Quattro Voci in Cimento

In successione nel canto della celeberrima OMBRA MAI FU di Handel

Jennifer Johnston (soprano), Nicholas Clapton (controtenore), 

Joey Howard (bianca), Michael Maniaci (sopranista).

Questo incipit vuole essere contemporaneamente un augurio che si fanno una parte degli spettatori, rappresentando una esternazione di  insofferenza per la loro o mancanza o presenza relegata a parti non di spicco nella distribuzione dei ruoli in un'opera, ma anche un invito per direttori e produttori: questa sezione di GFH vuole riportare le differenti categorie motivazionali a sostegno della categoria dei falsettisti, attraverso posizioni che non spaziano solo su argomentazioni storiche, ma anche su motivazioni di ragionevolezza, specialmente se le Opere Barocche si presentano non solo a livello di incisione discografica (cd), ma anche a livello di rappresentazione scenica (teatro, dvd). Queste ragioni, che sono state già in parte esposte nella sezione "Legittimazione dei falsettisti nell'Opera Barocca" in www.haendel.it, qui di seguito, verranno in parte integrate, ampliandole nel concetto.

 

A prescindere dal fatto che esistono, e sono molti, coloro gli amanti del falsetto, esattamente come può piacere il timbro sopranile o il timbro del basso o del baritono,  se ci si pone una domanda: "Cosa deve dare un'opera Barocca", la  prima cosa che deve esser pensata è la meraviglia, che deve suscitare nello spettatore: e già su questo primo punto, nell'ambito della tipologia vocale da impiegare per la parte del castrato, la scelta più opportuna non può che ragionevolmente cadere su quella di un falsettista. 

Perchè? proprio per la particolarità della categoria timbrica. 

Il Falsetto esce dalle standardizzazioni delle voci "naturali", nel senso di voci tipiche del melodramma: voce maschile naturale e voce femminili e naturale, e se vogliamo voce bianca, per i bambini che si cimentano in pezzi classici. 

Si presenta quindi il falsetto come una voce "altra", come se fosse una quarta categoria, che si discosta anche dalle quotidianità a cui oggi bene o male siamo abituati; ogni volta che si ascolta una voce di falsetto, non si può non percepire quella differenziazione, a volte anche quel dubbio se associarla ad un uomo o ad una donna, con la nostra sensibilità standard attuale. 

 

Sopranist: Laszlo Blaskovics, Soprano: Judit Felszeghy 

 From Handel, ACIS AND GALATHEA: Would you gain

E' una voce che di per sè sorprende, una voce che non appartiene al "quotidiano"; a volte può addirittura esser percepita come una bizzarria, ma sono tutte caratterizzazioni, queste, che rientrano all'interno della concezione barocca e del modo della voce di proporsi al pubblico. Si potrebbe arrivare a dire, su questa linea, che la voce di falsetto e' quella, fra tutte, che, per le sue caratteristiche specifiche, più incarna uno dei canali con cui l'Opera Barocca comunicava con il pubblico coevo: la sorpresa, la bizzarria, la meraviglia anche.....

L'utilizzo invece di una contramezzo, (termine che indica una mezzosoprano o una contralto per interpretare le parti scritte per castrato nel Barocco) invocando una filologia estremista che propugna la sistematica sostituzione dei castrati con esse (e ben presto che si dovrà giungere a teatro, illuminato da candele, .....in carrozza se si continua con questi estremismi), avrà la pecca della ordinarietà: non evoca un eroe, nè l'idea mentalmente di un castrato, ma soltanto una donna che canta, che magari potrebbe andare bene per qualche recital: ma in sostanza la voce di contramezzo rientra quindi in una voce "normale" e "di routine". Quando canta una contramezzo non si pensa ad un castrato, non si vola con la mente ai musici cantori, si pensa solo ad una donna che canta e basta! La contramezzo spesso fa strappare un sorriso in opere che sono "serie", con i loro sforzi di scimmiottare gli atteggiamenti maschili: un'aria eroica deve avere una certa enfasi e compostezza e non certo suscitare ilarità, o noia: non si può trasformare un'aria eroica di Primo Uomo (la parte principale maschile delle Opere Barocche) in un'aria "da sorbetto", o in un'aria buffa. E per restare ancora all'interno della critica vocale alle contramezzo, si aggiunga che il loro registro nelle opere è sistematicamente raddoppiato dalla presenza dei ruoli femminili: questo comporta non soltanto noia, dal momento che si raddoppiano le arie cantate con la stessa categoria di registro (e l'orecchio percepisce sempre una frequenza simile), ma anche confusione: se si ascolta in un'opera una donna che interpreta un ruolo femminile, che interagisce con un'altra, che interpreta un ruolo maschile, si genera un caos nell'intento di capire chi ha detto a chi, chi canta questo, chi canta quello. Confusione di arie, confusione di personaggi, svilimento delle scene amorose, in sostanza un caos nella trama dell'opera Barocca. Una confusione che è tutta al femminile, in quanto in effetti solo nel caso dei registri femminili si verificano tali flagelli, visto che è sparita oggi la tecnica, comprovata anche filologicamente, di trasporre la parte di castrato per voce maschile naturale, cosa che non produrrebbe una ugual inopportunità, dal momento che in questo caso sempre di personaggi maschili si tratta.

Qualcuno potrebbe ricontrobattere che filologicamente quando mancava il castrato si utilizzavano le contramezzo: ma questo non vuol dire che si dire che sistematicamente si deve oggi, in nome di una circostanza storica, dare il ruolo dei castrati alle contramezzo. Il castrato mancava, ma era per poco: quando tornava, il posto gli veniva riassegnato, e le contramezzo ritornavano a fare altri ruoli. La contramezzo si utilizzava perchè era a disposizione della compagnia, ed era più semplice per un impresario teatrale utilizzare lei che andare in cerca di un castrato: era un rimpiazzo di natura economica, sia in termini di tempo che si sarebbe dovuto spendere per la ricerca e l'ingaggio, sia in termini di compenso al cantate: gli onorari dei castrati tutti sanno che erano una sproporzione inaudita rispetto le altre categorie di cantanti. Non bisogna d'altro canto dimenticare che fatti storici attestano l'utilizzo per i ruoli scritti per voci alte maschili, di haute-contre in Francia, mentre nei teatri di Lipsia ed Amburgo, era il falsettista la regola e non il castrato.

Ma c'erano anche i ruoli en travesti! qualcuno potrebbe ribattere: sì, certo, ma non a senso unico, è questo il punto focale: come c'erano donne che interpretavano uomini, anche sistematicamente, così era vero anche il contrario: molti castrati debuttavano a teatro, dopo i lunghi anni di assidui studi presso i maestri e presso i conservatori, proprio interpretando ruoli femminili (si pensi a Farinelli e a Caffarelli) ed inoltre c'erano castrati che esclusivamente facevano ruoli femminili, si pensi a Giacinto Fontana, detto il Farfallino. Oggi, invece non è così - a parte qualche rappresentazione monteverdiana, o un cofanetto di Vivaldi dove i ruoli maschili sono interpretati da donne e quelli femminili da uomini nel L'INCORONAZIONE DI DARIO  - e quindi abbiamo contramezzo che si prendono il ruolo "en travesti", ma per i ruoli "en travesti " per castrati, la scelta ricade ancora su di loro, scelta che, sommandosi ai personaggi femminili, interpretati sempre da registri femminili, porta indiscutibilmente sempre alla monotonia timbrica, che provoca noia e confusione.

Se poi si deve ragionare sulla convenienza in una scena teatrale o in un dvd, dove entra in gioco anche l'aspetto visivo, i limiti invalicabili sono ancora più palesi: il primo che deve citarsi riguarda le scene dedicate agli amori: una contramezzo non potrà mai spogliarsi o esser mezza svestita accanto al personaggio femminile, e certe frasi di recitativo, certe arie, e alcuni ariosi si svuotano del loro carico erotico-sentimentale: oggi la sensibilità del pubblico moderno vuole godersi questi aspetti, e sicuramente parole cantate acquistano uno spessore di tutt'altro tenore se visivamente sono interpretate da un controtenore, oltre che timbricamente, rispetto ad un semplice ascolto sbiadito e privo di coinvolgimento che riesce a trasmettere un eroe che in realtà è una donna che canta con un'altra donna che è invece il personaggio femminile primario. Gira e rigira sono alla fine sempre due donne che si baciano (si pensi al SIROE di Handel per esempio dato nel 2000 organizzato dalla Fenice), non un eroe e una eroina e si perde così il coinvolgimento ed il trasporto che dovrebbero suscitare i personaggi della trama....

Per osservare inadeguatezze ed abomini sul palco, ecco qui qualche esempio QUI

Altro punto da chiarire è legato al timbro dei castrati: partendo dal presupposto che la voce femminile non era quella dei castrati, e molte sono le testimonianze coeve che in questo senso che lo affermano (per esempio Charles de Brosses, ma in www.haendel.it se ne sono citati altri), una monotonia timbrica non si presentava ai tempi in cui furono concepite le opere barocche: oggi invece sì, ogni qual volta la scelta del casting preveda contramezzo.

Ma il timbro di falsetto non era quello dei castrati, qualcun altro potrebbe affrettarsi a contestare: non direi che questo sia del tutto vero, partendo proprio dall'inizio del fenomeno, ossia quando gli evirati cantori sono comparsi: essi si confusero nel coro pontificio, e solo il Papa sapeva quali erano e quali non erano castrati; altra circostanza storica analoga è legata alla comparsa degli spagnoletti, una sorta di rivincita che alcuni sopranisti  cercarono di ottenere tenendo testa ai castrati: gli spagnoletti che erano capaci di raggiungere anche note vertiginose, purtroppo però si portarono nell'oblio i loro segreti ed oggi non restano le loro tecniche sistematiche per forgiare una voce simile (che tanto potrebbe aiutare oggi a creare una tecnica di riferimento per le voci di falsetto). Altro caso eclatante di similitudine timbrica fra castrato e falsetto è quello del "cosiddetto castrato" Balani, che, dopo molti anni di carriera sopra le luci di un palco, "si ruppe" la voce, giustificando poi il danno con la circostanza che i testicoli gli erano scesi nello scroto: un buon esempio di un soggetto che si finse castrato per poter assurgere ad un compenso consistente - tipico per la categoria dei musici cantori - per le esibizioni canore: e tutti caddero in quest'inganno, solo che poi a forza di sforzare la voce se la "ruppe".... e così il soggetto addusse la "cattiva castrazione". Tuttavia il caso più straordinario, che deve considerarsi una importantissima testimonianza storica è il caso di Domenico Macini, sopranista, ma non castrato, che con la sua voce riuscì ad ingannare non le orecchie di un semplice coevo, o di un qualche musicista, o di qualche spettatore, ma proprio quelle del compositore Lorenzo Perosi, che *quotidianamente* aveva a che fare con le voci nella Cappella Pontificia: non siamo in presenza quindi di un inganno per persone comune o melomani, stiamo parlando di un compositore avvezzo a trattare e scrivere per quelle voci, cosa che sarebbe stata impossibile se non ci fosse stata una straordinaria somiglianza.

Ma la voce di falsetto, è artificiale e non naturale come lo era quella dei castrati: a questa obiezione si ricontrobatte osservando che la voce del falsetto è sì qualcosa di artificiale, ma questa artificialità o se vogliamo "non naturalità" della categoria timbrica ha quel quid che raggruppa il falsetto, categorizzandolo in un 4° ordine di voce, un ordine che può ben fungere oggi come alternativa a quella dei castrati, giocando lo stesso ruolo che aveva la voce degli antichi cantori: così come i castrati al tempo erano una categoria di voce "altra" rispetto le altre tre naturali (femminile, maschile e bianca), e ponendosi come artificiale, poichè creata dall'uomo tramite l'intervento "chirurgico", così il falsetto, prodotto artificialmente, o in parte artificialmente (falsettone), riesce ad assolvere allo stesso modo la posizione "altra" rispetto quelle tre categorie i voci suddette.

La voce di castrato nel settecento non esisteva in natura, e quindi non è naturale, da qui il collegamento con la non naturalezza delle voci di falsetto, o comunque alte maschili: la non-ordinarietà del falsetto, può ben far vedere questi cantanti come categoria che permette di assolvere ad una funzione simile a quella che ricoprirono i castrati. C'è un parallelismo fra queste due categorie di voci (di castrato e di falsettista), non solo di similitudine, ma anche proprio nel ruolo all'interno di un equilibrio timbrico, assolutamente da non prendere sotto gamba per non incorrere nell'appiattimento timbrico dei registri come su già esposto. Questo senza considerare tutta una serie di altre motivazioni, che sono già state sviscerate QUI. 

Tutte queste doti naturalmente, si devono coniugare alla tecnica, non si parla certo di falsettisti improvvisati (in effetti neppure sopra si parlava di contramezzo improvvisate), i quali, se hanno il dono di un buon falsetto riescono ad emettere la "voce altra", ma ciò non è sufficiente: è necessaria la tecnica e si deve studiare! Un falsettista che abbia studiato, in linea generale è una voce di serie A, che proprio per la funzione che va a ricoprire, all'interno di un'opera Barocca, si pone in una posizione preminente e più pregiata rispetto le altre tre categorie timbriche, perchè sta proprio nel castrato la particolarità dell'Opera Barocca rispetto alle opere di altri tempi.....

Si conclude ribadendo il concetto che l'Opera Barocca non è e non deve essere un'opera femminile, e non deve diventare appannaggio solo delle voci femminili: voi, che vi accingete a dirigerne, a produrne una, tenete presente quanto scritto. Più falsettisti nell'Opera Seria Barocca !

 

Non ci sono motivi per affermare che di bravi falsettisti se ne contano su una mano: dietro alla  non popolarità di alcuni, ci possono essere molte motivazioni: ma sono tanti quelli che hanno delle voci assolutamente incantevoli, alcune addirittura stupefacenti, per i quali non si capisce come non vi sia un richiamo per la realizzazioni di opere Barocche, sia audio che video. E' per questo motivo che si è deciso di raccogliere, per quanto possibile, una serie di brani tratti da YOUTUBE, dal momento che di registrazioni commerciali con questi nomi meno noti, almeno qui in Italia, c'è una grande e vergognosa penuria.

Apriamo le porte alla 4 Voce

A cura di

Arsace da Versailles

Handelforever.com

haendel.it

Torna alla Home

Torna a Versailles