(Arpino, 1684 - Napoli, post 1745)

del Prof. Patrick Barbier

Il chiarssimo prof. Patrick Barbier

          Un nuovo lavoro di ricerca sul fenomeno socio-musicale dei castrati è sempre un avvenimento. Non dimentichiamo che, fin verso il 1970, l’ignoranza quasi completa persisteva ancora a proposito di questi cantanti fuori del comune, che avevano segnato, con i loro doni eccelsi, due secoli di musica drammatica e sacra! Del resto, non si dirà mai abbastanza quale perdita  abbia rappresentato, la scomparsa dei castrati, per l’arte del canto in Europa. Votati alla musica, per la quale avevano sacrificato una parte di loro stessi, i castrati effettuavano a Napoli, ma anche a Roma o a Bologna, degli studi di una durata, di una intensità e di un livello tecnico che non hanno avuto più un eguale in seguito. Due secoli della nostra storia musicale europea hanno palpitato con gli accenti di questi “demi-hommes, demi-dieux”.

         Solo la fine del nostro XX secolo ha voluto rendere omaggio a queste voci uniche che avevano portato l’arte del canto fino a delle vette ineguagliate. La nuova passione per il virtuosismo barocco, la riscoperta di documenti importanti, come le lettere di Farinelli al suo protettore Sicinio Pepoli, la comprensione più affinata di questi esseri “ambigus et sensuels”, che facevano intenerire d’ammirazione uomini e donne, sono stati altrettanti elementi nuovi che hanno favorito gli studi di diversi ricercatori.

         Ma, se è vero che una passione per la riscoperta dei castrati si è già fatta sentire nei lavori di musicologi francesi, inglesi o tedeschi, ben pochi studi sono stati realizzati nella patria di Farinelli o di Caffarelli. Ci si potrebbe ugualmente domandare se l’Italia, vivaio di castrati per tutta l’Europa barocca, non cerchi di eliminare dalla sua memoria un fenomeno, certo sconvolgente sul piano musicale, ma così imbarazzante per la nostra coscienza moderna.

         Bisogna ringraziare Stefano Gizzi di aver voluto scrivere, fra i primi in Italia, una pagina nuova della storia dei castrati, cosa tanto più appassionante e motivata, poiché egli discende in linea diretta da un fratello del grande castrato Domenico Gizzi. L’autore non ci rivela qui l’esistenza di due nuovi cantanti, in quanto questi sono nel numero dei più conosciuti del XVIII secolo e fra i più citati dai loro contemporanei. Egli apporta una totalità di informazioni preziose su questi due astri del canto, sui quali le nostre conoscenze non erano ancora che frammentarie e ripetute di continuo da un’opera all’altra. 

Con la sua ricerca, Stefano Gizzi introduce numerosi dettagli originali sui due artisti: egli fa il punto sullo stato delle conoscenze attuali, si avvale di tutti i documenti autentici messi a sua disposizione, chiarisce certe date ed apporta  una luce nuova sul Maestro Gizzi, spesso relegato in secondo piano, dietro la popolarità del suo illustre discepolo.

         Noi ci accostiamo qui al fenomeno generale dei castrati dell’epoca barocca, con il prisma di un personaggio particolarmente esemplare.

         Vediamo crescere il fanciullo Gizzi, allievo di Alessandro Scarlatti a Napoli, prima di divenire in seguito un amico della famiglia Scarlatti, poi l’eccellente professore di canto che formerà una generazione di prodigiosi allievi ed infine l’interprete senza pari  che trionfa a Venezia e a Roma accanto a Nicolino, Farinelli, o Carestini

Oltre ad attirare la nostra attenzione sul vero cavallo di battaglia teatrale di Gizzi, la Didone Abbandonata del Metastasio, l’autore tenta di comporre, senza voler pretendere la completezza, la lista delle opere e delle serenate nelle quali era comparso il cantante. Al filo delle pagine c’è tutto l’ambiente sociale e musicale di Gizzi che risorge: i compositori con i quali egli aveva collaborato, i cantanti e le cantatrici che avevano fatto strada con lui.

         Nel contempo, quest’opera diviene un omaggio ad Arpino, piccolo comune del Lazio, che ha visto nascere, per un caso curioso, alcuni grandi castrati della storia del canto. Singolare prodezza, per una cittadina che si innalza al rango delle più grandi città della Penisola, per il numero e la celebrità dei suoi compatrioti! Fra questi “enfants du pays”, si trova l’allievo più dotato di Gizzi: Gioacchino Conti. Come la maggior parte dei suoi colleghi, costui sceglie di prendere un nome di scena, che renda degnamente omaggio al suo professore e diviene per sempre “Gizziello”.

         L’allievo ha superato il maestro? Si può sicuramente pensarlo, non solamente costatando la sua popolarità nei documenti, memorie e lettere del XVIII secolo, ma anche osservando la sua carriera internazionale che il maestro non aveva avuto la sorte di conoscere. In trenta anni consacrati al canto, Gizziello si farà ascoltare sulle più grandi scene italiane, diventerà uno dei principali interpreti della musica di Haendel a Londra, prima di recarsi a Lisbona e a Madrid, dove sarà successivamente ospite dei sovrani Giovanni V e Giuseppe I di Portogallo e l’invitato di riguardo del grande Farinelli. La vita e la carriera di Gizziello restano un esempio perfetto di quei destini meravigliosi che hanno innalzato i più grandi castrati del XVIII secolo, spesso d’origini assai modeste, al rango di “dieux absolus”.

         Se si eccettuano gli articoli dei dizionari e delle enciclopedie, Stefano Gizzi ci offre, con il suo studio paziente e minuzioso, la prima biografia consacrata unicamente a Gizzi e Gizziello. Con uno stile vigile e accorto, egli approfondisce ciò che sono state le istituzioni musicali europee d’allora, la vita quotidiana di queste due eminenti figure del canto, la loro infanzia, il loro repertorio e le testimonianze dei contemporanei. Le numerose citazioni di coloro che li conobbero o li ascoltarono a quei tempi ci rendono ancora più familiari questi due rinomati personaggi. Per facilitare il nostro approccio, Stefano Gizzi aggiunge a queste pagine una seducente iconografia, probabilmente la più completa che sia stata raccolta sui due grandi castrati ed il loro scenario musicale.

         L’opera così proposta, non lontana da un’analisi musicologica molto ricercata, è un sincero omaggio a due illustri concittadini “fils d’Arpino”; essa apporta ugualmente un immagine di proiettore su una parte meno conosciuta della storia dei castrati. E’ a questo titolo che tale studio ci tocca e ci aiuta a penetrare ogni giorno di più negli “arcanes d’une fabuleuse aventure musicale”.

Prof. PATRICK BARBIER    

 

Professeur à l’Université Catholique de l’Ouest (Angers)

Membre de l'Académie de Bretagne et des Pays de la Loire

Auteur de l’Histoire des Castrats, de Farinelli le castrat des Lumires

et de La Maison des Italiens, le castrats à Versailles.

 

Vai a 3 - Virtuoso della Real Cappella di Napoli

A cura di

Il Principe del Cembalo - Rodelinda da Versailles

Arsace da Versailles - Faustina da Versailles

Arbace - Alessandro - Andrea & Carla

Un enorme grazie a

Avvocato Stefano Gizzi

Nei restauri, ancora in corso, con Stefano Gizzi, hanno collaborato e si ringraziano:

1) il Maestro Ebanista COLOMBO VERRELLI, che ha restaurato le porte, ne ha realizzato di nuove sempre secondo lo stile dell'epoca, ha restaurato alcuni mobili fra cui lo scrittoio del Musico Domenico Gizzi ridotto in cattivo stato.

Scrittoio originale di Domenico Gizzi - restaurato dal maestro Maestro Ebanista COLOMBO VERRELLI

2) il Maestro FRANCESCO BARTOLI, pittore e decoratore, per la scelta dei colori, la definizione degli stessi con le tonalità assolutamente dell'epoca e l'arredamento delle sale con materiali, carte e stucchi, rigorosamente d'epoca.

 

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