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Nacque a Siena nel 1744, debuttando poi a Venezia dopo aver subito
l’operazione.
Nel 1762 fu scritturato a Monaco; un giornale di Monaco scriveva impietoso:
“Carlo Concialini, dopo aver perpetrato ogni tipo di imbroglio e reato, è
scappato non si conosce dove”: nessuno nella capitale bavarese poteva sapere
dove era finito il celebre castrato.
Dal 1765 troviamo Concialini a Berlino, al servizio di Federico II il
Grande: aveva debuttato in ACHILLE IN SCIRO di Johann Friedrich Agricola,
opera data in onore al matrimonio del principe Federico Guglielmo, nipote di
Federico il Grande. Il successo a cui Concialini pervenne, che il suo
onorario si elevò alla considerevole cifra di 3.000 talleri, stipulando un
contratto che oltre a questa remunerazione gli garantiva pure una pensione.
Rapidamente fu il cantante più in vista e di richiamo. Per aumentare e
conservare il consenso ottenuto, Carlo Concialini ricorse ad imprese di
grande effetto: per esempio come viene raccontato da Nicolaus Forkel, il
cantante provò la sua generosità pubblicamente, poiché il 14 ottobre 1777
tenne un concerto a favore di una sfortunata vedova con quattro figli. Il
concerto colmò di pubblico l’intera cappella e tutto l’incasso devoluto alla
vedova nella sua totalità, ammontò a 445 talleri.
Questi atti di beneficenza ben calcolati conquistarono i cuori delle dame,
che fecero di Concialini il loro beniamino, ancor più della sua arte canora.
Un pettegolezzo riportato da F. W. Marpurg, però fa vedere che non tutte
erano conquistate appieno, dal momento che in occasione di un concerto nel
1786 una signorina uscendo a concerto finito confidava alla sua amica che
Concialini era – lo concedeva – il più bravo cantante del mondo, ma in
sostanza era d’accordo con sua madre, a cui aveva sempre dato fiducia, gli
mancava sempre qualcosa.
In questo periodo, Concialini si recò in Italia, e qui non riscosse grossi
entusiasmi, passando pressocchè inosservato nelle rappresentazioni teatrali
che tenne.
Nel 1791 il compositore Karl Ditters von Dittersdorf ebbe modo di ascoltare
Concialini nella MEDEA, quando Carlo aveva 47 anni: la cosa colpì sì il
compositore, ma non tanto per il canto dell’evirato cantore, quanto per la
considerazione che il compositore, anche se aveva tentato di contenersi,
aveva presentato un’opera della durata di 6 ore belle e buone: era un errore
non digeribile fatto dal poeta che danneggiava se stesso ma anche il
pubblico, che si doveva annoiare a morte, ma sacrificava anche il
compositore. Madame Todi e il signor Concialini cantarono egregiamente e
recitarono altrettanto bene, ma chi interpretava il drago era stato davvero
penoso: il drago, che custodiva il vello d’oro: Giasone, interpretato da
Concialini, doveva ucciderlo, ma commise la stupidaggine di colpire varie
volte con la spada di piatto la schiena del drago: questo determinò dei
rimbombi, esattamente come i colpi che i ridicoli cavalieri da giostra
ricevevano dai satiri imbottiti, mentre si assisteva ad una fesa di baccanti
nel cortile del castello. Dittersdorf espresse un fortissimo disgusto per la
scena, e Madame Rietz, futura contessa di Lichtenau, si espresse d’accordo
con lui sul fatto che era una scena pietosa, ma affermò che avrebbe parlato
direttamente con Concialini, consigliandole il modo di recitare la scena,
visto che lei era in confidenza con l’evirato cantore.
La Contessa di Lichtenau, nativa del 1752 a Postdam, che aveva in sé
elementi musicali, dal momento che suo padre era musicista della cappella
Reale. A 16 anni era l’amante ufficiale di Federico Guglielmo, che dal 1786
era divenuto re di Prussica: nel 1796 Madame Rietz, dal nome del cameriere
fidato di Federico, che lo aveva scelto come sposo della sua
favorita,ottenne il titolo di contessa di Lichtnenau. La contessa fu
accusata in seguito di essersi arricchita ai danni dello Stato, e per questo
fu condannata e gettata in carcere: le fu concesso di uscire a patto di
rinunciare alle sue ricchezze: riuscì a recuperarle grazie all’intervento di
Napoleone, e riuscì a vendicarsi contro chi l’aveva fatta cadere in
disgrazia agli occhi del pubblico, facendo pubblicare l’”Apologia della
contessa di Lichtenau contro le calunnie di molti scrittori, da lei stessa
redatta”, dove fra le altre cose arrivò a negare energicamente di aver mai
conosciuto il compositore Karl Ditteers von Dittersdorf. Tutte queste
notizie sono per dipingere un po’ il personaggio della contessa di Lichtenau,
poiché lei scoprì un segreto di Carlo Concialini. Nella sia Apologia la
contessa non nega di aver conosciuto il cantore Carlo Concialini.
La contessa scrive che le dispiaceva rivelare una verità scottante sul
cantante, ma il suo onore lo esigeva.
Carlo Concialini, amico stretto della contessa, passava quotidianamente
presso la sua dimora: la contessa ammirava il cantante, e spesso cantava con
lui, passando ore piacevoli: a volte Carlo le raccontava che la sua famiglia
viveva a Siena e che ogni anno le inviava 500 talleri per il suo
sostenimento.
La contessa era interessata alla famiglia, e chiese ad un certo signor
Filisti che accompagnava la contessa in viaggio a Siena, di andare a cercare
la famiglia di Concialini: fu così che la contessa conobbe i membri della
famiglia Concialini: c’era il fratello, un violinista, con moglie e quattro
figli, e la madre di Carlo Concialini, cieca, tutti abbandonati nella più
nera miseria. I figli mani e piedi coperti di stracci per far fronte ai
rigori invernali: era una famiglia abbisognante dei soccorsi più immediati:
il loro alloggio era piccolo, diroccato e molto triste: La contessa di
lichtenau invitò tutta la famiglia a cena da lei: presa un po’ più di
confidenza, la contessa esternò il suo disappunto e la sua sorpresa di
trovarli in uno stato così miserevole e il loro disagio, visto che erano
sorretti economicamente dai 500 talleri annuali che Concialini inviava
regolarmente. Venne quindi a sapere che il Cantante Concialini non aveva mai
dato loro denaro, se non esigue somme, e di certo non 500 talleri annui.
Inoltre il cantore Carlo Concialini – venne a sapere la contessa – non
rispondeva nemmeno alle loro lettere di supplica per ottenere un aiuto
economico.
La contessa il giorno dopo fece fare delle indagini sulla famiglia
Concialini e seppe che erano brave persone, molto povere,oneste e di buone
maniere, ed assai laboriose: ecco quindi che la Contessa di Lichtenau prima
della sua partenza da Siena donò dalla propria tasca tutto il denaro che
aveva in quel momento – diversi luigi d’oro. Contemporaneamente la contessa
scrisse al Re Federico Guglielmo riferendole cosa aveva scoperto a Siena, e
pregava il Re di intervenire affinché Concialini fosse obbligato a sostenere
la sua famiglia a Siena, dal momento che il cantante aveva cospicue entrate.
Federico Guglielmo quando apprese le informazioni che la contessa di
Lihtenau gli scrisse, inviò a Carlo Concialini il seguente ordine:
“Mio fedele amico,
poiché ho con gioia saputo che voi inviate annualmente un sostegno economico
di 600 talleri ai vostri parenti poveri in Siena, come segno della mia
approvazione, desidero in futuro risparmiarvi i costi e le perdite di tempo
dedicate all’invio, e ho orinato di conseguenza che da questo momento i 600
talleri siano trattenuti dal vostro onorario e spediti a Siena alla vostra
parentela direttamente attraverso i miei inviati”.
Lo stipendio di Carlo Concialini ammontava nel 1795 a 4000 talleri annuali:
tuttavia la contessa quando seppe della lezione che gli aveva inferto il re,
non si ritenne soddisfatta, voleva rincarare la dose: appena il giorno dopo
il suo ritorno dall’Italia, il cantante Carlo Concialini fu congedato, con
una pensione di soli 1.200 talleri, da cui naturalmente continuarono a
detrarsi i 600 talleri per i parenti a Siena.
Carlo cConcialini allora si decise di chiedere un aumento, inviando domande
di grazia, ma solo dopo molti anni riuscì ad aumentare la sua pensione a
1.400 talleri, per cui incrementò la sua parte di 200 talleri per arrivare a
800 annui.
Nel 1812 il conte Hermann Puckler (famoso per la specialità del suo gelato,
e perché fu il primo ad adottare in terra tedesca il giardino all’inglese)
invitò Carlo Concialini presso il suo castello a Muskau: il conte aveva
appena ereditato una fortuna dal padre: l’invito al cantore caduto in
disgrazia era un atto deliberatamente provocatorio, solo che non riuscì a
sviluppare la sua provocazione contro il Re, dal momento che il 28 ottobre,
dopo nemmeno un mese dall’arrivo, Carlo Concialini fu stroncato da un colpo
apoplettico, all’età di 68 anni.
A cura di Arsace
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