|
In nome di
Dio. Amen.
Conoscendosi appieno da me sottoscritto quanto sia inevitabile ad ogni
vivente il passaggio all'altra vita, e quanto sia incerto il momento, in cui
deve la morte sopravvenire, ho risoluto seriamente ora che mi trovo sano di
mente, intelletto, vista, loquela, udito, ed anche di corpo, di descrivere
di mio proprio carattere l'ultima volontà, e disposizione di tutti i miei
averi, ed effetti, che si troveranno dopo la mia morte col mezzo del
presente Testamento, che chiuso, e suggellato voglio consegnare ad un
pubblico Notajo, affinchè cessata la mia esistenza possa esser fatto palese,
e venga in tutte le sue parti eseguita la mia volontà, la quale è la
seguente; cioè raccomando primieramente l'Anima mia all'Onnipotente Iddio,
alla SSma Vergine Immacolata, al S. Angiolo Custode, ed ai Santi miei
Avvocati, affinchè gli impetrino la gloria del Paradiso.
Lascio per legato al Venerabile Spedale di S. Maria della Misericordia di
Perugia Paoli cinque da pagarsi una sol volta per validità del presente
Testamento.
Il mio Corpo voglio sia trasportato, e tumulato nella Chiesa di S.
Bernardino di questa Terra della Fratta, e che l'accompagno notturno sia
composto dei PP.MM. Osservanti di S.Maria, e dei Confratelli della stessa
Compagnia di S. Bernardino, impiegandovi la somma ordinaria, e Cera
corrispondente senza eccedenza.
Ai lati del Feretro non dovranno esservi che soli quattro Facolotti del
taglio di tre Libre, quali arderanno sino al momento che verrà incassato e
sepolto il mio Corpo, vestito di Cappa, e insegna della stessa
Confraternita.
Inoltre ordino, che nel giorno del Funerale siavi l'Offizio generale,
assegnando per limosina bajocchi venti d'argento, e doppia limosina per chi
celebrerà la Messa cantata.
Item lascio per titolo di Legato al Cappellano pro tempore, e Confratelli
della suddetta Compagnia Scudi dieci annui, incominciando dalla ricorrenza
del primo Anniversario, e così in appresso, colla seguente distribuzione,
cioè;
Che il Cappellano celebri la Messa presso il Mezzo giorno per l'Anima mia,
ed esiga per limosina una Piastra. Dopo terminata la S. Messa intuoni, e
reciti la Corona di S. Bonaventura unitamente ai Confratelli in Cappa, a cui
verrà dato un paolo per ogni Individuo che interverrà, e paoli due per
ciascuno ai tre Sagrestani, e Custode. Sopravanzando qualche Scudo, o paolo
dopo la suddivisata distribuzione, voglio che il tutto sia dispensato ai
soli Poveri ratatamente della Parrocchia di S. Erasmo unita a S. Croce. E se
a caso si sopprimesse la Confraternita, passi la med.a annua uffiziatura in
S. Croce, ed invece del Cappellano di S. Bernardino, nomino lo stesso
Parroco, recitando anch'egli la Corona di S. Bonaventura in compagnia dei
rimasti Fratelli, fintanto che sopravviverà l'ultimo di questi, ancorchè
senza Cappa Estinti anche i Confratelli, cessi il Legato, e torni la Somma
a' miei Eredi, che sarò per nominare.
Item lascio parimenti a titolo di Legato Scudi dieci annui da tenersi a
cumulo per dotare le Zitelle derivative da Gio.Maria Martinelli figlio di
Vincenzo e Maria Nicola Moraschi, e da Antonio Brischi figlio di Bernardino
e Angelica Iotti, sempre in linea maschile e non feminea; di modo che
estinguendosi le due Famiglie ritornar deve la somma, o somme alli stessi
miei Eredi.
Vien raccomandata la vigilanza, e sopraintendenza tanto del primo che del
secondo Legato al Sig. Gonfaloniere Municipale di questa Terra, che sarà
d'Uffizio nel tempo che accaderà il mio annuale Anniversario, a cui lascio
uno Scudo pel suo incomodo, e similmente paoli sei da esigersi in egual
porzione dai SSg.ri Camerlengo e Segretario, ausiliari dello stesso Sig.
Gonfaloniere.
La vigilanza maggiore consisterà in ben applicar la Dote a quelle Zitelle
delle due nominate linee, purchè concorri in esse l'integrità dei costumi,
egualmente che il Giovine di onorata Famiglia, che seco loro dovrà
congiungersi. Ben'inteso però, che se la somma accumulata non fosse
bastevole per meritare lo Sposo che si affacciasse, e fossero più Zitelle in
età da maritarsi, dovranno in tal caso imbussolarsi i Nomi di esse, e la
sorte deciderà per la prima estratta.
Per la soddisfazione poi dei due sopradetti annui Legati, e del tenue
riconoscimento, che formeranno in tutto Scudi ventuno, e bajocchi sessanta;
assegno i frutti di due Censi importanti la divisata somma, che sebbene in
oggi così ridotti mediante la Rata=, comodi, deve annualmente corrispondere
il Sig.r D.r Giuseppe Paulucci o suoi ritenendo a mio favore la somma di
(scudi) 600: in due diversi Censi stipulati sotto il dì 12 Marzo 1787, e 7
Ottobre 1792 a rogito del Sig.r D.r Lorenzo Vibj Notaro della Fratta.
Se mai accadesse che dalla Famiglia Paulucci si restituissero li (scudi)
600, dovranno i miei Eredi metterli nuovamente a frutto, anche ad usura
maggiore, lasciando per l'effetto sopra indicato la riferita somma di
(scudi) 21,60; autorizzando il Sig.r. Gonfaloniere a convenire il moroso o
morosi, affinchè non sia defraudata la mia intenzione.
Item lascio per una sol volta a Domenico Nardarelli, o suoi da Corciano,
figlio di Angiola Terrenzi, Scudi Trentaquattro pagabili da' miei Eredi nel
termine di Anni cinque dal giorno della mia morte, a condizione ch'egli
rinvesta in Capitale fruttifero, ovvero in compra o aumento di Casa la
sopraindicata somma, senza poterla alienare o diminuire, e a tale effetto
dovrà far costare a' miei Eredi la qualità del Fondo, che se verrà giudicata
vantaggiosa e lodevole, consentiranno all'acquisto e allo sborso; quale
intendo sia in generosa reintegrazione di quanto portò Pietro Bruni, mio
Padre, allorchè da Corciano si stabilì e si ammogliò alla Fratta con
Francesca Brischi mia Genitrice, e che un tal quantitativo fu da esso
impiegato nella Casa del Sig.r Fracassini, ora compresa col resto di mia
Abitazione. Volendosi, e tentandosi, dal Nardarelli, o suoi distrarre o
vendere lo Stabile acquistato col mezzo dei (scudi) 34, s'intenda devoluta
la somma alla Chiesà Plebaria dello stesso Corciano, ad oggetto di celebrare
tante Messe per l'Anima dei defunti Bruni. Condono, ed assolvo ai miei
Contadini dei Poderi non affittati tutta la somma di cui mi saranno debitori
in tempo di mia morte.
Del Podere Rio-vecchio ove sta ora per Colono Domenico Mariotto, ne formo e
costituisco un Canonicato nella Collegiata di questa Terra della Fratta
collo stesso servizio di Coro, Appuntature al pari degli altri Canonici.
Siccome però il Terreno fu dimezzato per comodo dello stesso Colono, e del
viciniore, militeranno quei medesimi pezzi e vocaboli espressi nell'Istrmto
di compra a rogito del Sig.r Paolo Ferranti Notaro di Gubbio sotto il dì
primo Luglio 1794, e indicati dai Sigg.ri Carlo Santigi e Ubaldo Minelli
Periti della stessa Città, qualora non compensassero i presenti nel valore a
quelli, che sono e furono Membri dello stesso Podere, a cui unisco ancora il
campo di S. Maria de' Meriti, che attualmente lavora lo stesso Mariotto.
La nomina e Giuspatronato di tal Canonicato in perpetuo apparterrà alla
Famiglia Perugini di questa Terra, derivativa da Ubaldo;. e all'altra
Famiglia Piombanti da Città di Castello derivativa da Antonino, con facoltà
di nominare uno della loro Stirpe. Il primo che ne avrà il diritto sarà
Perugini seniore, il secondo Piombanti parimenti seniore; e così rimanendo
vacante il Benefizio, subentrerà alternativamente una Famiglia all'altra.
Il Prebendato non avra alcun peso, se non quello di celebrare per l'Anima
mia una sola Messa in ogni primo giorno della Pasqua di Resurrezione, ed in
qualunque siasi Altare Privilegiato. Sopprimendosi (che Dio non voglia) la
Collegiata, intendo che il Podere sia dimidiato alle due descritte Famiglie,
perchè la mia intenzione è, che queste servir debbino alla Chiesa e al culto
di Dio, non il Podere alla Chiesa. Estinguendosi una delle due Famiglie in
linea mascolina, passar deve la proprietà e la nomina all'altra che rimarrà,
ancorchè di linea feminea; e se si dasse, che anche questa cessasse, voglio,
che il diritto di nominare, come sopra, appartenga ai Pubblici
Rappresentanti pro tempore di questa med.a Terra, e che la scelta cada in
questo caso in un sacerdote o Suddiacono della Diocesi, e non in un Chierico
di sola Tonsura, e Ordini minori. Se poi si pretendesse di voler incorporare
il Podere alla Mensa Vescovile, o a qualche Luogo Pio di qualunque siasi
Diocesi, o se ne volesse fare uso impreveduto, intendo e voglio, che
piuttosto lo possegga in perpetuo lo Spedale della Misericordia di Perugia
se il Canco sarà di nomina a Famiglia Perugini, e viceversa lo Spedale di
Città di Castello se il Canco sarà di nomina a Famiglia Piombanti.
Del Palco, e di tutt'altro che a me può appartenere come Accademico del
Teatro de' Riuniti lascio Padrone Alessio Magnanini Bruni avente successione
di qualsivoglia Sesso dalla Consorte Nicola mia Nipote. Mancando questa
successione, subentri la Famiglia Piombanti, con patto, che se volesse
render vendibile la proprietà e il diritto, non possa farlo senza
manifestare al Corpo de' Riuniti la qualità del Compratore; volendo io, ed
amando il pieno consentimento e approvazione della stessa Accademia.
Item lascio alla sopra espressa Accademia de' Riuniti il mio Cembalo a
condizione, che da niun'Individuo della med.a possa vendersi, ma piuttosto
permutare in altro strumento migliore.
Item lascio a D. Camillo Piombanti tutti i Libri che si troveranno di mia
proprietà.
Lascio parimenti al Canco D. Antonio Perugini il mio Astuccio di sei Posate
d'Argento con sei cucchiarini da Caffè, le Fibbie egualmente d'argento, e lo
Schioppo guarnito d'Ottone in benemerenza dell'attaccamento ed attenzione
avuta per me per lo spazio di più anni.
Oltre alla Casa, Cantina, e Poderi già descritti nell'Istrmto di
Costituzione dotale da me fatta a favore della mia Nipote sotto il dì 12
Aprile 1805 a rogito del Sig.r D.r Gio: Batta Burelli Notaro della Fratta
per l'accasamento di essa con Alessio Magnanini, aggiungo di più a favore
dei medesimi il possedimento della Stalla, situata in Via del Bucajolo.
Avendo prole, militerà ciò che fu detto in allora: se poi per qùals'ivoglia
evento non esistesse Successione, lo Statuto e l'espressioni nell'anzidetta
Costituzione dotale (a cui intendo di riportarmi pienamente) suppliranno
abbastanza a ciò che di ragione apparterrà ad Alessio, ovvero alla Nicola.
In mancanza però di prole, voglio e intendo, che il tutto sia di nuovo
divisibile fra i miei Eredi, quali invigileranno acciò l'ultimo che rimarrà
dei due Coniugati Magnanini Bruni, cioè o Alessio, o, la Nicola non possa
distrarre che la sola Biancheria sia da Tavola che da Letto.
La mia Argenteria, consistente in due Sgommarelli da zuppe, un Cucchiarone,
una Paletta pel Pesce, una Mogliola pel zucchero; una Caffettiera, un Sortù;
e quattro Pòrta-Bottiglie, voglio che siano vendibili per supplire alle
spese del Funere, per soddisfare al Salario, di chi avanzerà e sarà al mio
servizio negli ultimi estremi di mia vita, e per i pagamenti che
occorreranno nel conseguire l'Eredità benchè piccola.
Il Pian-Forte; lo Schioppo guarnito e incassato in argento; i Semi e
Bestiami dei tre Poderi scelti ed assegnati ad Alessio Magnanini nella
Costituzione di Dote come sopra, in Vocabolo Rio-nuovo, Piano e Fontanelle,
la Scrivania d'argento; e similmente la Bottega da Fabbro coi fondi annessi,
ove attualmente travaglia Pietro Crosti, come pure il Legname in Magazzino,
potranno vendersi onde accozzare la somma di (scudi) 250 fruttiferi di cui
vado debitore, caso che non mi riuscisse di soddisfare il Creditore nel
residuo di mia vita.
Ai miei tre Santoli in questa stessa Terra, cioè Paolo Bertanzi, Ruggero
Burelli e Luigi Guerrini lascio i miei tre Strumenti da corda. Al primo, il
Violino di Stainer; al secondo, la Viola; al terzo, l'altro Violino di
Gagliani.
Le Camicie, calze, Mutande, Fazzoletti; Abiti, Ferraiolo, e tutt'altro che
sarà stato da me indossato in vita, e che esisterà nel punto di mia morte,
voglio che sia ripartito con chi si troverà al mio servizio, e chi mi avrà
assistito negli ultimi periodi. Sei soli Scudi dovranno da ciò defalcarsi, e
consegnarsi al Sig.r Proposto e insieme Parroco; affinchè servino di regalo
a quella Zitella di povera famiglia, che essendo della Parrocchia di S.
Croce e in età di Anni dodici, sarà meglio erudita nei Dogmi della nostra S.
Religione.
In tutti poi, e singoli miei Beni, stabili, mobili, semoventi, ragioni,
azzioni presenti e future, e così in tutta la mia Eredità istituisco e
nomino Eredi universali D. Antonio Perugini figlio di Ubaldo e Caterina
Brischi , e D. Camillo Piombanti figlio di Antonino ed Angiola Corradini,
miei amabilissimi Nipoti, con facoltà immediata ad essi di chiamare a parte
qualsivoglia Fratello o Nipote a scelta onde far catastare i Beni sotto i
rispettivi Nomi, e prolungare ancora in terza generazione colla necessaria
Riferma tutti quei pezzi di Terra che sono livellari. Niun'altro attestato
di amore e parentela poteva io, e posso dimostrargli; come altresì niun'aggravio
gli impongo, se non se l'espressa proibizione di far Sigurtà per chicchesia.
Più avrei lasciato, se una Masnadà di Briganti Aretini e Borghesi sotto
l'iniquo aspetto di perorare = La Buona Causa = non mi avessero
involato e rapito ciò ch'io possedeva di più prezioso nella rivoltosa
fazione del 1799.
Questo dico, e dichiaro essere il mio ultimo nuncupativo Testamento ridotto
a Scrittura per pura memoria, e de' miei averi ed effetti l'ultima volontà,
e disposizione, la quale intendo che vaglia per titolo di Testamento
nuncupativo come sopra, e se per tal titolo non potesse valere e sussistere,
voglio che abbia vigore per titolo di Codicillo, o Donazione per causa di
morte, o per qualsiasi altra ragione dalle Leggi ammessa, intendendo col
presente di derogare a qualunque altro Testamento o altra Disposizione
revocabile potessi aver fatta antecedentemente, che dichiaro nulla, e di
niun valore; volendo, che la presente debba prevalere a qualsivoglia altra,
ed avere il suo pienissimo effetto, seguita che sarà la mia morte; e perciò
li presenti Fogli verranno soscritti di mio proprio pugno, e quindi cuciti e
suggellati col mio Suggello.
In Fede
Fratta, questo dì 25 Ottobre 180sette.
Io Domenico Bruni affermo quanto sopra, e dichiaro esser questa la mia
volontà Mano pp.a
A cura di Arsace
|
|