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Era Nativo di Imola, studiò con Lorenzo Gibelli e il suo debutto, a sedici
anni, è fatto risalire al 1777 a Fano. Invitato a Stoccarda nel 1779 per
cantare in onore del principe della corona russo, il futuro imperatore
Paolo I, fu scoperto da uno dei "Ricercatori di talenti" dell'elettore di
Baviera e subito assunto per Monaco. Dal Prato cantò costantemente nella
capitale Bavarese nel periodo compreso fra il 1780 e il 1805.
Fu amato da tutti: era di bell'aspetto, gentile e piacevole: il suo canto
venne ammirato per la grazia e per la perfetta esecuzione, sebbene non
eccellesse per potenza e per qualità drammatiche. Impersonava
magistralmente il ruolo di amante serio nelle opere comiche: lui stesso
amava questi ruoli, poiché poteva dar sfoggio al suo lirismo, dando spazio
anche ad un minimo di recitazione.
Nel 1781 interpretò Idamante nel IDOMENEO di Wolfang Amadeus Mozart a
Monaco, e Mozart si discosta dalla schiera di fans di Vincenzo Dal Prato:
si sa che Mozart, fino al 1780, aveva avuto a che fare con castrati
difficili da trattare, ma perfetti vocalmente parlando: si pensi a
Manzuoli, superbo e cocciuto, e Rauzzini, ancora giovane ed imprevedibile,
Tenducci invece ammaliava con la sua voce, e quindi si poteva passare
sopra la sua sventatezza e la sua natura libertina. Ora si dà il caso che
Mozart avesse ricevuto l’incarico di musicale IDOMENEO per il carnevale
del 1781, e il secondo ruolo maschile per importanza era affidato alla
voce di castrato, e la scelta fu Vincenzo Dal Prato. L’opinione di Mozart
su Dal Prato, che allora era ventiquattrenne, era pessima, infatti il
titolo di primo uomo era per Mozart solo di nome: non possedeva le qualità
vocali per esser considerato di primo piano. Convocato per IDOMENEO,
Vincenzo soggiornerà per 25 anni nella capitale bavarese, mantenendo il
titolo di primo uomo, indipendentemente dal giudizio di Mozart. Vincenzo
Dal Prato aveva un bell’aspetto e godeva di popolarità, eppure Mozart non
lo apprezzava per niente: lo chiamava in modo sarcastico “il nostro molto
amato castrato Dal Prato; parole come “scadente” vengono usate nelle
lettere di fine 1780 indirizzate a Leopold: ed insiste con “ha cantato in
modo vergognoso” tanto che avrebbe preferito al suo posto il castrato di
Salisburgo Ceccarelli (che Mozart disprezzava tanto). Mozart era
dell’opinione che Dal Prato non sarebbe nemmeno arrivato fino in fondo
alle prove, e ancor di più all’opera. Altri epiteti: “E’ marcio fino al
midollo” e ancora “non ha un briciolo di metodo”, ed inoltre “devo
insegnargli tutta l’opera, come se fosse alle prime armi”.
I recitativi erano completamente rovinati sia dal tenore Raaff che
interpretava Idomeneo, che naturalmente da Dal Prato: nessun spirito,
nessun ardore: una monotonia continua: Mozart li riteneva i peggiori
attori che avessero mai varcato i palcoscenici.
Aveva secondo il compositore una voce diseguale, ed era incapace di dare
carattere ad un’aria sin dal suo inizio.
Nell’opera IDOMENEO, Mozart aveva previsto un quartetto “Andrò, ramingo e
solo” che doveva esser aperto da Idamante, ma la forma era assolutamente
nuova: difficilmente si vedeva un quartetto nell’opera seria, poiché in
linea generale l’opera seria era un susseguirsi ordinato di recitativi e
arie, e difficilmente i personaggi si incontravano in scena: il quartetto
scatenò una serie di reazioni di sconcerto: Mozart alla prima prova di
questo quartetto arrivò alla disperazione, e così si sfoga nelle epistole,
dicendo che la pietra dello scandalo è Dal Prato, che è un incapace:
addirittura arriva a dire che la sua voce non sarebbe brutta, se non la
emettesse in gola: privo di intonazione, di metodologia, di sensibilità, e
cantava come se fosse stato il più bravo dei ragazzi che venivano a fare
l’audizione per farsi prendere nel coro. Come curiosità si deve dire che
il quartetto in questione, si rivelò molto caro a Mozart, dal momento che
due anni e mezzo dopo la prima dell’opera, ebbe modo di provarlo in una
cerchia privata, e Mozart stesso aveva cantato la parte di Idamante nella
trascrizione per tenore, e durante il canto Mozart scoppiò in lacrime,
lasciando la stanza, seguito a ruota dalla moglie Kostanza, che ebbe un
bel da fare per farlo riprendere: Mozart quindi era molto legato a questo
quartetto.
Vincenzo Dal prato, dopo il ritiro dal palcoscenico, continuò a vivere a
Monaco di Baviera, con una pensione dell'Elettore, fino alla sua morte nel
1828. Una curiosità: si dice che inorridisse alla scrittura vocale della
MISSA SOLEMNIS di Beethoven, pur avendo una buona opinione del
compositore...
A cura di Arsace
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