Maria Teresa Luisa di Savoia-Carignano

  La Triste vita della Principessa di Lamballe

 

Una Aristocratica Italiana che morì per l'Amicizia che la legò ai Reali Francesi

Il Principe di Carignano aveva sposato una Principessa d'Assia, che diede a lui molti figli e 3 figlie; l'8 Settembre 1749, la Principessa d'Assia si stava recando ad una festa , sebbene in uno stato di gravidanza avanzata: dei dolori improvvisi, la rottura delle acque... fu così che venne alla luce la quarta figlia.

Fin dall'infanzia la piccola Carignano era talmente bella, che si associò la sua bellezza alla eleganza francese: spesso infatti la madre diceva al marito che avendo tutta quella eleganza non si sarebbe trovata un pesce fuor d'acqua fra le molte principesse della Corte di Francia. Molti principi di quel casato avevano infatti la sua età, e quindi sarebbe stato possibile che Luigi XV° potesse sceglierne uno di loro per darlo in marito alla giovane Maria Teresa Luisa.

Il Duca di Penthièvre, che viveva a Parigi, in quel periodo era crucciato per il suo figlio, il Principe di Lamballe, in età di matrimonio, sprecava il suo tempo frequentando cattive compagnie, immergendosi nelle vie del vizio con un parente suo e del Re, il giovane Duca di Chartres. Penthièvre auspicava che una donna amabile, piena di charme e buona potesse distogliere il figlio da una vita viziosa, in modo da poterlo far rinsavire. Fu Luigi XV° che volle appoggiare il desiderio del Duca, cosicché incaricò il suo ambasciatore Choiseuil Gouffier di domandare la mano al Re di Sardegna della Principessa di Carignano per conto del Principe di Lamballe.

Quando Luisa seppe che doveva andare in isposa al Principe di Lamballe cadde in un profondo sconforto, sapendo che avrebbe dovuto lasciare per sempre i suoi cari genitori; ma il ritratto inviatole del suo giovane sposo alleviò le sue pene, in quanto era molto bello a suo giudizio: sapeva che era il figlio del Duca di Penthièvre, un uomo retto che aveva saputo fare la felicità della moglie circondandola di sconfinate attenzioni e tenerezze, e che non aveva mai terminato di rimpiangere la sua scomparsa: Maria Teresa Luisa era certa che il figlio avrebbe fatto lo stesso con lei, emulo di come il Duca di Penthièvre, suo futuro suocero, aveva trattato la consorte.

Il pensiero di entrare nella Corte più rinomata d'Europa, Versailles, aveva fatto cadere la ragazza in un elevato stato di eccitazione: sarebbe entrata in quella Corte ove la libertà, lo stile, il gusto, la Magnificenza regnavano sovrani. La Francia rappresentava per lei la Patria di tutte le donne e premiava in modo esemplare la bellezza, la grazia, la spregiudicatezza.

Il 14 Gennaio 1767 fidanzamento fu annunciato alla famiglia Reale francese e 3 giorni dopo Luigi XV° sottoscrisse il contratto di matrimonio, concedendo così il consenso.

Luisa pensò di amare per sempre il principe, in quanto la sua fisionomia era amabile, foriera quindi di un carattere franco ed sensibile. "D'altro canto, è così dolce amare il proprio sposo!" affermò a quel tempo.

La madre le disse che se avesse trovato nel Principe di Lamballe il reciproco rispetto e l'amore quale quello che rese unico quello dei suoi genitori, sarebbe stata felice per sempre: però la mise in guardia: le voci fin dalla Francia erano giunte alle orecchie dei piemontesi: attenzione il principe di Lamballe era sfortunatamente legato da un vincolo depravato al Duca di Chartres, che pubblicamente ostentava i suoi cattivi costumi. La madre quindi la esortò, appena fosse giunta a Parigi, di far interrompere, usando ogni tipo di persuasione ed ascendente sul giovane futuro marito, questa relazione che alla lunga avrebbe minato la loro vita coniugale.

La madre la esortò inoltre a non farsi corrompere dallo spirito laico, e spesso antireligioso presente in Francia , poichè, indipendentemente dall'aver torto o ragione, quei filosofi non sarebbero da perdonare - riteneva la madre - se le avessero tolto l'amore che la univa a Dio.

Le nozze per Procura si svolsero nella Cappella del Palazzo Savoia, alla presenza dei Reali piemontesi, con in Principe di Carignano che fungeva per il Signore di Lamballe. Finita la cerimonia, il Re diede la mano della Principessa di Lamballe scortandola nel salone di parata, dove la Corte la vegliò mentre dormiva: era una usanza per scongiurare le conseguenze che una eventuale morte dello sposo avrebbe comportato la perdita del titolo e della dote. Commovente fu l'addio della Madre alla figlia, specie perchè comunque ella ebbe uno strano presentimento: la figlia sarebbe forse andata incontro ad un terribile destino? solo noi avremmo potuto confermare questa sventura.... ma è facile parlare con il se di poi.....

Madame Maria Teresa Luisa di Carignano

Fu il conte di Lastic a ricevere Luisa giunta in Francia, ospitandola a casa sua. Accadde che una sera, mentre si apprestava a cenare nel salone entrò un paggio di bell'aspetto, che gli offerse un mazzo di fiori meravigliosi, adducendo la motivazione che erano da parte dello sposo (che doveva ancora vedere fisicamente). Ma Luisa trasalì: aveva ben scrutato il ritratto del suo futuro sposo per essersi dimenticata le sue fattezze, che rivide nel giovane paggio, che credeva di non essersi scoperto. Il Principe in realtà non seppe resistere, e volle vedere in anteprima la sua sposa in incognito, in modo da poter osservarla da vicino. 

Da canto suo Luisa notò come il Principe di Lamballe fosse assai più bello di quel ritratto che aveva per tanto tempo scrutato, e l'impazienza del Principe la commosse. Il Principe notò questa agitazione, e i due si piacquero fin dal primo sguardo dal vivo.

Terminata la cena, il Principe rientrò a Nangis, dove Luisa sarebbe giunta il giorno dopo. Il 1° Febbraio 1767, all'età di 17 anni, Luisa giunse a Parigi, teatro della sua futura esistenza, per passare la vita con il marito.

"Sarei l'immagine della felicità se non fossi lontana da voi, miei genitori. Il signor di Lamballe è infinitamente amabile e posso garantirvi che è molto meglio del suo ritratto, dove già era splendido. Ha un carattere affettuoso e mi palesa gran tenerezza, Vostra figlia sarà la più contenta delle donne."

A Versailles venne subito presentata a Corte, e Luigi XV°, gran conoscitore di donne, ne espresse grande ammirazione, vista la sua fulgida bellezza. Il Principe di Lamballe l'amava, ma non c'erano indizi di figli in arrivo. 

Luisa se ne dava cruccio, e gli amici si preoccupavano per questo stato delle cose, auspicando che rimanesse presto incinta. 

Il figlio non arrivava, e quindi Lamballe, deluso, tornò fra le braccia del Duca di Chartres, che aveva su di lui un dominio sessuale, fin dalla loro adolescenza.

Il Duca di Chartres insidiò il Principe di Lamballe non solo tramite una relazione, ma anche portandolo alla perdizione, facendolo partecipare ad orge con uomini e donne, consumandolo con i liquori, che danneggiavano il petto debole del Principe, che era poco robusto fin dalla nascita: ma il Duca di Chartres era un seguace di Rousseau: "Non esiste sincerità, in un uomo sobrio".

Chartres condizionava il Principe di Lamballe, coinvolgendolo con giovani viziosi e belle prostitute, con divertimenti senza alcuna sosta.

La Principessa di Lamballe soffriva silenziosamente, e si sfogava con la madre attraverso un doloroso carteggio. Dov'era il tempo in cui parlava con lei della felicità? "Perchè Dio ha permesso che il Principe di Lamballe riscaldasse il mio cuore di ogni fuoco d'amore per poi cambiare tutto di un colpo?" scriveva alla madre.

Eppure Luisa non aveva fatto nulla per irritarlo o allontanarlo: non aveva nessuna colpa per l'atteggiamento del marito: non era colpa sua se non era ancora incinta. 

In fondo erano trascorsi solo circa 4 mesi. 

Eppure il Principe non condivideva più il letto con lei, quindi motivo in più per non essere madre.

La Principessa di Lamballe si era resa conto che tutti i suoi problemi erano scatenati dalla invasiva influenza che il Duca di Chartres, cosa di cui la madre di Luisa aveva ben messo in guardia. 

L'intimità allarmante fra il Duca ed il Principe di Lamballe preoccupava Luisa: eppure in pubblico il Principe di Lamballe inscenava grandi dimostrazioni di affetto per Luisa: a volte Luisa poteva scorgere nel suo sguardo la sofferenza di non poterle dimostrare il suo affetto. 

Lei non capiva perchè non poteva farlo.....

Tuttavia questa condotta di vita peggiorò la situazione di salute del giovane Principe: la vita disordinata stava corrompendo la sua vita: tossiva sempre! E Luisa era preoccupata e presagiva fatti dolorosi.

La Madre di Luisa dalle lettere capiva che oramai era tardi per cercare di allontanare il Duca di Chartres dal marito; anzi se avesse tentato in questo momento che aveva perso terreno agli occhi del marito, avrebbe di certo ottenuto l'effetto contrario e totalmente inutile.

Gli eventi precipitarono: il giovane sposo fu aggredito dalla Tisi, e tutti furono ben consci che fosse stata la conseguenza dei molti vizi che aveva perseguito. 

Ma Luisa, malgrado tutte le offese che aveva subito, non si staccò mai dal marito, addolorata dal suo stato di salute; nulla però poterono le sue accorate suppliche a Dio: la malattia faceva progressi inesorabilmente: il Principe era confortato dalla assidua presenza della Moglie, sempre dolce costantemente, mai vendicativa.....il suo ultimo periodo di vita fu segnato dai tormenti della malattia, dal rimorso per come si era comportato con la moglie e dall'angoscia di dover morire....a 20 anni!

Il Principe era consapevole che non c'erano più speranze, e fu proprio lui ad annunciare alla moglie che quelli sarebbero stati gli ultimi istanti che potevano passare vicini; un colpo duro per Luisa, ma il Principe di Lamballe le disse che era fortunato perchè non poteva che benedire la mano di chi lo aveva colpito con questa condanna, perchè solo così era riuscito ad aprire gli occhi e capire veramente chi lo amava, e questo lo consolava in un certo qual modo.

Il 6 maggio 1768 alle 7.30 circa del mattino, Luisa che non era andata a coricarsi da più di un giorno, si accinse ad imboccare il marito per somministrargli dello sciroppo, e si accorse che la piccola dose non riuscì a passare per la gola. 

Lamballe ebbe un sussulto, si irrigidì e non riuscì ad articolare una parola....

Strinse la mano di Luisa e fu immobile.... Luisa fu vedova a 18 anni.

Quando la Principessa di Lamballe tornò a Corte, superato il periodo di lutto, il Re Luigi XV° fu al settimo cielo: la sua bellezza era sfociata in uno splendore ammaliante: era una delle più belle dame d'Europa, e questa dote si aggiungeva una maturità precoce dovuta alla morte del marito; il Re la circondò di attenzioni, e sarebbe potuta divenire la nuova Regina, essendo il Re vedovo pure lui. Ma non lo desiderava: il re aveva oltre 60 anni e lei era fedele alla memoria del marito.

Il Re non si crucciò: pieno di charme trovò ben presto una nuova amante nella bella Madame Lange.

Nel 1770 si sposarono Luigi Augusto, nipote di Re Luigi XV°, futuro Luigi XVI°, e Maria Antonietta, figlia dell'Imperatrice d'Austria Maria Teresa. Fu Choseuil che si fece da intermediario: una alleanza fra Francia e Austria avrebbe allontanato, grazie al matrimonio, la guerra fra le 2 Nazioni.

Ma giunta in Francia, la Delfina Maria Antonietta (qui sa lato) fece innamorare tutti: era quindicenne, con una carnagione chiara splendente, un incarnato irresistibile, occhi azzurri, naso aquilino, bocca piccola, capelli stupendi, mano fine e con una figura snella. Tutti non poterono che adorarla non appena giunta in suolo francese. Luigi XV° ne fu incantato, e la ricoprì di attenzioni, sopperendo alla goffaggine del marito. Ma Luigi Augusto era stato educato nel disprezzo e paura delle donne, e vedeva l'amore coniugale come un dovere molto penoso ed obbligatorio per il suo rango. Ecco che quindi Maria Antonietta non ottenne, malgrado fosse piena di attrattive, quella attenzione che le era dovuta. Fu però in relazione di questo atteggiamento distaccato che iniziarono quei sette anni di matrimonio "bianco".

Ma la Delfina ben presto si rese conto di esser scavalcata nel centro dell'attenzione da Madame du Barry: ma chi è quella donna? si domandava spesso infastidita Maria Antonietta. Spesso i cortigiani le dissero che era la dama che diverte il Re: ebbene Maria Antonietta la si sentì pronunciare, con atteggiamento baldanzoso "Se è per questo, io sarò sua rivale". Alle feste Maria Antonietta notò subito la Principessa di Lamballe: si riconosceva in un'altra ragazza bella, coetanea, che le procurava allegria e l'aiutava a dimenticare la rigidezza della Corte, con tutte le istruzioni che le venivano impartite da Madame de Noailles, che era dalla Delfina soprannominata "Madame Etichetta". Luisa e Maria Antonietta erano sempre assieme; quando il fratello del Re, il Conte di Provenza, si unì in matrimonio con una principessa di Savoia, la Principessa di Lamballe ebbe modo di credere che sarebbe stata sempre assieme alla sua conterranea. Ma Maria Antonietta finì per diventare la sua inseparabile compagna: Versailles era l'Olimpo. La Delfina era come Venere e madame de Lamballe e le altre dell'entourage erano delle dee; anche Luisa detestava quella Corte dominata dalla perfida Madame du Barry: anzi spinse Maria Antonietta a chiedere al re Luigi XV° affinchè la cacciasse. Madame de Lamballe incantava contemporaneamente in occasione delle feste e dei ricevimenti serali, con il fulgore della sua giovinezza: assieme alla Delfina ed alle mogli dei fratelli del Re, i conti di Provenza e d'Artois, era l'anima degli intrattenimenti serali a Parigi.

La morte di Luigi XV° il 10 maggio 1774, alle 3 e venti di notte segnò la fine del predominio della Du Barry a Corte: Maria Antonietta prese tutta la forza della sua posizione di Prima donna del Regno: Regina di Francia!

La Regina era al centro di tutto: mentre la sua migliore amica, la Principessa di Lamballe era messa su un vassoio d'Argento; anche il Re Luigi XVI° ne era incantato: infatti il Re si confidava con la Lamballe, ogni qual volta non era capito dalla Regina, e Luisa lo consolava, lo abbracciava, lo confortava, e a volte piangevano anche assieme: Luisa era in grado di comprendere quell'uomo introverso ed infelice, meglio cha Maria Antonietta.

La Regina mostrava sempre un grande apprezzamento per l'amica: ne lusingava la bellezza, oramai splendente, e desiderava spesso ammirarla con abiti provocanti, che lasciassero scoperto il seno (si veda immagine d'apertura della presente pagina web) e la pelle bianca alabastro. Le carezze e i baci appassionanti che dava alla sua amica, fece malignare i contemporanei che vedevano superato il limite fra perfetta affinità elettiva, e si mormorava che vi fosse un amore vizioso fra le due. Le 2 erano troppo belle, troppo giovani, troppo insieme, Maria Antonietta con i suoi venti anni, sposata "in bianco" e Luisa allora ventiseienne e vedova si divertivano ai balli. C'è chi sostiene che le due potessero essere state amanti: ma alcuni storici si infuriarono per questa illazione: Maria Antonietta aveva la vis tipica degli Asburgo, con una gran voglia di vivere ed amare, mentre Luisa, nella sua ingenua gaiezza, non poteva che palesare una purezza d'animo.

Giuseppe II, si recò ad un certo punto a visitare la sorella Maria Antonietta in incognito in Francia: a guidarlo per la capitale fu proprio la Principessa di Lamballe. Era il momento che segnò l'apice di intesa fra le due ragazze; poi Luisa dovette affrontare il distacco, l'abbandono, il declassamento, più o meno implicito, dovuto all'ascesa del nuovo astro nei favori della Regina per la Contessa di Polignac. Era costei il fulcro nuovo degli interessi della Regina, e Luisa dovette subire una subordinazione nella amicizia di Maria Antonietta. Sebbene offesa, non disse nulla, e quindi la Principessa di Lamballe apparve a Corte molto più raramente ed alle feste. Luisa però non ridimensionò l'affetto della Regina: svenne in occasione del parto nel 1778 della Regina, che fu considerata in pericolo di vita. Il Principe di Chartes propose Luisa di Lamballe come Grande maestra delle logge della massoneria, che era divenuta in quel periodo di grande importanza e potenza in Francia: le logge femminili poi avevano superato quel pregiudizio secondo cui le femmine non essendo capaci di mantenere un segreto, non potevano esser iniziate ai riti massonici. Il 20 Febbraio del 1781 la Principessa di Lamballe fu accolta nella Loggia di rito scozzese.  Le intonarono:

"Per dirigere questo tempio

Spiriti, bellezza, talenti

si sono uniti insieme

coi nodi più incantevoli"

Le confraternite fecero a gara per tributare omaggio alla "sorella" della Regina: questo commosse la Principessa di Lamballe, che assurse ad un vero modello di vita, che le dame di Francia si affannarono per entrare come sorelle massoniche. Incitata dal successo dell'amica Luisa, Maria Antonietta ridimostrò un ritorno di fiamma, dopo l'amicizia superficiale con la de Polignac. L'amicizia era di nuovo salda come prima.

Ma era il periodo in cui il malessere del paese stava sfociando in una rivolta che si concretizzò nella convocazione degli Stati Generali: si sperava da ciò di poter trarre un beneficio generale. Maria Antonietta, contrariamente al Re, aveva intuito il pericolo a cui si andava incontro con questa convocazione. Lei, in quei giorni soffriva molto, in quanto il Delfino di Francia, era malato terminale, tanto che in occasione dell'apertura della convocazione dei Tre Stati morì, gettando nello sconforto la Regina. La prova che subì, tuttavia la rafforzò, facendola ulteriormente maturare: non solo permise un consolidamento della coppia Reale, che condivideva questo dolore: il Re e La Regina iniziarono a comprendersi, rispettandosi profondamente, e questo sino alla loro fine. La Principessa di Lamballe comprendeva la situazione di quei giorni, ed era straziata dalle preoccupazione per l'incolumità della famiglia Reale, e la Regina, che l'aveva un po' tenuta a distanza, si rese ben conto in questi frangenti difficili, che Luisa era l'unica vera amica che le era rimasta accanto, così pensò di chiarirsi con Luisa. Luisa disse di essersi accorta di come il veleno di una amicizia adulativa della Polignac poteva aver allontanato la Regina dalle intese dei vecchi tempi, affermò che la cosa l'aveva fatta soffrire, relegata nel silenzio, oscurata dalla contessa. Ma dichiarò che in quei giorni difficili, dove i nemici della Corona pullulavano, e le insidie erano sempre in agguato, non poteva, lei Luisa, lasciare la sua amica del cuore: il pericolo e il frangente faceva dimenticare ogni torto subito, e restare accanto alla sovrana fin anche alla morte.

Mai discorso simile commosse la Regina, che manifestò l'amicizia profonda con un lungo abbraccio.

Luisa era vicino a Maria Antonietta, quando assieme a Re Luigi XVI°, si recarono agli Stati Generali: quello che notò è che c'era gelo ed irrisione nell'aria, e regnava l'indifferenza verso il Re e i fischi verso la Regina, che, abbracciando l'amica, le rivelò come tutto era finito, proprio desumendo la situazione per come la Famiglia Reale era stata trattata.

Durante tutti i cicloni che la Famiglia Reale dovette subire in quegli anni, Luisa era lì, amica fedele dei sovrani, sempre dietro la Regina, come fosse la sua ombra: non la lasciava mai. Ma vista la brutta piega che prendevano gli eventi, Maria Antonietta consigliò all'amica d lasciare Parigi per rifugiarsi nelle province o all'estero. Ma Luisa dichiarò che preferiva la morte piuttosto che lasciarla. "La morte solo mi strapperà dalle loro braccia" ebbe modo di dichiarare Luisa.

Il 14 Luglio la Regina scrisse all'amica: "Il popolo si porta alla Bastiglia. Da questo giorno dipende la sorte di chi vi è più caro"... ma la note stessa, La Regina scrive altre parole: "Tutto è perduto: la Bastiglia è in potere dei parigini. Raggiungimi subito". Luisa sfidò i pericoli impavida, e giunse a Versailles: il Re dovette cedere e richiamò il ministro Necker, ma aveva una visione ancora positiva della situazione politica: e si crogiolò in un atteggiamento rasserenate vedere cha sua moglie era in compagnia della Principessa di Lamballe.

Ma i giorni peggiorarono nel loro aspetto inquietante: fu in ottobre che una fazione rivoluzionaria marciò da Parigi a piedi sino ai cancelli di Versailles: una guardia porse al Re una coccarda da indossare, in quanto il Re, secondo il popolo, doveva sostituire i Gigli di Francia, con il tricolore. Le guardie sdegnose ribatterono verso il popolo: "Viva il Re! nessun altro colore che quello di Francia!" mettendosi alla difesa del palazzo di Versailles.

Un'armata popolare d'aspetto terribile si presenta a Versailles ( 5 e 6 Ottobre 1789) con lo scopo di sequestrare la Famiglia Reale, trascinandola a forza a Parigi: erano convinti che se i Reali fossero risieduti nella Capitale, questo avrebbe scongiurato la fame. Agitando asce, picche, bastoni, aste, fucili: la marmaglia, di donne e di uomini camuffati in abiti femminili, irrompe dentro il Palazzo, distruggendo e devastando: il Re, tornato al Palazzo, e sempre ottimista disse: "Mi dicono che le donne di Parigi sono venute a chiedere del pane. Se ne avessi, non mi sarei trattenuto a darlo, evitando che venissero a chiedermelo. Andiamo a parlare con loro".

"Gli aristocratici vogliono farci morire di fame!" - così esordì il portavoce dell'orda furente. Incalzano verso il Palazzo: si odono spari, ci sono feriti e morti: pietre e pallottole vengono scagliate dal popolo.

Allora il Re si rivolse alla folla con tono calmo e pacato rassicurandoli che erano venuti nel posto giusto, perchè lui, come un padre, avrebbe provveduto entro il giorno dopo a far sì che Parigi venisse rifornita: invitò quindi la folla a ritornare nelle rispettive abitazioni, potendo contare sulla sua parola. Le donne del popolo furono colpite dalle parole del Re, e indugiarono in pianti e nel desiderio di poter imprimere un bacio nelle mani del Re, innalzando cori di ringraziamento e di lode alla bontà del Sovrano.

Intanto si cercò di convincere Maria Antonietta a fuggire, dal momento che i tumulti non erano del tutto placati, ma la Regina non volle mai aderire a progetti che prevedessero di abbandonare figli e marito, pur essendo ben conscia che i parigini volevano la sua morte.

La seconda sferzata del popolo verso la Reggia di Versailles fu un bagno di sangue e di distruzione degli interni del Palazzo: il comandante del palazzo si offrì come vittima sacrificale, chiedendo al popolo di risparmiare il Re che doveva esser rispettato. Urla di gioia e soddisfazioni si levarono nel palazzo da parte dell'orda inebriata dall'odore del sangue: esulti ad ogni sgozzata inferta dal popolo ai più fedeli servitori del Re, che ne vide morire molti sotto i suoi occhi!

Alla fine la famiglia Reale è costretta a lasciare la Reggia: era il 6 ottobre 1789, la Monarchia abbandonava definitivamente Versailles dopo 107 anni di residenza stabile (non dobbiamo dimenticare che il Re Sole spostò il governo a Versailles nel 1682). Il percorso sino a Parigi fu colmo di odio e di dolore: la famiglia reale giunse nel vecchio palazzo delle Tuilleries, e lì la principessa di Lamballe si fece trovare. La Regina vide quel palazzo come una prigione, e sentiva che lo avrebbe lasciato solo per la morte: Luisa cercò di confortare l'amica, sebbene tremasse lei stessa.

I Parigini dopo questa deportazione si calmarono e riuscirono a convivere serenamente con la famiglia reale: la Regina riuscì a piacere di nuovo, e ebbe modo di rendersi conto di come Luisa fosse la vera amica, e non la Contessa de Polignac, che l'aveva abbandonata. Il popolo però continuava a nutrire un odio verso la famiglia reale, malgrado si fosse calmierato, poichè si pensava avessero aizzato i principi, che erano fuggiti dalla Francia, ad organizzarsi contro la Rivoluzione e a liberarli dalla morsa del controllo del popolo. Le tensioni erano alte, così i Reali pensarono di fuggire: fu così che nella notte del 19 giugno riescono a scappare, andando incontro all'esercito del generale Bouillon: purtroppo il piano finisce a Varennes il 20 Giugno 1791: Maria Antonietta scrive a Luisa che la sua infelicità era al colmo e che avrebbe 1.000 volte preferito morire, piuttosto che esser stata ripresa

I Sovrani a Parigi oramai erano dei veri e propri prigionieri, odiati e in vista di una esecuzione; e fu proprio il "Demone verde" (così Maria Antonietta lo definirà in alcune lettere quando ebbe modo di vederlo nella prigione del Tempio, dal modo sgargiante verde di come le si presentò Robespierre ), all'incedere degli eserciti stranieri che si apprestavano ad invadere la Francia, ad urlare per la strada "Noi siamo perduti. Il Re è salvo".

Nel frattempo Luigi XVI° concesse la costituzione, ma una consapevolezza di una morte vicina attanagliava i reali: Luisa di Lamballe, rinnovò la sua determinazione di rimanere con loro sino alla morte. Luisa è presente quando i rivoluzionari entrano nelle Tuilleries per prenderli, dividendoli dai loro amici e devoti. Luigi XVI° ebbe modo di dire che, paragonando la sua situazione a Carlo I° di Inghilterra, era più sfortunato del Re inglese in quanto almeno lui ebbe modo di conservarsi vicini i suoi amici fino al patibolo.

Il 10 Agosto 1792 la famiglia Reale viene rinchiusa nella Torre del Tempio: ma anche qui Luisa di Lamballe riesce a raggiungere i reali, verso i quali mantenne il suo ruolo di amica intima, pronta a rinunciare ai più brillanti dei destini per dimostrare il suo attaccamento alla Regina e al Re.

Intanto però il Duca d'Orléans, che odiava profondamente la Principessa di Lamballe, che aveva sempre dimostrato freddezza nei suoi confronti, ordina di separarla dalla famiglia reale; venne presa in consegna dai sanculotti, gettandosi per l'ultima volta fra le braccia della sua cara amica. Pianti ed urli non valsero nessun esito: Luisa fu portata dinnanzi ad un commissario che iniziò un interrogatorio relativamente al tradimento del Re e della Regina che non portò a nulla in quanto Luisa non ne sapeva nulla. Assieme alla Principessa di Tourzel furono portare nelle carceri di La Force.

La bellezza e la grazia di Luisa, fecero innamorare il carceriere di lei, Manuel, e lei chiese al carceriere di cercare di proteggere la famiglia reale: in settembre intanto iniziarono una serie di stragi sanguinolente. Luisa venne separata dal resto delle sue compagne di cella, e presagì che la fine fosse vicina. 

Serpeggia la notizia che circa 60 prigionieri sarebbero stati sgozzati, ed ecco che il suocero, il Principe di Penthièvre, raggiungendo il carceriere Manuel, già innamorato di Luisa, e gli diede una somma consistente affinchè possa sottrarre Luisa alle squadre di esecuzione. Manuel garantì per la vita della Principessa. Fedele all'accordo, Manuel riesce ad impedire che Luisa venisse presa per l'esecuzione; tuttavia il 3 Settembre 1793 agli albori del giorno viene trasferita al carcere dell'Abbaye, luogo da cui nessuno era in grado di poterla salvare. Le venne annunciata una frase di questo tenore: "Madame, voi non siete tra quelli che saranno sgozzati"

Certo che in queste situazioni poteva aver pensato Luisa non si sa se fosse stato meglio morire o vivere: esser consegnata a quei mostri era da aver paura, e la morte poteva vedersi come una via di scampo.

Ma i nemici della Principessa non contenti fecero circolare la voce che aveva tradito la nazione nella notte fra il 9 e il 10 Agosto: erano necessarie dei pretesti per poterla condannare. Davanti al carcere, un'orda feroce urla incessantemente: "La Lamballe! La Lamballe! La Lamballe!"

Luisa crolla, è disperata: abbraccia una compagna di galera e supplica di essere sepolta a Rambouillet, accanto allo sposo, che aveva amato e sempre rimpianto.

Spazientiti da queste scene, le fecero fretta, come impazienti di commettere un delitto ulteriore. Luisa viene presa: aveva un vestito bianco e i capelli raccolti sotto una cuffia, e alla visione anche i carnefici hanno un momento di commozione, ma finiscono il loro incarico, portandola nel gran cortile della Force.  Chiestole il nome, le intimano di giurare la libertà, l'uguaglianza e l'odio al Re, alla Regina ed alla regalità. Luisa giurò per le prime due, ma rifiutò di rinnegare la sua amicizia per i sovrani, in quanto non era nella sua indole mentire e nascondere il suo affetto. Varcò così la porta fatale ed inorridì alla vista del mucchio di corpi palpitanti delle vittime appena giustiziate: inzuppò i piedi nel sangue che era sparso sul pavimento. Grida per l'orrore della scena, ed i rivoluzionari pensarono che avesse imprecato contro la rivoluzione, e si mossero per ucciderla. Luisa sviene: ed ecco che si sollevò nella folla un urlo: "Graziatela!" Evidentemente la sua bellezza e la sua grazia non facevano insensibile qualche parte dell'orda lì presente. Ma il boia, cercando riparo dal senso di colpa di tutte quelle esecuzioni, si era affidato al vino: era ubriaco. 

Nell'intento di far saltare via la cuffia dalla testa di Luisa con la punta dello spadone, con la mano per nulla ferma, sbagliò mira, finendo per colpire il sopracciglio della Principessa: il sangue nobile sgorgò copioso, ed il popolo si eccitò alla vista, mentre i capelli biondi caddero rigogliosi sulle spalle principesche.

I Rivoluzionari eccitati portano per le strade la testa piccata della Principessa di Lamballe

I tamburi rullarono rapidamente; un turbinio di picche si scaglia contro il corpo della Principessa di Lamballe, togliendole in un istante la vita. Il corpo venne gettato su un mucchio di cadaveri nell'angolo di Rue Saint-Antoine.

Tratto dalla serie televisiva LA RIVOLUZIONE FRANCESE

La gioia più grande del popolo a questo punto fu quello di portare su di una picca issata, la testa della Principessa di Lamballe: l'orda furente si dirige verso la prigione del Tempio....

 La Regina udì uno trambusto e delle grida, con risate sguaiate soffocate: dalla finestra della torre vede che avanza qualcosa di inquietante, non riuscendo a definirlo subito.

Agguzzando la vista, la Regina Maria Antonietta vide un essere gigantesco sfregiato che  le agita qualcosa davanti agli occhi: lei guardò e capì... 

Gridò inorridita e svenne: 

"Ecco la testa della Lamballe bacia la tua amica sgualdrina austriaca! tra poco la raggiungerai!" il popolo gridava....

E non era che vero: circa 2 mesi dopo fu la Regina Maria Antonietta a salire al patibolo: era il 16 Ottobre 1793..... data che per molti segnò la fine effettiva dell'Ancien Régime......

 

Esecuzione della Regina Maria Antonietta: 16 Ottobre 1793

 

A Cura di

Arsace da Versailles

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