Appartenente
alla nobiltà, apponeva la specificazione “dilettante”,
locuzione con la quale si rendeva noto che la sua attività
musicale era fatta per diletto, e non per trarre quei guadagni
necessari a vivere, in quanto appartenente alla nobiltà, e
quindi ad una classe agiata.
Quindi, "dilettante"
nell'epoca settecentesca non sotto-indendeva affatto la
condizione di "poco esperto", si pensi ad esempio ai
fratelli Alessandro
Marcello e
Benedetto
Marcello.
Fu
allievo di Antonio
Lotti e di A. Biffi,
rispettivamente insegnante di composizione e di canto, operò
in Spagna, con la carica di “paggio
d’onore”
dell’ambasciatore della Repubblica Veneta.
Nel
1737, anno in cui Farinelli maturò la decisione di visitare,
per poi sostanzialmente rimanervi, la Spagna, Alberti decise
di trasferirsi a Roma al seguito del noto
Marchese
Ruspoli.
Molto
incerta è la data della sua dipartita, ma per certo deve
esser stata successivamente al 1739.
Accusato
di banalità come compositore, proprio in relazione al suo
frequentissimo impiego del basso ad accordi spezzati (Basso
Albertini), nella nostra
epoca è stato oggetto di un tentativo di rivalutazione.
F.
Torrefranca ne
intravvede la rilevanza non nella creazione della moderna
sonata “drammatica”, pensata su carattere contrastante di
2 temi, ma nel suo contributo alla formazione dello stile
mozartiano.
In questa prospettiva, rilevanza pare proprio
avere il ruolo del suo caratteristico basso, a cui, anzi,
bisognerebbe riconoscere una funzione importante in quanto
responsabile di quella “involuzione
del ritmo” tipica
dello stile galante (inizi 1760 circa).
Si
deve però ben sottolineare comunque che Alberti, sebbene
impieghi un uso intensivo del basso che ha preso il suo nome,
non ne fu l’inventore, e che non lo usò in modo esclusivo,
tanto che si potrebbe arrivare a dire che forse non ha neppure un posto predominante nella
sua opera.
Alberti infatti si ricorda anche perchè è stato il primo ad
utilizzare il cosiddetto “Allegro cantabile”
(“singendes Allegro”) che si configura con
l’introduzione di figure melodiche a tempo mosso, la cui
base è da ricercarsi nelle influenze e suggestioni derivanti
dal campo operistico e comunque dalla musica vocale.
Alberti
inoltre inaugura il ciclo di sonate in 2 tempi 8 (Allegro in
4/4 0 2/4 e Allegro in 3/8 o ¾ o 12/8), che sarà poi
prediletto dai cembalisti italiani; si pensi ad esempio a
Molto spesso
il secondo movimento è una danza nella sostanza, ma non
sempre nella titolazione.
Nelle
sonate di Alberti si trovano anche antichi esempi di
tripartizione, sia in tempi veloci, sia in tempi moderati,
anche se non si può arrivare comunque a dire che vi sia una
autentica capacità di sviluppo delle idee esposte.La composizione ruota attorno ad uno stile legato ed
oscilla fra il mantenimento di tecniche barocche e il
ricercare un nuovo linguaggio musicale.
L’adozione
di un linguaggio nuovo in simbiosi con l’estrema facilità
di esecuzione sono state le cause del successo raggiunto nel
‘700 delle sonate di Alberti in Inghilterra, imponendosi sui
più ricchi e complicati pezzi di Handel.
A
testimonianza della fortuna di Alberti vi sono le numerose
copie che si fecero delle 8 sonate di Alberti, stampate da Walsh colla titolazione di
Opera
I (1748).
Olimpiade
(Id.,Roma, 1739;
forse già rappresentata a Madrid, 1737).
Il
corpus delle composizioni per clavicembalo ammonta a 38
movimenti di sonata (14
sonate a 2 movimenti e 10 movimenti singoli, secondo Wormann),
oltre i vari brani conservati in varie biblioteche europee.
Risulta
comunque che varie sonate furono pubblicate nel XVIII°
secolo:
Un
primo gruppo in una raccolta uscita sotto il nome di Alberti, VIII
Sonate per cembalo
(Londra, 1748; pubblicate ad Amsterdam a nome di Giuseppe
Jozzi, allievo di
Alberti nel 1761), altre in antologie varie:
A
collection of lessons for the harpsichord,
compos’d by Sig.r
Jozzi,
St. Martini of Milan (1 voll., 1761-1764)
The
Harpsichord Miscellaneus Book second composed by Alberti, D.
Pasquali and Tardini
(ivi, 1763)
XX
Sonate per cembalo composte da vari autori…. Opera prima e
opera seconda (Parigi, 1770) raccolte da G. B. Vernier.