Deidamia è
reperibile in Cd (Virgin - 3 Cd, 2003) con
i seguenti personaggi e interpreti:
Deidamia: Simone Kermes, soprano
Nerea: Dominique Labelle, soprano
Achille: Anna Maria Panzanella, soprano
Ulisse: Anna Bonitatibus, mezzo soprano
Fenice: Furio Zanasi, baritono
Licomede: Antonio Abete, baritono
Il Complesso Barocco
Coro del Complesso Barocco
Direttore, Alan Curtis
Deidamia è certamente un'opera dal
gusto già galante, ma con la robustezza e la coerenza interna che le
conferisce comunque la solida preparazione musicale di Haendel nell'ambito
del barocco maturo. Possiede una freschezza, una levità di tono inconsuete
in Haendel, che dimostra tuttavia di eccellere anche su questo registro
come su quello più propriamente serio.
L'incarnazione più compiuta di questo spirito vezzoso sono i due
personaggi di Achille e Nerea. Il primo è veramente adorabile, con la sua
energia e ingenuità adolescenziali, ma non gli mancano i tratti del futuro
eroe ben espressi nella bellissima aria "Ai Greci questa spada"; la
seconda è più accorta, ma sempre piena di grazie vezzose, ben riassunte
nell'aria "Diè lusinghe, diè dolcezza". Anche a lei tuttavia tocca un'aria
di estrema intensità drammatica, la splendida "Sì che desio".
Deidamia è un personaggio complesso, come le sue arie, tutte molto belle.
Appartiene comunque al tipo della figura eroica femminile alla Cuzzoni, ma
anche qui con un tocco di grazia, di giovinezza se vogliamo, in più.
L'aria "Va', perfido" mi ha fatto andare in visibilio; ma pure "Nasconde
l'usignuol" con quell'imitazione da parte della voce del suono dei corni
da caccia, una delizia...
Poi c'è Ulisse, il vero, unico personaggio eroico della situazione, nella
migliore tradizione Haendeliana. La mia preferita tra le sue arie è "No,
quella beltà non amo".
Licomede è un altro bellissimo personaggio, quasi si potrebbe ravvisare in
lui l'alter ego di Haendel ormai vecchio. L'aria "Nel riposo e nel
contento" è una meraviglia!
E anche Fenice, che pure è un personaggio secondario, ha una bellissima
aria: "Al tardar della vendetta", di severo stile contrappuntistico, ma
con quell'imitazione del riso da parte degli archi che costituisce il
solito inconfondibile tocco del Maestro.
L'interpretazione mi è sembrata nel complesso buona. La Kermes è una
cantante di grande sensibilità e di solida tecnica, e ha anche un bel
timbro. A tratti forse è eccessivamente svenevole, ma nel complesso mi ha
convinto.
La Labelle mi lascia perplesso: sembra possedere due tipi di voce? Sì,
perché nella prima aria ha un timbro argentino, veramente delizioso,
mentre nelle altre è molto più scura. Mistero..
La Panzarella mi è piaciuta molto: ha saputo rendere bene la freschezza
del personaggio con la sua voce squillante.
La Bonitatibus certamente appartiene alla categoria delle contramezzo, ma
pur sempre una contramezzo di classe. Certo qui un bravo controtenore
avrebbe certo fatto un effetto infinitamente migliore...
Furio Zanasi e Antonio Abete mi sono sembrati tecnicamente corretti ma un
po' freddini: inoltre il timbro di Abete è assai sgradevole, molto
penetrante e fastidioso.
L'interpretazione di Curtis mi è sembrata davvero notevole: a me piace
questa lettura un po' più "leggera" e pulita, intendo dire dal punto di
vista della sonorità strumentale, del barocco. Da questo punto di vista,
mi sembra che Minkowski, pur efficacissimo, calchi a volte un po' troppo
la mano. E poi, Curtis ha capito che in un'aria barocca gli strumenti non
"accompagnano" come in sottofondo la voce solista, ma dialogano con essa,
certo a rispettosa distanza, "cantando" essi stessi. Forse a teatro un po'
più di veemenza ci starebbe bene, ma in un'incisione discografica mi
sembra preferibile questo stile. E poi, ripeto, si tratta solo di
sonorità, non di un'espressione anemica o assente: guai se mancasse
l'espressione, è teatro questo, non una messa di Palestrina!
A cura di
Xenio72