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Serenata a Tre
del 10 Agosto 1693, rappresentata a Roma presso il Palazzo Colonna
Le Cantate di
Giovanni Bononcini
E’ durante il suo primo soggiorno a Roma
che Giovanni Bononcini compose la maggior parte delle sue cantate, quasi
300, che hanno contribuito alla sua rinomanza internazionale. Con
Alessandro Scarlatti, è il compositore più fecondo nella produzione di
cantate all’inizio del 1700 in Italia.
Una parte di queste, ordinate da principi, cardinali, diplomatici, e
dedicate alle loro donne, ma anche quelle per le accademie dell’Arcadia,
hanno preso il nome di serenate, quando venivano eseguite la sera. Si
possono catalogare come una composizione che sta fra una grande cantata e
una opera in miniatura, in ragione del piccolo intreccio di trama.
Le prime sei serenate commissionate a Giovanni Bononcini, ogni mese di
Agosto, per la festa di Lorenza Colonna, moglie del suo protettore, sono
state scritte fra il 1692 e il 1697 in collaborazione col librettista
Silvio Stampiglia, e segnano l’inizio del suo successo internazionale.
LA NEMICA D’AMORE FATTA AMANTE è stata fatta all’aperto al Palazzo Colonna
il 10 Agosto 1693, quando Giovanni aveva 23 anni.
Da una fonte italiana dell’epoca, si sa che la rappresentazione fu
sontuosa e tutta Roma vi assistette.
Il grande successo popolare del giovane italiano si comprende nel suo
stile piacevole e facile, con impiego di melodie eleganti ed espressive,
arricchite dalle linee di basso vigoroso e variato, come testimonia Ernst
Galliard nel 1716).
L’Accompagnamento della cantata LA NEMICA D’AMORE FATTA AMANTE è ricca in
modo particolare: la sinfonia introduttiva è composta al modo del concerto
grosso, con un’alternanza di passaggi solisti e di tutti. Le arie iniziano
e terminano con dei ritornelli dell’orchestra.
Oltre alla ricerca dell’equilibrio fra l’orchestra e i cantanti, si può
notare la capacità di evidenziare gli strumenti solistici: si pensi
all’aria di Clori “Tortorella innamorata”, con l’accompagnamento di un
violino solista, oppure l‘aria di Tirsi “Pur ti riveggio ancor”, col
violoncello solo, strumento per il quale Giovanni Bononcini era
conoscitore di tutte le possibilità e le sfumature, avendolo studiato fin
dall’infanzia.
Questa cantata dimostra anche la grande abilità del Compositore ad unire
musica al testo.
Agomento
La bella ninfa Clori si era sempre dichiarata nemica dell’amore ed aveva
disprezzato e schernito il sentimento del pastore Tirsi che l'amava da
molto. Tuttavia, all'inizio della Serenata, inizia ad esser toccata
dall'amore di Tirsi ed è costretta da un dolore insopportabile a
dichiararsi a lui, per fugare il tormentoso stato d’animo. Tirsi crede
inizialmente che le sofferenze di Clori sono solamente nuovi inganni e
simulazioni per poterlo deridere ancora di più, ma Clori riesce a
convincerlo a poco a poco che l'ama veramente. Quando Tirsi è persuaso che
Clori è sincera, il loro dolore cede il posto alla gioia.
Ma il satiro Fileno ha ascoltato il dialogo tra Clori e Tirsi; ama egli
tanto Clori da molto e si inserisce fra i due novelli amanti
rimproverandogli di avere ceduto all'amore, arrivando pure ad insinuare
che se gli astri non vendicheranno il tradimento della ninfa, è la Terra
che se ne incaricherà. Dopo avere cantato le lodi dell'amore che rende al
contrario la Terra piena di vita, Clori ricorda che è proprio Fileno che,
per gelosia, gli aveva insegnato a disprezzare l'amore, quando Tirsi gli
aveva dichiarato la sua fiamma, un anno prima. Dopo che Tirsi era stato
respinto si era allontanato in lacrime, solo allora Fileno aveva
dichiarato il suo proprio amore alla ninfa; ora afferma l'avere fatto
solamente per metterla alla prova. Clori l'accusa di menzogna e dell'avere
convinta che l'amore era crudele, per timore che non si dia ad un altro, e
lei lo cacciò. Dopo avere in vano cercato di scusare i suoi errori e le
sue menzogne per la forza irresistibile dell'amore stesso, e tentato di
convincere Clori di avere pietà di lui, Fileno si allontana promettendo
vendetta ed invocando le furie.
Restato solo con Clori, dopo l’arrivo di Fileno, Tirsi propone alla ninfa
di trovare un giaciglio, dando libero corso ai loro ardori, ma Clori
risponde che la sua onestà gli impone di darsi solamente a Tirsi dopo le
nozze, e Tirsi, più innamorato che mai, accetta con felicità. Tutti due
fanno le lodi dell'amore che li unisce e si scambiano delle promesse di
fedeltà eterna, ricordando a tutti quelli che non amano e non vogliono
amare che l'Amore colpisce con più forza proprio chi lo disprezza.
Il Libretto de La Nemica
d'Amore fatta Amante
A cura di Arsace
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