ATHALIA
fu eseguita per la prima volta come parte delle cerimonie di Laurea di
Oxford presso lo Sheldonian
Theatre
il 10 Luglio dello stesso anno, alla presenza di 3.700 persone. Tale
oratorio può considerarsi come un ulteriore progresso dell'oratorio di
Handel verso il definitivo consolidamento formale e drammatico. Racine nella
prefazione della sua opera aveva evidenziato la sua decisione di voler
utilizzare il coro allo stesso modo dei greci classici, cercando la
coesione dell’azione: un uso del coro consentiva ad Handel di poter
sviluppare sia una esplosiva vigorosità sia dimostrare il suo
impareggiabile talento drammatico: come in DEBORAH
tali cori sono spesso ad otto voci, vivaci, attivi, e drammaturgicamente
vari. "Rejoice, Judas", "Give Glory" e "The clouded scene begin to clear", rappresentano i momenti di maggior fulgore di Handel: la loro ricchezza strumentale inoltre attesta come Handel abbia raggiunto il completo dominio della grandiosità epico-drammatica dell'oratorio. Haendel, conscio dell'unità strutturale, non si sentì vincolato a uno schema, e quindi puntò alla fusione delle singole parti nel contesto di un disegno drammatico complessivo, che non ha minato la perfezione della scrittura. Si ringrazia infinitamente Mr. Kelly della concessione per il sito GFH, quale terzo elemento accanto a handelforever.com e handelforever.com L'azione della tragedia si svolge a Gerusalemme, dentro le mura del Tempio e nel Palazzo. La Vicenda si svolge a Gerusalemme nell’arco di una sola giornata. Si apre con una festa ebraica, a cui partecipano il gran sacerdote Joad, sua moglie Josabeth e il comandante Abner. Josabeth e il marito hanno allevato in gran segreto l'ultimo discendente di David, Joas, nascondendolo sotto il nome di Eliacin. Sono stati loro a salvarlo dal massacro in cui sono stati uccisi tutti i figli di Ochosia per volere e ordine di Athalia, la figlia di Achab e Jezebel, che voleva annientare la stirpe di David. Mentre il paese trema dinnanzi a sue eventuali vendette, Athalia è perseguitata da alcuni incubi: sogna la madre morta che la allerta sulle ire di Jehovah, ed inoltre le appare anche un giovinetto, abbigliato da sacerdote ebraico, che, a tradimento, la pugnala mortalmente. Intanto Joad ritiene che i tempi siano maturi per svelare popolo che Eliacin non è altro che Joas, il legittimo erede al trono. Mentre gli ebrei stanno celebrando la festa del raccolto e dedicando delle offerte a Jehovah, Joad trova il momento opportuno per domandare ad Abner a chi egli giurerebbe alleanza se un erede legittimo al trono dovesse esser scoperto, e con gioia scopre che Abner non potrebbe che esser fedele ad un Re legittimo. Giunge al Tempio Athalia che, con sgomento, vede lo stesso giovinetto del sogno: chieste notizie a Joad, viene a sapere che si chiama Eliacim e che è orfano. Athalia gli impone di lasciare immediatamente il Tempio con l’idea di tenere sotto la sua protezione (e sorveglianza). Il Giovane ragazzo non sapendo la sua vera identità non riesce a capire dapprima l’opposizione di Joas, le minacce di Athalia e l’agitazione di Josabet. Joad, assieme a Josabeth, si uniscono in duetto pregando di trovare il conforto in Jehovah, mentre un coro anticipa l'imminente catastrofe. Joad, scelto dallo Spirito Santo, scopre le sue doti profetiche, rivelando che il futuro riserbava la morte di Athalia e l’Incoronazione di Joas. Joad chiede a Joas quale modello avrebbe preso nel caso diventasse Re, e il giovane rampollo indica David quale esempio regale. Ed ecco che Joad e Josabet lo proclamano come erede legittimo al trono. Su consiglio di Mathan, sacerdote di Baal, Athalia vuole assediare il Tempio, ma quando sopraggiunge, si accorge del tradimento: si trova dinnanzi ad un nuovo Re, per di più legittimo, Joas. Abner ignora l’ordine impartitogli da Athalia di arrestare il ragazzo e Mathan, dopo la destituzione fatta da Joad che lo aveva qualificato come prete apostata, canta il trionfo e il corruccio di Jehovah, sebbene Athalia dia libero sfogo alla sua collera, poco scossa da ciò che succede e determinata a triofare costi quello che costi. L’oratorio termina con un duetto tra Joad e Josabet ed un coro di lodi, assistendo solo alla sconfitta di Athalia, e non alla sua morte.
Handel, avendo già riutilizzato le sue musiche precedenti, come era nella sua personalità in quanto non credeva di dover sprecare la Sua musica solo per una occasione, si trovò per quest’oratorio stimolato ad una nuova creazione: solo lontanamente si può ravvisare dei minimi prestiti dalla sua BROCKES PASSION, elementi tra l’altro completamente integrati nella vicenda di ATHALIA. In
ATHALIA infatti la musica è pressocchè tutta nuova, originale, ricca
di invenzione e spesso incantevole: questo dramma violento, infatti
esige arie dolci, e motivi melodiosi, cullanti siciliane, non solo
solisticamente parlando: il coro
"The gods who chosen
blessing shed"
irradia uno splendore che poche
altre volte Handel riuscì a ripetere. La musica scritta da Handel per
la Regina invece è molto drammatica e violenta, non ha dei
rallentamenti: ella è una assassina e la notevole aria
"To darkness eternal"
è un provocatorio addio alla
gloria ed al potere.
Handel ricorse ad una serie di artifici sia per dilettare gli
ascoltatori attraverso la preziosa varietà musicale, sia per mettere in
luce un importante momento drammatico, dipingendo l'unità dei credenti
di Israele sotto la guida dei loro legittimi capi. Ed ecco che dopo il
primo brano, solisti e coro interagiscono; nel secondo pezzo,
"Tyrants
would in impious throngs", è il più sorprendente: l'iniziale aria
virtuosistica del soprano Josabeth, viene improvvisamente interrotta
dalla sollevazione corale
"Tyrants! ye in vain conspire" e
tale alternanza iniziale continua, ripetendosi sino al momento in cui
tutte le voci si uniscono per la conclusione. I recitativi non sono casuali e quelli accompagnati hanno una nuova intensità rispetto quelli operistici; le arie col da capo, tipiche dell'ambiente operistico, non sono dimenticate, ma vengono usate con parsimonia, e soppiantate da altre che fungono una maggiore drammaticità. V'è la presenza anche di duetti drammatici, non da camera, e molte parti concertanti per i diversi strumenti. I cori in generale sono ben inseriti nella vicenda ed alternano i momenti solistici in una ammirevole gradualità di tensione drammatica che portano al clima del terzo atto. Handel successivamente apporrà l'accento sulla differenziazione sostanziale fra i cori degli ebrei e quello dei pagani: mentre le scritture destinate ai primi sono molto complessi contrappuntisticamente, gli altri sono descritti in modo innocente, grazioso, affabilmente edonisi, sensuali, erotici, destinati ad esaltare la danza ed il divertimento, e quindi per essi Handel utilizza per lo più una scrittura omofonica, con un insieme strumentale molto colorito, per la presenza di flauti dritti e traversi, oboi, fagotti, corni, trombe, come pure l'organo clavicembalo ed arciliuto. La sequenza che apre il terzo atto è assai pregiata: Joad in arioso
“What sacred horrors” lamenta
“Che sacro orrore scuote il petto!
illustra l'atmosfera del tempo, odorosa d'incenso, e introducente il
successivo solenne del coro di Vergini, Preti e Leviti, che dipinge le
schiere dei sacerdoti che partecipa in una serie di botta e risposta:
tutta la scena si può facilmente immaginare, la musica è in grado di
presentare all’ascoltatore un quadro completo di quanto sta accadendo. Dal sito handelforever.com IL LIBRETTO
Aggiornamento: 05-09-2014 A cura di handelforever.com ed integrazione di GFHbaroque.it
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