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A distanza di circa un
anno dal primo singolo dedicato a Bach, della 'Secret Series',
ossia una collana di stupende esecuzioni di Christopher Hogwood al
clavicordo su musiche dei maggiori compositori del '700, ecco finalmente
l’uscita del secondo capitolo: “the secret Handel” (MET CD
1060) pubblicato da METRONOME nel dicembre 2005.
Trattasi questa volta di un doppio CD, con quasi due ore di musica di
straordinaria bellezza suonata su ben tre diversi clavicordi, di cui uno
"da viaggio". Si legge infatti, dal testo del libretto in inglese dello
stesso Hogwood:
[...] su di un clavicordo da viaggio costruito da Ugo Annibale Traeri,
del 1726, ed ora custodito nel Maidstone Museum troviamo la seguente
iscrizione: "Questo Clavicordo appartenuto ad Handel, il quale ne
faceva uso per la composizione durante i suoi viaggi; ne entrò
successivamente in possesso mio Padre, George James Cholmondeley, ...
fino a passare a Frances Sophia Buchanan Riddell, Harrietsham Rectory,
Maidstone."
Sebbene lo strumento in questione non sia più utilizzabile, Hogwood ne
adotta qui un modello (Gräbner) abbastanza simile a quello realmente usato
da Handel, al fine di suonarci un piccolo concerto in miniatura, in tre
movimenti: Concerto in sol (HWV 487), Air (Lentement) HWV 467 e Andante in
sol (HWV 487). Stupenda la lenta Aria centrale, che con il caratteristico
timbro di questa tastiera Gräbner, rievoca atmosfere "bucoliche". E
l'Andante in stile di minuetto, è una versione per tastiera di un noto
movimento orchestrale dall'Op.3 di Handel: il tema di questo pezzo pare
sia ancora udibile, abbellimenti inclusi, in uno dei due "musical clocks"
tuttora esistenti, di Charles Clay.
Uno dei pezzi forti, ingiustamente poco noti, della presente
registrazione, è la Suite in do minore per DUE tastiere (HWV 446),
probabilmente una composizione giovanile del Caro Sassone: il pezzo è si
concepito per due tastiere, ma in realtà se ne conosce soltanto la parte
per la tastiera principale. Stranamente tutte e nove i manoscritti
pervenuteci hanno questa particolarità: Donald Burrows ha infatti
suggerito che, probabilmente, la parte per il secondo manuale non sia mai
stata formalizzata in partitura da Handel, il quale invece, come si sa,
amava improvvisare senza trascrivere nulla o quasi su carta. Questa è la
politica scelta da Hogwood (insieme all'assistente Derek Adlam):
improvvisare sugli accordi e sul raddoppio delle parti.
La Sarabanda di questa Suite appare come un pezzo a dir poco stravolgente
con la sua struttura bipartita AA'BB': il primo clavicordo suona da solo
nelle parti A e B, mentre il secondo si aggiunge nelle ripetizioni creando
uno stupendo effetto di pienezza armonica e dal ritmo ‘cullante’. Molto
trascinante anche la Chaconne conclusiva, che presenta, curiosamente, una
brevissima durata (mancando completamente di variazioni).
Altra interessante scoperta la troviamo in apertura del primo disco: si sa
come Handel amasse molto la raccolta dei 'Componimenti musicali' di
Gottlieb Muffat (suites per cembalo pubblicate nel 1739), che gli
fornirono fonti d'ispirazione in più di una occasione (Song for
St.Cecilia's Day, ed altro). Ma Hogwood ci fa notare che questa
ammirazione fu reciproca: Muffat prese infatti, già nel 1736, l'intera
raccolta delle otto grandi Suites handeliane (quelle famose pubblicate nel
1720 a Londra), ripubblicandola in versione iper-abbellita con molti più
dettagli di ornamentazione ed articolazione (cosa che in Handel è
piuttosto rara, preferendo lasciare tutto ciò all'improvvisazione). Di
queste, qui troviamo la Suite III in re minore (HWV 428) suonata sul
clavicordo 'Hass', come per la precedente HWV 446.
Ma le sorprese di questo doppio non finiscono ancora: sempre su clavicordo
Hass troviamo la stupenda FUGA in do minore (HWV 610), che è il pezzo
conclusivo della raccolta pubblicata nel 1735 (Six Fugues or Voluntarys,
Londra), nonché la famosa Aria con variazioni in sol (nota come "Il Fabbro
Armonioso"), ma in una versione poco nota (HWV 430/4a) e mai pubblicata,
con qualche differenza nelle ornamentazioni e figurazioni, soprattutto
nelle cadenze.
Il terzo clavicordo ("Bodechtel") lo troviamo nel secondo disco, con
alcuni bei Minuetti (Handel ce ne ha lasciati quasi un centinaio) alcuni
dei quali molto familiari alle orecchie del vero baroccofilo: trattasi
infatti di versioni per tastiera "cugini" dei minuetti (ed arie e bourrée/hornpipe)
contenuti nella Water Music. La sezione Bodechtel è completata da un'Aria
(HWV 469) dal carattere gaio e luminoso, che più handeliano non si può
(molti lo riconosceranno in un movimento orchestrale dall’Op.7).
Per completare il giro, Hogwood interpreta anche tre pezzi di J-Ph.Krieger
(Aria con variazioni in si bemolle) e del maestro di Handel, ossia
F.W.Zachow (Sarabanda e Giga in si minore). Interessante notare come
questa ultima coppia di Zachow sia stata inserita in modo ben calcolato:
preceduta dalla bellissima Allemanda di Handel (HWV 479) in inusuale
tonalità di si minore (Bach-like), dalla Courante (HWV 489, sempre in si
minore) e seguita invece da un Corale su "Jesu meine Freude" (HWV 480). Il
risultato è una nuova Suite completa, in si minore.
La raccolta si conclude con la Grande Chaconne in sol (HWV 435), della
durata di oltre 13 minuti, interpretata ancora su tastiera 'Hass'. Molti
conosceranno questa famosa ciaccona handeliana nella “rumorosa” versione
di Pinnock, al clavicembalo: qui il pezzo, suonato su clavicordo, assume
connotati ben diversi. Il suono tenue e delicato dello strumento invita al
totale rasserenamento dell'animo, e la lunga sezione in tonalità minore ne
è la prova più che evidente.
A
cura di Zadok |
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