Athalia

 

HWV 52

 

Athalia cacciata dal Tempio

 

 

Oratorio in tre atti

Musica di George Frederich Handel, composta fra maggio e giugno 1733

Libretto di Samuel Humphreys, da Athalie di Jean Racine (1691)

Prima rappresentazione: 10 Luglio 1733, Sheldonian Theatre, Oxford

Organico:

Athalia, Baalite Queen of Judah and Daughter of Jezebel (soprano)
Josabeth, Wife of Joad
(soprano)
Joas, King of Judah
(boy-soprano)
Joad, High Priest
(alto)
Mathan, Priest of Baal, formerly a Jewish Priest
(tenore)
Abner, Captain of the Jewish Forces
(basso)
Chorus of Young Virgins
Chorus of Israelites
Chorus of Priests and Levites
Chorus of Attendants
Chorus of Sidonian Priests

coro: CCAATTBB.   

Orchestra:
con 2 fl. dr., fl. trav., 2 ob., 2 fag., tiorba, 2 cor., 2 tr., timp, 4 vl., vla, vcl., ctb., cla. e org.

Note:
Aggiunte consistenti per le rappresentazioni del 1735 e 1756

 

ATHALIA fu eseguita per la prima volta come parte delle cerimonie di Laurea di Oxford presso lo Sheldonian Theatre il 10 Luglio dello stesso anno, alla presenza di 3.700 persone. Tale oratorio può considerarsi come un ulteriore progresso dell'oratorio di Handel verso il definitivo consolidamento formale e drammatico.

ATHALIA, due anni più tardi nel 1735 fu eseguito al Covent Garden a Londra.

Le discrete capacità di Samuel Humphreys, già autore delle parole e dei brani aggiuntivi di ESTHER e del libretto di DEBORAH, si industriarono per la creazione del testo: la fonte letteraria, che rispettò in parte (ebbe a disposizione una traduzione di William Duncombe uscita attorno al 1723), fu il secondo dramma biblico di Jean Racine, ATHALIA, che aveva scritto per le educande di Saint-Cyr. Racine nella prefazione della sua opera aveva evidenziato la sua decisione di voler utilizzare il coro allo stesso modo dei greci classici, cercando la coesione dell’azione: un uso del coro consentiva ad Handel di poter sviluppare sia una esplosiva vigorosità sia dimostrare il suo impareggiabile talento drammatico.

Haendel però rinvigorì la struttura e diede corpo e vita all'impianto letterario, concentrandosi sulla caratterizzazione dei personaggi, ma soprattutto realizzando un amalgama e una potenza nella parte corale che fino a quel momento era sconosciuta. Haendel, conscio dell'unità strutturale, non si sentì vincolato a uno schema, e quindi puntò alla fusione delle singole parti nel contesto di un disegno drammatico complessivo, che non ha minato la perfezione della scrittura.

 

 

 


Trama

 

L'azione della tragedia si svolge a Gerusalemme, dentro le mura del Tempio e nel Palazzo. La Vicenda si svolge a Gerusalemme nell’arco di una sola giornata.

Atto Primo

Si apre con una festa ebraica, a cui partecipano il gran sacerdote Joad, sua moglie Josabeth e il comandante Abner. Josabeth e il marito hanno allevato in gran segreto l'ultimo discendente di David, Joas, nascondendolo sotto il nome di Eliacin. Sono stati loro a salvarlo dal massacro in cui so­no stati uccisi tutti i figli di Ochosia per volere e ordine di Athalia, la figlia di Achab e Jezebel, che voleva annientare la stirpe di David. Mentre il paese trema dinnanzi a sue eventuali vendette, Athalia è perseguitata da alcuni incubi: sogna la madre morta che la allerta sulle ire di Jehovah, ed inoltre le appare anche un giovinetto, abbigliato da sacerdote ebraico, che, a tradimento, la pugnala mortalmente.
Intanto Joad ritiene che i tempi siano maturi per svelare popolo che Eliacin non è altro che Joas, il legittimo erede al trono.

Atto Secondo

Mentre gli ebrei stanno celebrando la festa del raccolto e dedicando delle offerte a Jehovah, Joad trova il momento opportuno per domandare ad Abner a chi egli giurerebbe alleanza se un erede legittimo al trono dovesse esser scoperto, e con gioia scopre che Abner non potrebbe che esser fedele ad un Re legittimo.
Giunge al Tempio Athalia che, con sgomento, vede lo stesso giovinetto del sogno: chieste notizie a Joad, viene a sapere che si chiama Eliacim e che è orfano. Athalia gli impone di lasciare immediatamente il Tem­pio con l’idea di tenere sotto la sua protezione (e sorveglianza). Il Giovane ragazzo non sapendo la sua vera identità non riesce a capire dapprima l’opposizione di Joas, le minacce di Athalia e l’agitazione di Josabet. Joad, assieme a Josabeth, si uniscono in duetto pregando di trovare il conforto in Jehovah, mentre un coro anticipa l'im­minente catastrofe.

Atto Terzo

Joad, scelto dallo Spirito Santo, scopre le sue doti profetiche, rivelando che il futuro riserbava la morte di Athalia e l’Incoronazione di Joas.
Joad chiede a Joas quale modello avrebbe preso nel caso diventasse Re, e il giovane rampollo indica David quale esempio regale. Ed ecco che Joad e Josabet lo proclamano come erede legittimo al trono.
Su consiglio di Mathan, sacerdote di Baal, Athalia vuole assediare il Tempio, ma quando sopraggiunge, si accorge del tradimento: si trova dinnanzi ad un nuovo Re, per di più legittimo, Joas.
Abner ignora l’ordine impartitogli da Athalia di arrestare il ragazzo e Mathan, dopo la destituzione fatta da Joad che lo aveva qualificato come prete apostata, canta il trionfo e il corruccio di Jehovah, sebbene Athalia dia libero sfogo alla sua collera, poco scossa da ciò che succede e determinata a triofare costi quello che costi. L’oratorio termina con un duetto tra Joad e Josabet ed un coro di lodi, assistendo solo alla sconfitta di Atha­lia, e non alla sua morte.

 


 

 

 

Cenni Musicali

 

Handel, avendo già riutilizzato le sue musiche precedenti, come era nella sua personalità in quanto non credeva di dover sprecare la Sua musica solo per una occasione, si trovò per quest’oratorio stimolato ad una nuova creazione: solo lontanamente si può ravvisare dei minimi prestiti dalla sua BROCKES PASSION, elementi tra l’altro completamente integrati nella vicenda di ATHALIA.

In ATHALIA, l’orchestrazione può dirsi completa: mancano solo i tromboni, strumenti che però a quel tempo si utilizzavano assai poco, se non nell’eccezione del SAUL.

Nella partitura è previsto l’uso di 2 flauti antichi, mentre non è prevista la necessità di due organi, come in DEBORAH ed ESTHER, questo per il fatto he ad Oxford non si poteva disporre di tale doppio strumento.

In Athalia, Handel sperimentò con sicurezza la novità di una costruzione dell'azione drammatica lineare nel suo sviluppo, quando si produce l'inserimento perfetto e magistrale fra i singoli ed il coro: spesso infatti quest’ultimo interrompe brutalmente un'aria proprio nel suo momento apice oppure esso viene troncato dalla voce solista.

ATHALIA inizia con una brillante ouverture nella forma italiana di allegro/adagio/allegro: Handel in questa prima fase di sperimentazione oratoriale, scelse infatti di impiegare una forma per l’Ouverture che si differenziasse da quella standard francese a cui ricoreva per l'ambito operistico.

Dopo l'aria d’apertura col “da capo” di Josaheth “Blooming virgins”, si evidenzia con decisa immediatezza la tecnica nuova e flessibile nell'impiego del coro.

Handel ricorse ad una serie di artifici sia per dilettare gli ascoltatori attraverso la preziosa varietà musicale, sia per mettere in luce un importante momento drammatico, dipingendo l'unità dei credenti di Israele sotto la guida dei loro legittimi capi. Ed ecco che dopo il primo brano, solisti e coro interagiscono; nel secondo pezzo, "Tyrants would in impious throngs", è il più sorprendente: l'iniziale aria virtuosistica del soprano Josabeth, viene improvvisamente interrotta dalla sollevazione corale "Tyrants! ye in vain conspire" e tale alternanza iniziale continua, ripetendosi sino al momento in cui tutte le voci si uniscono per la conclusione.

Nella scena seconda dell’Atto Primo, Joad, dopo un breve recitativo, passa all’accompagnato, che sfocia in un lamento "O Lord, whom we adore" (aria) costituito solo dalla prima e seconda sezione, poiché l'inserimento del coro, al posto del “da capo”, impermea la musica di un’intensità assai più espressiva.

Il ruolo del coro assume un’altra caratterizzazione appena entriamo nella scena terza, e si assiste alla presentazione degli attendenti di Athalia: si tratta di interventi corali vivaci e melodiosi, “The gods, who chosen blessing shed” e “Cheer her, o Baal”, che vogliono far svanire le sciagurate previsioni della Regina, e sono in netta opposizione allo stato confusionale della Regina Athalia, attenagliata dal timore suscitato dai sogni, espresso con l'incostante ed eterogenea fusione di recitativo ed aria.

L’andamento drammatico è realizzato dai recitativi accompagnati e da brani in arioso.

La sequenza che apre il terzo atto è assai pregiata: Joad in arioso “What sacred horrors” lamenta

“Che sacro orrore scuote il petto!

Ah! È il potere divino che si manifesta!

Chi può controllare la sua energia?

Quando mi invade, la mia anima s'infiamma!”

illustra l'atmosfera del tempo, odorosa d'incenso, e introducente il successivo solenne del coro di Vergini, Preti e Leviti, che dipinge le schiere dei sacerdoti che partecipa in una serie di botta e risposta: tutta la scena si può facilmente immaginare, la musica è in grado di presentare all’ascoltatore un quadro completo di quanto sta accadendo.

L'oratorio nel suo complesso racchiude momenti di grande intensità: i punti chiave della vicenda sono affidati ad Athalia e il suo sogno e a Joad quando profetizza la morte ormai prossima della stessa Athalia. Come ci dice Winton Dean, “sebbene la debolezza strutturale del libretto, an­che per i sostanziali tagli che erano stati introdotti, Hum­phreys salva la figura di Athalia, non la svilisce nei suoi essenziali lineamenti drammatici, lasciando poi alla fine alla musica il compito vero e proprio del modellamento”.

Gli elementi che caratterizzano i personaggi sono chiari ed omogenei: i tratti precisi del re - fanciullo Joas e dell'infido sacerdote apostata Mathan sono memorabili, ugualmente al maestoso ritratto della stessa Athalia.



 


Il Libretto

 

 

Athalia
(dal
Festival Ambronay, 2003)

 


 

A cura di Arsace & Rodrigo

 

www.haendel.it

 

Ultimo aggiornamento: 17-10-21