Alcune considerazioni sui Castrati  

     

 

 
 

 

 

 

Le voci dei castrati erano assolutamente le principali, le più ricercate e anche le più pagate, dell'epoca Barocca, a cui seguivano a ruota quelle dei soprani; ma la fama e la gloria erano sopratutto per i castrati, poiché la loro voce era uno strumento musicale potentissimo che racchiudeva in sé le caratteristiche delle voci maschili, femminili e bianche, il tutto amplificato da una poderosa cassa toracica, sviluppatasi come effetto della castrazione, che permetteva fiati lunghissimi e messe di voce incredibili.

L'Abate François Raguenet testimonia:

"Sono ugole e suoni di voci da usignoli; sono fiati che fanno mancare la terra sotto i piedi e che quasi tolgono il respiro". 

A proposito del castrato Ferri, così scrisse Bontempi:    

"Non ci sono iperboli, non ci son eccessi di penna poetica che possano bastare a tessere le lodi di una simile virtù".

Musici cantori, così venivano definiti i castrati se a loro ci si riferiva senza dare una inflessione negativa al termine. Ma anche altri erano gli epiteti: "cappone" per esempio, così veniva definito Farinelli in Spagna; "puttini castratelli" era per esempio il termine usato dal cardinal Gonzaga nel pieno del 1600; "castrone" invece si usava con intento spregiativo. 

Innanzitutto è da dire che la castrazione non implicava l'impotenza: ci sono molti aneddoti su i castrati Famosi, addirittura si parla di filiazione in alcuni casi, in altri si parla di matrimonio, in aperto contrasto con la Chiesa che non poteva concedere un tale evento e in contrasto con la famiglia della sposa.
Altri aneddoti galanti si riferiscono innanzitutto a Caffarelli, dal carattere irruente e dall'appetito sessuale affatto estinto dalla castrazione; a Siface e a Matteuccio (Matteo Sassani). Nulla si sa della vita amorosa di Senesino. Farinelli invece credo nutrisse un amore platonico, ricambiato, per Metastasio, prova ne siano certi scambi epistolari e anche dal fatto che Metastasio stesso pare abbia distrutto le lettere a lui indirizzate da Farinelli.

Tuttavia dobbiamo tener presente che :

1 - solo una piccola percentuale dei bambini canori evirati giungeva al successo, ossia si faceva conoscere a livello europeo, ma quando questo accadeva - e accadeva solo a Teatro, il perno della vita Musicale Barocca - neppure i soprani potevano contrastare la loro fama: erano le star assolute (anche se non posso esimermi dal citare Faustina Bordoni e Francesca Cuzzoni a anche Vittoria Tesi): ma a parte questi nomi che si ritrovano spesso nei fatti storici dell'epoca, i più frequenti erano quelli dei castrati famosi, a cui aggiungerei a quelli citati sopra Gizziello, Carestini Giovanni, Pistocchi Francesco Antonio, Nicolino, Bernacchi Antonio Maria, Guadagni, Balatri, Ferri, Pacchierotti Gasparo Baldassarre, Giovanni Manzuoli, Il Marchesini (Marchesi Luigi), Crescentini, Salimbeni Felice, Guarducci, Aprile (il castrato preferito da Jommelli)....
Spesso si andava a teatro solo per sentire cantare il castrato in voga, gli altri cantanti passavano così in secondo piano, che il pubblico o si occupava di giochi di carte, o si chiudeva il "sipario" del palco dove era situata questa o quella dama per creare un po' di privacy dal momento che era con questo o quel cavaliere, questo o quel conte, o cicisbeo... oppure distrattamente si ascoltava l'aria del tenore, del contralto mentre si beveva qualche infuso o si assaggiava qualche sorbetto, e questa pratica si diffuse a tal punto che alcune arie, quelle secondarie e terziarie affidate a voci quasi esclusivamente non alte, venivano definite "arie da sorbetto".

2 - quelli che non possedevano una voce adatta a calcare i palcoscenici, erano destinati a vivere una vita repressa nei cupi meandri della Chiesa, per dedicarsi a canti ecclesiastici, molto, ma molto meno remunerativi e destanti sicuramente meno appagamento: della serie la castrazione non assicurava assolutamente una carriera, poiché era solo l'ex post che poteva decretare se una voce aveva futuro, oppure era qualcosa di mediocre e quindi destinata ad un futuro sobrio e modesto.

3 - Il Seicento produsse una quantità enorme di evirati cantori e se mettiamo a confronto due periodi: 1630-1640 con 1730-1740, possiamo notare una forte riduzione del numero di castrati. Quali possono essere le ragioni? Il seicento presentava molte famiglie che versavano in tristi condizioni economiche, e sacrificare la possibilità generandi del figlio per un eventuale guadagno economico elevato che avrebbe sistemato per sempre la famiglia dell'evirato era un miraggio e una possibilità che veniva considerata vantaggiosa; tutt'al più se la voce del piccolo post castrazione non risultava idonea al teatro (che ripeto dava guadagni da capogiro), rimaneva per il piccolo cantore nel suo futuro un impiego meno redditizio ma sicuro all'interno del coro di qualche cappella.
Nel settecento invece le condizioni economiche medie si elevarono, per cui sebbene in povertà, le famiglie ci pensavano 2 volte prima di far castrare un figlio... i figli potevano sperare di guadagnare lo stesso trovando altri lavori, preservando la loro integrità fisica e questa decisione i genitori la prendevano quand'anche i loro figli avessero una bellissima voce acuta in giovine età: non era più come all'inizio che i genitori acconsentivano alla castrazione del figlio in vista di possibili guadagni se sfondava a livello operistico o se percepiva regolarmente uno stipendio servendo nelle funzioni ecclesiastiche. Giocarsi la fertilità del figlio sulla ruota del suo successo come cantante d'opera cominciava a non valere più la candela. Diminuzione dei cori ecclesiastici e scioglimenti di molti di essi determinavano l'instabilità di poter cantare in chiesa come evirato, questo anche per il progressivo declino dell'ascetismo cristiano: questo fu un altro fattore negativo per la scelta all'evirazione. Altro fattore potrebbe essere il fatto che le famiglie erano diminuite nel numero dei componenti e questo avrebbe come conseguenza il fatto che il reddito familiare si ripartiva pro-capite in un numero minore: quindi un tenore di vita migliore, che non costringeva a trovare altre soluzioni economiche. Il fatto poi che il nucleo famigliare fosse minore, consentiva ai genitori un maggior interesse verso il futuro del figlio. La ripresa economica potrebbe quindi vedersi come un fattore. Altro fattore, ma questo lo vedrei più come un fattore di tardo settecento: la corrente di pensiero illuminista (vedasi Voltaire), con le sue satire verso la pratica della castrazione. Già nella quarta decade del 1700 anche un falsettista iniziava a ricoprire ruoli in opera: sto pensando a William Savage, ma anche a Balani. Il secondo si pensava fosse un castrato naturale dal momento che non presentava i testicoli nello scroto, e così cantò varcando le scene teatrali dopo aver seguito l'educazione musicale che doveva farlo divenire sopranista, ma pare che invece egli li avesse nascosti e "discesero" nella giusta sede, dopo aver eseguito vocalizzi di enorme sforzo: perse la voce e dovette rinunciare alla carriera di cantante. Egli quindi simulò la sua situazione di castrato (che assicurava sicuri ed elevati compensi) sorretto da una bella voce acuta, che però finì per perdere per l'eccesso che ricercava nei vocalizzi pirotenici.... 


4 - Spesso venivano considerati una macchina per cantare, che riassumeva in sé non solo le tonalità maschili, ma pure quelle femminili e anche di voce bianca.
Da sottolineare che i Musici Cantori erano preparatissimi nell'arte Musicale, poiché a differenza degli altri cantanti "naturali", *fin da piccoli* dedicavano moltissimo tempo allo studio della musica e alle tecniche canore più sofisticate: si vedano i "Conservatori" dell'epoca, e non dimentichiamo Nicola Porpora come plasmatore delle voci grazie ad una serie di esercizi che fecero di lui non il solo compositore in voga ma anche gran maestro di voci (Caffarelli e Farinelli, per 2 nomi importanti escono dalla sua fucina).

5 - Per quanto riguarda poi la tonalità, pare che questa dipendesse dall'età in cui veniva praticata l'evirazione: prima avveniva e prima aumentava la possibilità di ottenere un buon soprano (termine che a volte indicava castrato soprano, e non per soprano femminile), se si aspettava un po' di più maggiori erano le probabilità che la voce ottenuta fosse più verso la sfera contraltista. Poi si deve anche dire che una volta determinata la voce, essa non rimaneva sempre costante nel tempo: c'è chi è iniziato con tonalità gravi contraltistiche per giungere maturando a livelli sopranili e viceversa; c'era addirittura chi non poteva più affrontare le difficoltà teatrali e si dedicava dunque all'insegnamento oppure alle più semplici partiture di sfera ecclesiastica.

6 - I Musici cantori erano consci, ben consci della loro popolarità, e a parte qualche eccezione, dominavano i compositori coi loro capricci nei casi più assurdi, o imponevano le loro pretese. Venivano strapagati e più del compositore stesso....

7 - E' necessario evitare il luogo comune che i castrati erano dei pachidermi in scena: questa idea si è formata con le caricature giunte dall'epoca, ma non deve esserne fatta una costante.

8 - In Francia non erano apprezzati i castrati, e se vi si esibirono era in occasione di concerti "recital", ma non fecero parte di opere francesi.
Charles De Brosses risulta impietoso nello scrivere:
"Quanto ai castrati, questo tipo di voce non mi piace affatto: salvo un paio, quelli che ho udito mi hanno fatto un effetto penoso. Non vale la pena di perdere gli attributi per poi cantare a quel modo".
Tuttavia aggiunge:
"Bisogna abituarsi alla loro voce per poterla apprezzare"
e ancora:
"Il loro timbro è chiaro e acuto, simile a quello dei ragazzi del coro ma, al tempo stesso, molto più potente: sembra che cantino un'ottava sopra la normale estensione femminile. Il loro canto ha sempre qualcosa di secco e di aspro ed è quindi completamente diverso da quello così pieno di dolcezza delle donne: ma hanno un'ampia estensione e la loro voce è brillante, nitida, espressiva e forte".
Ora a prescindere dalle valutazioni che un francese possa dare sulla dolcezza della voce, mi pare chiaro che la voce dei castrati *era molto* differente da quella delle donne: altro motivo per cui oggi, se vogliamo ricercare un "alienum", un qualcosa di differente per interpretare i ruoli dei personaggi affidati un tempo ai castrati, non si può pensare d'impiegare una voce femminile.
 

 

 

 

 

A cura di Arsace 

   

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Ultimo aggiornamento: 21-10-21