Le Nôtre si formò come pittore presso Simon Vouet. André Le Nôtre è tuttavia diventato giardiniere, attratto dalle radici famigliari e chiamato al suo destino. Un destino di un lavoratore accanito e geniale, di un uomo passionale che non era per nulla un cortigiano, di un “buonuomo” tra mito e realtà… Difficile per André Le Nôtre, nato nel 1613, scappare infatti al suo destino. Suo padre Jean, suo nonno Pierre, avevano consacrato la loro vita al giardinaggio. Il secondo aveva i favori della Regina Caterina de' Medici, che gli accorò il titolo di maestro giardiniere, poi Enrico IV, quello di “primo del Re, dimorando nel grande giardino delle Tuileries”. Il bambino visse dunque abituato nella natura, alle porte della grande città (300.000 abitanti), piena di rumori e di odori. Geometria, architettura, disegno, pittura, scultura, ottica: questa è la formazione che il padre ordinò per il figlio. Venne allora piazzato presso l’atelier dell’illustre Simon Vouet, primo pittore di Luigi XIII, ritrattista, simbolo stesso della pittura barocca alla francese, rivale di Nicolas Poussin e che annoverava tra gli altri allievi Mignard, Le Brun e Le Sueur. Vouet installò il suo atelier nella Grande Galleria, quella che la Regina Caterina aveva fatto edificare per collegare il Louvre al suo castello delle Tuileries. Terminato da Enrico IV nel 1608, il suo primo piano fu devoluto a tutto ciò che il Regno fece di meglio sul piano artistico. Alloggi e ateliers furono attribuiti agli uomini più talentuosi dell’epoca: sapienti, geometri, architetti, pittori, scultori, incisori, fonditori. Le Nôtre vi dimorò dal 1628 al 1634, e si iniziò a tutte le discipline a fianco di Charles Le Brun, suo amico per tutta la vita. Terminata la sua formazione, dovette fare una scelta: pittore o giardiniere? Le Tuileries erano là, sotto i suoi occhi: sa che un giorno sarà il maestro, la sua scelta quindi fu presto fatta. La sua formazione d’architetto giocò comunque un ruolo essenziale nella sua visione simmetrica dell’armonia e soprattutto per la prospettiva. La prima referenza ad André Le Nôtre, la possiamo trovare da Gastone d’Orleans nel 1635, fratello del Re Luigi XIII, e traditore ostinato. Due anni più tardi, Luigi XIII rispose alla domanda del padre, Jean: André gli succederà con il titolo di “primo giardiniere del Re al gran giardino delle Tuileries”.
Le Nôtre si sposa nel 1640. Si ignora quasi tutto di sua moglie e dei suoi rapporti con le dame di Corte. Loro non sembrano interessargli; un vero peccato, perché esse avrebbero potuto essere una formidabile fonte di informazioni sul nostro grand’uomo. La biografia di Le Nôtre conserva quindi la sua parte di mito, di leggenda, forse anche di menzogna e gli storici si strappano i capelli per discernere il vero dal falso. Le Nôtre ebbe tre figli, ma tutti morirono giovani. Diresse così il suo affetto verso il nipote Claude Desgots, giardiniere come lui, ed a cui è stata attribuito il giardino del Castello di Champs-sur-Marne, recentemente riaperto in tutto il suo splendore a fine giugno 2013. Nel 1656, il suo amico Charles Le Brun lo venne a cercare: un formidabile progetto si stava mettendo in moto, quello del Sovraintendente delle finanze Fouquet, il prediletto di Mazzarino: ci sono da lavorare 500 ettari a fianco di Vaux, e tre piccoli hameaux depennati dalla mappa proprio per far sì che il grande progetto possa vedere la luce. 5 anni di lavoro accanito per i 2 amici e fino a 18.000 operai per venire a capo dell’impresa! Per Le Nôtre la gloria è iniziata. Il Giardiniere diventa capo di un'armata di operai. Poi, nel 1661, Fouquet venne arrestato, e la sua equipe fu ingaggiata per l’area di Versailles. Per
35 anni, Le Nôtre sarà a fianco dell’uomo più potente della
terra. Con l’apprezzamento di Luigi XIV, egli partecipò alle
realizzazioni dei giardini alla francese delle altre proprietà Reali o
di Grandi Signori, sparsi nell’a terra dell’Ile de France: Chantilly,
Sceaux, Saint-Cloud, Fontainebleau. Qualche contrarietà interessò gli ultimi anni della sua vita: prima quella di Hardouin Mansart, divenuto primo architetto del Re nel 1681, che si intrometteva troppo nei suoi compiti, dando ai suoi boschetti degli effetti architettonici che Le Nôtre proprio non desiderava. Il Re stesso, forte delle sue lezioni, prese Mansart per un esperto in giardini quando decise di trasformare il dominio di Marly. Siamo nel 1693 e Le Nôtre andò in pensione. Egli morì nel 1700 e fu sepolto a Parigi nella Chiesa di Saint-Roch. Al di là del mito, chi è veramente André Le Nôtre? Lo si chiama “il buonuomo Le Nôtre”, perché egli disse chiaramente quello che aveva da dire e non perse tempo in salamelecchi. Ricevuto dal Papa durante il suo viaggio a Roma nel 1679, André Le Nôtre è allora 66-enne, e si potrebbe crederlo avvezzo all’ipocrisia più macchiavellica. Non ha forse incrociato i più furbi del Reame? Gastone, fratello del re, ma anche Re dei complottatori? Colbert, suo superiore in gerarchia, che inviò Fouquet in prigione; Hardouin Mansart che ne volle il posto; cortigiani sfacciati… e invece il suo comportamento quando andò in visita dal Papa, momento raccontato da suo nipote, sbalordisce ancora. Dopo aver illustrato con lui i nuovi progetti per i giardini di Versailles, Le Nôtre si presentò con una freschezza e spontaneità che confondono tutt'oggi; infatti al Papa, Le Nôtre affermò: “Io non ho più nessun dispiacere nel morire: io ho conosciuto i 2 grandi uomini del mondo, Vostra Santità ed il Re, mio Maestro”. Il Papa, benché abbia spesso indirizzato invano rimproveri a Luigi XIV a proposito delle alleanze con il Grande Turco, gli ribatté: “C’è una grande differenza, il Re è un Principe potente e vittorioso mentre io non sono che un povero prete, servitore dei servitori di Dio. Egli è giovane (36 anni) e io sono vecchio (68 anni).” Affascinato da queste parole, Le Nôtre diede una pacca sulle spalle del Papa. Il Santo Padre, in questa caduta di formalità, gli confermò tutta l’ammirazione che egli provava per il suo monarca. A queste parole, l’ammiratore numero uno di Luigi, prese il Papa nelle sue braccia, come egli aveva l’abitudine di fare con qualcuno che avesse cambiato opinione. Ascoltando l’aneddoto, il Re scoppiò a ridere. Il duca de Créqui, presente durante il racconto, volle scommettere 1000 livree che la storia fosse falsa, che Le Nôtre non poteva aver osato tanto. Non scommettete, gli disse il Re, quando io rientro dalle campagne militari, Le Nôtre, per manifestare la sua gioia, mi prende sempre fra le braccia. Si tratta di freschezza, di spontaneità di un ragazzo naif? Ma è naif quando si difende i propri interessi finanziari con tanta cura e calcolo? I pochi messaggi conservati che egli ha inviato alla sua clientela per chiedere i saldi lo smentiscono. Egli sapeva farsi pagare. E caro. La sua longevità presso il Re si mantenne anche per la testa che aveva sulle spalle: malgrado le sue responsabilità, egli seppe stare al suo posto. Sì, è un giardiniere che frequenta dei Principi, non deve render conto se non a Colbert ed al Re stesso, ma pur sempre un giardiniere, punto! Quando però il Re volle nobilitarlo nel 1675, egli immaginò gli scherni della Corte: si accontentò di un simbolo araldico, un blasone, tipico della nobiltà di spada: tre chiocciole sormonate da un cavolfiore. E poi questo uomo non ha nulla di un eroe. Non intervenne affatto per salvare Fouquet presso il Re, il sovrintendente che ha fatto la sua fortuna, egli non impedì il trasferimento alle Tuileries dei più bei alberi della Casa di Saint-Mandé del finanziere decaduto… I grandi aristocratici della Corte fanno appello a lui, ed è di buon gusto avvicinarsi ad un uomo che gode di un tal favore. Che fa per loro? Spesso non grandi cose. Dei disegni di aiuole, come per il Castello des Rochers, proprietà di madame de Sévigné. Oggi, tutto il giardino alla francese vuole rifarsi al suo nome. E questo spesso non è verificabile. Un “buonuomo"? Questo soprannome è anche stato attribuito da La Fontaine; ma se il poeta ama perdersi in delle fantasticherie per rifugiarsi dai dispiaceri della vita, Le Nôtre non sogna, non ne ha il tempo. E’ un generale durante una campagna, ma non militare ma di costruzione: egli comanda una truppa di 30.000 impiegati, egli lavora a Versailles nella realizzazione di 1.000 ettari di giardino. Egli non ha molto l’inclinazione di riposarsi, di ammirare una prospettiva o di contemplare un fiore. E' sempre indaffarato. Le Nôtre reclamato all’estero? Esatto. E’ piacevole leggere in un vecchio Larousse che, non potendo credere che egli abbia prodigato i suoi consigli al Langravio di Hesse, ai Sovrani di Olanda e di Svezia senza doversi recare sul posto, gli attribuisce anche un viaggio nel 1662 in Inghilterra, alla richiesta di Carlo II. In realtà Le Nôtre si accontentò di fornirgli un progetto per i suoi giardini di Greenwich. E poi, 1662, è l’inizio della sua folle avventura con il Re Luigi XIV che non abbandonò mai, con l’eccezione dell’Italia, dove, ci riferisce il nipote, non sarà per niente stupito dai giardini che, ai suoi occhi, mancavano crudamente di visioni e prospettive. Un grande uomo di servizio pubblico in sostanza…. Tra i suoi numerosi talenti, André Le Nôtre aveva anche quello del collezionismo. Ancorato al suo tempo, egli apprezzava la produzione artistica del maestro del classicismo francese, Nicolas Poussin. I due uomini si frequentarono e il pittore diede prova, nel suo approccio, di una visione della natura fondata su un mescolamento sapiente di bellezza sensuale e di stabilità razionale, cosa non lontana dalla concezione del giardiniere. Le Nôtre commissionò d’altronde a Poussin “La femme adultère” e possedeva di lui “Moise sauvé des eaux” e “Moise frappant le rocher”. Due opere importanti, tra un insieme molto fornito comprendente tra le altre dai tratti splendenti di Le Lorrain o François Perrier, delle opere di scuola romana, di numerose sculture, quattro armadi pieni di medaglie… un vero piccolo museo. Giustamente tutti associano il nome di André Le Nôtre alla Reggia di Versailles, ma questo non sarebbe esaustivo per esporre tutto il suo operato. Qui di seguito ci si pregia di fornire un elenco, che non pretende esser esaustivo, delle principali proprietà in cui il Giardiniere ebbe modo di operare o direttamente o attraverso alcuni disegni, o tramite allievi e collaboratori. Di giardini regolari ve ne sono dappertutto in Francia. Certi sono autentiche creazioni classiche, altre sono proprio di ispirazione. Un punto comune ciononostante è presente: una bellezza “à la française” che vale ad ogni volta l’attenzione.
Messo
on line il 6 Ottobre 2013 Vai alle tipologie del giardino nella storia Vai al Giardino "à la française" Torna alla home Giardini di Versailles
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