|
Interpreti
Mitridate, Re di Ponto - Anicio Zorzi Giustiniani
Laodice, Promessa sposa di Mitridate - Alexandra Zabala
Sifare, figlio di Mitridate - Sara Allegretta
Farnace, Primo figlio di Mitridate - Maria Laura Martorana
Ismene, Figlia del Re dei Parti - Erika Pagan
Arbate, Governatore di Ninfea - Maria Cassi
"Mitridate e Sifare" in MITRIDATE di Nicola Porpora
Alcuni estratti dalle opinioni degli iscritti di
Handel Forever
sul
Mitridate
di Porpora a Venezia
01/01/2006, in
Handel Forever
Rodelinda riferisce:
Il Mitridate è stato molto bello! Era parecchio che non vedevo un'opera
barocca così ben congeniata. Costumi, cantanti, regia ed orchestra di
ottimo livello. Peccato per i tagli, ma voglio qui ricordare che il
Mitridate è stato inizialmente prodotto da un privato per festeggiare la
sua Azienda: Rubelli, un'istituzione a Venezia per la produzione di
broccati e lampassi. Egli aveva esplicitamente richiesto che tutta l'opera
non durasse più di due ore
per rendere piacevoli i festeggiamenti e non far pesare la serata a
spettatori non abituati alla lunghezza tipica delle opere barocche ed ai
numerosi recitativi.
Attenta la direzione dell'orchestra, costituita da giovani e bravi
musicisti e da un direttore specializzato nel genere. Tra i cantanti,
emergeva per la bellezza dei suoi filati, Alexandra Zabala, ma anche gli
altri interpreti nel complesso hanno cantato bene pur con qualche piccolo
diffettuccio qua e là (ma vanno perdonati vista la giovane età).
Discorso a parte meritano la regia, la scenografia ed i costumi di Massimo
Gasparon, assistente di Pier Luigi Pizzi e che da lui ha ereditato un gran
gusto e la capacità di creare le giuste locations ed atmosfere con il
sapiente uso di elementi di grande impatto visivo e soluzioni di scena
veramente geniali: mi riferisco oltre che al bellissimo colonnato, alle
passerelle che delimitavano il perimetro del Golfo Mistico e che venivano
sovente utilizzate
dagli interpreti per cantare a due passi dal pubblico e creare maggior
movimento alle scene. Considerando i budget sempre più esigui messi a
disposizione degli enti lirici, tale soluzione mi ha colpito moltissimo
per forza visiva e costo limitato. Cosa che non si può dire per i metri e
metri di stoffe preziose che devono avere prezzi elevatissimi, ma che in
questo caso erano forniti dal committente stesso.
La serata è stata piacevolissima e molte delle arie eseguite erano di rara
bellezza. Non sono mancate pure arie di tempesta o di furore!
Personalmente mi auguro che vengano proposte più spesso produzioni
barocche di questo livello a Venezia, e che venga preso a modello dai
registi il raffinato stile del Gasparon.
Rodelinda
"Sifare e Laodice" in MITRIDATE di Nicola Porpora
02/01/2006, in
Handel Forever
Lulu riferisce:
[...]
L'altra sera ho assistito alla seconda rappresentazione del Mitridate di
Nicola Porpora al Teatro Malibran di Venezia.
Porpora scrisse due versioni di quest'opera, una per Roma nel 1730 e
l'altra per Londra alcuni anni dopo. Quello che hanno fatto a Venezia è di
ridurre l'opera romana per inserire alcune delle migliori arie della
versione londinese. I tagli sono stati eseguiti in modo da permettere una
esecuzione senza soluzione di continuità, cioè senza intervallo (dalle 19
alle 21).
[...]
Lo spettacolo ideato da Massimo Gasparon era essenziale e scarno nella
scenografia: una decina di colonne corinzie rivestite di velluto decorato
a candelabra più qualche elemento scenico tipo un letto, un catafalco dal
quale arriva Mitridate e poco altro; ma per il resto non poteva che dirsi
assolutamente barocco, grazie agli splendidi broccati della Rubelli (una
ditta veneziana che produce tessuti preziosissimi lavorati ancora secondo
le tecniche tradizionali) e la gestualità enfatica e in un certo senso
meccanica tipica di quest'epoca.
La migliore in scena è stata senza dubbio Sara Allegretta nei panni di
Sifare. Ma chi era presente mi ha assicurato che era stata nettamente
migliore la serata prima. Si sa, la seconda recita è sempre la peggio alla
quale assistere perché non c'è l'adrenalina della prima ed entra di scena
un certo rilassamento! Ma questa è una nota a margine che non riguarda lo
specifico ma il generale.
Buono il tenore Anicio Zorzi Giustiniani e il basso Mario Cassi e così
pure l'altro mezzo della serata, Maria Laura Martorana. Ho qualche riserva
sulla Laodice di Alexandra Zabala (piuttosto calante qua e là... e di
certo i flauti in a solo non l'hanno aiutata nella sua aria degli
Augeletti!) e non cosa dire di Erika Pagan come Ismene: questo è davvero
un personaggio sfortunato in tutta la vicenda e le sono affidate due arie
di una noia mortale... Non mi è piaciuta ma potrei non essere obiettiva.
L'orchestra si chiamava La Officina de li Affetti, nata nel 2004. Non
l'avevo mai sentita prima. Nelle note di sala comunicano che "fa parte di
un progetto di riscoperta di autori del '700 italiano di ampio respiro
nato sotto l'egida dell'Orchestra internazionale d'Italia". La formazione
prevedeva due flauti, due oboi, un fagotto, due trombe, due corni, nove
violini (il primo violino era Marcello Defiant con il suo Amati del 1725),
tre viole, tre violoncelli, due contrabbassi e un cembalo.
A questo vorrei aggiungere che l'orchestra suonava su strumenti moderni,
compreso l'arco, anche se a volte usano l'arco barocco e le corde in
budello nude. Credo che abbiano optato per il moderno per esigenze dei
cantanti e del teatro (il Malibran non ha un'acustica perfetta,
soprattutto in platea, nella parte posteriore sotto alla balconata - dove
sedevo io tra l'altro. Il suono arriva schiacciato, compresso. E'molto ma
molto meglio in balconata e nelle gallerie).
Non avevo capito che la Rubelli fosse lo sponsor principale e me ne
rallegro perchè quello che hanno fatto è stato davvero prezioso e
importante.
Anch'io sono rimasta molto colpita dall'effetto dei praticabili che
circondavano il golfo mistico e che permettevano ai cantanti di eseguire
le loro arie virtuosistiche in contatto così diretto con il pubblico. Se
volessimo usare il linguaggio cinematografico direi che questo espediente
assomigliava molto a un primo piano. Ho notato che le arie amorose
venivano eseguite a sinistra (dal punto di vista dello spettatore) mentre
quelle "propositive" a destra. I duetti invece vedevano i protagonisti
avvicinarsi lentamente, seguendo il ritmo della musica e il significato
delle parole, per poi unirsi al centro.
Credo che l'aggettivo usato da Rodelinda alla fine della sua recensione
dia magnificamente il senso della serata: raffinata, sotto ogni punto di
vista.
Lulu
|