Fino al 1678, lo spazio del futuro Salone della Guerra era occupato dal Salone di Giove, uno dei pezzi del Grande Appartamento detto anche Appartamento dei Pianeti, intrapreso nel quadro dei lavori di sviluppo di Louis Le Vau nel 1669. 

Il Salone della Guerra era, prima della costruzione della Galleria degli Specchi, l'Appartamento del Re, e da cui per giungere all'Appartamento della Regina, bisognava attraversare la Terrazza, che prima del 1678 occupava il posto della Galleria degli Specchi.

Nel 1678, il luogo fu interamente distrutto. Del suo soffitto, la tavola di Noel Coypel, Le Char de Jupiter, fu riutilizzata nella nuova sala delle guardie della Regina, così come, forse, una parte dei rivestimenti di marmo.

 

 

Più alto del Salone di Giove e degli altre sale del Grande Appartamento, il nuovo salone della Guerra fu concepito secondo le proporzioni previste per la Galleria degli Specchi. La sua volta, con una cupola nella parte centrale, venne a rimpiazzare, al livello dell'attico, una parte del Piccolo Appartamento del Re.

Come per la Grande Galleria, i lavori furono intrapresi prima del giugno del 1678 e la decisione definitiva dell'elevazione definita attorno all'aprile del 1679.

Ma, quando la Galleria fu terminata nel novembre del 1684, il Salone della Guerra fu ancora un cantiere per lo meno per altri due anni ancora.. Nel novembre 1686, Louvois segnalò a Luigi XIV, al tempo a Fontainebleau, che l'impalcatura che aveva permesso a Charles Le Brun di dipingere la volta, era stata appena tolta.

Nella sua lettera, il sovrintendente delle Costruzioni si mostrava deluso dalla composizione di Charles Le Brun, ai suoi occhi molto inferiore a quella del Salone della Pace, posta all'altra estremità della Grande Galleria. 

Nella cupola, il primo pittore del Re ha rappresentato l'allegoria della Francia che brandisce il fulmine, come Giove, e portante uno scudo dove figura l'effige di Luigi XIV, il cui sguardo, proprio come la gorgona Medusa, deve pietrificare i suoi nemici. 

Sulla estremità della cupola, quattro gruppi di tre figure simboleggiano degli importanti fatti di guerra - di cui parecchi sono rappresentati in modo realista su delle tele finte - riportati dalla Francia, a Sintzheim (1674), Turckheim (1675), Fribourg (1677), Strasbourg (1681) ed a Luxembourg (1684).

Mentre la cupola si presenta come una feritoia verso il cielo, delle tappezzerie dipinte, sospese al centro, occupano le volte laterali: come la parte centrale, esse sono dipinte  sul posto. Le Brun ed i suoi allievi vi hanno rappresentato: 

lato ovest, Bellona, dea della Guerra, in furore, accompagnata dalle allegorie della Ribellione e della Discordia; 

Bellona agguerrita, lato ovest del Salone della Guerra

lato est, sopra il camino, l'allegoria della Germania; 

Allegoria della Germania

lato nord, l'allegoria della Spagna; 

Allegoria della Spagna - lato nord, finestre volte verso il Bacino di Nettuno

lato sud, verso la Grande Galleria, l'allegoria dell'Olanda. 

Allegoria dell'Olanda - lato sud del Salone della Guerra

Queste ultime tre allegorie di potenze coalizzate contro Luigi XIV° sono in un atteggiamento difensivo, volte verso la Francia che è rappresentata al centro della cupola, mentre il disordine della sconfitta regna attorno ad esse. 

Per "Bellona in furore", "La Germania sconfitta", "L'Olanda sconfitta", sono conservati dei piccoli schizzi preparatori nel castello di Versailles, ma essi presentano notevoli differenze rispetto la versione dipinta definitiva.

Inoltre, circa sessanta disegni preparatori di Le Brun per ogni parte della volta sono conservati al dipartimento delle Arti grafiche del Museo del Louvre.

Questo programma bellico serve in qualche modo come una specie di preambolo all'essenza delle tematiche della Galleria degli Specchi, che racconta lo svolgimento della guerra d'Olanda: le forze coalizzate contro la Francia vi sono rappresentate, ma già vinte. Questo programma trova un prolungamento all'esterno del castello: sul Vaso di Guerra, scolpito da Coysevax e disposto nel 1685 nell'angolo nord-ovest della terrazza che si affaccia sul Parterre d'eau, figura l'allegoria della Spagna, inchinata verso la Francia.

Vaso da Guerra - La Spagna si inchina alla Francia

Vaso da Guerra, prolungamento del Salone della Guerra - lato Nord-Ovest

Il rivestimento in marmo delle pareti fu definito con più contratti con i marmisti François Hanuche, Pierre Lisqui e Nicolas e Pierre Mesnard, ognuno incaricato di occuparsi di una parete. Questi contratti erano accompagnati da una clausola che prevedeva l'indicazione delle diverse varietà di marmo da impiegare. 

Dettaglio decorazioni e finta porta con specchi, lato sud del Salone della Guerra

Così, come per la Grande Galleria, il marmo di Rance serve a definire le linee d'imposta e delle arcate, il bianco di Carrara inquadra i fondi di campana, mentre un battiscopa e una sagomatura d'appoggio di Sarrancolin girano tutto attorno al Salone. L'insieme dei lavori marmorei fu terminata nel 1683. 

Le tre false porte del Salone della Guerra furono guarnite degli stessi pannelli di specchi che sono presenti nella Galleria degli Specchi. L'orafo Domenico Cucci realizzò i filoncini di bronzo dorato predisposti a reggerli, così come quelli degli incroci. Mentre questi ultimi sono stati più volte rinnovati, fin dalla fine dell'Ancien Régime, sembra che gli altri siano rimasti quelli originali: recentemente si è ritrovato uno dei filoncini di Cucci.

Non datato, un progetto di Le Brun riguarda la facciata ovest del salone: si tratta di un decoro sovrabbondante di rilievi scolpiti, che, sfortunatamente, non fu realizzato. Molto più semplici i rilievi di piombo dorato - trofei d'armi, scritte di Luigi XIV, maschere e ghirlande simbolizzanti le stagioni dell'anno - furono disposte sotto la porta che fa adire al Salone di Apollo e delle tre false porte guarnite di specchi. Esse furono realizzate nel 1684 dagli scultori Jacques Buirette, François Lespingola e Noel Jouvenet.

Angolo soffitto sud-est Salone degli Specchi

Per i mobili, i decori commissionati nel 1682 sono composti da trionfi d'armi antiche, la cui realizzazione dei modelli fu assegnata a Lespingola e Buirette, mentre la loro trasposizione in doratura fu affidata all'orafo Pierre Ladoyreau. Questi artisti avevano già lavorato sotto la direzione di Hardouin-Mansart nel boschetto des Domes: là ancora il progetto del Primo Architetto fu preferito a quello, ritenuto poco grazioso, di Le Brun. 

L'insieme del Salone della Guerra rappresenta la summa della scultura versaillese ed ha determinato per molto tempo un nome concorrente al nome attuale: lo chiamavano Salone dei Trofei.

Fin dal 1679-1680, l'insieme degli stucchi dorati fu affidato ad una squadra di scultori, Marc Arcis, Etienne Jacques Blanchard, Jacques Houzeau, Louis Le Conte, Jacques Prou, et Jean-Baptiste Tuby, tutti dominati dalla figura di Antoine Coysevaux.

La doratura all'olio fu realizzata dal pittore Antoine Paillet. Come per la Grande Galleria, si presenta una alternanza di doppie mensole e metope, queste ultime decorate da trofei d'armi. Agli angoli della volta, dei grandi trofei antichi inquadrano dei globi fiordalisati: essi significano la gloria della Francia, innestata sull'eredità della Roma dei Cesari. 

Particolare sotto soffitto lato a sud Salone della Guerra

Questi trofei sono sormontati da delle figure di bambini che incorniciano il sole rodiano e il motto di Luigi XIV, dipinto su intonaco da Charles Le Brun e la sua squadra, per i quali il dipartimento delle Arti grafiche del Museo del Louvre conserva ancora una dozzina di disegni preparatori. Da notare che questo connubio fra motivi di trofei e putti s'iscrive l'estetica della galleria degli specchi.

Angelo con tromba sopra il medaglione del Re Trionfante

Verosimilmente da un progetto di Le Brun, per il quale molti disegni preparatori ne attestano l'esistenza, Coysevox realizzò prima della fine del 1682 gli stucchi, il caminetto ed il gran medaglione che lo sormonta. 

La storia scrive le gesta del Regno di Francia

L'apertura del camino fu decorata da un bassorilievo rappresentante L'Histoire écrivant les hauts faits du régne: si tratta di Clio mentre è intenta a scrivere la storia del Re Sole.

Questo rilievo doveva essere rimpiazzato da una versione in bronzo, che fu realizzata prima del 1683, ma curiosamente mai posizionata, e fatta poi fondere nel 1771. 

Lato est medaglione sopra il caminetto del Salone della Guerra

E' possibile che questo rilievo doveva inizialmente servire durante la stagione calda per nascondere il focolaio del caminetto, il cui condotto esiste dietro. Tuttavia lo spazio era impossibile da scaldare... 

Medaglione Luigi XIV trionfante con decorazione attorno

Il grande medaglione rappresenta Luigi XIV a cavallo, schiacciante dei nemici abbattuti e incoronato dall'allegoria della Vittoria. 

Il Medaglione sopra il caminetto del Salone della Guerra

Attorno al quadro, in marmo di Sainte-Baume, due prigionieri incatenati da delle ghirlande di fiori 

Le due figure dorate di prigionieri in catene

ed una testa di Ercole con sopra il capo come pettinatura la spoglia del leone di Nemea, simboleggiante la forza invincibile del Re, nuovo Ercole, 

mentre due trofei d'armi antiche e due allegorie della Vittoria e dell'Immortalità completano il tutto e costituiscono in qualche modo delle estensioni del programma iconografico del medaglione.

Questo ultimo era destinato ad esser rimpiazzato da una versione in marmo. Nel 1716, Coysevaux fu retribuito per un nuovo modello in gesso, senza dubbio per permettere la sua trascrizione nel marmo senza aver da lavorare dopo che l'opera era stata installata nel Salone della Guerra. Nel 1715, il nipote di Coysevox, Nicolas Coustou, aveva ricevuto la commissione di un medaglione in marmo, ma, curiosamente, di una iconografia diversa: Le Passage du Rhin

Interrotto dalla morte di Luigi XIV, il lavoro fu ripreso nel 1725 e terminato nel 1738 da Guillame Coustou, dopo la morte del fratello Nicolas. Tuttavia il nuovo medaglione non fu mai messo in sostituzione. 

Volgendo lo sguardo verso l'alto del medaglione

E' solamente nel 1833 che esso giunse a Versailles, ma, trasformato ed ingrandito, fu posto nel vestibolo della Cappella: osservandolo da vicino, si scorgono le tracce del suo formato iniziale, che corrispondono alle dimensioni del medaglione del Salone della Guerra. 

Le Passage du Rhin

Medaglione di Marmo posto nel vestibolo della Cappella Reale

Rimasto al proprio posto, il bassorilievo di Coysevox fu modificato durante la rivoluzione: Luigi XIV divenne il Dio Marte attraverso il rimpiazzo della testa. 

La testa di Luigi XIV che si può quindi vedere oggi corrisponde ad una ricostruzione dovuta allo scultore Bernard Lange nel 1814. Quest'ultimo commise un errore piazzando una corona d'alloro nella mano dell'allegoria dell'Immortalità, che teneva inizialmente una tromba.

Restaurata nel 1975, la doratura degli stucchi del caminetto ha rimpiazzato il tono del falso bronzo che risaliva al 1814. 

 

 

Concepita come un santuario della grandezza antica, la Grande Galleria accoglie i più bei pezzi delle collezioni reali: otto statue e due serie di busti rappresentanti i 12 Cesari, simbolo dell'apogeo del potere romano imperiale, riassunto della perfezione politica di cui Luigi XIV intendeva assumerne l'eredità. 

Nel 1687, i busti di uno delle due serie erano sistemati nel Salone della Guerra e della Pace, probabilmente sei in ciascuna sala. Forse donati al Re dal Cardinale Bouillon, questi busti erano in sostanza delle teste di porfiro, considerate antiche, che lo scultore François Girardon aveva dotato di completamenti in marmo e di drappi in bronzo dorato, realizzati dallo scultore e fondatore Pierre Le Nègre.

I 12 busti furono trasferiti alle Tuileries nel XIX-esimo secolo e solo due di loro, sfuggite all'incendio del 1871, hanno potuto rientrare a Versailles. Si tratta di Claudio e di Domiziano, disposti da una parte e dall'altra dell'arcata che danno verso la Grande Galleria.

I due busti rispettivamente a sinistra e destra 

dell'entrata verso la Galleria degli Specchi

Degli altri elementi arredativi del Salone della Guerra, l'inventario del 1708 evidenza la presenza di 4 torciere di legno dorato, che furono rinnovate nel 1770-1771, otto sgabelli di legno dorato, ricoperti di broccato d'oro e d'argento su sfondo verde, e sei grandi tende di taffettà rosse bordate da un gallone d'oro. Questi ultimi dovevano esser rimpiazzati da dei magnifici tendoni di damasco bianco, consegnati nel 1789.....

Quattro cerimonie diplomatiche fastose ebbero luogo nella Grande Galleria sotto l'Ancien Régime: 

la venuta del Doge di Genova nel 1685, 

L'arrivo a Corte del Doge di Genova

il ricevimento dell'ambasciatore venuto dal Siam nel 1686, 

La Francia riceve il Siam

l'udienza dell'ambasciatore di Persia nel 1715, e 

l'udienza dell'ambasciatore di Turchia nel 1742.

Il Trono Reale fu allora ogni volta posto nella Galleria degli Specchi, sul lato della arcata che si apre verso il Salone della Pace, spostato quindi dal Salone di Apollo.

I cortei diplomatici dovevano attraversare tutta la serie di Sale dei Grands Appartaments per giungere al Salone della Guerra dove scoprivano il Re francese, collocato sul trono, in fondo con tutta la prospettiva della Grande Galleria, gremita di cortigiani addobbati.

Si sa grazie alla testimonianza di Harouin-Mansart, orchestratore della gloria reale, che Luigi XIV amava essere scorto da lontano, in fondo della navata della lunga galleria.

Questa funzione di sorpresa e di meraviglia era abbastanza eccezionale. Nel novembre del 1682, Luigi XIV istituì a Versailles, divenuta residenza principale del potere, le serate dette d'Appartamento, perchè esse si svolgevano dentro il castello. Si trattava di divertimenti offerti dal Re ai suoi cortigiani: giochi, danze, musica, spuntini e rinfreschi.

Dettaglio della porta che conduce dal Salone della Guerra alla Galleria degli Specchi

Più volte per settimana, durante le stagioni fredde, il Re ed i suoi invitati percorrevano la Grande Galleria, dall'appartamento interno del Re per recarsi al Grande Appartamento. Ancora non terminato, il Salone della Guerra era anche in qualche modo periodicamente annesso alla successione di quest'ultimo: da una stampa pubblicata tra il 1694 ed il 1698, il salone accoglieva il gioco del portico. 

Particolari delle dorature immediatamente 

sotto il cornicione del Soffitto del Salone della Guerra

Durante la stagione 1684-1685 e 1685-1686, le serate ebbero luogo nell'appartamento interno del Re: si può supporre che la presenza del riscaldamento che serviva ai pittori della volta del Salone della Guerra rendeva poco agevole l'accesso al Grande Appartamento.

Ogni mattina, il Re si rendeva alla Cappella per assistere alla Messa. Particolarmente solenne, il corteo lasciava l'appartamento interno del Re, imboccava la Grande Galleria ed attraversava il Salone della Guerra, poi la successione di sale che componevano quello che era chiamato Grande Appartamento in un senso, poi nell'altro senso a ritorno della Cappella. E' generalmente nel salone della Guerra che Luigi XIV si faceva presentare gli eventuali candidati alle cariche di cantori della Musica della Cappella: se essi erano graditi, il Re traeva piacere ad annunciar loro la sua decisione.

Il Salone della Guerra servì anche al Duca di Borbone in occasione del suo matrimonio nel 1685: è lì che si spogliò, e che il Re suo suocero gli tese la camicia, prima di andare a raggiungere la sua sposa nel letto nuziale, nel salone di Mercurio. 

Le Parnasse de Titon du Tillet

Nel 1732, Titon du Tillet formulò l'augurio di presentare nel Salone della Guerra un gran gruppo scultoreo dedicato agli uomini del Regno di Luigi XIV, pendant del suo Parnasse français che avrebbe volentieri fatto piazzare nel Salone della Pace.

Nel 1750, il salone accolse per poco tempo la statua de L'Amour taillant son arc dans la massue d'Hercule d'Edme Bouchardon, una opera che contraddice il programma bellico del salone che che fu abbastanza velocemente spostato nel salone d'Ercole....

Curiosamente lasciato come scarto del cantiere di restauri della Grande Galleria condotto tra il 2004 e 2007, il Salone della Guerra patisce oggi della comparazione con quest'ultima. Il suo decoro è tuttavia altrettanto importante e meriterebbe di esser oggetto di una piena riabilitazione.

 

A cura di

Arsace da Versailles