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Verso gli ultimi giorni del Dicembre 1749, Handel compose in veramente
pochi giorni (precisamente fra il 27 Dicembre e l'8 gennaio 1750) le
Musiche di Scena per l'Alceste di Tobias Smollett, un romanziere che si
narra fosse avido di allori teatrali: costui in effetti avrebbe proposto
la sua Alceste a John Rich, che a sua volta avrebbe convinto Handel a
comporla, facendo compensare un vecchio debito.
Il cavaliere Servandoni, che già si era occupato della realizzazione
del padiglione per i Reali Fuochi di Artificio, si prodigò per le
scenografie dell'ALCESTE, per la quale si era impiegata una grossa
compagnia fra attori e cantanti...
ALCESTE e la non rappresentazione
Il pezzo si sarebbe dovuto rappresentare nel Febbraio 1750 al Covent
Garden: bel sogno, bei proprositi, ma in realtà ALCESTE non si
realizzò mai, e non si conoscono i motivi che hanno portato a questa
conclusione della vicenda: si mormora che Rich, come uomo d'affari si
fosse accorto di un flop, e che quindi avesse preferito prevenirlo,
tagliando le spese prima che crescessero a livello esponenziale;
inoltre si vuole anche ricordare che una rappresentazione con una
compagnia divisa fra cantanti ed attori, ha un che di arcaico, molto
legata al teatro pre e Purcelliano, le semiopere se vogliamo
chiamarle, dove c'era questa ferrea dicotomia fra le parti recitate e
quelle cantate).
Il libretto di Smollett andò in parte perso, ma da quello che rimane, ci
si può fare una idea dello stile. ALCESTE non è una vera e propria opera, ma
è un masque, dove assumevano preponderanza le parti recitate, e la musica
assume una parte secondaria (e non poteva esser altrimenti
l'obiettivo di un romanziere, si vede che neppure autori inglesi
apprezzavano che i loro versi venissero - come si diceva al tempo
(vedi anche Metastasio) - deturpati da vocalizzi, trilli, cadenze,
troncature delle parole per subordinarle alla musicalità.
Handel, che non era soleto a sprecare la sua musica per una sola
occasione, non si liberò della sua musica, ma l'adattò per altre
rappresentazioni, in parte per il THE CHOICE OF HERCULES, mentre
altri per riprese di oratori.
Sebbene ALCESTE, come masque comprendeva 4 atti, si riduce in una
quantità di musica composta da Handel che basta appena per un atto.
Cosa fece Handel: contrariamente alla sua solita procedura, che era
quella di ampliare l'evento musicale, cercò di adattare il libretto e
la storia di ALCESTE per un Atto.
Si pensa dovesse integrare l'ALEXANDER'S FEAST, e infatti accadde che
THE CHOICE OF HERCULES fosse annunciato come terzo atto di
ALEXANDER'S FEAST.
Il nuovo libretto per il quale la musica di Handel venne adattato,
cioè per THE CHOICE OF HERCULES, è circondato da enormi
interrogativi, e molteplici furono ritenuti gli autori (Spenser,
Morell?). Il Dean ci dice che il testo fu rimediato da un poema
originale di Robert Lowth (1710 - 1787), un teologo poeta.
Benchè comunque ALCESTE non si sia rappresentata, a noi è giunta la
partitura Handeliana, che arreca fra i pentagrammi le indicazioni
verbali e sceniche per indicare a grandi linee l'azione relativa ad
ALCESTE.
I Ruoli principali sono tutti parlati Alceste, Admeto, Hercules, eroi
del mito greco soprattutto conosciuti per la tragedia d'Euripide.
Trama
Nel momento della morte, Admeto, Re di Tessaglia, grazie
all'intervento di Apollo, ottiene una possibilità di salvezza, la
condizione era che qualcuno si sacrificasse per lui.
Sua moglie Alceste, s'offre, mente l'ospite in Tessaglia Hercules è
molto colpito dalla devozione della Regina.
Affrontando vittoriosamente la morte ella stessa, Hercules riporta la
sposa ad Admeto.
Come Quinault, Smollet fa iniziare la sua vicenda con le nozze nel
primo atto fra Admeto e Alceste, mentre al 4 atto ci porta
all'Inferno: Handel mette in musica le nozze del primo atto, la
discesa di Hercules nell'Ade, e la scena finale del ritorno di
Alcesta fra le braccia di Admeto, con l'arrivo pure di Apollo con le
Muse per la celebrazione della felicità generale.
In questi grandi quadri, handel inserisce l'intervento canoro della
Musa Calliope, che appare in fase onirica ad Admeto, infondendogli un
messaggio di conforto.
L'organico:
6 violini primi
6 violini secondi
2 viole
2 violoncelli
1contrabbasso
4 oboi
2 fagotti
2 trombe
1 arciliuto
1 tiorba
1 cembalo
Descrizione:
Dopo l'Ouverture, il primo atto propriamente detto si esplica con la
grandiosa entrata dei 2 sposi, Admeto ed Alceste, col corteo di
invitati alle nozze, che si felicitano con la coppia Augusta in una
serie di epitalami espressi in recitativo, cori ed arie:
Recitativo "Ye happy people"
Soli e coro "Triumph, Hymen, in the pair"
Solo e Coro "Still caressing"
Aria tenore: "Ye swift minutes as ye fly"
Coro: "O bless, ye power above"
Giunge poi Calliope, con la prima aria, mentre Admeto dorme
"Gentle Morpheus, son of night, higher speed thy airy flight!"
invocando Morfeo, che presenta uno delle migliori riuscite nel campo
delle arie "da sonno" di Handel.
La parte dedicata all'Inferno, presso le sponde dello Stige, si apre
con Caronte, con un'aria di carattere
"Ye fleeting shades, I come to fix your final doom!"
il suo carattere feroce, selvaggio quasi è caratterizzato da
incessanti figure di semicrome, mentre una frase rappresentata da
note ripetute, concretizza in musica l'aspetto della sua
intransigenza.
Un coro di ombre accoglie Alceste nel Palazzo di Plutone, cantando la
triplice felicità dei giusti
"Thrice Happy who life excel", liberi da pene e preoccupazioni,
mortali immortali ora nel regno di Plutone,
con una musica la cui malinconia smentisce le parole.
Uno spitiro (tenore) più marcatamente felice, dà il benvenuto ad
Alceste, con un'aria
"Enjoy the sweet Elysian grove".
Nuovamente Calliope appare in sogno a Admeto, evocando Alceste con
numerose prodezze vocali: si tratta dell'aria
"Come Fancy, empress of the brain".
L'ultima scena inizia nel momento in cui, agli accenti di una nuova
grande entrata (l'influenza francese è costante) Hercole riprende la
via per risalire dall'Ade, avendo riportato sulla morte una vittoria
celebrata da un coro di abitanti della Tessaglia.
Una sinfonia descrive l'arrivo di Apollo e delle Muse.
Dopo essersi presentato con un recitativo
"From hight Olympus'top"
Apollo dà il segnale per iniziare una grande festa, con un'aria di
danza
"Tune your harps, all ye Nine"
ripresa dall'orchestra: una gaia gavotta segue, che va a fondersi nel
coro
"Triumph, thou glorious son of Jove"
finale in lode al figlio di Giove (Hercules) e della felice coppia
riunita.
A cura di
Arsace
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