(Arpino, 1684 - Napoli, post 1745) QUI i nuovi avanzamenti per il ripristino della Casa Palaziata
Nel
corso degli anni della sua prestigiosa carriera musicale, Domenico rafforzò
i legami, non solo affettivi, con Ceccano,
la cittadina di origine della sua Famiglia, in cui si erano
trasferiti, da tempo, i genitori ed i suoi fratelli.
Proprio a Ceccano, Domenico volle lasciare un segno tangibile
dell’alto grado sociale raggiunto e della ricchezza accumulata, innalzando
un imponente palazzo, dalle proporzioni eleganti e raffinate, in Via Madonna
degli Angeli, in parte sull’area ricavata dalla demolizione
dell’abitazione del padre Igino.
Con ogni probabilità, Domenico aveva in mente di stabilirsi
definitivamente a Ceccano, al termine della sua carriera, per concludere i
suoi giorni circondato dall’affetto dei familiari ed in particolar modo
del fratello Pietrangelo, al quale era molto legato.
La costruzione dell’edificio, ultimata nel febbraio 1736, costò a
Domenico la somma di ben 2.132 scudi romani e 95 baiocchi (1). L’elegante facciata del palazzo con ampio cornicione in stucco e finestre in pietra di peperino rosso, mostra un pregevole e raffinato portale in pietra viva, sul quale è scolpito lo stemma del musico, che ancora oggi si può ammirare in tutta la sua severa bellezza (2).
All’interno del palazzo è ancora visibile lo scalone monumentale
con volte, colonne, cornici e ovali in stucco, che richiamano direttamente
le abitazioni patrizie napoletane della prima metà del XVIII secolo.
Alcune sale del palazzo erano arredate in modo davvero splendido e
fastoso, con le pareti tappezzate di damasco rosso con cornici di legno
dorate, seta verde con fiorami e setino rosso.
Gli arredi ed il mobilio denotavano un gusto squisito ed una
particolare sensibilità del musico per l’arte pittorica, poiché nelle
sale si conservavano non meno di centoquattordici quadri d’autore, con
cornici in foglia d’oro o nere filettate d’oro, di diversa grandezza,
fattura e qualità, un vero patrimonio artistico acquisito durante mezzo
secolo di vita musicale, quasi “un museo privato”!
Questa preziosissima testimonianza iconografica del musico venne
conservato nel Palazzo fino agli inizi del XX secolo, quando, purtroppo, il
dipinto fu tolto dalla cornice, arrotolato e poi disperso insieme ad altri
oggetti (5).
Fra gli altri dipinti, si segnalavano numerosi quadri di soggetto
religioso, come il Santissimo Crocifisso, la Vergine con il Bambino Gesù
fra le braccia, Sant’Anna e Sacra Famiglia, Santa Cecilia patrona della
musica, un Presepe in finissimo ricamo napoletano, tre altri quadri in
ricamo e decine di dipinti raffiguranti vedute, “campagne”, vasi
con fiori, putti e le stagioni dell’anno, insieme alla statua di San
Sebastiano e ad una scultura raffigurante Gesù nel Sepolcro.
Fatte le debite proporzioni, le considerazioni sul patrimonio del
musico evidenziano una profonda similitudine con le vicende occorse alle
ricchezze accumulate da Farinello.
Infatti, anche il leggendario cantante volle costruire, nella Città
di Bologna, una splendida villa chiamata “il Farinello”, (dove
egli si spense il 16 settembre 1782), in cui si poteva "ammirare
un numero impressionante di opere di grandi maestri" (6), oltre
330 dipinti, stampe ed incisioni. Un singolare destino, purtroppo, ha accomunato le due raccolte artistiche, all’epoca considerate una testimonianza ammirevole delle alte doti intellettuali e culturali dei castrati e della prestigiosa condizione conseguita nella società settecentesca, poiché entrambe le collezioni risultano completamente disperse. A ogni modo, una miglior sorte è stata riservata all’abitazione di Domenico Gizzi, ancor oggi visibile, mentre della grandiosa villa bolognese di Farinello, abbattuta completamente nel 1949, resta solo il ricordo ed alcune immagini fotografiche che ne attestano l’incantevole bellezza. Probabilmente, questa fu l’ultima occasione in cui Domenico poté riabbracciare sua madre, Agata di Iorio, da molti anni residente a Ceccano, morta poi alla veneranda età di 91 anni, il 20 marzo 1745 e sepolta nella Chiesetta della Madonna degli Angeli, contigua al Palazzo Gizzi.
Il 21 giugno di quell’anno, il musico effettuò l’acquisto di un
appezzamento di terreno per la somma di 40 scudi (7), mentre il 27 dello
stesso mese, due giorni prima di fare rientro a Napoli, egli stipulò un
contratto con cui si impegnava ad ospitare nella sua abitazione di Napoli un
giovane di Ceccano, allo scopo di impartirgli lezioni di musica.
L’accurata descrizione delle clausole contenute nell’atto rende
del massimo interesse questo documento. Da un lato Domenico si impegnava a
perfezionare l’educazione musicale del giovane, ospitandolo e nutrendolo
per quattro anni. Dall’altro, il giovane Luzio Marella avrebbe profittato
delle lezioni private di un maestro di musica fuori del comune, beneficiando
degli insegnamenti del suo concittadino, alle condizioni, però, di una
ferrea disciplina, che attribuiva al maestro stesso i guadagni conseguiti
dal discepolo negli anni di questo perfezionamento.
P.nte,
e personalmente cos.to l’Ill.mo Sig.re D. Dom.co Gizzi figl: della bo:me:
di Ginio da Ceccano D.si di Ferentino da me Not.o benissimo conosciuto di
sua spontanea volontà, et in ogn’altro meglior modo, per far cosa grata
solamente alli Sig.ri Ludovico, e Luzio fratelli carnali Marella, promette,
e solennamente s’obbliga pigliare in sua propria Casa in Napoli d.o Sig.r
Luzio Marella, acciò il medesimo Sig.r Luzio possa perfezionarsi nella
Professione di Musica, et ivi dare à d.o Marella la Scuola di Musica;
conforme s’obliga d.o Sig.r Dom.co darcela con ogni carità, et attentione,
come anche d.o Sig.r Dom.co Gizzi promette mantenere d.o Luzio di vitto per
anni quattro continui, da principiare subito, che d.o Luzio sarà uscito
fuori dal Conservatorio della Pietà di Napoli nel quale al presente è
obbligato stare ...
Vice
versae, et correspective p.nte e personalmente cos.to il sud.o Sig.r Luzio
Marella figliolo del qm Saverio parimente da Ceccano da me No.ro parimente
conosciuto, quale minore di anni venticinque ... di Sua Spontanea volontà,
et in ogn’altro miglior modo, promette e si obbliga di stare in Casa di
d.o Sig.r Dom.co Gizzi in Napoli per anni quattro continui, e che debba
stare à tutta l’ubidienza di d.o Sig.r Dom.co, senza mai replicare al
mede.mo, come pure non uscire mai da casa durante d.o. tempo di quattro anni
senza licenza di d.o Sig.r Dom.co et ancora d.o Marella promette, e si
obliga non pretendere cosa alcuna da d.o Sig.r Dom.co Gizzi durante detto
tempo di quattro anni di ciò che d.o Luzio potesse mai guadammiare, il che
tutto si intenda di d.o Sig.r Dom.co Gizzi, perché così è e non
altrimenti, e acciò che d.o Sig.r Dom.co Gizzi ritenga d.o Luzio per detti
quattro anni in Sua casa in Napoli, ora manualmente, et inconti.e d.o Sig.r
Dom.co hà, e riceve dalli suddetti Ludovico e Luzio germ: fratelli Marella
Scudi quaranta m.ta romana di giuli X per Scudo" (8).
Il Marella non fu certamente l’unico ceccanese a profittare dei
rapporti influenti e del ruolo rivestito dal Gizzi nel mondo musicale
napoletano. Infatti, un atto del Notaio Giovanni Andrea Marella, del 23
novembre 1736, espone a chiare lettere che proprio grazie ai buoni uffici di
Domenico Gizzi, un giovanissimo chierico di Ceccano, Domenico Malizia,
figlio di Domenico Antonio e di Domenica, che manifestava una particolare
disposizione per l’arte musicale, venne accolto, come alunno, nel
Conservatorio della Pietà dei Turchini di Napoli, per un periodo di studi
di sette anni (9).
Fra i beni di Domenico erano compresi un Palazzo posto nella zona il
Quartiere del Ponte ed alcune tenute con vigne ed oliveti, nella Contrada
Magneto di sette tomoli e in Contrada Pallesco, di otto tomoli, con casina e
forno, come indicato in un atto del Notaio Magno Colantoni di Ceccano: Cost.o personalmente avanti di me Not.o, e Test.i infr.i l’Ill.mo Sig.re Giuseppe Gizzi della bo:me: Antonio di Ceccano à me cog.to, il quale ha dato e concesso in affitto da durare per un sessennio continuo dà principiare in oggi, e terminare, come siegue, e con l’infr.i patti, e condizioni, à Gabriele Pizzoli del q.m Felice della Città d’Arpino in Regno ora qui in Ceccano sud.o per il p.nte atto, e à me parim.ti cog.to, p.nte, ed accett.e per se e suoi due Possessioni arborate, e vitate poste nel Territ.o sud.o d’Arpino, la p.ma cioè in c.da Magneto di cap.ta Tom.li sette circa all’uso d’Arpino conf.e con li Beni di Casa Bianchi, del Ven. Monast.o di S. Chiara, strada pub.a salvi. L’altra Possess.e in c.da Pallesco di cap.tà Tom.li otto c.a al d.o uso con casetta rurale di tre stanze, due cioè terrate e una superiore con suo Forno tramezzata dalla strada pub.a, e conf.e con li Beni della Casa Mortaroli, e della Casa Colamasi, del Ven: Monastero di Casamara in due lati, e d.o Pizzoli affitt.rio salvi. e altresì il Palazzo dentro d.a Città d’Arpino in c.da il Quartier del Ponte giusta li suoi noti confini... Qual’Affitto de Beni come sopra posti e confinanti l’ha fatto d.o lodato Sig.r Gizzi à fav.e di d.o Pizzoli, e suoi per l’annuo affitto di Ducati novanta m.ta regia buona, e corrente dà pagarsi d’agosto in Agosto di ciascun anno qui in Ceccano liberam.te, e senz’alcun’eccezz.e" (11). Il prezzo per la vendita venne fissato in trecento ducati di Regno di carlini dieci per ducato, dei quali il Signor Raffaele Sangermano ne versava subito centocinquanta, con l’impegno di versare il residuo con due rate uguali da settantacinque ducati ciascuna, la prima nel mese di ottobre del 1806 e la seconda entro il mese di ottobre del 1807.
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Testamento di Domenico Gizzi
A cura di Il Principe del Cembalo - Rodelinda da Versailles Arsace da Versailles - Faustina da Versailles Arbace - Alessandro - Andrea & Carla Un enorme grazie a Avvocato Stefano Gizzi Nei restauri, ancora in corso, con Stefano Gizzi, hanno collaborato e si ringraziano: 1) il Maestro Ebanista COLOMBO VERRELLI, che ha restaurato le porte, ne ha realizzato di nuove sempre secondo lo stile dell'epoca, ha restaurato alcuni mobili fra cui lo scrittoio del Musico Domenico Gizzi ridotto in cattivo stato. 2) il Maestro FRANCESCO BARTOLI, pittore e decoratore, per la scelta dei colori, la definizione degli stessi con le tonalità assolutamente dell'epoca e l'arredamento delle sale con materiali, carte e stucchi, rigorosamente d'epoca. |