Naque a Verona nel 1719. Il nome corretto era Antonio Hubert,
suo padre era un soldato di ventura tedesco di stanza con l’esercito
veneziano a Verona: qui si era unito in matrimonio con una italiana.
L’operazione di Porporino fu effettuata nel 1732, all’età di 13 anni:
sull’argomento si racconta che a 13 anni stava giocando spensieratamente con
altri bambini coetanei, esercitandosi a saltare i paletti: Un salto mal
riuscito gli provocò una contusione alquanto pericolosa: per paura, il
piccolo non disse nulla ai genitori, ma passando così il tempo non fu,
scoperto il fatto, più possibile trovare un sistema per rimediare: si
dovette operare e castrare. I genitori risultarono molto afflitti dalla
circostanza, una vera disgrazia, erano disperati: tuttavia a risollevare
loro sorte fu un conoscente, caso volle maestro di canto e prete che
passando in casa loro, udendo il bambino cantare, scorse in lui delle doti e
si industriò ad impartirgli le prime lezioni di canto. Quando ebbe appreso
le basi, e dopo essersi esibito in musica sacra a Verona, decise di andare a
raffinarsi sotto il controllo del più famoso forgiatore di voci
belcantistiche: a Napoli infatti studiò con Nicola Porpora. Da questo
maestro prese il soprannome di Porporino, finendo per cantare nelle maggiori
capitali italiane: Roma, Messina, Palermo, etc.
Nel 1740 fu a Roma, e a partire dal 1741 a Berlino. Entrò qui a servizio del
Re Federico il grande, facendo seguito al gruppo di castrati che Graun aveva
portato con sé dall’Italia.
Il presidente Charles de Brosses lo aveva visto appena prima della partenza
che così lo descrive in una lettera: “un allievo giovane di Nicola Porpora,
grazioso quanto la più leggiadra delle fanciulle”.
Nel 1755 Porporino si esibì nel MONTEZUMA di Graun, cantando la parte di
contralto delle parole che la mano Regale aveva scritto: infatti l’opera era
stata sì detta del signor Tagliazucchi, ma costui aveva meramente tradotto
in italiano i versi in tedesco di Federico. Le opere di Federico di gran
lunga preferite erano quelle del compositore Graun, tanto che si prestava
malvolentieri ad ascoltare quelle di altri compositori. I ruoli principali
maschili erano sempre affidati a Porporino, contralto, che fu a servizio per
oltre vent’anni di sua Maestà Federico, Re di Prussia, che lo ammirava per
il gusto e l’espressività, specialmente negli adagio. Anche opere di Johann
Adolf Hasse comunque venivano rappresentate a Berlino, fra cui CLEOFIDE: di
quest’opera l’aria “Digli ch’io son fedele” manoscritta dal Re: infatti
C.P.E. Bach scrive su questo foglio: “Le variazioni a quest’aria sono
aggiunte di Friederico Magno, Re di Prussia, in un raro originale redatto
appositamente per Porporino”. Federico si occupò sempre di musica, ricordo
inoltre che non solo istituì un teatro a cui la gente poteva accedere
gratuitamente dal momento che le spese le sosteneva lui, ma fu un
personaggio dall'animo forte che interferì sulla vita musicale, per esempio
si ribellò agli onorari altissimi richiesti ai virtuosi italiani noti,
promuovendo un addestramento di cantanti sconosciuti e giovani a proprie
spese, e soprattutto andando a frenare gli abbellimenti e i virtuosismi
nella partitura: era avverso alle improvvisazioni dei cantanti, poichè era
contro un elemento dell'arte canora dei castrati: però sarebbe da
specificare che con le loro variazioni i castrati non alteravano la
composizione originale: l’improvvisazione era parte integrante della musica,
e addirittura era prevista addirittura dal compositore. Spesso nella
partitura venivano annotate solo le linee portanti, era come una specie di
abbozzo che il solo cantante o strumentista eseguiva liberamente secondo il
suo estro, ornandolo di abbellimenti o addirittura modificandolo
arbitrariamente, e questo si verificava soprattutto nella parte conclusiva
dell'aria o del movimento di un concerto, nella cosiddetta cadenza.
Porporino soleva dire: “La mia voce appartiene solamente a Dio ed al Re di
Prussia”.
Porporino possedeva una voce bella e limpida, unendo una grande correttezza
canora: il suo cavallo di battaglia era l’esecuzione nobile degli adagio;
non di meno era un ottimo attore capace di immedesimarsi perfettamente nelle
parti che interpretava, e questo fu indubbiamente un vantaggio che aveva
rispetto i suoi colleghi musici.
Morì a Berlino il 20 gennaio 1783.
Esiste
un libro romanzato che narra la storia di Porporino, intitolato:
PORPORINO, O I MISTERI DI NAPOLI di Dominique Fernandez.
Il libro in questione però tratta di un personaggio di fantasia, anche se i
personaggi con cui ha a che fare sono davvero
esistiti: in effetti alla fine del libro non è riportata alcuna
bibliografia. Altra cosa da dire è che il Fernandez fa narrare in prima
persona il protagonista che ci svela di chiamarsi Vincenzo dal Prato: in
realtà è il nome di un altro castrato, assolutamente insopportabile per il
giovane Mozart.
Ecco un
link che fornisce dettagli sul libro in questione:
A cura di Arsace