Secondo la
concezione di Alessandro Scarlatti, l'espressione contava più di tutto:
la musica deve essere al servizio della parola, interpretarla con le
dovute attenzioni o intensificarla con la passione.
Secondo E. Hanley, uno studioso, "Ogni elemento stilistico, sia che
si tratti di un'aria da capo, di melodia, della scelta degli intervalli,
di cromatismi, d'armonia, di ritmi, di strumentazione o di coloratura
vocale, serve nella sua concezione la finalità di tutta la musica
barocca: stimolare le emozioni".
Lo stesso Scarlatti disse qualcosa di simile nel suo "Discorso sopra
un caso particolare".
IL GIARDINO D'AMORE è una serenata: appartiene all'età d'oro
della serenata, che generalmente era scritta per 2 o 3 voci: essa poteva
rappresentarsi in forma scenica o semiscenica, e si soleva rappresentarle
la sera: la serenata ha una forma tipica della cantata; canto solo su un
accompagnamento di basso continuo in un susseguirsi ben articolato di arie
e recitativi.
IL GIARDINO D'AMORE deve aver avuto origine nell'arco di tempo
fra il 1700 e il 1705: quindi può esser stata creata sia per Roma come
che per Napoli.
La sinfonia, oltre agli archi e continuo, è arricchita dalla presenza di
tromba, e si ripartisce in 3 movimenti (allegro - adagio allegro), donando
già una connotazione di un'opera in miniatura.
Tutte le arie, tranne una eccezione, così come i duetti sono accompagnati
dalle corde degli archi ripartiti in concertino e concerto grosso (senza
le viole) o da dei strumenti soli.
I personaggi della serenata sono 2:
Venere - interpretata da Derek Lee Ragin, contraltista
Adone - interpretato da Lina Akerlund, soprano
Strano il fatto, o almeno può risultare a primo acchito, lo scambio dei
ruoli, in considerazione del fatto che Venere ha un tono contraltile,
mentre Adone è decisamente sopranile: ma si riesce a superare il tutto per
la musica, veramente...
Organico:
4 violini Barocchi
1 violoncello Barocco
1 violone
1 tromba Barocca
1 liuto
1 clavicembalo
Edito ACCORD
Durata 53.17
N° catalogazione: 200082
Il libretto ha una mancanza: dove sta scritto il recitativo n° 15 di
Venere? poco male, si capisce l'italiano del Derek...
La prima aria di apertura di venere è caratterizzata da una piccola
introduzione strumentale, che poi si ripropone nell'aria, fra violoncello
Barocco e liuto, con un ritmo lento, e all'introduzione della voce,
intervengono nella linea melodica anche gli altri archi: assente è il
cembalo: tace pure la tromba.
Dopo un breve recitativo, Venere si lamenta della mancanza di Adone, e si
rende conto che gli elementi della natura circostante non hanno nessuna
intenzione di svelare dove si trova il bell'Adone.
La seconda aria, caratterizzata da un ritmo sull'allegro, dove ogni nota
vocale è accompagnata dal solo cembalo e violoncello, con qualche
intervento del resto degli archi alla fine dell'aria, segna come il dolore
di Venere per la mancanza di Adone, che è tale da non far a lei più
percepire i naturali rumori della natura: Fronde immobili, e onde che non
mormorano... che tacciano crudeli dove sia nascosto il caro Adone.
La situazione di Adone non è più felice di quella di Venere: già dal
suo primo recitativo, ogni sua attività perde ogni significato, dopo che
ha incrociato lo sguardo di Venere: e girando fra le selve, non si diletta
più nell'arte della caccia, e l'ambiente bucolico non riesce a lenire la
mancanza di Venere.
Tuttavia non posso esimermi dal denunciare un fatto sorprendente: c'è
un'aria di Adone dove oltre all'organico su descritto si staglia un
ottavino, e dove in sottofondo si ascoltano i cinguettii degli augelletti:
potenza della Musica Barocca! E' favolosa l'aria "Più non m'alletta e piace il vago Usignoletto":
liuto e ottavino la strumentazione per un'aria in ritmo andante, dove le
fioriture dell'ottavino, simulando i cinguettii degli usignuoli,
rafforzato dai cinguettii di veri augelletti, accompagnano e fanno da
contraltare a quelle vocali.
La presenza di questo espediente, ossia di questi cinguettii, si ritrova
nel recitativo n. 9 usignoli intervengono attivamente, cadenzando prima il
monologo di Venere, poi di Adone, rendendo più attraente il recitativo
standard.
Ci sono 2 duetti "Tanto respira il core", con cembalo e
violoncello in ritmo andante, mentre "Vola, vieni, soave
contento" che è quello che chiude la serenata, con tutti gli
strumenti ad arco, in ritmo allegro e un bel ripieno sonoro.
Ci sono delle arie Bucoliche di affascinate melodia pastoral/boschiva.
L'aria, n. 16, "Andianne o caro bene" presenta degli assoli
violinistici, oltre alla presenza degli archi e cembalo: ritmo
sull'andante.
Non manca l'aria con tromba solista, n. 18, con la voce sopranile di Adone
"Con battaglia di fiero tormento" in allegro vivace che gioia!
che energia! assurge allo splendore Barocco dove le fioriture della
tromba, voce si sposano con le dorature di cembalo, e armonizzandosi con
il testo guerriero cantato.
A cura di Arsace