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Lorenzo
Vettori nacque a Spoleto nel 1588 da genitori molto umili: poiché il
ragazzo eccelleva nel coro della Chiesa sia per il timbro che per la
soavità, consigliati da un prete che si intendeva di musica,
acconsentirono alla castrazione, ottenendo un modesto compenso economico
permettendo al figlio di intraprendere quella carriera per cui sembrava
tanto portato.
Fu lasciato quindi alle cure dei suoi protettori, divenendo allievo di don
Francesco Soto, erudito cappellano della Cappella Pontificia, appartenente
all’ordine degli oratoriali di San Filippo Neri, un santo che introdusse
nel canto corale della chiesa le francescane Laudi spirituali, e
consigliato dall’amico Palestrina, i madrigali spirituali. Era questa
l’epoca dell’introduzione dei castrati nei cori, e Francesco Soto con
Giovenale Alcina, produssero all’uopo una serie di laudi Filippine: prima
i cori erano formati da falsettisti, che appunto cantavano con timbri
elevati, sostituendo le donne in chiesa. Gerolamo Rosini e Pier Paolo
Folignati entrarono ad un certo punto nel coro della Cappella Sistina ed
il papa si convinse che le voci degli evirati erano più vere e angeliche e
sublimi, così sostituì gradatamente i falsettisti coi castrati. Dopo di
loro, nel 1622 venne assunto Lorenzo Vettori: egli però assurse ad una
tale gloria che venne proclamato il più grande cantante di tutti i tempi;
forte di questi consensi Lorenzo Vettori intraprese una carriera pubblica
nelle chiese, ed era un così forte richiamo che questi luoghi sacri
gremivano di persone, lì per bearsi delle sue performances: pare che solo
San Pietro riuscisse a contenere i suoi fans. Quando invece si esibiva in
concerti profani, i palazzi dell’alta aristocrazia che contenevano dei
teatri privati erano presi d’assalto e assediati.
Ad un certo punto della sua carriera, giunse una visita: un vecchio,
malaticcio venne da Lorenzo e lo scongiurò di aiutarlo a condurre una vita
meno miserevole e triste, dal momento che era suo padre, e che in fondo
era stato lui ad aprirgli la via della celebrità, acconsentendo anni fa
alla castrazione di suo figlio. Ma la rabbia e il risentimento che covava
Lorenzo nei confronti dei genitori che lo avevano privato di ciò che alla
sua età non si sapeva cosa servisse, senza aprire bocca, diede al vecchio
una borsa vuota, come la sua, pensando al suo scroto vuoto.
Lorenzo Vettori fu anche scrittore, infatti la più parte delle sue opere
che lui stesso cantava, come l’IRENE, LA GALATEA, IL PENTIMENTO DI
MADDALENA.
Secondo un coevo di Vettori, pare fosse un prodigio della natura e
dell’arte: aveva una voce che toccava tutte le passioni con flessibilità e
verità sorprendenti.
Fu richiesto alla Corte del Granduca di Toscana: ma anche a Roma era
ricercatissimo: il nipote del Papa Gregorio XV lo voleva a suo servizio.
Urbano VIII, alias Maffeo Barberini, volle premiare le qualità di Lorenzo
Vettori con la carica di Cavaliere della Milizia Dorata.
Decise di farsi prete a 43 anni, all’apice della carriera ecclesiastica e
teatrale, ma sia ben chiaro che l’abito talare non gli impedì di
continuare la sua vita amorosa, ma questo gli procurò fastidi, e la sua
figura può associarsi a Siface. Finché le sue relazioni furono intrecciate
con donnine di secondo piano, la cosa veniva tollerata o comunque
approvata, ma quando Lorenzo ebbe la sfrontatezza di legarsi con una dama
dell’alta aristocrazia romana la situazione cambiò: si trattava di una
relazione assolutamente non platonica con una nobildonna della casata dei
Marescotti-Angelelli. Inoltre si dava pubblicità alla relazione, che non
era per nulla discreta: si aggiunga che la nobildonna in questione era ben
sposata con un cavaliere affatto tollerante: non aveva nessuna intenzione
di accondiscendere alla relazione, che finiva per metterlo in ridicolo
dinnanzi a tutta l’aristocrazia romana.
Un bagliore, uno scoppio, ed ecco stroncata la vita di Lorenzo Vettori con
un colpo ben assestato di archibugio in una notte mentre si recava alla
dimora della sua ben amata: il proiettile centrò il petto in pieno
dell’evirato cantore.
Nessun assassino trovato: ma chi era stato? Tutti si convinsero che il
mandante era il nobile Marescotti, imparentato colla famiglia Ruspoli,
talmente potente che era intoccabile. Da aggiungere inoltre che nella
casata Marescotti era prossima una santificazione di un membro della
famiglia, Giacinta, morta nel 1640, beatificata poi nel 1726 e santificata
il 24 maggio 1807 da Pio VII.
I funerali di Lorenzo Vettori furono straordinariamente solenni, e unanime
la commiserazione: si seppellì con grandi onori nella chiesa di Santa
Maria sopra Minerva in Roma.
A cura di Arsace
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