazione mi è nota, mi prenderò la libertà, alla prima occasione, di mandarvi qualche composizione per allenare la vostra pazienza, e questo mi darà una grande felicità se voi mi onorerete dei vostri consigli, in modo che io possa metterli a mio profitto. Vi prego, Mons. di presentare i miei rispetti all'illustre Accademia in generale, e a ciascuno in particolare, essendo con tutta la Venerazione e la Riconoscenza, Monsignore,
Il vostro molto umile
e molto obbligato Servitore.
Antonio Lotti