A seguito di una messa a punto della storia, molte idee ricevute sono state ridiscusse, fra cui il ruolo di André Le Notre nella creazione del parco nel XVII° secolo, che si è rivelato senza nessuno fondamento o il suo restauro all'inizio del XX° secolo, che sarebbe stata l'opera esclusiva di Achille Duchêne. Un'analisi delle fonti più approfondita ha permesso di mettere in luce una serie di fatti che spiegano la bellezza preservata di un parco che si rivela, in questo inizio del XXI° secolo, come una sintesi molto fine della storia dei Giardini in Francia; infatti, ciò che è sorprendente, è la permanenza e la longevità - da più di cinque secoli! - dei grandi tratti formali messi in opera dalla seconda metà del XVII° secolo. E tuttavia ogni generazione, ogni proprietario attento al carattere del luogo - mancanza di dislivelli, abbondanza delle acque, presenza forestale - ha immesso la sua impronta, riflettendo così l'evoluzione dei gusti in materia di arte dei giardini, senza sconvolgere ne mai l'armoniosa ricetta. (da una analisi di Alexandre Gacly, dottore in storia dell'arte) Come tutte le case vecchie, il castello di Courances racconta parecchie storie. Si può, per cominciare, attenersi alle date, in una cronologia grezza, ma precisa: 1627-1628, costruzione del castello; 1750-1770, trasformazione e punta al gusto del giorno; 1873-1876, grande restauro e ripristino; 1950-1965 circa, mantenimento dei tetti e degli abbaini allo stato attuale. Queste quattro tappe si leggono comodamente nella pietra; ma una descrizione architettonica, addirittura archeologica, non ha senso se non cerca di comprendere le ragioni delle modifiche successive. Detto diversamente, uno stile non è solamente uno scenario, ma un insieme di segni che si possono provare a leggere. Sotto Luigi XIII, un Parigino, Claude I Gallard, si fa costruire una bella casa, di stile sobrio e di taglia media. Non ha bisogno di un castello dunque (è un nobile di fresca data e di toga), ma di una casa aperta a ciò che costituisce il principale piacere del dominio: il suo giardino d'acqua. Sotto il grande ripieno di ardesie, le facciate sono monocrome, il gres delle catene di angolo e delle baie si staccano non su dei mattoni, ma su un rivestimento bianco. Courances non cerca di abbagliare. L'interno è anche austero; scale in legna, suoli piastrellati, soffitti a travi e travetti apparenti. Sotto Luigi XV, diventato dimora di campagna per le famiglie aristocratiche parigine, il piccolo castello dal primo terzo del XVII° secolo è modernizzato in tappe successive: aumento del numero di finestre, rifacimento degli appartamenti dove appaiono rivestimenti in legno e camini di marmo, costruzione di una grande scala con gradini più larghi e più comodi, posa di una griglia all'entrata della corte per liberare la vista sul viale di onore. Un frontone viene aggiunto anche sulla facciata di entrata (poi scomparso) per segnare meglio l'asse di entrata e portare dignitosamente i simboli araldici dei proprietari, di migliore nobiltà. All'inizio della III Repubblica, Courances è acquistata da un ricco banchiere svizzero, Samuel di Haber. E' a lui che l'edificio deve la sua rinascita, poiché è restaurato allora da cima a fondo: tanto per le ragioni tecniche, dovute ad un lungo abbandono che simboliche, perché questa casa entra nella strategia di rappresentazione sociale del banchiere. Uomo in vista, disponendo da un palazzo privato a Parigi, il barone di Haber ha bisogno di un castello nelle vicinanze della capitale per ricevere e cacciare, passatempi favoriti dell'aristocrazia vecchia e moderna. Diventato cittadino francese, convertito al cattolicesimo, Haber non ha trascurato niente per integrarsi nella migliore società, ciò che lo portò alla scelta dell'architetto incaricato dei lavori: Hippolyte Destailleur (1822-1893), uno dei migliori artisti della sua generazione, che seppe giocare coi riferimenti e gli stili vecchi. Samuel di Haber ha bisogno di un passato difatti: Courances è restaurato in stile Henri IV-Louis XIII e le facciate del castello si annuvolano di mattoni: il gioco policromo con la pietra e le ardesie ricordano la Place des Vosges a Parigi ed i castelli dell'inizio del XVII° secolo. Meglio, una grande scala a ferro di cavallo sulla corte, direttamente ispirato per quello di Fontainebleau, viene a ricordare al tempo stesso la regione (il soggiorno bellifontain è vicino), ma ancora la grande architettura Reale. Gli interni, ripresi interamente, inseguono il discorso eclettico, dove si immischiano le grandi epoche delle arti decorative francesi (sala da pranzo Rinascimento, anticamera di marmo nel gusto della prima Versailles, salone e camere Luigi XV...), con la comodità moderna in più. Passata alla famiglia Ganay, di anziana ed illustre nobiltà, il castello doveva conoscere dopo la Seconda Guerra mondiale una nuova mutazione che si spiega col desiderio di ritornare ad una maggiore autenticità e per la disaffezione del XIX secolo, i cui pesanti restauri non erano apprezzate più. Spariscono allora
i riempimenti con grandi abbaini di pietra e ornamenti in piombo al profitto
dell'attuale tetto, molto più sobrio. A cura di Il Principe del Cembalo - Faustina da Versailles Arsace da Versailles - Rodelinda da Versailles Arbace - Alessandro - Andrea - Carla
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