Anton Hubert o Antonio Uberti

in arte

Porporino

 


( 1719 - 1783 )

 

 

Porporino in abito di scena

 

Naque a Verona nel 1719. Il nome corretto era Antonio Hubert, suo padre era un soldato di ventura tedesco di stanza con l’esercito veneziano a Verona: qui si era unito in matrimonio con una italiana.
L’operazione di Porporino fu effettuata nel 1732, all’età di 13 anni: sull’argomento si racconta che a 13 anni stava giocando spensieratamente con altri bambini coetanei, esercitandosi a saltare i paletti: Un salto mal riuscito gli provocò una contusione alquanto pericolosa: per paura, il piccolo non disse nulla ai genitori, ma passando così il tempo non fu, scoperto il fatto, più possibile trovare un sistema per rimediare: si dovette operare e castrare. I genitori risultarono molto afflitti dalla circostanza, una vera disgrazia, erano disperati: tuttavia a risollevare loro sorte fu un conoscente, caso volle maestro di canto e prete che passando in casa loro, udendo il bambino cantare, scorse in lui delle doti e si industriò ad impartirgli le prime lezioni di canto. Quando ebbe appreso le basi, e dopo essersi esibito in musica sacra a Verona, decise di andare a raffinarsi sotto il controllo del più famoso forgiatore di voci belcantistiche: a Napoli infatti studiò con Nicola Porpora. Da questo maestro prese il soprannome di Porporino, finendo per cantare nelle maggiori capitali italiane: Roma, Messina, Palermo, etc.
Nel 1740 fu a Roma, e a partire dal 1741 a Berlino. Entrò qui a servizio del Re Federico il grande, facendo seguito al gruppo di castrati che Graun aveva portato con sé dall’Italia.
Il presidente Charles de Brosses lo aveva visto appena prima della partenza che così lo descrive in una lettera: “un allievo giovane di Nicola Porpora, grazioso quanto la più leggiadra delle fanciulle”.
Nel 1755 Porporino si esibì nel MONTEZUMA di Graun, cantando la parte di contralto delle parole che la mano Regale aveva scritto: infatti l’opera era stata sì detta del signor Tagliazucchi, ma costui aveva meramente tradotto in italiano i versi in tedesco di Federico. Le opere di Federico di gran lunga preferite erano quelle del compositore Graun, tanto che si prestava malvolentieri ad ascoltare quelle di altri compositori. I ruoli principali maschili erano sempre affidati a Porporino, contralto, che fu a servizio per oltre vent’anni di sua Maestà Federico, Re di Prussia, che lo ammirava per il gusto e l’espressività, specialmente negli adagio. Anche opere di Johann Adolf Hasse comunque venivano rappresentate a Berlino, fra cui CLEOFIDE: di quest’opera l’aria “Digli ch’io son fedele” manoscritta dal Re: infatti C.P.E. Bach scrive su questo foglio: “Le variazioni a quest’aria sono aggiunte di Friederico Magno, Re di Prussia, in un raro originale redatto appositamente per Porporino”. Federico si occupò sempre di musica, ricordo inoltre che non solo istituì un teatro a cui la gente poteva accedere gratuitamente dal momento che le spese le sosteneva lui, ma fu un personaggio dall'animo forte che interferì sulla vita musicale, per esempio si ribellò agli onorari altissimi richiesti ai virtuosi italiani noti, promuovendo un addestramento di cantanti sconosciuti e giovani a proprie spese, e soprattutto andando a frenare gli abbellimenti e i virtuosismi nella partitura: era avverso alle improvvisazioni dei cantanti, poichè era contro un elemento dell'arte canora dei castrati: però sarebbe da specificare che con le loro variazioni i castrati non alteravano la composizione originale: l’improvvisazione era parte integrante della musica, e addirittura era prevista addirittura dal compositore. Spesso nella partitura venivano annotate solo le linee portanti, era come una specie di abbozzo che il solo cantante o strumentista eseguiva liberamente secondo il suo estro, ornandolo di abbellimenti o addirittura modificandolo arbitrariamente, e questo si verificava soprattutto nella parte conclusiva dell'aria o del movimento di un concerto, nella cosiddetta cadenza.
Porporino soleva dire: “La mia voce appartiene solamente a Dio ed al Re di Prussia”.
Porporino possedeva una voce bella e limpida, unendo una grande correttezza canora: il suo cavallo di battaglia era l’esecuzione nobile degli adagio; non di meno era un ottimo attore capace di immedesimarsi perfettamente nelle parti che interpretava, e questo fu indubbiamente un vantaggio che aveva rispetto i suoi colleghi musici.
Morì a Berlino il 20 gennaio 1783.
 


 

Esiste un libro romanzato che narra la storia di Porporino, intitolato:
PORPORINO, O I MISTERI DI NAPOLI di Dominique Fernandez.
Il libro in questione però tratta di un personaggio di fantasia, anche se i personaggi con cui ha a che fare sono
davvero esistiti: in effetti alla fine del libro non è riportata alcuna bibliografia. Altra cosa da dire è che il Fernandez fa narrare in prima persona il protagonista che ci svela di chiamarsi Vincenzo dal Prato: in realtà è il nome di un altro castrato, assolutamente insopportabile per il giovane Mozart.

Ecco un link che fornisce dettagli sul libro in questione:

 

 

 

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A cura di  Arsace

 

www.haendel.it

 

Ultimo aggiornamento: 17-10-21