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Giovanni Palazzi era il librettista de LA VERITA' IN CIMENTO, e il
compositore Antonio Vivaldi: si tratta di un'opera seria andata in scena proprio nello
stesso anno in cui Benedetto Marcello aveva preso in giro tutto il mondo del
Teatro Lirico con il suo TEATRO ALLA MODA sempre in Venezia. Dice un passo del
Pamphet di Marcello
"Le ariette non dovranno aver relazione veruna col Recitativo, ma convien fare
il possibile d'introdurre per lo più la farfalletta, massolino, rossignuolo,
quagliotto, navicella, copanetto, gelsomino, violazotta, cavo rame, pignatella,
tigre, leone, balena, gambaretto, dindiotto, capon freddo, etc. etc. imperciocché in tal maniera il Poeta si fa conoscere buon Filosofo distinguendo
co' paragoni le proprietà degli animali, delle Piante, de' Fiori, etc."
Rustena, uno dei personaggi della VERITA' IN CIMENTO, era interpretata da Chiara Orlandi, Rosane, era Anna Maria Strada, Melindo invece
interpretato da Antonia Laurenti detta Corallo.
Nella satira di Marcello a queste tre si fa riferimento, come pure a Vivaldi e
al librettista Palazzi: certamente erano inseriti nel frontespizio indicati
come Aldiviva, Palazzo, Orlando, Corallo: a quel tempo l'identificazione era
chiarissima: quindi si potrebbe ben dire che l'oggetto della satira di Marcello
fosse proprio l'opera LA VERITA IN CIMENTO, visto proprio come esempio di teatro alla Moda, ossia un
coacervo di incongruenze ed errori di cui si prende gioco nel pamphlet.
Al Teatro dei Santi Apostoli si presentò in scena LA VERITA IN
CIMENTO, nell'autunno del 1720, e non più ripresa in seguito.
Dell'Opera si conserva la partitura autografa, facente parte della collezione
fondo Mauro FOA' a Torino, presso la Biblioteca Nazionale, così pure come ben
tre versioni del libretto di autore incerto, ma attribuito a Palazzi.
L'opera presenta anche un coro finale "Dopo nembi e le procelle", in stile
baldanzoso, attacca il soprano, e in clima festoso si allacciano gli altri
solisti: poi rallenta con un contralto e soprano che cantano da soli, per poi
riprendere il ritornello che conclude l'opera col lieto fine tanto amato dal
pubblico Barocco: tale coro però non era previsto nella partitura, ed era
previsto nella versione del GIUSTINO vivaldiano del 1724.
Vivaldi su quest'opera rivela molte indecisioni, correzioni e ripensamenti,
tagli, aggiunte, proprio come se la dovesse adattare a differenti teatri, a
differenti stagioni di rappresentazioni, con altri cantanti, quindi in sostanza
adattata per nuovi allestimenti.
Tuttavia non si hanno, come prima accennato, notizie di nuove rappresentazioni
dopo il 1720: da questi dati si può ipotizzare che tutti questi cambiamenti di
Vivaldi siano circoscritti fra la composizione e stesura dell'opera e la prima
rappresentazione, è come se Vivaldi dopo la prima bozza tornasse sulla partitura per limarla, e forgiarla per la prima.
Tutti questi tagli e correzioni durante la stesura non sono tali da mutare la
sostanza e la struttura del manoscritto.
Si può rilevare dalla partitura ultimata, dei cambiamenti dovuti in sostanza
alla insoddisfazione dei cantanti: proprio come diceva Marcello che scrive
sempre nel suo Pamphlet:
"Rivedendo doglianza da personaggi intorno alla parte, l'impresario darà ordine espresso al Poeta e al Compositore della Musica di
guastare il dramma a soddisfazione de' sopraddetti".
Sebbene il Compositore viene dipinto da Marcello come rassegnato, è da dire che
già prima della composizione sapeva che sarebbe andato incontro a rimaneggiamenti, anche dovuti dai cantanti.
Il libretto porta in scena un fatto realmente accaduto: Mamud dell'opera sarebbe il Solimano, il magnifico (1494 - 1566), sultano ottomano che fece
uccidere, su istigazione della favorita Khurrem Sultan, il figlio Mustafà, auto
da un'altra donna, per favorire l'ascesa al trono di Selim II (1521 - 1574). Ma
il riferimento è piuttosto vago a questo fatto storico, poichè già l'antefatto
dell'Opera, come si può desumere nell'Argomento del libretto a stampa, evidenzia come la favorita (Damira) ha fatto scambiare dal sultano il loro
figlio appena nato (Melindo) con quello legittimo nato lo stesso giorno (Zelim), in modo da garantirgli la successione al trono.
Tutta la trama ruota attorno alla decisione di Mamud di rivelare la verità ai
propri figli ormai cresciuti ed alla moglie Rustena, decisione che determina
ben 3 atti di Litigi, con un lieto fine affrettato e poco credibile.
Da un punto di vista drammaturgico, le critiche di Marcello sono azzeccate,
anche per l'inserimento di arie sostitutive: si pensi al fatto che il Figlio,
all'epoca ella rappresentazione, doveva essere un virtuoso, che portava
una bella ventina d'anni in più della Madre.
In effetti l'aria "Il ciglio arciero" dalla quinta scena del 2 Atto, alla quarta del 1° Atto finisce per creare un illogico drammaturgico, che oggi pare
sia impensabile per una odierna rappresentazione scenica dell'Opera: si può
consolare un figlio che si sposa, non in un'opera seria Barocca, ma in una
commedia.
Da un punto di vista musicale la satira del TEATRO ALLA MODA di Marcello è
fuori luogo, poichè LA VERITA IN CIMENTO contiene un numero di arie e di pagine
strumentali di notevole qualità, e forse il rimaneggiamento di Vivaldi sulla
partitura della presente Opera era legato alla volontà di Vivaldi di riconquistare il pubblico veneziano, dopo una assenza di due anni, nei quali il
prete rosso era stato a Mantova dal 1718 al 1720, al servizio del principe
Filippo d'Assia-Darmstadt.
Il 9 Marzo 2002, è stata rappresentata presso la Fondazione Giorgio Cini di
Venezia una selezione dell'opera
Sinfonia
Aria di Mamud "Mi fe' reo l'amor d'un figlio"
Aria di Rustena "Ne' vostri dolci sguardi"
Aria di Zelim "Tu m'offendi"
Aria di Damira "L'acquisto di quel Soglio"
Aria di Rustena "Fragil fior, ch'appena nasce"
Trio "Aure placide e serene"
Aria di Melindo "Mi vuoi tradir, lo so "
Aria di Rosane "Amato ben tu sei la mia speranza"
Aria di Zelim "Un tenero affetto"
Quintetto "Anima mia, mio ben"
Aria di Damira "Lagrimette alle pupille"
Aria di Melindo "Cadrai fellon"
Aria di Rosane "Con cento e cento baci"
Coro "Dopo i nembi e le procelle"
Personaggi ed interpreti
Mamud: Hervé Lamy, tenore
Rustena: Marie Kobayashi, mezzosoprano
Damira: Sylvia Marini-Vadimova, mezzosoprano
Rosane: Noriko Urata, soprano
Zelim: Philippe Jaroussky, controtenore
Melindo: Robert Expert, controtenore
Per allacciare un'aria ad un'altra, c'era un narratore Fabio Momo
Ensemble Matheus:
Violini primi: 5
Violini secondi: 5
Viole: 3
Violoncelli: 2
Contrabbassi: 2
Clavicembalo
Chitarra Barocca
Tiorba.
Direttore: Jean-Christophe Spinosi.
L'opera è incisa su etichetta
Opus 111
A cura di Arsace
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