Composizioni Handeliane
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Concerti per organo |
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Handel volle rendere gradevole l’attesa del pubblico durante gli intervalli degli oratori suonando di persona dei concerti per organo che divennero ulteriore occasione di richiamo per i suoi affezionati sostenitori. Successivamente diede a questi concerti una propria autonomia mandandoli alle stampe come Op. 4, 7 e un’altra raccolta senza numero d’opera: in tutto contiamo ben 18 concerti. Burney afferma che Handel avviò a questa prassi nel 1733 per una
ripresa
di Esther e che Arne e Festing, quando ne inserì uno
(probabilmente
sempre in Esther) in occasione del Publick Act a Oxford, gli dissero di
non
aver mai sentito né suonare né improvvisare meglio. Handel si dimostrò innovativo con questi concerti perché, senza svincolarsi del tutto dalle strutture del concerto grosso, essi anticipano gli sviluppi che il concerto solista otterrà nella seconda metà del diciottesimo secolo. Ve da notare inoltre che l’organo qui perde la severa connotazione di strumento relegato per secoli al servizio ecclesiastico per assumere un carattere mondano e brillante, emulo del clavicembalo. L'organo da camera, il regale, il positivo, il portativo ed in molti paesi (fra cui Italia ed Inghilterra) anche l'organo da chiesa, erano strumenti alternativi al clavicembalo; in effetti questi concerti sono destinati "al clavicembalo o all'organo", solo in via d'eccezione richiedono il pedale (si noti che per la quasi totalità gli organi inglesi erano sprovvisti di pedaliera), a conferma della preponderanza dell'idioma clavicembalistico italiano sulla rigorosa esecuzione organistica di scuola tedesca. Questi concerti presentano notevoli problemi di ricostruzione, se si considera che il risultato dovrebbe essere quello di ascoltare qualcosa di simile agli effetti prodotti dalle sue improvvisazioni e dal suo "agile tocco", visto che le partiture non sono altro che abbozzi scheletrici, con delle sezioni solistiche e addirittura interi movimenti riassunti nella locuzione canonica di organo "ad libitum", che l'esecutore improvvisante dove saper rivestire con sfarzo. Oggi come allora, i concerti per organo di Handel vanno intesi come brillanti "divertissements". Non si porterebbe loro affronto, se si ascoltassero in piacevole compagnia, all'ora del tè e dei pasticcini, perché ciò corrisponderebbe anche alla loro funzione storica. Ora sono uno o due insoliti accordi degli archi, come all'inizio del concerto Op. 7 n°4, che risvegliano l'attenzione; ora è la virtuosità di un assolo d'organo nel concerto n°16, che interrompe un'amabile conversazione; ora veniamo sorpresi dalle evidenti allusioni ai grandi successi oratoriali, come nel concerto Op.7 n°3, che si appropria dello splendente "Alleluia" del Messiah, o nel n°16, che si conclude con una marcia dal Judas Maccabeus... E' l'alternanza tra scintillante musica di sottofondo e sorprendenti dettagli che fa l'attrattiva di queste composizioni. Immergersi in un ascolto approfondito, nella speranza di una costante originalità, o nella ricerca di elaborate polifonie organistiche di bachiana memoria, costituirebbe un ingiusto sforzo.
Grubstreet
Journal, 8 Maggio 1735, in occasione della prima raccolta di concerti per
organo, scriveva:
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www.haendel.it |
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Ultimo aggiornamento: 17-10-21 |