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Angelo Maria Monticelli, nacque a
Milano nel 1715, debuttando poi a Roma verso il 1730. Nel
periodo che intercorre dal 1733 al 1750 si esibì presso la corte
austriaca,
percependo un compenso annuale di 2.000 fiorini: tuttavia cantò anche da
altre
parti contemporaneamente a questo ingaggio austriaco duraturo.
A Milano partecipò con la famosa cantante
Vittoria Tesi, nell'opera di
Sammartini AMBIZIONE SUPERATA DA VIRTU', nel 1734.
Nel 1737 invece partecipò a Firenze in rappresentazioni che erano
intraprese
dall'impresario inglese Lord Middlesex: la stagione del 1737 iniziò con
uno
sfarzo inaudito, ma il teatro poi si chiuse per conseguenza delle morte
improvvisa di Gian Gastone, ultimo granduca della famiglia De' Medici.
Nel 1740 Monticelli si recò a Londra, e per lui le cose non furono
facili:
infatti gli inglesi potevano benissimo paragonarlo alle sublimi voci di 4
stelle assolute di belcanto Barocco:
Farinelli,
Caffarelli,
Senesino e
Gizziello: lui, naturalmente non essendo un cantante del loro livello,
piacque
moltissimo al pubblico inglese: infatti alle mancanze tecniche e vocali
(sempre
in relazione ai 4 citati naturalmente) poteva sfoggiare la sua grazia e il
suo
bell'aspetto, senza dimenticare il suo buon gusto.
Ma quali sono le opinioni dei coevi, su Angelo Maria Monticelli?
Secondo Horace Walpole:
"Monticelli viene ammirato enormemente, subito
dopo
Farinelli".
Per
Charles Burney:
"Angelo Monticelli
apparve per
la prima volta sui palcoscenici di Roma ... e possedendo una bella figura
ed un
viso piacevole cominciò a rappresentare in quella città personaggi
femminili.
La sua voce era chiara, dolce e priva di difetti di qualsiasi natura. Era
un
esecutore castigato e non si arrischiava mai in difficoltà che non fosse
certo
di saper eseguire con la massima precisione. A questa eccellenza vocale,
va
aggiunto il pregio di essere un buon attore, cosicché se non fosse per il
recente ricordo del gigantesco talento di Farinelli e dello stile superbo
e
maestoso di Senesino, non avrebbe lasciato nulla da desiderare al pubblico
inglese."
Tuttavia ci sono ritratti del Monticelli molto meno lusinghieri: il suo
impresario nel 1752 a Napoli, ci lascia scritto:
"Monticelli non si vuole, nè si deve più sentire".
Una affermazione del genere, che contrasta quelle precedenti, fa
presupporre
che la voce di Angelo Monticelli subì un declino in modo molto prematuro
rispetto la norma: infatti nel 1752, il Monticelli aveva 37 anni.
Naturalmente
si può pensare anche che l'impresario avesse bisogno di sfogarsi con
qualcuno
per le aspettative deluse per l'incasso della stagione.
Sebbene con questi difetti, presunti od effettivi, il Monticelli cantò
ancora:
nel 1755 infatti si esibiva a Dresda proprio nei giorni di maggior splendore
della città.
Monticelli interpretò anche una parte scritta da Handel, in una ripresa
dell'ALESSANDRO, intitolato ROSSANE: lui ha interpretato Alessandro e la sua esibizione è avvenuta nel 1743, e
precisamente il 15/11/1743,
quindi da questo si desume che l'opera italiana ha continuato ad
esser prodotta a Londra: vero che Handel ha chiuso con DEIDAMIA, e che questa del 15/11/1743 è una ripresa, però mi pare significativo che l'Opera Italiana non sia totalmente scomparsa da Londra con DEIDAMIA (insomma non c'è scritto da nessuna parte che non c'erano ulteriori opere italiane, ma leggendo qua e là ti dava questa impressione il rimarcare che l'ultima opera di Handel è del 1741).
Dopo aver lasciato Vienna definitivamente, prese residenza nella capitale
sassone dove morì nel 1758.
Incisione satirica contro il castrato
Monticelli
L’incisione riporta sotto il nome di Farinelli,
ma il volto è simile al castrato Angelo Maria Monticelli.
C’è tutta una simbologia nella raffigurazione: il castrato è al centro
incoronato dalle piume di un pavone: chiara metafora per indicare sia la
presunzione che l’ambizione del castrato.
Il castrato tiene nella mano sinistra una partitura di un’aria “La colpa mia
non è”, volendo indicare che sia il fatto che sia stato castrato e che abbia
ricevuto molti beni durante la sua carriera non era dovuto ad una sua
volontà.
A sinistra del quadro, è presente un asino, poiché il suo ragliare è simile
al canto dell’evirato cantore.
Sotto le gambe del castrato, esce una testa di maiale, simbolo
dell’avarizia.
A testimoniare la castrazione, un po’ spostato verso la destra è presente un
gatto che è vicino agli strumenti propri dell’operazione chirurgica, intento
a mangiare i testicoli tolti al castrato.
Verso la destra troviamo un paesaggio che rappresenta Roma, ed una figura
femminile indica la direzione volendo dire “Ritornatene a Roma”.
Appunti presi sulla relazione di Xavier
Cervantes di Toulouse, in occasione del Convegno internazionale
“FARNIELLI E GLI EVIRATI CANTORI”,
tenutosi il 5 aprile 2005 a Bologna.
A cura di Arsace
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