Dublino 1741

l'Ultima Svolta

Dopo aver terminato la prima versione dell'oratorio SAMSON, il 31 ottobre 1741, Handel  ebbe modo di assistere ad un pasticcio operistico dato al King’s Theatre, gestito in quel periodo da Lord Middlesex: “Lo spettacolo fu tale da tenerlo allegro per tutto il viaggio”, come riferisce il suo amico e librettista Jennens. (1) Questo momento della vita del Caro Sassone è veramente cruciale: è il momento in cui Handel abbandona l'opera teatrale seria italiana.. in una lettera nel “London Daily Post” del 4 aprile 1741, addirittura Handel pare volesse abbandonare definitivamente l’Inghilterra per tornare nella sua terra d'origine, la Germania; Il conte di Egmont riferisce che aveva scelto Spa come sua prossima città d'approdo. Ovviamente può leggersi in questi racconti come Handel era sfiduciato verso un genere musicale che lui stesso stava formando negli anni, ovvero l'Oratorio Inglese e le sue derivazioni o forme collegate. Le ultime e più recenti esperienze, dal SAUL del 1738, passando per l'ISRAEL IN EGYPT del 1739, fino ad arrivare all'ALLEGRO del 1740 mostrano chiaramente che il genere, seppur giunto ad una piena maturazione artistica, non riusciva a decollare come egli aveva sperato presso il pubblico londinese!

Nell'estate del 1741 Handel si dedica alla composizione di Duetti in idioma italiano, cosa che potrebbe leggersi da un lato ad un allontonamento rispetto l'opera teatrale, e dall'altro una ispirazione creativa che non aveva comunque abbandonato il Caro Sassone. Ecco che videro la luce la prima versione, quella per due soprani, di "No, di voi non vuo' fidarmi" completata il 3 luglio 1741, che fu preceduta da "Quel fior ch'all'alba ride" sempre per due soprani, terminato il 1° Luglio: queste composizioni sono musica nuova al cento per cento, non si tratta di rielaborazioni di temi inclusi in composizioni giovanili.

Lasciato il mondo operistico, Handel aveva più tempo per dedicarsi anche ad altre occupazioni, di certo essendo sollevato dal gravame di dover battagliare quotidianamente con strumentisti, cantanti d'opera e compositori rivali. Ebbe modo di dimostrarsi generoso ed interessato alle problematiche sociali; intanto nella taverna di Crown and Anchor, dove fu istituito un Fondo per il sostegno dei musicisti bisognosi (oggi denominato Royal Society of Musicians), nel maggio 1738, di cui Handel fu uno dei primissimi sottoscrittori, Il caro sassone contribuì ogni anno, con un diverso oratorio che veniva eseguito in beneficenza  (2).

Inoltre si deve render noto che, quando Thomas Coram (1678-1751), piantatore e costruttore navale in Nuova Zelanda, e capitano di mare, nel 1740/41 fondò a Londra il famoso Ospizio per l'infanzia abbandonata - "dei trovatelli" (Foundling Hospital), dopo aver ottenuto autorizzazione Reale nel 1739, Handel elargì immediatamente cospicue sovvenzioni alla nuova istituzione, tanto che ne fu poi eletto governatore accanto ad altri illustri inglesi (come ad esempio il grande pittore William Hogarth 1697-1764, autore fra l’altro di stampe satiriche).

Nel dipinto qui sotto, risalente proprio a quegli anni, Hogarth ritrae il Capitano Thomas Coram con una veduta di velieri sulla sinistra (alludendo alla sua professione) e il mappamondo con l'Oceano Atlantico, in basso a destra. Ma nella mano a destra egli stringe il sigillo del Foundling Hospital, ha alle spalle un dipinto ovale con una Maternità, e sul rotolo che esce dal cofanetto si legge: "The Royal Charter".

Ai primi di novembre 1741, Handel, ormai molto famoso per la sua ben nota munificenza verso le organizzazioni di carità, all’improvviso partì per Dublino, su invito del Lord Luogotenente d’Irlanda, chiaramente colpito dal compositore-benefattore.

Proprio per Dublino a favore delle opere pie della città, Handel pensò di dedicare il MESSIAH composto a tempo di record tra il 22 agosto ed il 14 settembre 1741, periodo che fu seguito anche dalla la prima stesura del SAMSON (forse esso stesso destinato alla capitale Irlandese, ma poi le cose andarono differentemente). E quella musica che in luglio aveva steso per i duetti succitati, Handel pensò di utilizzarla nuovamente per elaborare tre magnificenti e geniali cori-duetto inseriti nella prima parte del celeberrimo MESSIAH

Lo studioso handeliano Winton Dean racconta che "Il vento contrario lo bloccò per qualche giorno a Chester, dove profittò dell’indugio per provare alcuni cori del MESSIAH con cantanti del luogo: Burney, ch’era allora ragazzino, v’incontrò Handel per la prima volta e lasciò un resoconto spassoso dell’evento."

Ora non stiamo qui a raccontare in dettaglio quale trionfo furono i dieci mesi trascorsi da Handel a Dublino e dintorni. Ma si può affermare che il consenso e l'ammirazione, che in questo soggiorno irlandese incontrò, motivarono Handel a riprendere la strada degli oratori e seguitare a percorrere questa via musicale sino alla morte. Dublino fu il trampolino di lancio per tutte le sue idee più recenti: concerti per organo e anthems eseguiti nelle chiese dublinesi, serate concerto che tenne assieme a Matthew Dubourg (il violinista allievo di Geminiani). Gli oratori e odi, che avevano inizialmente fatto flop a Londra, come L’ALLEGRO, IL PENSEROSO ED IL MODERATO, ALEXANDER'S FEAST nonché IMENEO in forma di concerto (opera annunciata come “serenata”), ebbero qui rappresentazioni affollatissime, con grande soddisfazione di Handel. 

Gli oratori in particolare fruttarono somme ingenti a pro delle istituzioni filantropiche (una partitura del MESSIAH fu donata alla Charitable Musical Society).

Sebbene Handel si fosse prefissato di tornare a Dublino per l’anno seguente, Londra lo trattenne gelosamente con tutte le adulazioni possibili, ed è così che Dublino non rivide mai più Handel. Rientrato nella capitale inglese, fece rappresentare il suo nuovo oratorio SAMSON, il quale riscosse un enorme successo.

L'oratorio MESSIAH (3) venne eseguito con periodicità annuale divenendo una tradizione radicata: l'attaccamento a questo oratorio fu tale che Handel vi suonò finché la salute glielo permise. Il conte di Shaftesbury nel 1750 aveva riferito a James Harris che “da quando sono arrivato qui ho incontrato Handel più di una volta e credo di non averlo mai visto così fresco ed in forma. E’ piuttosto disinvolto nei movimenti e si è compiaciuto di acquistare due quadri preziosi, in particolare un grande Rembrandt, che è sicuramente eccellente. Noi abbiamo parlato quasi per intero di argomenti musicali, ma quel che basta per convenire che le sue composizioni avranno un esito incomparabile”. Sapere che Handel era "fresco ed in forma" colpisce. dal momento che il 1750 doveva essere un periodo difficile per Handel, che aveva perso, giusto un anno prima, il suo compagno di mille battaglie imprenditoriali, il noto Heidegger; ed inoltre, questo periodo fu segnato dal ritorno di una donna, con cui aveva realizzato una miriade di spettacoli aveva realizzato: Francesca Cuzzoni, un fantasma di se stesso, sfiorita, una testimonianza inconfutabile del tempo che passa (4). Impossibile che non gli tornassero in mente le parole dell’oratorio IL TRIONFO DEL TEMPO, il vero oratorio che accompagnò Handel per tutta la vita, cadenziando i tre momenti fondamentali della vita di un uomo, la giovinezza, 1707, l’età adulta, 1737, e la vecchiaia, 1757.

Note

(1) Tuttavia, anche nel suo periodo operistico, Handel si divertì non poco ad assistere a scimmiottamenti di sue opere. Il modo di pensare odierno è lontanissimo da quello dell'epoca. Quello che oggi farebbe fremere per questioni di copyright all'epoca era visto con simpatia, anche perchè scimmiottare o riprendere un tema, un'aria significava un alto merito per il compositore che non solo aveva scritto buona e piacevole musica, ma aveva anche raggiunto una celebrità. E' ragionevole pensare che allora per l'occasione avessero impiegato materiale derivato da alcune sue composizioni. Caso famoso quello del GIUSTINO; sebbene l'opera contenga musica molto bella, il libretto pare sia stato piuttosto mal concepito tanto da arrivare, come afferma il Lang, a non avere alcun senso. Questa opera fornì materiale per l'allestimento de Il Drago di Wantley, una ballad-opera scritta con un vero intento satirico, e messa in scena proprio al Covent Garden. In tale occasione, Handel non solo non si offese, ma affermò di averla trovata piuttosto divertente. Perciò anche nel periodo di lotte continue a colpi d'aria con i rivali (il palcoscenico sì che era un vero campo di battaglia per i compositori, altro che le nenie sacre di paludosi e sperduti paesi della Turingia) egli aveva il tempo di porsi come spettatore.

(2) Aspetto questo che spesso viene dimenticato dai detrattori di Handel, che, ottusamente, ricordano come egli fosse mondano, legato ai piaceri della vita ed al mondo superfluo dell'opera, interessato solo a conseguire i profitti: che vita deprecabile!

(3) Handel donò successivamente un organo al Foundling Hospital (agli inizi del 1750), organo inaugurato da lui stesso. In questo ospizio Handel diresse nella cappella il MESSIAH; in una occasione furono venduti così tanti biglietti che si fu costretti a respingere molte persone che avevano pagato; si realizzò allora una seconda esecuzione dopo 15 giorni ed ecco che un altro pienone raddoppiò l'incasso dell'ospizio.

(4) Nel maggio del 1750, la Cuzzoni era a Londra ed aveva domandato al pubblico di assistere ad un concerto che era fatto per suo beneficio, e dove ella avrebbe cantato: oramai era una donna in declino, senza voce, che già conduceva una vita miserevole. La Cuzzoni, secondo Flower, confuse il “concerto” con le esecuzioni di beneficenza al Foundling Hospital: lei cantò nel MESSIAH. Handel era caritatevole per natura e senza dubbio diede il suo contributo per dare una mano alla Cuzzoni, anche se ne fece notare i limiti artistici. Ma in effetti la Cuzzoni non era più la gran diva che era sicuramente stata, non poteva quindi cantare una parte così impegnativa… Nel 1751, esattamente un anno dopo, lasciò l’Inghilterra, dopo aver fatto un appello ancora più patetico al “General Advertiser” di una esibizione “che sarà l’ultima con la quale io li disturberò ed è fatto allo scopo di pagare i miei creditori“. Charles Burney fa un resoconto della visita della Cuzzoni a Londra, in particolar modo soffermandosi su quest’ultimo concerto dove si esibì, scrivendo “Non c’era che uno scarso pubblico, più miserabile di quando era arrivata”. Ad onor del vero, tuttavia, una copia Manoscritta da Mainwaring, che è conservata presso la British Library, riferisce che “La sua voce nel 1750 era quella di una donna anziana, ma era comunque pari a quella della angelica Mrs Linley negli anni d’oro [...]”.

A cura di

Arsace da Versailles

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