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Giovanni Andrea Angelini-Bontempi, evirato cantore dalla vita atipica per
la categoria dei musici cantori: la sua carriera fu essenzialmente di
letterato, compositore e storico, allestitore di opere teatrali in modo
molto più preponderante rispetto all’essere cantore i voce bianca.
Nacque a Perugina nel 1625 ed è ricordato soprattutto perché si occupò
della biografia della star dei suoi tempi, ossia Baldassarre Ferri, che lo
definì nella sua opera monumentale “Historia Musicae” come “Fenice de’
cigni e de’ cantori”: questa valutazione è importante in quanto Angelini
era il più grande critico e storico della musica al tempo in cui scrisse,
e mantenne questo titolo anche parecchi anni dopo la sua morte.
In età adulta antepose al suo proprio cognome quello del suo protettore
Cesare, appartenente ad una antica e nobile famiglia perugina, che lo
aveva sempre tutelato sin da quando era rimasto orfano di entrambi i
genitori. Il Tutore, qui la storia si ripete come per altri grandi
castrati, notando la predisposizione per il canto da parte del giovane
Giovanni Andrea, lo inviò a Roma, sotto la supervisione del cardinale
Francesco Barberini, parente di Matteo, alias Papa Urbano VIII, che si
occupava e gestiva il teatro Barberini situato nel loro palazzo
rinascimentale in via delle Quattro Fontane: fu lui che si occupò
dell’operazione del fanciullo al fine di preservare la voce bianca, per
poter far sì che un altro Angelo in terra cantasse le lodi del Signore.
La formazione poi professionale canora fu affidata al maestro di Cappella
Virgilio Mazzocchi, che dirigeva una scuola da dove erano usciti altri
castrati famosi. Ma la natura fu arcigna con Giovanni Andrea: infatti malgrado fosse seguito da luminari nel campo
della tecnica vocale, la voce, sebbene “angelica” non raggiunse mai le
vette delle altre star del tempo (e questo ce lo conferma nel 1697 il
conte Montemellini). Si distinse però per la vastità delle conoscenze,
grazie alla frequentazione delle diverse Corti e l’insegnamento dei
Filippini a cui era giunto con studi motivati dalla passione per il
sapere: la sua cultura era stupefacente non solo nel campo musicale e
canoro, ma anche come architetto ed ingegnere teatrale e come storico
(infatti scrisse “Storia della Ribellione in Ungheria” e “L’origine dei
Sassoni”) : il sapere e la diffusione della cultura furono sempre per lui
l’obiettivo della sua attività, prodigandosi sempre per raggiungerli.
Bontempi morì all’età di 80 anni il 1°
Luglio 1705 a Brufa, in provincia di Perugia.
A cura di Arsace
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