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1713 - 1799 c. )
Lesbina non deve esser confuso con un suo coevo, Giovanni
Angeli anch’esso di nome, monaco, che fu compositore e buon cantore come
basso, nel duomo di Siena.
Il Lesbina vide i natali a Siena nel 1713 “da Francesco del quondam
Benedetto Angioli e da Maddalena Mencucci sua consorte e fu battezzato il
31 Ottobre. Fu compare il Nobile Signor Marchese Ferdinando del Nobil
Signor Marchese Ballati Nerli e per esso Giuseppe del quondam Giovan
Battista Mealli”.
Studiò con il maestro concittadino e minore conventuale Fausto Frittelli,
per poi iniziare ben presto la sua carriera di musico con i suoi
eccellenti mezzi vocali (fu al tempo un noto soprano), rafforzati
ulteriormente da una grande predisposizione all’interpretazione scenica:
ben presto conseguì una notevole fama.
Nei teatri italiani e stranieri il suo nome era segnato dal successo: poi
per alcuni anni si fermò presso la Corte del Portogallo, dove venne certo
molto stimato, ma dopo un certo tempo decise di ritornare in Italia, dal
momento che ebbe vari incontri pericolosi, di cu fino ad oggi non abbiamo
notizie certe, e nemmeno sappiamo di che si tratta: si può ipotizzare un
comportamento libertino, che fece infuriare famiglie del luogo, cosa non
nuova per alcuni castrati, tipo Caffarelli, o Siface…..
Per eclissarsi dal Teatro, prese gli ordini minori ecclesiastici……Con
questo atto seppe dimostrare ancor di più il già fervente spirito
religioso che aveva, rinunciando alle delizie del mondo, dandosi
completamente al servizio del culto: Giovanni Battista Angeli condusse una
vita intenta perseguire grandi principi morali, e si dimostrò molto
caritatevole verso i poveri.
Giovanni Angeli cessò la sua attività artistica il 10 Febbraio 1778. Non
si conosce il luogo della sua morte e ai documenti pervenuti ad oggi vi
sono problemi anche nel definire la data precisa della sua dipartita:
alcuni testi riportano il 10 Febbraio 1799, mentre altri identificano
Febbraio del 1795 come periodo della sua morte.
Lesbina incentrava la sua interpretazione su una grande espressività: era
in grado di ben manifestare i sentimenti più reconditi dell'animo: grande
era la sua capacità di identificare i tratti essenziali dei personaggi che
doveva portare in vita in palcoscenico. Secodo testimonianze coeve (Gervasoni)
il suo canto “era pieno di sentimento e la sua voce d'una pastosità
incantevole”.
Lo storiografo F.J. Fétis disse che questo evirato, nativo di Siena
possedeva una “voce pura, penetrante” con una ”grande estensione”.
A cura di Arsace
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