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Ballabile nel Tempio di Giunone nell'Isola
di Samo, rappresentato alla
Pergola nel Luglio del 1661 nell'Opera-Ballo ERCOLE IN TEBE, libretto di
Moneglia, Jacopo Melani musicista
Dopo quella
dei Bach e dei Bononcini, si può annoverare anche quella dei Melani, come
famiglia dedicata alla musica: infatti annovera ben due compositori,
quattro
castrati e un campanaro, tutti figli di un campanaro del Duomo di Pistoia.
Abbiamo
Jacopo, nato a Pistoia il 6 Luglio 1623 e morto nella stessa
città il 19
Agosto 1676; era il maggiore e fu un discreto compositore, che lavorò tra
l'altro per il Duca
Mattias de' Medici. Fu lui che
scrisse una delle prime opere buffe, andata in scena il 26 dicembre 1656 a
Firenze per l'inaugurazione del teatro della Pergola, LA TANCIA OVVERO IL
PODESTA' DI COLOGNOLE, dove i recitativi sono alquanto vivaci, i concerti
e le arie, alcune delle quali composte su un basso ostinato sono piene di
fascino, secondo
l'opinione di Roland de Condé nella sua Storia Universale della Musica.
Poi c'è il
fratello Atto (o Attico) nato il 31
marzo 1626, a Pistoia,
morto a Parigi nel 1714 alla veneranda età di 88 anni.
Era un sopranista raffinato, che entrato al servizio di Mattias de' Medici a Firenze,
fu poi chiesto a servizio del Cardinale Mazzarino a Parigi, dove alla
professione di cantante alternò quella di diplomatico (secondo alcuni
era addirittura spia: prima per Mattias e poi per Mazzarino!). Cosa peculiare
che lo accomuna un po' a Farinelli, è il fatto che la Regina Anna, madre
del futuro Re Sole, si faceva cantare ogni sera delle arie in esclusivo
godimento suo personale. Seppe conquistarsi l'amicizia e la fiducia del
Cardinale, tanto che il ministro gli conferì cariche diplomatiche segrete:
questo fatto però si diffuse ed allora sorsero dei libelli contro Atto,
dove ci si poneva la domanda "Come può un cappon cantare da gallo?".
Spronato forse dal pamphlet, Mazzarino come reazione nominò Atto Melani
come gentiluomo da camera, e gli diede incarico d'ambasciata presso
l'Elettore di Baviera.
Melani ci ha lasciato questo scritto sulla Festa teatrale per il
matrimonio del Principe Cosimo:
"Ho veduto più volte questa Principessa d'Orleans -
scriveva Atto Melani al Principe Mattias da Parigi, in data 22 ottobre
1660, cioè quando già il matrimonio di Margherita Luigia, figliuola di
Gastone Duca d' Orleans, col gran Principe Cosimo di Toscana, era
stabilito - e assai più bella di quante relazioni ne possano essere state
fatte a V. A.. Io non credo che vi sia niente da poter desiderare di
vantaggio in questa Principessa, tanto nella bellezza dello spirito, che
del corpo, et dei costumi. Apprende dolorosamente la strettezza con cui le
hanno supposto che si viva in Italia, et io l'ho grandemente consolata,
havendole, a sua instanza, fatta una particolarissima relazione del modo
con che si passa il tempo in Toscana, e non ho trascurato cosa
immaginabile per farle desiderare l'esservi quanto prima. Accerto V. A.
che il Ser.mo Gran Principe avrà la più bella Principessa che sia in
Europa; la taglia potrebbe esser più avvantaggiosa, ma non è piccola, ed è
benissimo proporzionata."
Povero Melani! come s'ingannava tanto per il presente che per il futuro!
Quali fossero i costumi della Principessa d'Orleans ce lo dicono le
Memorie di Madamigella de Montpensier, sua sorella, e quali fossero i suoi
comportamenti a Firenze, lo sappiamo dalla storia. Ma il punto da notarsi
nella lettera di Melani è il timore della Principessa di essere condannata
a vivere con strettezza. Figuriamoci se i Principi Medicei avvertiti di
siffatto falso concetto nella futura sposa del gran Principe ereditario
non fecero il possibile a persuaderla del contrario con la magnificenza
delle feste al suo arrivo in Firenze, precipua delle quali la
rappresentazione dell'ERCOLE IN TEBE, nel Teatro di via della Pergola.
Tutta la Corte si dava attorno per la buona riuscita del grandioso
spettacolo; soltanto il Principe sposo si stringeva nelle spalle
dichiarando che "non si voleva impicciare né coi musici né con la musica".
Si direbbe che prevedeva ciò che il matrimonio da festeggiarsi riserbava
per lui!
Gli atti di Atto
Le infiltrazioni Italiane in Francia
Francesco
Maria invece, prese i voti assumendo il nome di Don Filippo;
sebbene indossasse la tonaca, questo evirato ottenne, grazie
all'intervento di Mazzarino, il permesso di lasciare il convento,
mantenendo il suo abito religioso potendo così entrare al servizio
dell'arciduca Sigismondo d'Austria. Dopo di che si ricongiunse ad Atto a
Parigi, dove tra le altre cose cantò nella parte della Regina Amastris
nell'opera SERSE di Francesco Cavalli.
Bartolomeo, servì accanto al fratello Atto il Cardinale Mazzarino,
condividendone la fortuna. Finì anche in prigione in Baviera, poiché fu
accusato d'intrigare a favore del Cardinale Mazzarino. Dopo aver chiarito
e risolto questa situazione, preferì dedicarsi al canto interpretando
l'opera che il fratello Jacopo aveva dato per l'inaugurazione
del teatro della Pergola. Finì poi presso la sua città Natale, Pistoia,
assumendo il ruolo di Maestro di Cappella del Duomo.
Infine
ricordiamo
Alessandro, compositore anche lui come Jacopo;
anch'egli fu protetto dal Cardinale Mazzarino; le sue energie si
estrinsecarono soprattutto in produzioni religiose, anche se ebbe contatti
con l'opera lirica: fu lui che compose l'EMPIO PUNITO, che trattava della
leggenda di Don Giovanni, e che fu la prima rappresentazione teatrale di
tale personaggio.
Gli altri
Melani, Domenico e Nicola, sono di gran lunga di minore importanza e non lasciarono un segno
particolare nella storia della musica.
A cura di Arsace
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