L'editto di Fontainebleau revoca ufficialmente l'Editto di Nantes, dopo 87 anni dalla sua entrata in funzione ad opera di Enrico IV°: non vi sarebbero più stati ugonotti in Francia: vietando il culto protestante, il 18 Ottobre 1685, l'Editto di Fontainebleau intese sancire uno stato di fatto. Tutti applaudirono il "nuovo Costantino", come Bousset (a destra) intese elogiare Luigi XIV°. Si legge in un preambolo che "La migliore e la maggior parte della Religione Pretesa Riformata ha abbracciato la fede Cattolica".
Luigi XIV firmando l'Editto di Fontainebleau - 18 Ottobre 1685 toglie la legalità al Protestantesimo Così il Re ebbe la possibilità di di decretare la scomparsa della religione protestante
L'Editto di Fontainebleau - firmato dal Re Luigi XIV° Fece sparire ogni traccia di culto e impedì anche che i seguaci del protestantesimo uscissero dal Reame. Secondo la studiosa Janine Garrisson-Estébe si tratta della morte giuridica della comunità Ugonotta: a circa 300.000 ugonotti che avevano già preso il cammino dell'esilio prima del 1685, altri - prevedendo il divieto - s'aggiunsero per andare a raggiungere i loro fratelli e fondare delle chiese che servissero da rifugio all'estero: si può stimare un numero pari a 1% della popolazione francese. Gli Ugonotti furono quindi costretti all'esilio: ma essendo una minoranza, quindi selezionati, e quindi per molti aspetti una élite, la loro trasferta fu un salasso per la Francia: questo atto Regio, fu oggetto di odio da altri focolai nei paesi nemici della Francia, che si giovarono dei servizi degli uomini protestanti, spesso eminenti, tutti intenti a rifarsi una vita ... ma non più operando in Francia. L'Editto di Nantes - 13 Aprile 1598 - mise fine formalmente alla Guerre di Religione che si erano perpetrate da Caterina de Medici ed i suoi figli, ultimi rappresentanti della Dinastia di Valois ad Enrico IV, che porta la Dinastia dei Borboni sul Trono francese, scomparsi i Valois. L'Editto di Nantes ristabilita da una parte la rete delle parrocchie cattoliche in tutto il reame, previde la restituzione di tutti i beni ecclesiastici che erano stati confiscati, e costrinse tutti i francesi a pagare la decima; per contro accordò alla Religione pretesa riformata dei privilegi: quello di avere degli "exercices", ossia dei luoghi di culto e dei pastori, in un numero elevato (circa un migliaio) di borghi e di città del Regno; inoltre si sancì che la qualificazione di "protestante" non fosse più in alcun modo un handicap per la carriera per un francese. Il Testo dell'Editto di Nantes stabiliva indirettamente la libertà di coscienza, poichè ogni suddito del Re di Francia, a suo piacimento, poteva professare l'una o l'altra delle due sole forme di Cristianesimo, da questo momento lecite nel Regno di Francia.
Su questi punti, l'editto di Nantes riprese le disposizioni previste nei brevi trattati di pace che avevano segnato le guerre di Religione. In realtà a dispetto del suo carattere "perpetuo ed irrevocabile" che Enrico IV°, nonno di Luigi XIV°, aveva cercato di dare al suo editto, si tratta solo di una tregua che il Re impose ai suoi sudditi, che si scontravano sanguinosamente da almeno 36 anni. Alla guerra calda, si sostituì la guerra fredda, che si svolse non più nei campi di battaglia, ma ebbe come sede i tribunali. In effetti nè i protestanti, ne a fortiori i cattolici, potevano rinunciare alla speranza che il monopolio di diritto, che ognuna delle due parti si arrogava sulla verità cristiana, si traducesse in monopolio di fatto. Tutti desideravano che un giorno i sudditi del Re di Francia potessero adorare Dio "in una unica forma di religione". Per i riformati - meno del 10% dei francesi - non si trattava di un pietoso augurio, mentre, dalla parte romana, si poteva ragionevolmente sperare di ridurre un giorno il nonconformismo minoritario. Fin dalla sua promulgazione, l'editto di Nantes sembrava possibile che un giorno fosse abolito. Garantiva per un certo tempo ai protestanti dei posti di sicurezza con i loro presidi, e il diritto di riunirsi in assemblee politiche (per alcuni si trattava di un trattato fra il Re di Francia e una parte dei suoi sudditi, che avevano presso di lui dei Deputati generali). Quando Luigi XIII° pretese di estendere le disposizioni dell'editto di Nantes al suo Regno di Navarra - e quindi ristabilire il cattolicesimo - un gran numero di riformati meridionali zelanti, percepirono in queste innovazioni una modifica del rapporto di forza a loro danno: da questo le prese d'armi e i sollevamenti nell'Ovest e nel Midi. Ma gli ugonotti del nord della Loira, e una parte dei borghesi languedoc, disapprovarono queste insurrezioni e quando esse furono domate, (dopo un anno di assedio, La Rochelle cadde nel 1628), il cardinale Richelieu riconobbe delle ragioni a questi "prudenti", confermandone le clausole puramente religiose dell'editto di Nantes, attraverso l'Editto di Grazia d'Alés del 1696. Si può credere a questo momento che la revoca dell'Editto di Nantes si sostanziasse in un avvenire indeterminato, nel senso che la sopravvivenza della "Religione pretesa Riformata" dipendesse in effetti, se non dal benvolere della Corona.
Poco dopo, i versamenti alle Chiese riformate di Francia previsti dall'editto, in compensazione della decima versata dai protestanti, persero la loro regolarità, diventando puramente occasionali. Questo comportò di fatto che alcuni degli "exercices" riformati conobbero delle difficoltà economiche inestricabili. Ogni comunità doveva assicurare lei stessa lo stipendio del suo ministro di fede: se le donazioni dei fedeli venivano regolarmente versate nelle chiese urbane, quelle rurali erano molto più aleatorie, cosa che comportò quindi che un numero di gentiluomini finirono col riunirsi alla religione del Re. Tuttavia la defezione della maggior parte dei Signori, spesso intriganti ed ambiziosi, ha presentato dei vantaggi: l'apertura del Regno incontestato dei pastori e dei sinodi. Nel periodo che seguì la pace di Alés, si conobbe una specie di regime di crociata, senza troppi mezzi termini. Le disposizioni dell'Editto di Nantes sono rosicchiate, anche se lentamente, e ciò che apparve più terribile sotto Richelieu furono i suoi progetti - ambigui - di "riunione delle religioni", in cui i capi dei protestanti francesi videro il prospettarsi, a ragione, di una lotta impari.
Sotto il Cardinale Mazzarino (dal 1642 al 1661), la situazione delle Chiese riformate di Francia (E.R.F), fu in apparenza meno precaria che mai. Nel 1652, una dichiarazione Reale confermò l'Editto di Nantes e ringraziava esplicitamente gli Ugonotti della loro fedeltà alla Corona, durante gli sconvolgimenti della Fronda. Ma proprio in questo periodo si andava a delineare ciò che avrebbe reso inevitabile la revoca dell'Editto di Nantes: si tratta dell'esecuzione del Re d'Inghilterra Carlo I° a Londra, il 9 Febbraio 1649. Dei protestanti avevano osato mettere in giudizio l'Unto dal Signore! Tutta l'Europa fremette d'orrore dinnanzi a questo Regicidio, commesso a freddo... I riformati si sforzarono di dissociarsi dai parlamentari inglesi; Cromwell s'arrogò rumorosamente il ruolo di protettore istituzionale dei protestanti continentali. Ora, Mazzarino aveva bisogno dell'alleanza inglese per finire l'interminabile guerra che opponeva la Francia alla Spagna: egli corteggiò il regicidio, e riuscì a segnare un primo trattato di commercio nel 1655, che aprì la strada ad un trattato di alleanza: è così che si giunse alla Pace dei Pirenei del 1659. Fin dal 18 Luglio 1656, una Dichiarazione Reale, senza immediati effetti, ma pesante per l'avvenire, annunciava che in tutto il Regno dei commissari sarebbero stati incaricati di controllare che l'Editto di Nantes venisse osservato. E quando nel 1659, fu autorizzata la Riunione di un Sinodo Nazionale a Loudun - dopo 15 anni di interruzione - il Primo Ministro annunciò che questa sessione sarebbe sta l'ultima che avrebbe permesso la Corte. Ora, il Sinodo Nazionale era l'Istanza suprema senza cui l'organizzazione delle Chiese Riformate di Francia, e c'era lì una prima deroga fondamentale all'Editto di Nantes, che premoniva giorni bui per l'avvenire. Inizialmente si verificarono delle pressioni insistenti: le assemblee periodiche del clero francese presentava regolarmente le loro doglianze riguardo il pluralismo religioso che la Corona autorizzava. Imbaldanzita dalle difficoltà che assillavano la Corte a causa delle Fronda dei principi e della Fronda Parlamentare, l'assemblea del 1652 domandò al giovane Luigi XIV° che "bandisse immediatamente dal suo Regno questa dannosa libertà di coscienza che distruggeva la libertà dei figli di Dio". Erano frasi retoriche verso le quali la Corona faceva finta di non ascoltare, per il momento. Il passaggio all'azione della Dichiarazione del 1656 - l'invio in tutto il Regno di commissari, uno cattolico, con delle prerogative decisive, l'altro riformato, scelto per quanto sia possibile perchè se ne si aspettava l'incompetenza o l'ossequiosità - si fece poco dopo agli inizi del Regno di Luigi XIV°. L'effetto fu disastroso per le Chiese Riformate di Francia, poichè mise in discussione l'esistenza di un numero consistente di "exercices"; in caso di disaccordo dei commissari, l'appello al Consiglio, che dava il giudizio finale, lasciò in sospeso una gran moltitudine di chiese, e il ricorso agli "exercices di feudo" - culto celebrato dal signore protestante, visto che le chiese dei villaggi erano chiuse - diede la possibilità di esercitare la fede protestante, almeno temporaneamente. Nel 1666, sotto l'influenza della Madre morente, Luigi XIV° seguì ogni suggerimento dato dall'Assemblea del clero per restringere e ridurre i diritti dei riformati, cosa che comportò un attentato all'Editto di Nantes. Tre anni dopo, una nuova Dichiarazione ritorna un po' sui propri passi, ma oramai la macchina era innescata con un gran impeto: così in tutto il Regno le istituzioni riformate, come le scuole, gli ospedali, e gli "exercices" si videro abolire od esser in procinto di subire una abolizione, e con motivazioni del tutto contestabili. Inoltre le restrizioni legali si moltiplicarono contro gli ugonotti, che davano fastidio sia nel campo professionale che nel campo della vita famigliare. Incoraggiato dalla condiscendenza della autorità, ovunque il clero cattolico moltiplicava i propri suggerimenti persecutori e le angherie più disparate, finendo per assillare i riformati. L'idea dei convertitori era quella di mettere avanti a tutto la "dolcezza", il mezzo più adeguato per condurre le "pecore smarrite" nella cerchia della Chiesa Romana. Scartate le brutalità dirette, ci si serviva dei mezzi legali (che, esattamente come nel caso dei cattolici inglesi, resero delittuosa, civilmente parlando, la pratica religiosa, come inizio, in un gran numero di luoghi). Nel 1676 la Caisse des Economats finanziò l'acquisto delle coscienza retribuendo gli abiuri: gli ugonotti la chiamarono Cassa delle conversioni. Da molto tempo le grazie reali, ossia posti e pensioni, piovevano su coloro che abbandonavano il protestantesimo. Queste tattiche diminuirono il numero dei riformati, ma contemporaneamente esse spogliavano le loro comunità dei loro miti e dei mondani. Quelli che rimanevano attaccati alla loro fede nelle condizioni più precarie rispetto gli interessi temporali non era facile farli cedere...
L'effetto era lo stesso che si era reso alla fede cattolica creando una catena crescente di handicap economici e sociali che finirono per superare il livello delle birbantaggini per diventare delle persecuzioni vere e proprie, come rapire i bambini delle famiglie benestanti ai loro genitori, affinchè fossero allevati in collegi di gesuiti, o in conventi suddivisi per sesso. Si sa che che alcuni ugonotti avevano iniziato a lasciare il regno a seguito del divieto imposto nel 1669. Molte popolazioni della costa atlantica s'infuriarono contro la marina francese mentre i privilegiati inviavano furtivamente i loro figli all'estero, aspettando di andarci loro stessi. Durante l'estate del 1681, il Primo reggimento dei Dragoni (un alloggiamento forzato di soldati nelle case ugonotte per ottenere la loro abiura, attraverso delle brutalità e prepotenze, senza cadere nell'omicidio e nella violenza) ottenne un gran numero di abiure di facciata, ma legalmente definitive, poichè l'anno precedente un editto aveva proibito ai francesi cattolici di ritornare protestanti. I dragoni dicevano agli ugonotti "Il Re lo vuole!", argomentazione molto più forte per persuadere rispetto qualunque altra predicazione effettuata da missionari cattolici organizzati per far rispettare la buona creanza. . Caricatura del 1686 stimatizza con ironia i metodi usati per l'abiuro dalla Fede Protestante Dopo il trattato di Nimega (1678), niente potè fermare Luigi XIV° e la sua volontà di estirpare il protestantesimo dalle terre a lui soggette, e meno male dal momento che oggi non avremmo lo splendore delle chiese e dei palazzi, non avremmo la Cappella di Versailles, e nemmeno Versailles stessa, dal momento che tutto sarebbe avvolto in un'atmosfera di rigore propria della Riforma: ci sarebbe stata la distruzione delle vestigia dell'arte mediovale-rinascimentale nei luoghi sacri e in sostanza un generale impedimento del proliferare dello splendore dell'Arte Barocca, frutto della Contro-Riforma.
La soppressione degli esercizio dei culti riformati andava di pari passo con il divieto di esercitare quasi tutte le professioni (tranne l'agricoltura ed il commercio), ma anche con lo stress nella vita famigliare, giacchè i protestanti furono privati dei luoghi di culto ove praticare la loro religione. Nell'estate del 1683 fu ferocemente represso un tentativo patetico di celebrare il culto protestante all'aperto da parte degli ugonotti del Dauphiné e Vivarais, proprio perchè il loro tempio era stato abbattuto. Diverse circostanze di politica straniere - tra le altre l'accesso al trono di un Re cattolico al Trono inglese nel febbraio del 1685 - spiegano come l'ultimo colpo, la revoca dell'editto di Nantes, sia stato fatto proprio nell'ottobre del 1685. Infatti, già dopo alcuni anni non restava più niente: i templi erano quasi interamente distrutti nel Regno, mentre i pastori venivano imprigionati o banditi; ecco quindi che molti ugonotti cercarono la salvezza all'estero. I pastori furono autorizzati a scegliere fra l'abiura o essere banditi (con delle condizioni molto dure, in quanto erano costretti ad abbandonare i loro beni e soprattutto i loro bambini di più di sette anni). Quanto invece ai laici, ad essi fu intimato di abiurare, in caso contrario venivano imprigionati.
In sostanza, coloro che erano ancora legalmente protestanti erano così divenuti una minoranza, poichè le Dragonnades generali dell'estate del 1685, seguite dopo la Revoca, avevano fatto cedere una gran moltitudine di ugonotti, dei quali, con la rabbia nel cuore, una parte riuscì a fuggire all'estero, fuori dal suolo Francese, per raggiungere altri paesi protestanti (Inghilterra, Province-Unite, Cantoni elvetici, Germania.... continuavano ad accogliere decine di migliaia di profughi).
disconoscimento della mentalità ugonotta: le autorità ritenevano che, privati dei predicatori, i riformati si sarebbero adattati a seguire le Messe cattoliche, cosa che equivaleva ad ignorare la specificità della fede protestante, per la quale l'adorazione delle fattispecie eucaristiche non era niente di meno che pura idolatria, ossia il peggiore dei peccati agli occhi delle persone forgiate sui dettami dell'Antico Testamento. Si aggiunga che tutte le persecuzioni anteriori alla Revoca, che la Corona aveva condotto su suggerimento del clero romano ed in nome del Cattolicesimo, avevano finito per persuadere gli ugonotti che il "papismo" tradiva il Vangelo ed avevano ispirato loro, in risposta, un rifiuto viscerale molto più intenso del loro lealtà nei confronti del Re.
Dopo molti anni, i controversisti cattolici francesi avevano portato a render invisi gli ugonotti come degli scismatici, o peggio ancora, degli eretici: il loro atteggiamento era una mitigazione puramente apparente del loro astio e non aveva niente di innocente poiché, nella tradizione agostiniana, l'eliminazione dello scisma incombeva sul potere civile. Ma per molti, del punto di vista della Corte, la Revoca ha tentato di venire a capo di un'eresia "politica": le autorità consideravano, in effetti, i protestanti come i "repubblicani", meno virtuosi, dal momento che rigettavano ogni gerarchia ecclesiastica, la loro organizzazione presbitero-sinodale e la natura dei regimi politici, laddove - Province Unite, Inghilterra del Commonwealth, Ginevra ed i cantoni Elvetici - il protestantesimo aveva trionfato.
Il principio cuius regio, ejus religio (tale paese, tale religione) assimilato in tutta Europa dopo la pace di Westfalia, supponeva che l'uniformità religiosa delle popolazioni era la garanzia essenziale del loro civiltà e postulava che la presenza di minoranze non conformiste in uno Stato, fonte virtuale di legalismo politico, lo metteva in pericolo di moti sovversivi. Non si deve rimproverare alla Chiesa Francese la sparizione delle minoranze nel Regno, perchè la mentalità del tempo vedeva un male nel pluralismo religioso. Tuttavia essa si è completamente prestata a fornire al potere civile delle giustificazioni rispettabili. I teologi della Chiesa Francese, che non ignoravano il tenore eretico dei dogmi riformati, hanno lasciato la fede protestante nell'ombra per opportunismo ed hanno tuttavia costantemente denigrato le resistenze ugonotte come "semplice tenacia indomabile", senza volere riconoscervi la dignità degli scrupoli di coscienza.
Peraltro la chiesa gallicana ha fornito al potere politico un vasto "personale" persecutorio, di curati delatori e di vescovi ambiziosi che hanno contribuito con zelo alla propaganda Reale, preoccupata di mascherare la brutalità crudele delle persecuzioni. La chiesa francese ha pagato pesantemente, più tardi, il suo errore nell'aumento del sentimento anticlericale in Francia che autorizzava la benedizione che essa aveva accordato con tanta sollecitudine ad una politica ispirata dalla Ragione di Stato.
Immagine della demolizione del Tempio di Charenton, un mese dopo la revoca dell'Editto di Nantes Tuttavia, al livello dei laici, molti umili cattolici hanno aiutato fraternamente la fuga degli ugonotti, a dispetto delle pesanti sanzioni previste in simili casi. La coesistenza pacifica, incoraggiata dall'editto di Nantes, aveva portato dei risultati al livello popolare, dove molte solidarietà immemorabili avevano resistito alle opposizioni religiose. La Revoca dell'editto di Nantes, ottenuta con la promulgazione dell'Editto di Fontainebleau il 18 Ottobre 1685, sembra comunque essere stato anche una misura avvenuta tardi di Contro-Riforma, una conclusione inevitabile di una erosione costante delle misure che erano incluse all'interno di questo documento cartaceo, che consentiva la coesistenza del pluralismo religioso, cosa però incomprensibile nell'ottica dell'Assolutismo di diritto divino che aveva unito i francesi del diciasettesimo secolo. A cura di Arsace da Versailles e Faustina da Versailles
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