|
La Griselda appartiene alla
fascia final-creativa vivaldiana: siamo nel 1735, Vivaldi aveva 47 anni, e
in quanto forte di una consolidata esperienza musicale, si potrebbe
pensare che la qualità operistica sia ai più alti livelli. Con Griselda
poi, si può rivivere i fasti dell'opera Barocca in una delle espressioni
più elevate perché in quest'opera si sono fusi due personalità
dell'arte Barocca come Vivaldi e Goldoni. Un capolavoro quindi del
"Prete Rosso", eccelso nella musica strumentale, ma meritevole
di ugual valutazione in campo operistico.
Per il testo della Griselda fu chiesto Carlo Goldoni di
adattare il libretto di Apostolo Zeno, che da un punto di vista
"testuale" può vedersi come un contraltare a Metastasio.
Goldoni, in uno suo scritto, evidenzia la sfiducia che Vivaldi
non nascondeva verso il giovane poeta inesperto:
"Premeva estremamente al Vivaldi un Poeta per accomodare o impasticciare il Dramma a suo gusto, per mettervi bene o male le Arie, che aveva altre volte cantate la sua Scolara, ed io, ch 'era
destinato a tale incombenza, mi presentai al Compositore d'ordina del Cavaliere padrone.
Mi ricevette egli assai freddamente.
Mi prese per un novizio, e non s'ingannò, e non trovandomi bene al fatto nella scienza degli stroppiatori de' Drammi, si vedeva ch'egli
aveva gran voglia di rimandarmi.
Sapeva egli l'applauso, che avea riportato il mio Bellisario, sapeva la riuscita de' miei intermezzi; ma l'impiastricciare un dramma era
cosa calcolata da lui per difficile, e che meritava un talento particoolare.
Mi sovvenne allora di quelle regole, che mi fecero delirare Milano, quando lessi la mia Amalassunta, e aveva anch'io volontà d'andarmene, ma la mia situazione, il dubbio di scomparire in faccia di Sua Eccellenza
Grimani, e la speranza di aver la direzione del grandioso teatro di San Giovanni Crisostomo [anch 'esso di proprietà
Grimani] mi fece dissimulare e prepar quasi il Prete Rosso a provarmi.
Mi guardò egli in un sorriso compassionevole, e preso in mano un libretto:
"Ecco" dica "ecco il Dramma che si dee accomodare: la Griselda di Apostolo Zeno. L'opera - soggiunse - è bellissima: la parte della prima Donna non
può essere migliore.... ma ci vorrebbero certi cambiamenti.. Se Vossignoria sapesse le Regole... Basta; non le può sapere.
Ecco qui per esempio, dopo questa scena tenera vi è un'aria cantabile; ma come la Signora Annina non...non...non... non ama
questa sorte di Arie" (cioè non le sapeva cantare), qui ci vorrebbe un'aria
d'azione... che spiegasse la passione, ma che non fosse Patetica, che non fosse cantabile".
"Ho capito - risposi io - "ho capito, procurerò di servirla. Mi favorisca il libretto".
"Ma io", riprende il Vivaldi, "ne ho di bisogno: non ho finito i recitativi, quando me lo renderà?"
"Subito" - dico - "mi favorisca un pezzo di carta, ed un calamaio"
"Che? Vossignoria si persuade, che un'aria di un'Opera sia come quella degl'intermezzi!"
Mi venne un poco di collera, e gli replicai con faccia tosta:
"mi dia il calamaio, e tirai di tasca una lettera, stracciando da quella un pezzo di carta bianca.
"Non vada in collera" - mi disse modestamente - "favorisca, si accomodi qui a questo tavolino. Ecco la carta, il calamaio e il
libretto, faccia a suo comodo": e torna allo scrittoio, si mette a recitar il breviario.
Leggo allora attentamente la scena; raccolgo il sentimento dell'aria cantabile, e ne faccio una d'azione, di passione, di movimento.
Gliela porto, gliela faccio vedere, tiene colla dritta il breviario, colla sinistra il mio foglio, legge piano; e finito di leggere, getta
il breviario in un canto, si leva, mi abbraccia, corre alla porta, chiama la signora Annina.
Viene la signora Annina, e la signora Paolina Sorella: legge loro
l'arietta, gridando forte: l'ha fatta qui, qui l'ha fatta, l'ha fatta qui!" e
nuovamente mi abbraccia, e mi dice bravo e sono diventato il suo Caro, il suo poeta, il suo confidente, e non mi ha più abbandonato.
Ho poi assassinato il Dramma del Zeno quanto e come ha voluto."
L'Opera andò in scena incontrando il favore del
pubblico.
Il Frontespizio dell'Opera ha una apposita iscrizione: "Opera in tre atti con
Sinfonia a Principio".
La cosa è assai curiosa: in effetti tutte le opere teatrali di Vivaldi come
quelle di Handel, Hasse, Scarlatti, Graun... era lo stereotipo che vi fosse in
apertura una Ouverture o una Sinfonia che "disserri" le porte al dramma d'opera.
Si era talmente incarnato nell'Opera intesa come schema, che questa usanza,
trasportata anche agli oratori inglesi, fu causa di scontro fra Handel e il
librettista del Messiah, il primo voleva lasciare a tutti i costi l'ouverture,
il secondo invece diceva di eliminarla: alla fine l'ebbe vinta Handel!
Allora perché comunque una tale annotazione sulla partitura? Forse per
sottolineare la peculiarità di tale sinfonia: spesso Vivaldi inseriva come
Ouverture un concerto suo strumentale: e infatti la sinfonia della GRISELDA è un
brano particolare in forma sonata.
L'opera GRISELDA non presenta per il resto delle uscite dagli schemi Vivaldiani
per le sue opere Teatrali; arie in cui lo strumentale interagisce
energicamente, partecipazione non secondaria dell'orchestra: tutta l'azione è
lasciata ai recitativi.
Per alcuni interventi all'interno dell'opera Vivaldi ricorre ad adattamenti di
alcuni pezzi concertistici: si può ricordare per esempio una trascrizione per
soprano del ritornello orchestrale desunto dal concerto per fagotto P.50, che
altro non è nella più agevole catalogazione Vivaldiana l'RV 471 in do maggiore,
ravvisabile anche nel concerto per oboe RV 450 in do maggiore per oboe.
Personaggi:
Gualtiero Re di Tessaglia. Il Sig. Gregorio Balbi, Virtuoso di S.A.S il
signore Gran Duca di Toscana
Griselda Sua Moglie. La Signora Anna Girò
Costanza Principessa loro figlia non conosciuta dalla madre, amante di
Roberto. La signora margherita Giacomazzi
Roberto Principe di Atene suo Amante. Il Signor Gaetano Valletta
Virtuoso di camera di S.A.R. il signor Duca di Toscana
Ottone Cavalier di Tessaglia. Il signor Lorenzo Saletti Virtuoso di S.A.
Serenissima la principessa Eleonora Gonzaga di Toscana
Corrado Fratello di Roberto, amico di Gualtiero. La Signora Elisabetta
Gasperini
Everardo Figlio di Gualtiero e Griselda che non parla
Griselda, il personaggio principale dell'Opera di Vivaldi fu interpretata da
Anna Girò: sappiamo dal racconto di Carlo Goldoni che ella non apprezzava le
arie cantabili, ossia non le sapeva cantare.
Vivaldi pare l'abbia incontrata a Mantova, dove divenne sua allieva: essa ricoprì molti ruoli nelle opere di Vivaldi e i due divennero inseparabili, ed
ecco che si beccò il soprannome "L'Anina del prete rosso"; presso il servizio
di Vivaldi troviamo anche la sorella di costei, Paola, che occupava il posto di
governante. Ben 14 anni Vivaldi passò con le 2 sorelle, e questo fatto fece
sorgere il sospetto di una relazione in tutta Europa (Vivaldi l'ha girata con
loro 2).
Alle accuse, o alle insinuazioni Vivaldi rispondeva che pur essendoci amicizia,
le 2 sorelle abitavano lontane da casa sua.
Un fatto che comunque potrebbe avvalorare la relazione di amore, platonico o
meno con Anna Girò, può ravvisarsi nel fatto che Annina calcava sempre le scene
teatrali vivaldiane, sebbene la sua voce no fosse un granché a sentire Carlo
Goldoni che riteneva avesse una voce debole: di certo contraltile, visto che
nella rappresentazione della GRISELDA il ruolo della protagonista era cantato
da una contralto.
La trama
La scena si svolge a Lamiro, città della Tessaglia.
Prologo
Il re Gualtiero e la Regina Griselda regnano sulla Tessaglia: hanno avuto 2 figli: Costanza ed Everardo.
Grava però un'ombra sul matrimonio regale: le origini della Regina sono basse ed umili da un punto di vista sociale ed i sudditi sono insofferenti e non tollerano che la regina sia figlia di poveri contadini. Questi scontenti del popolo inducono Gualtiero, per ragioni di stato, ad affidare ad un principe suo amico la prima figlia Costanza, fingendo di farla morire e per placare i disordini decide di ripudiare la moglie Griselda prendendo Costanza in moglie la quale non conosce la propria origine e che, nel frattempo era cresciuta ed è innamorata di Roberto primogenito del principe presso cui era stata allevata.
Atto I
Gualtiero confida a Griselda la decisione di sposarsi con una donna più giovane e di nobili origini e, fattosi coraggio, (Se ria procella sorge dall'onde), le ordina di tornare tra i pastori.
Giselda accetta senza discutere.
Il vero obiettivo del re vuole era provare al popolo le alte qualità della regina.
Intanto di Griselda si è innamorato Ottone, esponente dell'alta nobiltà del regno, che si dichiara pronto a difendere i suoi interessi, ma lei rifiuta (Brami le mie catene e mi rinfacci).
Tuttavia Ottone non desiste e spera che, lontana dal regno, si convinca ad amarlo (Vede orgogliosa l'onda).
Costanza intanto è giunta in Tessaglia e Gualtiero le annuncia la decisione di prenderla in moglie.
Lei accetta (Ritorna a lusingarmi la mia speranza infida), ma il suo cuore è tutto per Roberto, che si dilania fra il sentimento d'amore e il senso di obbedienza al sovrano (Estinguer vorrei la fiamma ond'oi sospiro).
Griselda, raccolte le sue cose, prima di lasciare la reggia abbraccia per l'ultima volta il figlio.
Ottone irrompe all'improvviso e rapisce l'erede al trono, lasciando Griselda, consolata da Corrado (Alle minacce di fiera belva) a lamentarsi per la perduta pace e il crudel destino (Ho il cor già lacero da mille affanni).
Atto II
Costanza, pur essendo remissiva per l'imminente matrimonio regale cui è designata, confida a Corrado il profondo amore per Roberto con il quale è crescita assieme ed hanno condiviso molte esperienze: Corrado la incoraggia (La rondinella amante).
Quando incontra Roberto, invece, lei gli intima di andarsene (Agitata da due venti) e lui cade in disperazione (Dal tribunal d'amore).
Ottone, intanto va a trovare Griselda, che ora vive in campagna, per chiederla in moglie, minacciando d'uccidere suo figlio Everardo in caso di rifiuto.
Griselda non cede, anche quando Corrado finge di prender le parti di Ottone (No, non tanta crudeltà).
Ottone si allontana indispettito, ma deciso a tentare ogni cosa per raggiungere il suo scopo (Scocca dardi l'altero tuo ciglio).
Mentre più tardi Griselda dorme in una capanna, sopraggiungono Roberto e Costanza, che invita l'amante a non tormentarla ed ad allontanarsi (Che iena tiranna).
Gualtiero, che sorveglia la situazione, esprime la volontà che Griselda sia lasciata al suo destino (Tu vorresti col tuo pianto), ma poi interviene a fermare Ottone, già facendo trasparire i suoi veri sentimenti per l'antica moglie. Griselda, per questo, è grata al suo re (Non più Regina).
Atto III
Roberto, deciso a partire, dichiara a Costanza il suo amore, ma è sorpreso da Griselda che lo rimprovera aspramente. Ma Gualtiero, appena sopraggiunto, la riprende ed invita Griselda a non preoccuparsi di affari reali, rammentando la sua condizione servile.
Griselda piange la sua condizione (Son infelice tanto), mentre il re esorta Costanza e Roberto ad amarsi apertamente senza timore: i due amanti ritrovano la speranza (Moribonda quest'alma dolente), lasciando ogni timore (Ombre vane).
Ottone, intanto esulta con l'aria Dopo un'orrida procella dal momento che il re Gualtiero gli promette la mano di Griselda, pur sapendo tuttavia d'amarla (Sento che l'alma teme).
Ma Griselda rifiuta la situazione, preferendo la morte, anzichè il matrimonio con Ottone.
Dinnanzi a questa ulteriore ed intensa prova di dedizione verso Gualtiero, il re abbraccia la sposa e la presenta ai sudditi, che apprezzano la saggezza del sovrano (Imeneo che sei d'amore).
L'opera è stata rappresentata in prima nazionale
moderna in forma scenica il 12 maggio 2002 a Bibbiena, presso il teatro
Dovizi, con la partecipazione del sopranista
Angelo
Manzotti nel ruolo di Ottone.
A cura di Arsace
|
|